
Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Argentina, Austria |
Durata | 71 minuti |
Regia di | Gastón Solnicki |
Attori | Gastón Solnicki . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 settembre 2018
Un viaggio a Vienna che si trasforma nell'intima commemorazione di un amico.
CONSIGLIATO SÌ
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Brillante direttore della Viennale per vent'anni, Hans Hurch muore nel 2012 a soli sessantaquattro anni, lasciando orfani la cinefilia internazionale e gli artisti di cui presentava con generoso entusiasmo i lavori al festival internazionale del film di Vienna. In due decenni, Hans Hurch aveva fatto della manifestazione viennese il miglior festival del cinema al mondo. Un festival concepito prima di tutto come una gioiosa riunione di persone, di caratteri, di film scelti al di là delle mode o dell'obbedienza dovuta a major e sponsor.
Ma anche un festival senza giuria, senza distribuzione di trofei tronfi, senza gerarchie tra i frequentatori, niente tappeti rossi o photocall, che non hanno d'altra parte impedito alle star di affluire numerose.
A Hans Hurch, al suo idealismo e alla sua integrità morale, al suo charme e alla sua intelligenza tattica, che metteva sullo stesso piano un vecchio autore spagnolo eccentrico e dimenticato come Gonzalo García Pelayo e una superstar della commedia demenziale americana come Will Ferrell, è dedicato il film di Gastón Solnicki (Introduzione all'oscuro), amico inconsolabile sulle tracce del suo eco a Vienna e dentro un film di Ernst Lubitsch (Mancia competente).
Film unico, a metà tra realismo documentario e metafisica del cuore, Introduzione all'oscuro è un canto funebre di grande stile e potenti metafore. Acclamato (e radicale) regista argentino, Solnicki percorre le strade di Vienna condotto dalla memoria di Hans. Le vestigia di quello che fu un tempo un sontuoso impero diventano il décor di un'elegia cinematografica e di un'intima, quasi introversa, celebrazione di vita. La vita appassionata di Hans Hurch, che Solnicki ritrova nei luoghi e negli oggetti che hanno dell'amico il sentimento. Una tazzina del Café Engländer, un tessuto, un pianoforte, un fotogramma, una cartolina, un fax, una targhetta del citofono diventano nel film cose che pensano, che rimpiangono e prolungano Hans.
Oggetti spaiati che risuonano in Gastón Solnicki la dodecafonia di Anton Webern e una relazione amicale intensa, radicata in una città e in un festival prodigioso, che Hans Hurch aveva costruito a sua immagine. Tra elementi performativi e romanzati, Introduzione all'oscuro compendia il cinema di Solnicki e l'affinità elettiva di due artisti, facendosi opera esemplare di cinema sul cinema.