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lucio di loreto
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lunedì 11 marzo 2019
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i giochi di potere al cospetto di una regina
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Yorgos Lanthinos, al terzo tentativo in lingua anglosassone, riesce nell’obiettivo finale. Coadiuvato da un tris d’assi al femminile infatti, traspone in maniera impeccabile un menage a trois sul grande schermo, facendosi un po' più da parte rispetto al troppo estroso “Il sacrificio del cervo sacro” e al super intrigante “The Lobster”. Qui, grazie a Olivia Colman (sacrosanta vincitrice di Oscar), Rachel Weisz ed Emma Stone, il regista greco mette in cantina il suo precedente e narcisistico talento lasciando che le tre star prendano il sopravvento e ci conducano all’obiettivo finale.
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Yorgos Lanthinos, al terzo tentativo in lingua anglosassone, riesce nell’obiettivo finale. Coadiuvato da un tris d’assi al femminile infatti, traspone in maniera impeccabile un menage a trois sul grande schermo, facendosi un po' più da parte rispetto al troppo estroso “Il sacrificio del cervo sacro” e al super intrigante “The Lobster”. Qui, grazie a Olivia Colman (sacrosanta vincitrice di Oscar), Rachel Weisz ed Emma Stone, il regista greco mette in cantina il suo precedente e narcisistico talento lasciando che le tre star prendano il sopravvento e ci conducano all’obiettivo finale. La fragile regina Anna governa il trono soprattutto grazie ai consigli (ordini ?) della sua intima commensale Lady Sarah Churchill, che si occupa anche della cattiva salute della sovrana calmandone spesso pure l’irrequieto e volubile caratteraccio. Con l’arrivo di Abigail Masham cambia tutto. Quest’ultima, dapprima apprezzata e ben voluta dalla stessa Sarah, si ritrova piano piano a scalare le gerarchie di simpatia fino a sfiorare le grazie della regina diventandone la confidente principale, sfruttando gli impellenti impegni politici legati alla guerra che allontanano sia fisicamente che mentalmente la futura rivale di reggia, riuscendo così a tornare alle radici aristocratiche da cui discendeva un tempo. Tony McNamara e Deborah Davis agevolano il lavoro delle tre campionesse strutturando una sceneggiatura al limite della perfezione, permettendo che pathos, thriller e divertimento la facciano da padrone negli innumerevoli intrighi di corte ai quali si va incontro. La passione per i conigli (sostituti di figli sani che la sovrana non potrà mai avere?), le sequenze in moviola e l’abuso di grandangoli sono le uniche esagerazioni che il director si prende ma che gli vanno sicuramente perdonate. Disgusto, sorrisi, perfidia e rabbia sono gli elementi che riversiamo verso Anna; odio, invidia e cinismo quel che lasciano trasparire le due rivali manipolatrici, che colpirebbero il proprio corpo durante le gare di sparo agli uccelli e si pugnalerebbero alle spalle dopo un lungo sorriso. L’arrivismo per accaparrarsi il gradino sociale più alto non ha età, ma vederlo in una storia in costume di parecchi secoli fa, nella potente e nobile Gran Bretagna, ha l’effetto di un pugno nello stomaco che regista, attrici e sceneggiatori riescono a farci respirare come meglio non si potrebbe.
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paperinik
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martedì 26 febbraio 2019
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mix mediocre di maria antonietta e lady oscar
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Un'accozzaglia opulenta e pretenziosa di parole insignificanti e tinte chiassose.
Una camera dilettantesca e una sceneggiatura sguaiata e inverosimile.
L'unico Oscar se lo meriterebbe chi riesce ad arrivare alla fine. O forse la Colman, poveretta: chissà che fatica.
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trinkone
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lunedì 25 febbraio 2019
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oscar scandaloso
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Là premiazione del Oscar come migliore attrice protagonista sancisce la fine della credibilità di tale manifestazione, ormai intenta a fare politica e lanciare messaggi che nulla hanno a che vedere con la bellezza, bruttezza dei film. La mediocrità regna sovrana film attori premiati per scopi politici, insensato premiare una così scandalosa interpretazione a discapito di attrici come la close. Film privi di interesse senza una trama e una storia degna di attenzione, la maniacale cura nel trovare un significato a dei film di scarso valore artistico fa chic,ma se questo film merita 10 nomination allora è inutile seguire una manifestazione farsa. Vincere un Oscar senza essere l'attrice principale del film, con un interpretazione irritante e scialba è oltraggioso, Il film vorrebbe essere considerato forte ma in realtà è un piattume degno di peggiori film anni 70.
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Là premiazione del Oscar come migliore attrice protagonista sancisce la fine della credibilità di tale manifestazione, ormai intenta a fare politica e lanciare messaggi che nulla hanno a che vedere con la bellezza, bruttezza dei film. La mediocrità regna sovrana film attori premiati per scopi politici, insensato premiare una così scandalosa interpretazione a discapito di attrici come la close. Film privi di interesse senza una trama e una storia degna di attenzione, la maniacale cura nel trovare un significato a dei film di scarso valore artistico fa chic,ma se questo film merita 10 nomination allora è inutile seguire una manifestazione farsa. Vincere un Oscar senza essere l'attrice principale del film, con un interpretazione irritante e scialba è oltraggioso, Il film vorrebbe essere considerato forte ma in realtà è un piattume degno di peggiori film anni 70. Recitazione insufficiente sceneggiatura insufficiente regia insufficiente critica insufficiente.
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vipera gentile
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lunedì 18 febbraio 2019
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intrighi a palazzo
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Sullo sfondo di un meraviglioso castello, si muovono tre personaggi femminili: la regina Anna, vissuta nel Settecento, che ha perso il marito e ben diciassette figli, debole di nervi e dalle tendenze saffiche; la sua dama di compagnia la duchessa di Marlborough che ne condiziona la volontà andandoci a letto, e la cugina della duchessa che cercherà in tutti i modi di diventare la favorita. Un triste flash sugli intrighi delle dame di corte disposte a tutto per avere il potere; aanche perchè la vita delle persone modeste allora era terribile.
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giuseppe
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lunedì 18 febbraio 2019
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un uso forse eccessivo del fisheye
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La recensione ufficiale parla di un uso del fisheye o del supegrandangolo funzionale alla storia ed allo schiacciamento dell’ambiente sulle due donne rivali al cospetto o al servizio della regina gottosa.
Tuttavia a mio modesto avviso di semplice fotografo appassionato di cinema, l’immagine del fish-eye o del supergrandagolare stanca se è ripetuta in diverse immagini o peggio se è continua come nel film, perché fa perdere di intensità alla storia, pur dando alla ripresa una spettacolarità ed un significato prevalentemente estetico, quindi negli interni i corridoi diventano infinitamente lunghi, i saloni infinitamente grandi e negli esterni i paesaggi infinitamente grandi e, negli uni e negli altri, i personaggi grotteschi.
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La recensione ufficiale parla di un uso del fisheye o del supegrandangolo funzionale alla storia ed allo schiacciamento dell’ambiente sulle due donne rivali al cospetto o al servizio della regina gottosa.
Tuttavia a mio modesto avviso di semplice fotografo appassionato di cinema, l’immagine del fish-eye o del supergrandagolare stanca se è ripetuta in diverse immagini o peggio se è continua come nel film, perché fa perdere di intensità alla storia, pur dando alla ripresa una spettacolarità ed un significato prevalentemente estetico, quindi negli interni i corridoi diventano infinitamente lunghi, i saloni infinitamente grandi e negli esterni i paesaggi infinitamente grandi e, negli uni e negli altri, i personaggi grotteschi.
Tornando alle tre donne, sono loro le vere protagoniste della storia, in un gioco delle parti di gelosia, rivalità e supremazia per conquistare la regina. Conquista che avviene non in virtù della fedeltà a lei, ma nel tentativo di influenzarla nelle scelte politiche o nella gara a soddisfare i suoi desideri sessuali.
Tutti gli altri personaggi sono solo comprimari delle tre e le poche sortite fuori dal castello, diventano solo pretesti per bel inquadrature sul paesaggio inglese o sulla rivalità anche nel tiro a volo, il tutto sempre ripreso dall’immancabile supergrandangolare.
Nell’insieme un film pregevole solo esteticamente e premiato solo dalla bravura delle tre attrici.
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blu
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venerdì 15 febbraio 2019
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bellissimo
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Veramente stupendo, l'ho adorato.
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uppercut
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mercoledì 13 febbraio 2019
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decapitata (dal re o dalla regina?)
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Mi accorgo solo adesso che il mio commento è stato cancellato dal Forum. Sarà uno sbaglio? Poco male per tutti, però ci sono rimasta... Il titolo era "Condizione femminile...?!?!" e nella sostanza esprimevo tutto il mio dissenso per una lettura femminista del film. Lo stesso Lanthimos ha ribadito nella sue interviste che i suoi personaggi sono complessi e complicati. Ridurli a emblemi di una "condizione femminile in una società patriarcale" mi è sembrato troppo semplice e semplicistico. Un giudizio superficiale, per non dire insensato. Mi spiace se scrivendo questo ho offeso Paola Casella, l'autrice della scheda di presentazione, alla quale voglio invece augurare di potersi entusiasmare per film più meritevoli di questo.
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Mi accorgo solo adesso che il mio commento è stato cancellato dal Forum. Sarà uno sbaglio? Poco male per tutti, però ci sono rimasta... Il titolo era "Condizione femminile...?!?!" e nella sostanza esprimevo tutto il mio dissenso per una lettura femminista del film. Lo stesso Lanthimos ha ribadito nella sue interviste che i suoi personaggi sono complessi e complicati. Ridurli a emblemi di una "condizione femminile in una società patriarcale" mi è sembrato troppo semplice e semplicistico. Un giudizio superficiale, per non dire insensato. Mi spiace se scrivendo questo ho offeso Paola Casella, l'autrice della scheda di presentazione, alla quale voglio invece augurare di potersi entusiasmare per film più meritevoli di questo. Tengo, peò, che sia almeno accolto il mio voto, come modestissimo ma meditato contributo a una valutazione democratica del film. Sperando di non finire shciacciata da un piede (maschile o femminile che sia...).
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carlosantoni
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lunedì 11 febbraio 2019
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lotte di classe (e di donne) a casa stuart
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Il film di Lanthimos non manca certo di cura formale, e neanche di sostanza. Quanto alla prima, basterebbe accennare alla strepitosa fotografia, con uso a volte spiazzante di lenti super-grandangolari, che deformano volutamente la scena, e che forse stanno proprio a suggerire come sia facile vedere (o far vedere) le cose come non sono. Bellissimi anche i primi piani ripresi dal basso, alla O. Welles. Bellissime le numerose riprese interne (e alcune esterne) al lume di candela, che ci rimandano all’esperimento kubrickiano di Barry Lyndon. Colta la descrizione degl’interni, sfarzosi e futili, con arazzi, mobili e suppellettili tipici dell’epoca… e con tanto di stomachevole ceto parassitario in parrucca a far da coreografia, dedito a sperperare denari pubblici in giochi leziosi e stupidi.
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Il film di Lanthimos non manca certo di cura formale, e neanche di sostanza. Quanto alla prima, basterebbe accennare alla strepitosa fotografia, con uso a volte spiazzante di lenti super-grandangolari, che deformano volutamente la scena, e che forse stanno proprio a suggerire come sia facile vedere (o far vedere) le cose come non sono. Bellissimi anche i primi piani ripresi dal basso, alla O. Welles. Bellissime le numerose riprese interne (e alcune esterne) al lume di candela, che ci rimandano all’esperimento kubrickiano di Barry Lyndon. Colta la descrizione degl’interni, sfarzosi e futili, con arazzi, mobili e suppellettili tipici dell’epoca… e con tanto di stomachevole ceto parassitario in parrucca a far da coreografia, dedito a sperperare denari pubblici in giochi leziosi e stupidi. E buon per loro che il popolo inglese non conobbe mai una vera rivoluzione giacobina. Perfetta anche la musica barocca, che accompagna quasi interamente lo scorrere del film, salvo scene contrassegnate invece da una musica scarna e ossessiva, in cui una o due note di violino, non di più, si accompagnano al ritmo lento e monotono di un qualche strumento a percussione.
Davvero buona la prova di tutti gli attori; eccellente quella di Olivia Colman, che interpreta la regina Anna, e di Emma Stone, alias Abigail Masham: davvero straordinarie.
Questo per dare ragguagli sulla forma. In quanto alla sostanza, come si sa la vicenda si svolge intorno al 1702, ovvero al tempo di una delle tante guerre combattute in epoca moderna tra la Gran Bretagna e la Francia: in questo caso si tratta della cosiddetta “guerra di successione spagnola”, ma la precisione del contesto storico non serve a granché: quel che conta è sapere, semmai, è che c’è una guerra in cui il popolo minuto è mandato a farsi ammazzare da qualche parte nel mondo (come sempre), e che a corte si confrontano in merito due “partiti” su sponde opposte, che comunque di quelle morti beneficiano: i Whigs, che bramerebbero condurre contro la Francia una guerra senza sconti (s’immagina: per avere definitivamente la certezza della supremazia sui mari e dunque il controllo del commercio mondiale: ovvero per garantire i propri ceti borghesi, che stanno per dar vita alla prima rivoluzione industriale), e i Tories, i reazionari rappresentanti del latifondismo agrario, che contenti delle loro proprietà e del potere economico-politico che nei secoli ne hanno tratto, non se le vogliono giocare finanziando una guerra che a loro non può giovare. Gli uni e gli altri, ipocritamente come i nostri moderni politicanti, parlano dei loro interessi privati o di ceto come di “bene della nazione”. Nella descrizione di questo mondo parassitario e abietto, specchio in fondo della nostra condizione attuale, credo stia l’intento implicito che Lanthimos cerca di raggiungere con questo splendido film.
Un’ultima notazione. Non concordo con chi dice che il film mette soprattutto in evidenza il primato maschilista sulla donna: questo c’era, indubbiamente, e purtroppo continua ad esserci. Ma come fare a non notare che la vicenda narrata è narrata quasi interamente al femminile? Le tre figure protagoniste sono tutt’e tre donne.
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lbavassano
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domenica 10 febbraio 2019
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capovolgendo un capolavoro
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Lo sguardo ironicamente corrosivo e surreale di Lanthimos rivela possibilità inattese del film in costume, ricreando un "Barry Lyndon" tutto al femminile, citandolo nelle forme visive e narrative, musicali, e nei contenuti (la storia di un'arrivista, la scansione in capitoli, le scene al lume di candela e quella del concerto interrotto, la scrittura di quella lettera che sigla l'epilogo, un epilogo), capovolgendolo, virandone il dolente finale sui toni più oscuri. Eccellente trio di interpreti, raffinatissimo cinema a tinte forti.
[+] non bestemmiamo
(di uppercut)
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