inesperto
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lunedì 28 gennaio 2019
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donne...
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Sembra quasi trattarsi di una commedia in costume, considerata l'ironia che avvolge continuamente le vicende. Assistiamo ad una tipica storia di lotta di potere all'interno del palazzo reale inglese. La regina è debole e malata, quindi la dama di compagnia ha ampie prerogative che non esita a sfruttare. Proprio questo ruolo di favorita della sovrana è l'oggetto del contendere di due donne, che nella fattispecie sono anche cugine. La battaglia è senza esclusione di colpi e vedrà vincente la più "affamata" delle due, che non a caso è quella che ha vissuto nei bassifondi prima di arrivare a corte. La scena finale lascia molti dubbi, poichè è lasciata alla pura e semplice interpretazione di chi guarda; in un film che non ha fatto della metafora il suo punto forte, questa scelta diviene, quindi, discutibile.
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Sembra quasi trattarsi di una commedia in costume, considerata l'ironia che avvolge continuamente le vicende. Assistiamo ad una tipica storia di lotta di potere all'interno del palazzo reale inglese. La regina è debole e malata, quindi la dama di compagnia ha ampie prerogative che non esita a sfruttare. Proprio questo ruolo di favorita della sovrana è l'oggetto del contendere di due donne, che nella fattispecie sono anche cugine. La battaglia è senza esclusione di colpi e vedrà vincente la più "affamata" delle due, che non a caso è quella che ha vissuto nei bassifondi prima di arrivare a corte. La scena finale lascia molti dubbi, poichè è lasciata alla pura e semplice interpretazione di chi guarda; in un film che non ha fatto della metafora il suo punto forte, questa scelta diviene, quindi, discutibile. Ad ogni modo, il film è notevole, non a caso ha ricevuto parecchie nomine agli oscar. Vedere recitare Emma Stone è costantemente un piacere. Ruolo insolito per Nicholas Hoult, ma perfettamente riuscito.
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rosmersholm
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lunedì 28 gennaio 2019
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notevole
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Film magnificamente interpretato dalle 3 protagoniste e magistralmente diretto da un Lanthimos in stato di grazia (forse solo un po' ridondante nell'uso del fisheye), trova un certo limite nella sceneggiatura superficiale e troppo in linea con lo "spirito del tempo" attuale.
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lunedì 28 gennaio 2019
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la s-favorita scelta di questo film
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Pessimo film, sconsiglio vivamente. Unica cosa positiva: i costumi
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maurizio.meres
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lunedì 28 gennaio 2019
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film raffinato,affascinante e crudele
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In una ambientazione del diciottesimo secolo con una regina incapace,lussuriosa,malata e perfida e soprattuto debole il bravissimo regista Lanthimos sfodera una sceneggiatura che racchiude tutte le perfide angherie che una donna poteva subire in quel periodo storico ma non tralasciando la voglia di potere che le stesse donne ambivano nel diventare le favorite,con intrecci di palazzo dove tutto contava al di fuori del popolo sfoggiando lussuriosi capricci incorniciati da una più che consuetudine di complicità reciproca,le gerarchie tra gli uomini e le donne camminavano in un parallelismo dove il potere patriarcale e decisionale era soprattutto affidato agli uomini con il compito di convincere la Regina con un potere ultimo decisionale influenzato spesso dalla favorita che diventava una sorta di consigliere personale.
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In una ambientazione del diciottesimo secolo con una regina incapace,lussuriosa,malata e perfida e soprattuto debole il bravissimo regista Lanthimos sfodera una sceneggiatura che racchiude tutte le perfide angherie che una donna poteva subire in quel periodo storico ma non tralasciando la voglia di potere che le stesse donne ambivano nel diventare le favorite,con intrecci di palazzo dove tutto contava al di fuori del popolo sfoggiando lussuriosi capricci incorniciati da una più che consuetudine di complicità reciproca,le gerarchie tra gli uomini e le donne camminavano in un parallelismo dove il potere patriarcale e decisionale era soprattutto affidato agli uomini con il compito di convincere la Regina con un potere ultimo decisionale influenzato spesso dalla favorita che diventava una sorta di consigliere personale.
Ambientazione superlativa,affascinante soprattutto per capire le usanze e lo stile di vita,tutti ai piedi della regina,il contorno è la più assoluta depravazione dove tutti si nascondono in una falsità reciproca.
Le figure femminili nel film si sfidano con colpi di scena accattivanti e senza pudori pur di accaparrarsi i benefici di corte.
Le interpretazioni sono senza dubbio eccezionali difficile vedere in un film tre attrici di questo calibro,la Goldam,la Stone,e la Weisz non si sovrappongono mai ad ognuna il regista crea il proprio spazio,una propria storia,entrano nella scena con una eccezionale professionali e padronanza del proprio ruolo,la fotografia diventa parte essenziale nel film attraverso luci e ombre che danno la vera ambientazione di vita in quel periodo storico.
Ottimo film girato con gusto e raffinatezza,dove la drammaticità si fonde con una dose velata di umorismo negli atteggiamenti e alcune situazioni di assurdità.
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alexlaby
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domenica 27 gennaio 2019
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film molto modesto
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Ambientato tutto in 3 stanze e 2 minuti in giardino, in tante scene è volgare, colonna sonora spesso da orticaria, battute e reazioni da "Scuola di polizia" e "Non guardarmi, non ti sento". Sa di falso in ogni scena e non coinvolge.
Con qualche scena dal fronte ed evitando il ridicolo e il grottesco, poteva diventare credibile.
Lo salvano un po' le 3 protagoniste.
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(di giannaccio)
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jardena
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domenica 27 gennaio 2019
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due ore sprecate
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È sicuramente un film fatto bene e ben recitato, ma io l'ho trovato di una noia mortale, ho faticato ad arrivare alla fine. E poi, io non conosco bene quel periodo storico, ma sembra che la storia sia condizionata dalle voglie e dagli appagamenti sessuali della regina. Ma è davvero così? Se sì dovrebbe essere giustamente documentato. No, non mi è proprio piaciuto.
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cardclau
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domenica 27 gennaio 2019
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homo (mulier) homini lupus
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Ammetto, La Favorita è il primo film che vedo di Yorgos Lanthimos. L’ho trovato sorprendente, anche se racconta una storia di una lotta per il potere e per la sopravvivenza, non solo al femminile, senza esclusione di colpi e particolarmente cruda, e senza lasciare uno spazio, uno spazietto, ai buoni sentimenti o alla speranza. Il respiro delle riprese, con l’uso anche del grandangolo, l’accuratezza delle ambientazioni in cui in un’opulenza barocca nulla sembra messo lì per caso, l’originalità compositiva e strutturale nel susseguirsi delle sequenze, e la colonna sonora che ne sottolinea l’intensità emotiva, fanno emergere con la notevole recitazione di tre grandi attici, Abigail Masham (Emma Stone), Sarah la duchessa di Marlborough (Rachel Weisz), la regina Anna Stuart (Olivia Colman), una femminilità inarrivabile.
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Ammetto, La Favorita è il primo film che vedo di Yorgos Lanthimos. L’ho trovato sorprendente, anche se racconta una storia di una lotta per il potere e per la sopravvivenza, non solo al femminile, senza esclusione di colpi e particolarmente cruda, e senza lasciare uno spazio, uno spazietto, ai buoni sentimenti o alla speranza. Il respiro delle riprese, con l’uso anche del grandangolo, l’accuratezza delle ambientazioni in cui in un’opulenza barocca nulla sembra messo lì per caso, l’originalità compositiva e strutturale nel susseguirsi delle sequenze, e la colonna sonora che ne sottolinea l’intensità emotiva, fanno emergere con la notevole recitazione di tre grandi attici, Abigail Masham (Emma Stone), Sarah la duchessa di Marlborough (Rachel Weisz), la regina Anna Stuart (Olivia Colman), una femminilità inarrivabile. Sembra che i maschi ne risultino tagliati fuori, dalla comprensione, a meno che non agiscano la forza bruta, quando possono. Sebbene il regista dia prova di quanto le conosca, o possa intuirne certi comportamenti o certe motivazioni. Seduzione, lucidità, intuitività, prontezza, astuzia, spietatezza, malvagità, il tutto in una teatralità che si può declinare solo al femminile. La storia si svolge nei primi del 700, alla corte della regina Anna di Inghilterra, durante la guerra di successione spagnola, e verte sul ruolo della “favorita”, quella donna che riuscendo ad avere un rapporto intimo ed esclusivo con la regina, può godere dell’assoluto privilegio di condividere, diciamo così, certe leve del potere, almeno finché il vento soffia a favore. Similmente a una tragedia greca, assistiamo agli avvenimenti che hanno sede a livello regale, con la motivazione della lotta per il potere inscindibile dalla lotta per la sopravvivenza. La regina d’Inghilterra non è più un sovrano assoluto, come Luigi XIV in Francia, il suo potere è mitigato dal parlamento in cui combattono i whig e i tory, fondamentalmente proprietari terrieri, ma rimane molto forte, per cui la limitata aristocrazia, disposta su una scala gerarchica rigidissima, deve continuamente combattere per difendere, ad oltranza, la propria posizione. Per non cadere rapidamente in basso, fino alla marea dei servitori, contadini, poveri, mendicanti. La divisione in classi a quel tempo è assoluta, la possibilità di ascendere irrisoria, la possibilità di cascare assai tangibile. Certo ci sono ancora due secoli che ci separano dalle due atroci guerre mondiali, dalle sofferenze inimmaginabili, e molto deve ancora succedere, ma sovviene il pensiero, di per se inquietante, che si siano accompagnate a capovolgimenti sostanziali delle relazioni sociali e dei rapporti maschio femmina, almeno in Europa.
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no_data
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domenica 27 gennaio 2019
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due ore di ripicche femminili
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Ambientazioni, costumi e fotografia fantastici, davvero, per il resto io l'ho trovato molto noioso. La trama francamente mi è sembrata davvero banale, prevedibile e sostanzialmente monotematica: due ore ripetitive di ripicche fra donne. Sullo sfondo tutta una serie di personaggi ed eventi ben poco delineati, giusto quel poco per fare da "motivazione" a questi "dispetti" fra le due protagoniste. Per il resto qualche "musica pulp", masturbazioni e riferimenti sessuali per "spezzare la noia" e tentare forzatamente di rendere "informale" un film in costume.
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Ambientazioni, costumi e fotografia fantastici, davvero, per il resto io l'ho trovato molto noioso. La trama francamente mi è sembrata davvero banale, prevedibile e sostanzialmente monotematica: due ore ripetitive di ripicche fra donne. Sullo sfondo tutta una serie di personaggi ed eventi ben poco delineati, giusto quel poco per fare da "motivazione" a questi "dispetti" fra le due protagoniste. Per il resto qualche "musica pulp", masturbazioni e riferimenti sessuali per "spezzare la noia" e tentare forzatamente di rendere "informale" un film in costume. In questi ultimi particolari mi ha ricordato un tentativo di ispirarsi a The Knick, ma a mio parere siamo lontani. Ovviamente mia semplicissima opinione.
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robert eroica
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domenica 27 gennaio 2019
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relazioni pericolose
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Alla corte di Anna (Olivia Colman), ultima regina degli Stuart, dalla salute cagionevole e dall’intelletto piuttosto limitato, due donne, la duchessa Sarah Malborough (Rachel Weisz, splendida e conturbante) e la cugina decadute di quest’ultima, Abigail Hill (Emma Stone, meno folgorante che in altre recenti prove) si contendono i favori della sovrana. Chi tra loro due saprà rivestire meglio il ruolo di prima cortigiana ? Il greco Yorgos Lanthimos prende spunto dalla Storia dell’Inghilterra per costruire uno dei suoi ormai proverbiali meccanismi, in cui l’individuo resta stritolato da una logica incontrovertibile, che parrebbe essere sottoposta al libero arbitrio ma che progressivamente si rivela misteriosa e quasi eterodiretta, da un destino beffardo (Alps, The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro).
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Alla corte di Anna (Olivia Colman), ultima regina degli Stuart, dalla salute cagionevole e dall’intelletto piuttosto limitato, due donne, la duchessa Sarah Malborough (Rachel Weisz, splendida e conturbante) e la cugina decadute di quest’ultima, Abigail Hill (Emma Stone, meno folgorante che in altre recenti prove) si contendono i favori della sovrana. Chi tra loro due saprà rivestire meglio il ruolo di prima cortigiana ? Il greco Yorgos Lanthimos prende spunto dalla Storia dell’Inghilterra per costruire uno dei suoi ormai proverbiali meccanismi, in cui l’individuo resta stritolato da una logica incontrovertibile, che parrebbe essere sottoposta al libero arbitrio ma che progressivamente si rivela misteriosa e quasi eterodiretta, da un destino beffardo (Alps, The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro). La messa in scena, fatta di continui grandangoli (che amplificano gli spazi ed evitano la claustrofobia) e carrellate a schiaffo che isolano i personaggi nel rispettivo punto di vista, ha colpito la giuria all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, tanto da indurla a concedere al film un generoso premio. Ma sembra quasi una messa a punto elegante e a tratti stucchevole di un ricamo grottesco che unisce provocazione (la difficile sessualità di tutti i protagonisti) e un gusto ghignante e ludico della vita di corte (le sequenze del tiro al bersaglio) che potrebbe portare facilmente e in breve tempo a saturazione la pazienza dello spettatore. Avrà comunque i suoi sfegatati fan ma non è certamente un film innovativo, anzi.
VOTO: 6
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vanessa zarastro
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domenica 27 gennaio 2019
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tre donne confronto
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Amo molto questo regista greco che crea sempre delle atmosfere al limite del paradosso. In “La Favorita” Yorgos Lanthimos presenta le persone quasi una sequenza di caricature (in particolare i nobili incipriati e imparruccati). Si ispira a figure realmente esistite ma mette in scena le dicerie che erano in auge presso la corte, mai verificate del tutto dagli storici. Tre sono le donne protagoniste dotate di personalità completamente diverse tra loro.
Siamo in Inghilterra all’inizio del ‘700 e regnava Anna d’Inghilterra, ultima Stuart (una splendida Olivia Colman), che era andatain sposa nel 1683 al principe Giorgio di Danimarca (che nel film non c’è) di dodici anni più grande, matrimonio negoziato in segreto da suo padre con il beneplacito di re Luigi XIV di Francia, che sperava in un'alleanza anglo-danese contro l'Olanda.
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Amo molto questo regista greco che crea sempre delle atmosfere al limite del paradosso. In “La Favorita” Yorgos Lanthimos presenta le persone quasi una sequenza di caricature (in particolare i nobili incipriati e imparruccati). Si ispira a figure realmente esistite ma mette in scena le dicerie che erano in auge presso la corte, mai verificate del tutto dagli storici. Tre sono le donne protagoniste dotate di personalità completamente diverse tra loro.
Siamo in Inghilterra all’inizio del ‘700 e regnava Anna d’Inghilterra, ultima Stuart (una splendida Olivia Colman), che era andatain sposa nel 1683 al principe Giorgio di Danimarca (che nel film non c’è) di dodici anni più grande, matrimonio negoziato in segreto da suo padre con il beneplacito di re Luigi XIV di Francia, che sperava in un'alleanza anglo-danese contro l'Olanda. Tale alleanza non si sarebbe mai verificata. Anna era sempre stata una ragazza fragile, molto miope sin da bambina, malata di gotta e di sindrome di Hughs che non le ha permesso di portare avanti le sue gravidanze. Infatti delle 18 gravidanze reali – tra aborti e morti precoci - solo 5 i figli della regina sono sopravvissuti, e non erano i conigli che tiene nella sua stanza da letto, come mostra Lanthimos. Anna non era particolarmente istruita perché, essendo la terzogenita, non si pensava fosse da inserire nell’asse ereditario conosceva poco la storia e faceva errori nella scrittura. Di Anna si è sempre vociferato essere omosessuale: dopo un’ambigua amicizia a tre con la sorella Mary e Frances Aspley, la Regina ha un rapporto molto particolare con Lady Sarah Churchill, nata Jennings (antenata di Wiston e Lady D. e interpretata magnificamente da Rachel Weisz) sua amica e compagna di scuola che va a vivere a Palazzo. Si chiamano affettuosamente tra loro con degli pseudonimi inventati da ragazzine: Anne è "Mrs. Morley", Sarah è "Mrs. Freeman”. Sara si occupa di lei in tutto e per tutto, si prende “cura” delle sue malattie, del suo carattere volubile, e soprattutto le sbroglia le “incombenze politiche” di regina, in un periodo bellico come quello. Ci sono due gruppi in conflitto nel Parlamento (come ancora oggi, del resto): i Tories, anglicani e legati alla Chiesa di Inghilterra, erano contrari alla guerra che affamava gli Inglesi, e i Whigs, i puritani cui appartenevano i Churchill, duchi di Marlborough a favore dell’intervento in guerra.
L’Inghilterra, infatti, ha partecipato alla Guerra di Successione Spagnola (dal 1702 al 1713), dove John Churchill (Mark Gatiss), il marito di Sarah comandante delle forze inglesi,ha riportato numerose vittorie sui Francesi. Ma a Corte, nonostante le difficoltà economiche dovute al proseguire della guerra, le corse delle anatre, il consumo di ananas, e i balli, vanno per la maggiore.
Ma mentre Sarah, sicura del suo potere sulla Regina, è diventava molto altezzosa e prepotente, Anne, bisognosa d’affetto, è diventata sempre più capricciosa e richiedente attenzioni. In mezzo a questo rapporto un po’ in crisi, si insinua Abigail Masham (bravissima Emma Stone), una cugina della Jennings caduta in disgrazia, arrivata a Corte per chiedere lavoro a Sarah, ma palesemente in cerca di riacquistare una posizione dignitosa e facoltosa. Diventa cameriera personale della cugina tramite trucchi e inganni, poi poco a poco si sostituisce a lei nelle “cure” della Regina e persino nel suo letto.
Abigail riuscirà a farsi sposare da un Tory e ad avere un sussidio mensile dalla Sovrana, in tal modo, si è riabilitata, rientrando nella categoria di Dama da semplice cameriera. Alla fine nel 1710, contemporaneamente all’uscita dell’Inghilterra dal conflitto, John Churchill è estromesso dal servizio alla regina, Sarah perde di colpo tutti i suoi titoli, entrambi vengono allontanati da corte e è il trionfo dell’intrigante cugina.
Il regista crea delle fantastiche atmosfere un po’ alla “Barry Lindon”, con le luci delle candele, gli arredi del palazzo scelti con cura e i costumi con inusuali bianchi e neri. L’uso del grandangolo (specie per gli ambienti dei servi) è, una specie di “marchio di fabbrica” oltre a omaggi pittorici e riferimenti a Greenaway, oltre al già citato Kubrick. Come hanno notato alcuni critici cinematografici, anche qui, come in “Barry Lindon” arriva un brano di Schubert a creare uno straniamento poiché il musicista austriaco è vissuto un secolo dopo.
Le riprese si sono tenute presso Hatfield House, nell'Hertfordshire, dimora infantile di Elisabetta I d’Inghilterra, un esempio di “architettura giacobiana” costruita nel 1611. Attualmente l’edificio è la residenza di Robert Gascoyne-Cecil, VII marchese di Salisbury, già usata dal cinema in vari film tra cui l’“Orlando” del 1992 di Sally Potter, il “Batman” del 1989 di Tim Burton, e in “The New World” del 2005 di Terrence Malick.
Yorgos Lanthimos, che stavolta non è lo sceneggiatore del film (la sceneggiatura è firmata da Deborah Davis e Tony McNamara),mette a nudo le rivalità al femminile, gli intrighi, gli amori, e in un mondo dove sembra che le passioni siano di uomini con gli uomini e di donne con le donne, assolutamente indipendenti dai matrimoni. Il regista rende espliciti gli umori come: l’alcool, il vomito e il sangue come lui ama fare. C’è una rivisitazione parossistica dei vari elementi di corte, basti citare la scena che mostra i volteggi aerei della coppia nella danza.
Così scrive Federico Gironi in “comingsoon.it”:«…con lo sguardo caustico e affilato di un regista che disseziona ed espone senza falsi pudori, e che questa volta muove la sua macchina da presa in maniera quasi barocca, a far da contraltare a certi toni grotteschi, allo stile decadente del XVIII secolo.»
Il film “La favorita” è candidato a 10 premi Oscar: al film, tre alle tre attrici, alla regia, alla migliore sceneggiatura originale, alla fotografia (Robbie Ryan), al costume (Sandy Powell), al montaggio (Yorgos Mavropsaridis) e alla scenografia (Fiona Crombie e Alice Felton).
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