flyanto
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giovedì 25 maggio 2017
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un rapimento, una folle passione e lasicilia
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"Sicilian Ghost Story" è la storia "romanzata", di un fatto purtroppo realmente accaduto in Sicilia negli anni '90, di un ragazzino, figlio di un boss mafioso pentito, il quale viene rapito dagli ex-compari del padre al fine di far desistere quest'ultimo dal collaborare con la Polizia. Poichè la situazione rimane invece invariata, Il ragazzo rimarrà prigioniero dei suoi rapitori per ben due anni e poi ucciso e sciolto nell'acido.
Nel film vengono rappresentati principalmente il dolore e la disperazione di una compagna di classe del ragazzino rapito, da lei intensamente amato come avviene quasi nel corso di tutte le prime "cotte" amorose, la quale, non rassegnandosi alla cruda realtà, cerca in tutti i modi di scoprire ed invitare la Polizia a fare delle indagini più approfondite su degli individui del paese da lei ritenuti coinvolti nel rapimento.
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"Sicilian Ghost Story" è la storia "romanzata", di un fatto purtroppo realmente accaduto in Sicilia negli anni '90, di un ragazzino, figlio di un boss mafioso pentito, il quale viene rapito dagli ex-compari del padre al fine di far desistere quest'ultimo dal collaborare con la Polizia. Poichè la situazione rimane invece invariata, Il ragazzo rimarrà prigioniero dei suoi rapitori per ben due anni e poi ucciso e sciolto nell'acido.
Nel film vengono rappresentati principalmente il dolore e la disperazione di una compagna di classe del ragazzino rapito, da lei intensamente amato come avviene quasi nel corso di tutte le prime "cotte" amorose, la quale, non rassegnandosi alla cruda realtà, cerca in tutti i modi di scoprire ed invitare la Polizia a fare delle indagini più approfondite su degli individui del paese da lei ritenuti coinvolti nel rapimento. Purtroppo non si risolverà nulla ed il ragazzo verrà comunque barbaramente ucciso.
Di questo triste avvenimento i due registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza raccontano gli sviluppi, cercandone però di cogliere il lato più "poetico", rappresentando la passione sincera ed ancora innocente della ragazzina per il giovane compagno di classe. La sua testardaggine e volontà a cercare di arrivare alla soluzione delle indagini e rese ancor più determinate e forti dalle proprie visioni nei sogni della figura, quasi come un "fantasma", del suo innamorato costituiscono i veri protagonisti del film o, comunque, il motore di una vicenda che racconta una pagina nera della splendida terra che è la Sicilia. Inoltre, il bosco più volte ripreso come location e le figure femminili vestite di nero della madre della protagonista e di quella del ragazzo rapito, insieme all'elemento quanto mai naturale dell'acqua del lago e del mare, conducono direttamente ad una condizione quasi ancestrale e remota piene di fascino e mistero.
Presente anche in questi giorni a Cannes al Festival del Cinema, "Sicilian Ghost Story" risulta una pellicola altamente delicata e consigliabile come esempio di buon cinema, sia pure minore.
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ilconte
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lunedì 12 giugno 2017
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tra i più bei film mai realizzati
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Uno dei più bei film che abbia mai visto, davvero un colpo di fulmine. Coraggio a vangate da tutti i punti di vista: figurativo, narrativo, di denuncia. Un discorso di corrispondenze sovrannaturali che si spinge in territori finora inesplorati, telepatie amorose e comunicazioni con la Natura al di là della vita, violenza bestiale in forma di favola nera in un remoto paese pervaso da omertà assoluta, spettri, presenze malefiche e stagni abissali. Il mondo puro dei bambini contro una società di adulti assassini. Sequenze memorabili in quantità difficile da ritrovare in altri film: mastini feroci, tenerezze sottomarine, ferocia agghiacciante dell'essere umano e decine di dettagli che portano avanti la storia per gli spettatori attenti.
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Uno dei più bei film che abbia mai visto, davvero un colpo di fulmine. Coraggio a vangate da tutti i punti di vista: figurativo, narrativo, di denuncia. Un discorso di corrispondenze sovrannaturali che si spinge in territori finora inesplorati, telepatie amorose e comunicazioni con la Natura al di là della vita, violenza bestiale in forma di favola nera in un remoto paese pervaso da omertà assoluta, spettri, presenze malefiche e stagni abissali. Il mondo puro dei bambini contro una società di adulti assassini. Sequenze memorabili in quantità difficile da ritrovare in altri film: mastini feroci, tenerezze sottomarine, ferocia agghiacciante dell'essere umano e decine di dettagli che portano avanti la storia per gli spettatori attenti. Davvero una perla del cinema, un'opera d'arte in mezzo a un mare di idiozie che si riversa a valanga nei cinema. Sala vuota, due schermi in tutta italia. Tutti a vedere la mummia.
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angeloumana
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giovedì 22 giugno 2017
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stile favolistico di una tragedia mafiosa
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L’attore Giuseppe Tantillo nella presentazione del film su mymovies dice che i registi Piazza e Grassadonia continuano a trasfigurare la tragedia senza fine della mafia in una fiaba aperta al fantastico. Il loro precedente film Salvo fu con temi e stile noir, sembrava di stare a diretto contatto con ambienti mafiosi; Sicilian Ghost Story invece sembra una fiaba oscura, finita male, interpretata da due attori giovanissimi e forse documento per i giovani siciliani (e non) d’oggi. C’è da augurarsi però che i ragazzi che han visto il film sappiano che davvero un tredicenne nel 1993 fu rapito e fatto morire dopo 17 mesi di prigionia, prima soffocato e poi disciolto nell’acido: era Giuseppe Di Matteo, figlio di Santino, ex mafioso passato ad essere un collaborante della magistratura e a denunciare gli autori e mandanti della strage di Capaci.
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L’attore Giuseppe Tantillo nella presentazione del film su mymovies dice che i registi Piazza e Grassadonia continuano a trasfigurare la tragedia senza fine della mafia in una fiaba aperta al fantastico. Il loro precedente film Salvo fu con temi e stile noir, sembrava di stare a diretto contatto con ambienti mafiosi; Sicilian Ghost Story invece sembra una fiaba oscura, finita male, interpretata da due attori giovanissimi e forse documento per i giovani siciliani (e non) d’oggi. C’è da augurarsi però che i ragazzi che han visto il film sappiano che davvero un tredicenne nel 1993 fu rapito e fatto morire dopo 17 mesi di prigionia, prima soffocato e poi disciolto nell’acido: era Giuseppe Di Matteo, figlio di Santino, ex mafioso passato ad essere un collaborante della magistratura e a denunciare gli autori e mandanti della strage di Capaci. Per vendetta e ricatto contro l’”infame” gli ex sodali di cosca rapirono il figlio, tra essi Giovanni Brusca, ex amico della famiglia Di Matteo, con cui Giuseppe aveva giocato da piccolo.
I due ragazzi protagonisti sono Luna-Julia Jedlikowska e Giuseppe-Gaetano Fernandez, scelti nel quartiere Zisa di Palermo dopo 9 mesi di casting. Appaiono subito come due “numeri primi”, si distaccano dal resto della classe, sono due compagni di scuola innamorati. A Giuseppe suo papà mancava, lo aspettava e si consegnò facilmente a dei finti poliziotti, i rapitori, che gli promisero di andarlo a trovare. Viveva con la madre muta e dopo il rapimento del figlio ancora più piangente di disperazione, e con un nonno mafioso irremovibile. Il pentito Santino una volta evase dall’Asinara, per cercare la prigione del figlio in Sicilia. Nel tragitto casa-scuola i due ragazzi incontrano più volte un cane nero e feroce, sembra la bestia che prelude all’ambiente di cui presto Giuseppe farà la conoscenza. Emoziona, sapendo già che si tratta di un addio, che Luna al maneggio non voglia salire sul cavallo di Giuseppe, che praticava l’ippica, magari la prossima volta dice, per cercarlo poi nello spogliatoio e nelle stalle e aspettarlo per sempre.
Una delle definizioni date al film ne parla come di una misteriosa favola siciliana: sorprende o provoca qualche riserva che i due registi e sceneggiatori abbiano voluto descrivere il fatto come storia siciliana di fantasmi, in chiave favolistica o, peggio, come loro esercizio di stile, con l’osservazione indugiante del bosco nei Nebrodi, il mistero sotto un laghetto da cui si accedeva alla prigione di Giuseppe. Spettatori ragazzini potrebbero farsi prendere dalla favola, quanto scuoterebbe l’essere di persone che nel ’93 non erano ancora nate? Quanto è comprensibile a dei ragazzi che il lungo discendere finale nel lago di lembi biancastri sia il corpo disfatto di Giuseppe oppure solo una dimostrazione di stile nella ripresa? Un film che vale molto la pena di vedere comunque, anche se le due ore possono risultare snervanti. C’è perfino, da parte di Vincenzo Amato che impersona il papà di Luna, un rutto sonoro in riva al lago, e qui lo stile non c’entra; anche la strana presenza di un handicappato tra i carcerieri è inspiegabile, o forse realtà?
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kimkiduk
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lunedì 7 agosto 2017
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c'è molto .... ma ormai a che serve?
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Film decisamente bellissimo. Fiaba, dramma, thriller, biopic. C'è tutto per raccontare uno dei drammi della nostra "povera" Italia. Fa arrabbiare, piangere, ti deprime, ti nausea e decisamente NON ti può lasciare indifferente.
Splendida la fotografia, bellissima la regia, decisamente non male nemmeno la recitazione, pur se gli attori non esperti.
Il film vale molto, non fa acqua mai.
Avevo letto recensioni che vanno da male a benissimo come spesso accade per film impegnati; non mi aspettavo tanto e invece ho avuto più del previsto.
Però mi sono posto tante domande:
- Vale la pena raccontare la mafia degli anni 90 quando tutti ormai sappiamo tutto? Che lo stato ha ucciso Falcone e Borsellino, che le istituzioni dell'epoca sapessero dove stava Giuseppe, non abbiano fatto niente per salvarlo, collusi tutti dai cittadini, dalle forze dell'ordine, a persino i parenti è cosa ormai che NON STUPISCE più.
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Film decisamente bellissimo. Fiaba, dramma, thriller, biopic. C'è tutto per raccontare uno dei drammi della nostra "povera" Italia. Fa arrabbiare, piangere, ti deprime, ti nausea e decisamente NON ti può lasciare indifferente.
Splendida la fotografia, bellissima la regia, decisamente non male nemmeno la recitazione, pur se gli attori non esperti.
Il film vale molto, non fa acqua mai.
Avevo letto recensioni che vanno da male a benissimo come spesso accade per film impegnati; non mi aspettavo tanto e invece ho avuto più del previsto.
Però mi sono posto tante domande:
- Vale la pena raccontare la mafia degli anni 90 quando tutti ormai sappiamo tutto? Che lo stato ha ucciso Falcone e Borsellino, che le istituzioni dell'epoca sapessero dove stava Giuseppe, non abbiano fatto niente per salvarlo, collusi tutti dai cittadini, dalle forze dell'ordine, a persino i parenti è cosa ormai che NON STUPISCE più.
- Vale la pena raccontare la morte tragica di un bambino innocente, pur se in ambiente colpevole, oppure sarebbe meglio capire perchè un padre non si è fermato nell'accusa di un sistema di cui faceva parte.
- Non sarebbe meglio ormai elevare ad eroi chi ha collaborato e smettere di piangere i morti?
Mi sono dato la risposta: a che serve? Non serve a niente tutto ormai. La mafia non è più quella di questo film, non scioglie persone nell'acido, elegge i politici, si è elevata. I Riina ed i Buscetta od i Denaro ormai sono la vecchia mafia di cui sappiamo tutto anche non sapendo niente.
Sono film della memoria, come la shoah, ricordano e fa bene ricordare, ma non sono ormai di denuncia come qualcuno dice e pensa. La mafia non ha paura di questi film, perchè la mafia ha già tolto di mezzo quelli degli anni 80/90. La mafia è un sistema ormai italiano non siciliano. Bello è solo che chi ha fatto questo film lo ha fatto con il cuore, andando via dalla Sicilia che più non lo rappresenta; è indubbio che molti siciliani si vergognino della mafia, forse lascia una speranza, ma solo quella. Purtroppo.
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pinazzi
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domenica 21 maggio 2017
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dentro il mito e la favola
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Gran bel film. Magico e terribile ci accompagna come si può nel renderci conto di una storia tremenda. Non soltanto renderci conto: ci aiuta a liberare le emozioni ed i pensieri per questa storia mitica come la nostra terra; non soltanto un aiuto, ci assiste! Non è lento, ci aiuta a capire cosa è successo, nell'immaginario, nel mito, nello sconforto di una mitologia mafiosa che non mostra confini. La fiaba, sinuosa, è per noi, per noi che facciamo fatica a comprendere il nostro stesso animo e la nostra stessa terra, per noi che non riusciamo a cambiare noi stessi e ci incontriamo furiosi con questa stessa storia. Obbligatorio, come di letteratura sul nostro tempo, ci sono voluti più di 20 anni per arrivarci, in questo senso non erano riusciti i fratelli Taviani con il loro episodio sulla stessa storia, compreso nel loro secondo "Kaos".
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Gran bel film. Magico e terribile ci accompagna come si può nel renderci conto di una storia tremenda. Non soltanto renderci conto: ci aiuta a liberare le emozioni ed i pensieri per questa storia mitica come la nostra terra; non soltanto un aiuto, ci assiste! Non è lento, ci aiuta a capire cosa è successo, nell'immaginario, nel mito, nello sconforto di una mitologia mafiosa che non mostra confini. La fiaba, sinuosa, è per noi, per noi che facciamo fatica a comprendere il nostro stesso animo e la nostra stessa terra, per noi che non riusciamo a cambiare noi stessi e ci incontriamo furiosi con questa stessa storia. Obbligatorio, come di letteratura sul nostro tempo, ci sono voluti più di 20 anni per arrivarci, in questo senso non erano riusciti i fratelli Taviani con il loro episodio sulla stessa storia, compreso nel loro secondo "Kaos". Grazie!
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francescacorallo
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domenica 4 giugno 2017
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fiaba senza lieto fine
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Ci sono tutti gli elementi della fiaba: un eroe senza macchia e senza paura, la sua donzella solo apparentemente indifesa, un lupo cattivo personificazione del male incombente, un bosco intricato come le emozioni adolescenti, un re-padre buono e sottomesso ad una madre-matrigna anaffettiva e scostante; non manca la costante di ogni fiaba... L'allontanamento-assenza dell'eroe che affronta i veri mostri della realtà. Di solito però l'amore trionferebbe, ma in questa fiaba nera non basta il sentimento duro e puro che tutti noi abbiamo provato nella nostra adolescenza e forse mai più... Il giovane cavaliere andrà incontro al suo destino, ma anche la fanciulla morirà per rinascere cresciuta, pronta ad un nuovo cammino che porta però la cicatrice del passato, un segno sul viso misteriosamente ricomparso.
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Ci sono tutti gli elementi della fiaba: un eroe senza macchia e senza paura, la sua donzella solo apparentemente indifesa, un lupo cattivo personificazione del male incombente, un bosco intricato come le emozioni adolescenti, un re-padre buono e sottomesso ad una madre-matrigna anaffettiva e scostante; non manca la costante di ogni fiaba... L'allontanamento-assenza dell'eroe che affronta i veri mostri della realtà. Di solito però l'amore trionferebbe, ma in questa fiaba nera non basta il sentimento duro e puro che tutti noi abbiamo provato nella nostra adolescenza e forse mai più... Il giovane cavaliere andrà incontro al suo destino, ma anche la fanciulla morirà per rinascere cresciuta, pronta ad un nuovo cammino che porta però la cicatrice del passato, un segno sul viso misteriosamente ricomparso. Bel film, a tratti difficile da sostenere, che ci ricorda che le fiabe, oggi come ieri, mettono in scena gli orrori della realtà.
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eugenio
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sabato 3 febbraio 2018
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una fiaba d’amore e di mafia
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Opera seconda di Grassadonia, Sicilian Ghost Story è un piccolo gioiello che dalla cronaca nera interiorizza un dramma rendendolo quasi fiabesco.
Una Sicilia inedita, lontana dal mare, affascinante quanto inquietante fa da sfondo alle inquietudini d'amore di una protagonista, una giovane adulta, Luna, nome omen per il sogno, il coraggio, il candore di un mondo lirico.
Luna, dall'algida madre svizzera e dal padre, partecipe passivo della sua maturità, è una vivace quanto creativa tredicenne innamorata del coetaneo compagno di scuola, Giuseppe, amante dei cavalli.
Giuseppe è il figlio di un pentito che ha fatto delle rivelazioni alla giustizia sui traffici mafiosi del territorio.
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Opera seconda di Grassadonia, Sicilian Ghost Story è un piccolo gioiello che dalla cronaca nera interiorizza un dramma rendendolo quasi fiabesco.
Una Sicilia inedita, lontana dal mare, affascinante quanto inquietante fa da sfondo alle inquietudini d'amore di una protagonista, una giovane adulta, Luna, nome omen per il sogno, il coraggio, il candore di un mondo lirico.
Luna, dall'algida madre svizzera e dal padre, partecipe passivo della sua maturità, è una vivace quanto creativa tredicenne innamorata del coetaneo compagno di scuola, Giuseppe, amante dei cavalli.
Giuseppe è il figlio di un pentito che ha fatto delle rivelazioni alla giustizia sui traffici mafiosi del territorio.
Giuseppe viene rapito, vittima designata del male.
Luna si mette alla sua ricerca.
Nel mondo dei sogni, a contatto con misteriose presenze, la giovane insegue fuochi fatui, segnali di vita del giovane che lei, affamata, cerca strenuamente contro tutti.
Contro una famiglia rigida e senza comprensione, contro una legge palliativa e inesistente, contro un mondo sporco, brutto e cattivo, lei, Luna, anima candida, disposta a scendere negli inferi, nel buio tetro della criminalità organizzata.
Film anomalo Sicilian Ghost Story, pregno di simbologia (il riferimento al rapace, i disegni di Luna..) con una sequenza di apertura (la salita dell'acqua dalla grotta alla superficie portatore di foschi presagi) e di un finale (con il mare portatore di speranza) di grande empatia e maestria cinematografica.
Una storia siciliana di fantasmi, come recita il titolo, nella quale il reale e il fantastico si fondono e convivono in cui gli orchi esistono davvero e le streghe mangiano sul serio i bambini, anzi, li sciolgono nell’acido....
Torbido nelle immagini e pregevole nei non detti, grazie ad una sapiente fotografia, il film di Grassadonia ha il merito di far riflettere sugli intrighi di casa nostra emozionando con una storia semplice, quella di un amore che vince ogni limite e barriera, capace di superare l'inconsistenza eterea del sogno stesso.
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onufrio
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martedì 18 settembre 2018
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una triste favola d'amore
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Dedicato alla memoria di Giuseppe Di Matteo, giovane vittima della mafia. Sicilian Ghost Story ha come perno centrale l'adolescenziale storia d'amore fra Luna e Giuseppe, i due hanno modo di baciarsi appena una volta, prima che il loro amore verrà diviso per sempre. Giuseppe, figlio di un pentito sotto protezione, verrà rapinato e tenuto in ostaggio; una lunga agonia che coinvolge di conseguenza anche la piccola ed innamorata Luna che farà di tutto per trovarlo in una Sicilia dal volto molto diverso, tenebrosa e annuvolata, un angolo di trinacria dove del mare si può sentire soltanto l'odore.
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vincenzoambriola
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sabato 20 maggio 2017
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amore e pazzia
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L'assassinio di Giuseppe Di Matteo è stato uno dei tanti atti crudeli della mafia e questo film rende onore alla sua memoria. Lo fa costruendo una storia di amore su una trama già nota di cui conosciamo il tragico finale. Una storia di amore che vira nella pazzia, nella disperazione di una ragazza, Luna, che ha sentito il cuore battere più forte per un compagno di classe, per poi vederlo portare via senza speranza di rivederlo. La Sicilia come viene di solito rappresentata non compare mai, se non nella bellezza dei suoi paesaggi, delle sue foreste, del suo mare. La madre della ragazza non è siciliana, ma le chiede di non farsi coinvolgere. Il padre, invece, sembra spingere per un'accettazione supina dei fatti, affettuoso, compiacente forse complice dei rapitori.
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L'assassinio di Giuseppe Di Matteo è stato uno dei tanti atti crudeli della mafia e questo film rende onore alla sua memoria. Lo fa costruendo una storia di amore su una trama già nota di cui conosciamo il tragico finale. Una storia di amore che vira nella pazzia, nella disperazione di una ragazza, Luna, che ha sentito il cuore battere più forte per un compagno di classe, per poi vederlo portare via senza speranza di rivederlo. La Sicilia come viene di solito rappresentata non compare mai, se non nella bellezza dei suoi paesaggi, delle sue foreste, del suo mare. La madre della ragazza non è siciliana, ma le chiede di non farsi coinvolgere. Il padre, invece, sembra spingere per un'accettazione supina dei fatti, affettuoso, compiacente forse complice dei rapitori. Sono i coetanei di Luna il vero collegamento con la realtà, con la loro ingenuità, il loro affetto senza preclusioni. Era difficile parlare di mafia senza parlarne, parlare della Sicilia senza citarla. Fabio Grassadonia e Antonio Piazza ci provano e ci riescono a metà, scivolando talvolta nel non detto, nel sogno, nelle meravigliose immagini curate da Luca Bigazzi. Forse, ma non lo sappiamo, qualche parola di più ci avrebbe fatto capire meglio questo dramma.
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jackiechan90
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domenica 28 gennaio 2018
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fantasy di denuncia
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Sicilian Ghost Story continua una personale ricerca, da parte dei registi Grassadonia e Piazza, per una nuova forma di racconto, a partire dal tema che evidentemente sta a loro più a cuore: il problema mafioso. Se "Salvo" rescriveva le regole del racconto filmico sul tema (spesso molto sacrificato rispetto all'aspetto documentaristico e biografico) con una chiave noir-western, qui è invece il fantasy a farla da padrone, ulteriore emblema di un rinnovamento dei generi che sta coinvolgendo il panorama italiano (a breve uscirà nei cinema "Ethel" altra pellicola di "fanatsy di denuncia" avente come tema il bullismo). Questo rinnovamento per quanto riguarda lo storytelling narrativo ha il poterre di rendere più "internazionale" il prodotto in questione, altrimenti relegato all'agiografia locale.
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Sicilian Ghost Story continua una personale ricerca, da parte dei registi Grassadonia e Piazza, per una nuova forma di racconto, a partire dal tema che evidentemente sta a loro più a cuore: il problema mafioso. Se "Salvo" rescriveva le regole del racconto filmico sul tema (spesso molto sacrificato rispetto all'aspetto documentaristico e biografico) con una chiave noir-western, qui è invece il fantasy a farla da padrone, ulteriore emblema di un rinnovamento dei generi che sta coinvolgendo il panorama italiano (a breve uscirà nei cinema "Ethel" altra pellicola di "fanatsy di denuncia" avente come tema il bullismo). Questo rinnovamento per quanto riguarda lo storytelling narrativo ha il poterre di rendere più "internazionale" il prodotto in questione, altrimenti relegato all'agiografia locale.
Invece l'unione di testimonianza storica e raccotno favolistico, seguendo tutti i canoni registici dell'horror-fantasy (incubi, apparizioni e sparizioni) ha il potere di rendere universale e trasversale il tema mafioso, come pochi altri film erano riusciti nell'obiettivo. In effetti la storia ha deirimandi artistici a diversi film di ghost-horror, oltre al "realismo magico" di Guillermo del Toro e ad altre pellicole riconducibili al genere magico-adolescenziale. E per questo motivo si presta molto a un pubblico che non è solo italiano ma internazionale.
Gli elementi fiabesco-orrorifici sono ciò che colpisce maggiormente lo spettatore,am sonmo presenti anche elementi tipici da film autoriale e che si rifanno al neorealismo (uso di scenari e ambienti da strrada e luce e sonoro "dal vero") tanto che si potrebbe apralre di "neorealismo magico" in questo senso. Sta di fatt oche l'operazione risulta risucita in quanto il film emoziona e fa riflettere su un male che è sia ancestrale sia d'attualità. Sono i famosi "draghi" di Chesterton, queli che la fiaba "non insegan che esistono, ma come sconfiggerli".
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