fede 305
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venerdì 14 aprile 2023
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film tenue e triste
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Film gradevole con delle ottime interpretazione degli attori principali, se pur sembrano un pò troppo ingabbiati in un film compìto e non totalmente compiuto.
Tema importante con un diverso pov rispetto al classico: non è il ragazzo di strada della famiglia disastrata a divenire un addicted, ma il ragazzo di talento, dalla famiglia perbene e borghese, non lontana e vuota, ma vicina ed amorevole.
Uno stralcio di vita: a volte, nonostante quanto tutti possono impegnarsi ed essere "buoni", le cose prendono una piega non voluta dalla quale non vi è modo di uscire.
Non rimane che non colpevolizzarsi, per non morire o uccidere(metaforicamente) la propria vita e quella di coloro che ci stanno vicini.
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Film gradevole con delle ottime interpretazione degli attori principali, se pur sembrano un pò troppo ingabbiati in un film compìto e non totalmente compiuto.
Tema importante con un diverso pov rispetto al classico: non è il ragazzo di strada della famiglia disastrata a divenire un addicted, ma il ragazzo di talento, dalla famiglia perbene e borghese, non lontana e vuota, ma vicina ed amorevole.
Uno stralcio di vita: a volte, nonostante quanto tutti possono impegnarsi ed essere "buoni", le cose prendono una piega non voluta dalla quale non vi è modo di uscire.
Non rimane che non colpevolizzarsi, per non morire o uccidere(metaforicamente) la propria vita e quella di coloro che ci stanno vicini.
Film commomenvente e delicato, a tratti troppo delicato, vista la tragedia che lo anima.
3/5 IMHO
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fede 305
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venerdì 14 aprile 2023
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film tenue e triste
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Film gradevole con delle ottime interpretazione degli attori principali, se pur sembrano un pò troppo ingabbiati in un film compìto e non totalmente compiuto.
Tema importante con un diverso pov rispetto al classico: non è il ragazzo di strada della famiglia disastrata a divenire un addicted, ma il ragazzo di talento, dalla famiglia perbene e borghese, non lontana e vuota, ma vicina ed amorevole.
Uno stralcio di vita: a volte, nonostante quanto tutti possono impegnarsi ed essere "buoni", le cose prendono una piega non voluta dalla quale non vi è modo di uscire.
Non rimane che non colpevolizzarsi, per non morire o uccidere(metaforicamente) la propria vita e quella di coloro che ci stanno vicini.
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Film gradevole con delle ottime interpretazione degli attori principali, se pur sembrano un pò troppo ingabbiati in un film compìto e non totalmente compiuto.
Tema importante con un diverso pov rispetto al classico: non è il ragazzo di strada della famiglia disastrata a divenire un addicted, ma il ragazzo di talento, dalla famiglia perbene e borghese, non lontana e vuota, ma vicina ed amorevole.
Uno stralcio di vita: a volte, nonostante quanto tutti possono impegnarsi ed essere "buoni", le cose prendono una piega non voluta dalla quale non vi è modo di uscire.
Non rimane che non colpevolizzarsi, per non morire o uccidere(metaforicamente) la propria vita e quella di coloro che ci stanno vicini.
Film commomenvente e delicato, a tratti troppo delicato, vista la tragedia che lo anima.
3/5 IMHO
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alessandro de felice
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sabato 19 giugno 2021
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dramma pesante
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Tratto da una storia vera un dramma tra padre e figlio con problemi di droga. Salvo le due interpretazioni ( merito ad entrambi gli attori)... ma qui mi fermo. Il film non trasmette nessun tipo di empatia, è freddo e distaccato ( forse per scelta) e pulito...troppo pulito. Il dramma di questo ragazzo che vive praticamente in stato allucinatorio è un continuo arrivare,scusarsi, provarci, ricadere e ricominciare ma senza ( tranne la scena del bagno) momenti veramente sconvolgenti. D'altro canto il padre è un continuo aggiornarsi,leggere,perdonare, mollare tutto e ricominciare. Non si riesce a provare pena o pietà per nessuno dei due chiusi nel loro mondo circolare.
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Tratto da una storia vera un dramma tra padre e figlio con problemi di droga. Salvo le due interpretazioni ( merito ad entrambi gli attori)... ma qui mi fermo. Il film non trasmette nessun tipo di empatia, è freddo e distaccato ( forse per scelta) e pulito...troppo pulito. Il dramma di questo ragazzo che vive praticamente in stato allucinatorio è un continuo arrivare,scusarsi, provarci, ricadere e ricominciare ma senza ( tranne la scena del bagno) momenti veramente sconvolgenti. D'altro canto il padre è un continuo aggiornarsi,leggere,perdonare, mollare tutto e ricominciare. Non si riesce a provare pena o pietà per nessuno dei due chiusi nel loro mondo circolare. Alla fine ,quindi, il film diventa piuttosto pesante e la fine arriva quasi liberatoria.
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felicity
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giovedì 23 gennaio 2020
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eccessivamente pulito e compiaciuto
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Nel suo giocare a carte scoperte con il dolore lancinante di un padre alle prese con il figlio tossicodipendente e, viceversa, con il dolore di un figlio che sembra incapace di uscire dalla violenta spirale in cui è sprofondato, Beautiful Boy è tutto qui.
Il regista ha la mano troppo pesante per maneggiare un materiale delicato come questo e finisce inevitabilmente per mettere in scena la sofferenza nel modo più banale, superficiale e impertinente possibile. Il dolore qui è sempre al centro, mai trattenuto e controllato con rispetto e invece costantemente urlato, esibito, sbandierato come fosse il più banale dei sentimenti, gettato in pasto ad uno spettatore che si presume passivo e pronto a commuoversi in sicurezza, senza mai farsi davvero male.
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Nel suo giocare a carte scoperte con il dolore lancinante di un padre alle prese con il figlio tossicodipendente e, viceversa, con il dolore di un figlio che sembra incapace di uscire dalla violenta spirale in cui è sprofondato, Beautiful Boy è tutto qui.
Il regista ha la mano troppo pesante per maneggiare un materiale delicato come questo e finisce inevitabilmente per mettere in scena la sofferenza nel modo più banale, superficiale e impertinente possibile. Il dolore qui è sempre al centro, mai trattenuto e controllato con rispetto e invece costantemente urlato, esibito, sbandierato come fosse il più banale dei sentimenti, gettato in pasto ad uno spettatore che si presume passivo e pronto a commuoversi in sicurezza, senza mai farsi davvero male.
E ancora, la superficie in cui resta incastrato il regista è una superficie fatta di immagini pulitissime e formalmente curate, che nulla hanno a che vedere con il dramma oggetto del racconto. Insomma, una sorta di filtro bellezza applicato arbitrariamente per alleggerire ed edulcorare il dolore, quasi a volerlo sminuire per renderlo quantomeno accettabile.
C’è una mancanza di risolutezza ed empatia, al netto di abbracci stucchevoli, nell’analizzare, anche solo nel passare in rassegna i trascorsi familiari: non si pretende l’individuazione di un nesso causa-effetto, ma qui è tutto talmente erratico, suggerito, solo sfiorato.
La carica drammatica viene spesso concentrata attraverso l’uso della colonna sonora: nei momenti più intensi ed emotivamente significativi, la musica investe con prepotenza la scena fino a saturare l’immagine e sostituire le parole. Sono proprio le canzoni che, in alcuni casi, completano i dialoghi e dicono ciò che ancora non è stato detto o che non si ha il coraggio di dire.
Incapace di valorizzare i silenzi, per nulla abile nel dare il giusto peso alle parole ed eccessivamente pulito e compiaciuto nella costruzione delle sue immagini, al regista non resta altro che sovraccaricare i volti tormentati dei suoi attori, facendo emergere lo strazio che divora i personaggi.
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enri.ca
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martedì 21 gennaio 2020
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la storia di tutti noi
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Nicolas è un ragazzo di raffinato spessore, profondo e amante dell'arte e della scrittura, tanto che quando gli viene rivolta la fatidica domanda "perchè hai iniziato con la droga?" segue un urlato e disperato "non lo so". Qualsiasi tentativo di farlo riappropriare della sua vita, sembra risultare vano anche se a provarci in tutti i modi, è soprattutto il padre che la vita, gliel'ha data.
La storia raccontata è la storia di tutti noi, è la storia di uno spietato mostro che può impossessarsi anche delle famiglie dove regna l'amore e l'affetto, è la storia straziante di un dolore che non trova pace, di un'incessante battaglia tra senso di impotenza e forza di coraggio.
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Nicolas è un ragazzo di raffinato spessore, profondo e amante dell'arte e della scrittura, tanto che quando gli viene rivolta la fatidica domanda "perchè hai iniziato con la droga?" segue un urlato e disperato "non lo so". Qualsiasi tentativo di farlo riappropriare della sua vita, sembra risultare vano anche se a provarci in tutti i modi, è soprattutto il padre che la vita, gliel'ha data.
La storia raccontata è la storia di tutti noi, è la storia di uno spietato mostro che può impossessarsi anche delle famiglie dove regna l'amore e l'affetto, è la storia straziante di un dolore che non trova pace, di un'incessante battaglia tra senso di impotenza e forza di coraggio. La sofferenza, espressa in tutte le sue forme, coinvolge tutti i personaggi e trascina, implacabilmente,anche noi. Perchè la verità è che, quando ci si trova immersi in un dramma così reale, si smette di essere spettatori
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kostanzo
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mercoledì 3 luglio 2019
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il boy sarà anche beautiful, ma il film è inutile
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Ma guarda guarda..un regista belga che realizza un film in inglese per aver scoperto l'America drogata: all'alba del 2019 negli States le sostanze stupefacenti sono la prima causa di morte per gli under 50 (così dicono le didascalie finali). Si fosse documentato su quello che succedeva negli anni '80, Van Groeningen avrebbe speso meglio il suo talento.
Comunque ciò che lascia basiti è l'entusiasmo con cui viene accolta questa opera sugli sconquassi provocati in famiglia, anzi in due famiglie, da un figlio tossico. I due tanto celebrati protagonisti, padre e figlio, sono espressivi quanto due pietre nuragiche; i luoghi comuni abbondano fino alla nausea.
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Ma guarda guarda..un regista belga che realizza un film in inglese per aver scoperto l'America drogata: all'alba del 2019 negli States le sostanze stupefacenti sono la prima causa di morte per gli under 50 (così dicono le didascalie finali). Si fosse documentato su quello che succedeva negli anni '80, Van Groeningen avrebbe speso meglio il suo talento.
Comunque ciò che lascia basiti è l'entusiasmo con cui viene accolta questa opera sugli sconquassi provocati in famiglia, anzi in due famiglie, da un figlio tossico. I due tanto celebrati protagonisti, padre e figlio, sono espressivi quanto due pietre nuragiche; i luoghi comuni abbondano fino alla nausea. Per citare: padre giornalista, divorziato, due nuovi figlioletti belli come il sole, benestante, falsamente trasandato, dedito al recupero della creatura che trovando la vita stupida le prova tutte ( le droghe) etc etc
Confesso che dopo 110 minuti senza un filo di emozione nonostante la tragedia multifamiliare, albeggia la speranza che il protagonista vittima dell'ennesimo buco, tiri le cuoia. Invece no: si salva ancora e novello Lazzaro abbraccerà il paparino in una panchina... Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò.
Si salvano la fotografia, anche se troppo patinata e qualche brano musicale. Mymovies suggerisce <Ni>. A mio modesto parere è un <No> assoluto. In sala con chi scrive c'erano solo altri due sventurati spettatori.
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dorian
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domenica 30 giugno 2019
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beautiful boy: lasciare il segno attraverso una storia universale. recensione di daria d. sul corriere dello spettacolo
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Una storia vera di grande impatto emotivo e di bravura cinematografica, raccontata in un film che lascia il segno, che coinvolge totalmente lo spettatore nel dramma universale della dipendenza dalla droga, così da farlo penetrare, come un ago profondo, nel cuore e nella mente di un genitore disperato, di un figlio in cerca di aiuto. Il film, diretto dal belga Felix Van Groeningen il cui Alabama Monroe - Una storia d'amore (The Broken Circle Breakdown) (2012) è stato candidato nel 2014 come miglior film straniero, è basato sui libri Beautiful Boy: A Father's Journey Through His Son's Addiction di David Sheff e Tweak: Growing Up on Methamphetamine di suo figlio Nic Sheff, e racconta di un padre, Steve Carell, che cerca di aiutare il figlio, Timothée Chalamet ad uscire dal tunnel della tossicodipendenza e lo fa senza cadere in cliché o inutili piagnistei, dove le persone sono vere e i loro dilemmi, tormenti, sofferenze, tentativi di essere migliori, di ritornare a vivere una vita normale, sono pelle, carne, sangue, lacrime.
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Una storia vera di grande impatto emotivo e di bravura cinematografica, raccontata in un film che lascia il segno, che coinvolge totalmente lo spettatore nel dramma universale della dipendenza dalla droga, così da farlo penetrare, come un ago profondo, nel cuore e nella mente di un genitore disperato, di un figlio in cerca di aiuto. Il film, diretto dal belga Felix Van Groeningen il cui Alabama Monroe - Una storia d'amore (The Broken Circle Breakdown) (2012) è stato candidato nel 2014 come miglior film straniero, è basato sui libri Beautiful Boy: A Father's Journey Through His Son's Addiction di David Sheff e Tweak: Growing Up on Methamphetamine di suo figlio Nic Sheff, e racconta di un padre, Steve Carell, che cerca di aiutare il figlio, Timothée Chalamet ad uscire dal tunnel della tossicodipendenza e lo fa senza cadere in cliché o inutili piagnistei, dove le persone sono vere e i loro dilemmi, tormenti, sofferenze, tentativi di essere migliori, di ritornare a vivere una vita normale, sono pelle, carne, sangue, lacrime. Il sorriso intriso di melanconia del ragazzo ci entra dentro come se Nic fosse figlio di ognuno di noi e ci chiedesse “aiutami” e noi ci proviamo ma poi lui ci ricasca nella dipendenza da meth, come se questo beautiful (and damned) boy convivesse con un mostro che ogni tanto esce fuori per storpiargli il sorriso, per farlo piangere, delirare, sentire solo e abbandonato. Eppure, il sorriso e le lacrime di Timothée Chalamet sono quanto di più bello e autentico abbiamo visto sullo schermo da un po' di tempo a questa parte. Nonostante il tema trattato, l’assonanza con cui vibrano tutte le voci del film, l’interpretazione che lascia senza fiato del giovane Chalamet, la splendida colonna sonora, sembra un film quasi snobbato dalla critica, dal pubblico e dall’Academy of Motion Pictures, (Chalamet non è stato nemmeno nominato come migliore attore preferendone un altro di cui evito di parlare, e allora mi domando se dobbiamo continuare a credere nella validità e veridicità dell’Oscar...) forse pensando che sia “l’ennesimo film sulla droga” o “chissenfrega di un bel ragazzo di buona famiglia che si fa” oppure “Steve Carell in un ruolo drammatico? Ma chi ci crede!”. Posso rispondere alla prima assurdità dicendo che le nuove droghe in commercio stanno falciando vite umane come mosche perché nemmeno la droga è più quella di un tempo, e i ragazzi muoiono e noi non ce ne accorgiamo neppure così concentrati sul nostro egoselfie, su quanto sia figa la tecnologia che tutto risolve e niente risolve. Quindi dobbiamo, oggi più che mai, raccontare storie come questa. La seconda assurdità è che Nic è un ragazzo fragile e sensibile, che vive come tanti altri ragazzi a San Francisco, figlio di un giornalista, genitori separati, scrive, disegna, va al college, cerca di vivere una vita normale ma non ce la fa, per via di quel mostro infido che gli rode ogni volontà. Perché sono soprattutto i ragazzi come lui che diventano preda dei mostri. La terza è che Steve Carell è un attore che, come Robin Williams, è capace di passare dalla commedia al dramma rendendo credibile tutto quello che interpreta e qui è superbo nella parte di un padre che ama suo figlio “more than anything else”, e dei suoi disperati tentativi di aiutarlo. Nonostante i soliti snob, Beautiful Boy è un film di cui ricorderemo scene come quella in cui Nic guida con il vento tra i capelli per le strade della California, o quando si ferma a piangere e a parlare con chi non può ascoltarlo, aiutarlo, quando si accascia sul pavimento di un gabinetto di un bar dopo un overdose, quando corre come un ragazzo normale sullo skate board o quando gioca con il fratellino sulla sabbia e in quell’ultimo abbraccio con il padre. Un film che merita di essere visto non una ma più volte, una lezione di cinema, per attori, registi e sceneggiatori e che, anche se non ha vinto l’Oscar, è di sicuro qualcosa che ci ha toccato nel profondo e questo è quello che più conta. Daria D. Corriere dello Spettacolo
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lucio di loreto
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domenica 17 febbraio 2019
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la peggior tragedia per ogni genitore
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La California nell’esplosione del Grunge con Nirvana, Melvins e compagnia bella ma anche l’epoca della metanfetamina, la droga perfetta, evoluzione della coca alla millesima potenza contro la quale niente e nessuno può far nulla per limitarla: è questo lo scenario nel quale Felix Van Groeningen si cimenta alla regia per rappresentare una bellissima storia di amore/rimpianto/impotenza tra genitore e figlio. Nicolas Sheff, dato in custodia a David, è un bravo studente ricco di passioni e profondità d’animo, amante della scrittura e dell’arte, del teatro e della pallanuoto. La separazione dalla madre, distante un ora di aereo San Francisco-Los Angeles, ha fatto si che il ragazzo e suo padre sviluppassero un rapporto intimo, profondo e confidenziale, fatto di amicizia e affiatamento che va da rivelazioni personali, stessi hobby e interessi multipli a un confronto schietto e continuo: i due si rilassano cavalcando le onde e “brindano” ai successi scolastici e al futuro college con una canna comune.
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La California nell’esplosione del Grunge con Nirvana, Melvins e compagnia bella ma anche l’epoca della metanfetamina, la droga perfetta, evoluzione della coca alla millesima potenza contro la quale niente e nessuno può far nulla per limitarla: è questo lo scenario nel quale Felix Van Groeningen si cimenta alla regia per rappresentare una bellissima storia di amore/rimpianto/impotenza tra genitore e figlio. Nicolas Sheff, dato in custodia a David, è un bravo studente ricco di passioni e profondità d’animo, amante della scrittura e dell’arte, del teatro e della pallanuoto. La separazione dalla madre, distante un ora di aereo San Francisco-Los Angeles, ha fatto si che il ragazzo e suo padre sviluppassero un rapporto intimo, profondo e confidenziale, fatto di amicizia e affiatamento che va da rivelazioni personali, stessi hobby e interessi multipli a un confronto schietto e continuo: i due si rilassano cavalcando le onde e “brindano” ai successi scolastici e al futuro college con una canna comune. Quel che il padre non sa è che l'erede da quando ha 12 anni ha iniziato a sperimentare ogni tipo di droga arrivando in età maggiorenne a passare dall’essere un adolescente che ne fa uso sporadico a un tossicodipendente assoluto, a causa anche della crystal meth. Steve Carrell, dimostrando ormai di essere un attore camaleontico e polivalente, interpreta magnificamente David Sheff, noto giornalista distrutto dai problemi di suo figlio Nic (Timotheè Chalamet) e dalla tragedia a cui va incontro tutta la sua famiglia allargata (nuova moglie e due bimbi piccoli). La regia, ispirata dai libri di memorie dei due protagonisti, è semplice e a parte i continui flash back e viaggi temporali, lascia a due assi del cinema il compito di farci vivere il dramma: missione riuscita!! L’enfant prodige franco americano si ripete dopo “chiamami col tuo nome” in un altro ruolo “diverso” e tormentato. E’ soprattutto l’impossibilità di aiutare il giovane nonostante un amore estremo, la tematica principale e lo scopo della pellicola!! Significativi tre step che ci fanno riflettere: David stremato che si confessa in principio a un giornalista adoperandosi per salvare il suo “beautiful boy”, il saluto all’aeroporto anni prima durante un week end lontani con la frase “non ho parole per rappresentare il mio amore per te” e il crudo, drammatico e violento rifiuto ad aiutarlo in uno dei tanti frame che il film ci propone, quando in macchina c’è una ragazza in overdose per l’ennesima notte brava. E’ angosciante e struggente vedere Sheff senior, una volta attaccato il telefono, piangere la sua impotenza, sofferenza e frustrazione per la cosa più bella e importante della sua vita ormai perduta!! D'altronde il terrore più grande di ognuno è vedere il proprio figlio soffrire senza poter fare nulla per aiutarlo. La pellicola oltre a ribadire questo ci fa capire che nessun genitore può conoscere fino in fondo i propri ragazzi; alcun tipo di educazione, di comportamenti e di regole possono certificare il successo di una vita regolare e serena fino alla fine. Gli enormi step che il film propone, tra miglioramenti, ricadute, ricoveri e ogni tipo di assistenza (soldi spesi, ricerche personali, passeggiate in metropoli a conoscere altri tossici) servono per farci entrare in simbiosi con le paure e le angosce di David, trasportandoci in modo trascendentale e senza via di uscita nella sua mente ormai smarrita. Il finale didascalico serve a comprendere il perché di una regia così sobria, delle enormi tappe del dramma e di una sceneggiatura affidata completamente all’estro degli interpreti, lasciandoci però a riflettere sui drammatici numeri mortali che le droghe ancora oggi provocano in tutti gli Stati Uniti.
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cinessai
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lunedì 22 ottobre 2018
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perché, nic?
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Bello, bellissimo, magnifico ragazzo che ami scrivere, che vivi di musica, che cerchi, e che cerchi la vita... "La vita che è ciò che ti accade mentre sei intento a fare altri progetti" . E tu lo sai. Ma non ce la fai. Perché cerchi la completezza, il di più, ciò che ti appaghi, mentre non vivi vivo.
"Hai tuo padre lì..."
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