clanz
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venerdì 1 febbraio 2019
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salvato dal cast
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I giochi di potere tra donne bellissime e seducenti, che sanno come usare le loro armi per ottenere favori, non sono nulla di nuovo. La sceneggiatura vuole essere scandalosa per sembrare innovativa ma in reltà rischia di sembrare forzata; "esagerato" è la parola che mi passa per la testa durante il fim. La trama poco sviluppata e povera di colpi di scena ci permette però di apprezzare ancora di più il talento del cast. La regia immensa di Lanthimos e le performance delle attrici portano il film alla notte degli Oscar con grandi possibilità di riuscire a portane a casa più di uno. Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz riescono a catturare l'attenzione dello spettatore anche quando la storia rischia di non riuscirci.
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I giochi di potere tra donne bellissime e seducenti, che sanno come usare le loro armi per ottenere favori, non sono nulla di nuovo. La sceneggiatura vuole essere scandalosa per sembrare innovativa ma in reltà rischia di sembrare forzata; "esagerato" è la parola che mi passa per la testa durante il fim. La trama poco sviluppata e povera di colpi di scena ci permette però di apprezzare ancora di più il talento del cast. La regia immensa di Lanthimos e le performance delle attrici portano il film alla notte degli Oscar con grandi possibilità di riuscire a portane a casa più di uno. Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz riescono a catturare l'attenzione dello spettatore anche quando la storia rischia di non riuscirci. La fotografia, i costumi e le scenografie fanno decollare il film e lo portano a giocarsi il premio cinematografico più prestigioso.
Un film tutto sommato godibile ma che non guarderei mai una seconda volta.
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carloalberto
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venerdì 1 febbraio 2019
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lanthimos non rinuncia alla simbologia
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Lo spirito ironico, a volte sarcastico, che trapela dai dialoghi e la vena grottesca, con cui sono raffigurati alcuni personaggi minori, non ingannino. L’iperrealismo della bellissima scenografia è soltanto apparenza. Lanthimos non ha rinunciato alla sua simbologia. La sovrapposizione finale di tre immagini diverse rivela il significato simbolico del film. Dopo Il sacrificio del Cervo Sacro, La favorita è un altro capolavoro di Lanthimos che, ispirato dal Barry Lyndon di Kubrick, dipinge con riprese grandangolari gli interni da fiaba del castello-residenza della regina Anna d’Inghilterra, riproducendo magicamente le atmosfere settecentesche del palazzo reale.
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Lo spirito ironico, a volte sarcastico, che trapela dai dialoghi e la vena grottesca, con cui sono raffigurati alcuni personaggi minori, non ingannino. L’iperrealismo della bellissima scenografia è soltanto apparenza. Lanthimos non ha rinunciato alla sua simbologia. La sovrapposizione finale di tre immagini diverse rivela il significato simbolico del film. Dopo Il sacrificio del Cervo Sacro, La favorita è un altro capolavoro di Lanthimos che, ispirato dal Barry Lyndon di Kubrick, dipinge con riprese grandangolari gli interni da fiaba del castello-residenza della regina Anna d’Inghilterra, riproducendo magicamente le atmosfere settecentesche del palazzo reale. Emma Stone, Rachel Weisz e Olivia Colman interpretano magistralmente uno psicodramma con tre donne a confronto. Due di loro si contendono i favori della terza, la regina, che rappresenta il potere apparente, in realtà eterodiretto da forze fameliche che si muovono dietro le quinte. Anna, regina e madre di 17 figli morti nel grembo o prematuramente, inconsapevole del suo ruolo pubblico, persa nel ricordo dei figli che rivivono per lei nei 17 conigli che le fanno compagnia nella stanza regale, non sa decidere autonomamente, è bisognosa di cure e di attenzioni, è sedotta dall’intelligenza dell’una e dalla sensualità dell’altra, dovrà scegliere e dannandosi farà la scelta sbagliata. Costumi, musica, sceneggiatura, concorrono egualmente nel produrre un film esteticamente perfetto con messaggi subliminali che evocano, per associazione di idee, la vacuità e l’inconsistenza dei simboli del potere, anche contemporaneo e oggi parruccato ed incipriato metaforicamente con chiacchiere e slogan accattivanti per le masse vittime innocenti ed ottuse, come i 17 conigli, che non vedono le anime nere dei burattinai senza tempo, l’interesse economico e la bramosia del potere, impersonati magnificamente nel film, rispettivamente, da Emma Stone e Rachel Weisz. Tre immagini si sovrappongono nel finale, la regina, la favorita, i conigli, a rappresentare simbolicamente i protagonisti eterni dello psicodramma storico dell’umanità: il potere manifesto, gli interessi occulti che lo dirigono, il popolo quale ignaro tenero animale da compagnia o… da macello.
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alesimoni
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giovedì 31 gennaio 2019
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la favorita agli oscar
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Lanthimos confeziona la sua opera più matura e forse più spendibile commercialmente,in quanto è presente una sorta di canovaccio ed è meno astratta dei film precedenti,quindi più facilmente fruibile dal grande pubblico. Il film è irreverente,caustico e sfrontato come gli altri, con dialoghi pungenti e sarcastici, a volte comici. Scritto quindi benissimo, è recitato in maniera divina da un terzetto di attrici in stato di grazia tra cui spicca Emma Stone a mio parere, anche se la critica esalta soprattutto Olivia Colman considerandola protagonista. E' anche un importante opera sulla condizione femminile, e il messaggio politico mutuato da quel che accade nella camera dei comuni, è sempre presente ed attuale.
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Lanthimos confeziona la sua opera più matura e forse più spendibile commercialmente,in quanto è presente una sorta di canovaccio ed è meno astratta dei film precedenti,quindi più facilmente fruibile dal grande pubblico. Il film è irreverente,caustico e sfrontato come gli altri, con dialoghi pungenti e sarcastici, a volte comici. Scritto quindi benissimo, è recitato in maniera divina da un terzetto di attrici in stato di grazia tra cui spicca Emma Stone a mio parere, anche se la critica esalta soprattutto Olivia Colman considerandola protagonista. E' anche un importante opera sulla condizione femminile, e il messaggio politico mutuato da quel che accade nella camera dei comuni, è sempre presente ed attuale.Notevole anche la confezione tecnica del film , sia dal punto di vista dele luci (belle le sequenze al buio che ricordano Barry Lindon) che delle riprese a grandangolo, suggestive. Il tutto sottolineato da un sonoro incessante e a volte volutamente disturbante. Gran film.
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kimkiduk
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giovedì 31 gennaio 2019
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pensavo peggio
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Il trailer mi aveva fatto pensare ad un buon film , ma non da 10 nomination.
Forse 10 sono eccessive, ma è comunque un gran film.
Lanthimos, cresciuto rispetto ai precedenti anche se con un soggetto forse più facile, ha saputo confezionare un film non comune per l'ambiente di corte.
Fotografia fantastica, con un uso costante del buio illuminato dalle candele, come era effettivamente e delle ripetute inquadrature grandangolari che possono avere significati importanti, tra cui quella della circolarità e chiusura di una società dell'epoca dove tutto restava dentro il cerchio del palazzo.
Sarà una bella lotta dare il premio Oscar ad una delle due non-protagoniste (penso non sfuggirà il premio ad una di loro), anche se io lo darei a Rachel Weisz.
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Il trailer mi aveva fatto pensare ad un buon film , ma non da 10 nomination.
Forse 10 sono eccessive, ma è comunque un gran film.
Lanthimos, cresciuto rispetto ai precedenti anche se con un soggetto forse più facile, ha saputo confezionare un film non comune per l'ambiente di corte.
Fotografia fantastica, con un uso costante del buio illuminato dalle candele, come era effettivamente e delle ripetute inquadrature grandangolari che possono avere significati importanti, tra cui quella della circolarità e chiusura di una società dell'epoca dove tutto restava dentro il cerchio del palazzo.
Sarà una bella lotta dare il premio Oscar ad una delle due non-protagoniste (penso non sfuggirà il premio ad una di loro), anche se io lo darei a Rachel Weisz.
Per il resto ho preferito altri film, ma non sono state due ore gettate, sinceramente è un film da vedere.
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giuseppe
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mercoledì 30 gennaio 2019
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un intreccio mal riuscito, un dejà vu mal copiato
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Film deludente e talvolta fastidioso, con linguaggio spesso volgare. Il regista ha cercato di copiare, non riuscendoci, da Barry Lindon, Le relazioni pericolose e Peter Greenaway, ma il confronto è patetico. Anche la parte sonora mischia suoni irritanti e musiche d'epoca. Le attrici che ben conosciamo e che apprezziamo provano a dare spessore ad una sceneggiatura banale e prevedibile.
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francesca50
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mercoledì 30 gennaio 2019
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film magistrale ma volgarizzato
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Nonostante che mi sia piaciuto per tanti aspetti trovo che l'attribuire alla regina Anna un l'egoismo che la storia reale non dice faccia parte dell'abitudine odierna a far passare l'omosessualità come normale.Ed è questo l'aspetto che non ho condiviso. Per il resto magistrali sono le attrici e le scenografie e anche molte frasi che fan riflettere su come comunque la storia sia fatta di imprevisti e capricci e su come il popolo conti solo se viene portato all'esasperazione...
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samanta
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martedì 29 gennaio 2019
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la storia e la noia
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Lanthimos ha colpito ancora! Dopo il noioso Il massacro del cervo sacro si è "gettato" e pazienza che ha massacrato la storia ( in realtà spesso nei film storici anche di valore ci sono numerose indulgenze sui reali avvenimenti) ma ha creato un'opera mediocre, noiosa ed inverosimile. Ovviamente le lobby della critica hanno espresso grandi elogi al film che è addirittura candidato a 10 Oscar.
Vediamo i fatti storici: la regina Anna regna in Inghilterra e in Scozia è una Stuart ed è quindi sospettata di essere filo cattolica, fino al 1708 ha regnato con il marito Re Giorgio con cui ebbe un rapporto buono e molto affttuoso tanto che rimase incinta almeno 17 o 18 volte tutte con esito negativo e i pochi figli superstiti morirano in giovane età, fin dal 1707 si incrinarono i rapporti con la sua principale consigliera Sarah Churchill moglie di John Churchill che diventerà Duca di Marlborough che venne bandita dal regno nel 1711, e fu sostituito in alcune delle cariche che rivestiva da Abigail Masham.
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Lanthimos ha colpito ancora! Dopo il noioso Il massacro del cervo sacro si è "gettato" e pazienza che ha massacrato la storia ( in realtà spesso nei film storici anche di valore ci sono numerose indulgenze sui reali avvenimenti) ma ha creato un'opera mediocre, noiosa ed inverosimile. Ovviamente le lobby della critica hanno espresso grandi elogi al film che è addirittura candidato a 10 Oscar.
Vediamo i fatti storici: la regina Anna regna in Inghilterra e in Scozia è una Stuart ed è quindi sospettata di essere filo cattolica, fino al 1708 ha regnato con il marito Re Giorgio con cui ebbe un rapporto buono e molto affttuoso tanto che rimase incinta almeno 17 o 18 volte tutte con esito negativo e i pochi figli superstiti morirano in giovane età, fin dal 1707 si incrinarono i rapporti con la sua principale consigliera Sarah Churchill moglie di John Churchill che diventerà Duca di Marlborough che venne bandita dal regno nel 1711, e fu sostituito in alcune delle cariche che rivestiva da Abigail Masham. Anna era una debole mentre Sarah era una persona autoritaria che spesso si assentava da Corte per i suoi dissapori con la regina, mentre Abigail, meno intelligente, fu più furba e non contraddiceva la regina. Durante il suo regno si consolidarono i 2 partiti dei Whig (mercanti, banchieri, finanzieri liberali e filo protestanti) e dei Tory (conservatori in cui vi erano presenze filo cattoliche). La regina pur debole e senza il senso dell'autorità era consapevole della sua regalità e come discendente dei Plantageneti procedeva all'imposizione delle mani per guarire i malati di scrofolosi (come in Francia i re discendenti dei Capetingi).
Il regista ha trasformato un periodo storico interessante e che coinvolgeva notevoli personalità come il Duca di Marlborough una dei più grandi condottieri della storia, in una vicenda squallida con personaggi che sono maschere farsesche e inverosimili con comportamenti da pagliacci, in una reggia in cui la camera della regina sembra un porto di mare in cui chiunque entrava e usciva come le più umili fantesche. Per cercare di rinvigorire la storia inventa un rapporto lesbico tra le due favorite Sarah (Rachel Weisz)) e Abigail (Emma Stone) tra esse e la regina per conquistare il suo favore ("il momento omosessuale strategico e obbligatorio" di ogni film di adesso come lo definisce Pino Farinotti) perdendo di vista quello che potevano essere elementi più avvincenti: la debolezza di una donna che deve governare e cerca l'aiuto di persone che la sostengano, il dramma di una madre che ha visto perdere ogni speranza di avere figli, la perdita dell'autorità regale e così via, riducendo il tutto a una squallida storia di letto. Oltre tutto la regina ha il linguaggio e il comportamento di una serva (ma perbacco era discendente di una secolare dinastia di re!), i personaggi usano un linguaggio da camionisti ad esempio Abigail si rivolge al suo spasimante nobile altolocato "mi volete scopare?" ma dove è la rigida etichetta di Corte mantenuta ancora adesso? Il capo dei Whig è poi semplicemente una maschera ridicola e non il capo di un partito che ha trasformato l'Inghilterra in una democrazia parlamentare.
L'ambientazione è praticamente all'interno di sale molto belle, con pochissimi esterni, con un sottofondo di una musica insopportabile, il film è diviso in capitoletti con titoli che vorrebbero essere spiritosi (un'imitazione mal riuscita de La Stangata) . Pure nelle armi il film è inverosimile: Sarah si veste da uomo e spara a più non posso, sbaglia il regista non era quello il caricamento e i fucili sono fuori epoca. La recitazione ovviamente segue la pessima regia per cui se Olivia Colman fa bene la regina serva e mezza scema, le altre due recitano mediocramente in parti in cui si vede la carenza della sceneggiatura nei dialoghi e dispiace per Emma Stone, costretta a mostrare le tette, che è una valente attrice mal impiegata. Un consiglio al regista: esca dalla Storia per i prossimi film non vorrei vedere Napoleone gay che insegue i suoi marescialii per sodomizzarli.
In conclusione a che pro prendere in giro un'epoca così lontana da noi, qual'é il messagio?
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ruzzante
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martedì 29 gennaio 2019
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grandi recitazioni per una storia molto romanzata
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Nulla da dire sulla bravura delle protagoniste: Rachel Weisz, Emma Stone e Olivia Colman sono professioniste di altissima qualità e arricchiscono questo film intrigante per una buona metà, poi francamente un po' scontato.
L'idea delle relazioni saffiche intrattenute dalla Regina con le sue favorite ... ipotesi poco suffragata da prove, in verità... e gli storicamente provati, invece, conflitti di potere all'interno del Parlamento britannico al termine del XXVII secolo, dà luogo a un intreccio vivace e coinvolgente.
Certo, devo dire che io, essendo reduce dalla fantasiosa ricostruzione storica in "Maria regina di Scozia", inizio ad essere un po' prevenuto nei confronti di questa moda delle "riscritture" ijn chiave moderna della storia: in chiave politically correct in "Maria" ( con le due regine femministe, idealiste e anti-omofobe) e in funzione gossip in "Anna".
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Nulla da dire sulla bravura delle protagoniste: Rachel Weisz, Emma Stone e Olivia Colman sono professioniste di altissima qualità e arricchiscono questo film intrigante per una buona metà, poi francamente un po' scontato.
L'idea delle relazioni saffiche intrattenute dalla Regina con le sue favorite ... ipotesi poco suffragata da prove, in verità... e gli storicamente provati, invece, conflitti di potere all'interno del Parlamento britannico al termine del XXVII secolo, dà luogo a un intreccio vivace e coinvolgente.
Certo, devo dire che io, essendo reduce dalla fantasiosa ricostruzione storica in "Maria regina di Scozia", inizio ad essere un po' prevenuto nei confronti di questa moda delle "riscritture" ijn chiave moderna della storia: in chiave politically correct in "Maria" ( con le due regine femministe, idealiste e anti-omofobe) e in funzione gossip in "Anna".... in ogni caso mi sento di promuovere il film con tre stelle: se le merita tutte
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ludwigzaller
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lunedì 28 gennaio 2019
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potenziale capolavoro
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Decenni di ricerche storiche dedicate allo studio della vita quotidiana nei secoli passati sembrano aver dato i frutti sperati da Jacques Le Goff, se in questo film si può mostrare efficacemente la vita di una regina inglese del Settecento, molto più vecchia della sua età, tormentata dalla gotta e dal mal di stomaco, le cui uniche distrazioni sono l'allevamento dei conigli e i rapporti amorosi con ben due donne che se contendono il letto e i favori. Nonostante queste premesse, non si tratta di un film di sesso, di scene erotiche se ne vedono pochissime, e quelle poche sono accennate o risolte in chiave ironica. Ed è sempre un sesso infelice, soddisfazione estemporanea, mai autentico godimento.
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Decenni di ricerche storiche dedicate allo studio della vita quotidiana nei secoli passati sembrano aver dato i frutti sperati da Jacques Le Goff, se in questo film si può mostrare efficacemente la vita di una regina inglese del Settecento, molto più vecchia della sua età, tormentata dalla gotta e dal mal di stomaco, le cui uniche distrazioni sono l'allevamento dei conigli e i rapporti amorosi con ben due donne che se contendono il letto e i favori. Nonostante queste premesse, non si tratta di un film di sesso, di scene erotiche se ne vedono pochissime, e quelle poche sono accennate o risolte in chiave ironica. Ed è sempre un sesso infelice, soddisfazione estemporanea, mai autentico godimento. Il conflitto è incentrato invece esclusivamente sul potere. Se una delle due donne cerca di orientare la politica estera inglese facendo leva sulla regina, allo scopo di aumentare gli investimenti necessari alla guerra con la Francia e di favorire il proprio marito che è un generale, l'altra, una ex domestica di nobili natali, lotta per sé, per riconquistare il ruolo sociale e il prestigio che ha perduto. In un momento della storia del cinema in cui i grandi maestri sono scomparsi o non sono più in cervello, Lanthimos si candida ad un posto di rilievo: dopo The Lobster e The killing of the sacred deer questo è il suo terzo film importante, sorretto da una sceneggiatura originale, nella quale i momenti surreali fanno da contrappeso alla potenziale seriosità di una trama in costume, da tre grandi attrici e da uno occhio cinematografico che riecheggia, senza riprodurla, l'opera settecentesca di Kubrick (pur con un certo abuso, studiato, del grandangolo). Non tutte le promesse sono mantenute, Lanthomos non è Stanley, ma in tempi di vacche magre questo film è un bel vedere e rassicura sul futuro del cinema.
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loland10
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lunedì 28 gennaio 2019
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damigelle e parrucche
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“La favorita” (The Favourite, 2018) è il settimo lungometraggio del regista-sceneggiatore greco Yorgos Lanthimos.
In un sabato-cine con una sala per metà piena (o se preferite metà vuota...con oltre duecento posti) si esce dalla proiezione del film un po’ assopiti e non entusiasti rispetto a scritture (quasi) di entusiasmi e nomination a iosa. Si fa fatica a respirare per tenersi su e non arrancare nella seconda parte..che risultano evidente e col pilota automatico.
Qualcuno stravede per questo tipo di approccio al racconto, qualcuno sbava in queste rutilanti nefandezze da regina, qualcuno annuisce a ciò che il cinema dice e disdice, qualcuno si diverte molto e senza ritegno.
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“La favorita” (The Favourite, 2018) è il settimo lungometraggio del regista-sceneggiatore greco Yorgos Lanthimos.
In un sabato-cine con una sala per metà piena (o se preferite metà vuota...con oltre duecento posti) si esce dalla proiezione del film un po’ assopiti e non entusiasti rispetto a scritture (quasi) di entusiasmi e nomination a iosa. Si fa fatica a respirare per tenersi su e non arrancare nella seconda parte..che risultano evidente e col pilota automatico.
Qualcuno stravede per questo tipo di approccio al racconto, qualcuno sbava in queste rutilanti nefandezze da regina, qualcuno annuisce a ciò che il cinema dice e disdice, qualcuno si diverte molto e senza ritegno. Ma la verve artistica scompagina il meschino potere con servi(g)zi quanto mai sensitivi e con un piano che alla lunga diventa ricco e basta. Ripetitivo e uguale. Quello che pensi può accadere.
Uccelli in pista, per saper colpire; Passere varie, senza essere donna Iole di borgo e di palazzo; Parigini sguatteri(ne), per una ripulita vera tra sessi opposti e vili menzogneri; Duro come un marmo, per una prima notte da tromba e senza luci di candele spente; Licenziosità lesbiche, per mani perforanti e in ogni dove; Vanità da parrucche, tolte e dipinte, finte e spaziose, cadenti e raggianti. Manico di potere, quando il su e giù è voluto senza vederlo. Ancora altro con doppi gusti, vomiti, cibi e transumanze di parrucche e candele accese di mortuaria blasfemia.
In un gusto becero e postmodernista il regista ci sta e ci prende molto di più di quello che il potere vuole disegnare. Una regina misera e sconcia, due damigelle scodinzolanti e forvianti, un lusso di glamour rovesciato per un film che lecca ogni situazione, in tutti i sensi, per farsi ammirare e rigirare il tutto e acconsentire la verve attoriale e le battute bene (o male) ri(s)poste.
Il miscuglio costumi, palazzi, visi, mascara, parrucche, candele, luci e corse, cibo e vomito, come mani e intimi, rimane in atmosfera sudi giri per calpestare escrementi fatui (senza nessun francesismo), inumidire polpastrelli, scandagliare i corridoi e rimettere ogni cosa a suo posto. Un vaso-contenitore
dove ogni sconcio vomitevole da il la per un nuovo banchetto e dove un bacio sconcio tra donne scompiglia la triste voluttà di una diceria in alto (spettegolare è vietato perché ogni buon viceministro non ha potere e ogni decisione va oltre una lettura faticosa della Regina Anna).
Siamo agli inizi del settecento quando Anna Stuart divenne regina (1702) di Inghilterra, Scozia e Irlanda e poi del Regno di Gran Bretagna fino alla sua morte (1714). Mentre il suo Paese è in guerra con la Francia , la Regina si sente ‘attorniata’, con vicende alterne, dalle cugine Abigail e Sarah che non lesinano colpi bassi e virtù nascoste.
La guerra è in atto mentre le ‘amanti’ sbeffeggiano ogni diceria e la Regina, a mala pena, riesce a dire quel che pensa (veramente pensa poco e scodinzola il suo piacere tra i conigli di disparità e il mangiare sul pavimento). Un potere-bambina e una vistosa scafata donnaccia sperimenta il piacere senza senso di civiltà.
La routine di quel sarcasmo inglese e dello sberleffo a loro stessi prende il largo in questo film scomposto e anomalo ma non riesce a trattenere il gioco per andare a frugare il troppo senza fare centro. Un centro di dicerie e senza veri segni s dovere. Alla fine diventa un’opera fatua e miserevolmente sfiatante (come una percossa odorosa all’inodore mondo dello sfiato posteriore).
7: al settimo foglio va da se…e la lettera può andare bene; 17: conigli e numeri biblici, resoconti e maldicenze umane. Effettivamente i numeri ci dicono… ma sembra tutto lampante e quasi ordinario.
Come il finale in sfumatura che in bella compagnia si allargano e moltiplicano per un grigiore è uno schermo nero...che si ferma per più di qualche secondo. Titoli di coda e musica ritmica già memorizzata.
‘La favorita’ per premi e misti lana, per ridipingere il Kubrick di ‘Barry Lyndon’ e sperare l’arguzia irridente di un Altman mai domo (vedi ‘MASH’). O un Ferreri de ‘La grande abbuffata’ con sopiti rigurgiti di stanze abbellite e maestranze usate per piaceri carnali. Morte e vita senza ritegno alcuno.
Cast ritmico e affiatato (in afflato di costumi e di ridenti labbra) con propensione allo sguardo fisico e alle voluttà di comando e di gusti vari. Finale adamitico per conigli e svestito per umani mentre cibo e altro si aiutano a vicenda.
Olivia Colman(Regina Anna), Emma Stone (Abigail Masham) e Rachel Weisz (Sarah Churchill) è il trio delle meraviglie per un film sospeso tra il glamour classico e l’incandescente modernismo (virtual-chic).
Regia aperta ai commensali per primi prelibati e (forse) premi in carrozza (costumi e scenografie).
Voto: 6/10 (**½).
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