carlosantoni
|
domenica 4 marzo 2018
|
il fungo nascosto
|
|
|
|
La locandina strilla: MOZZAFIATO. Mi pare un'espressione incongrua: mozzafiato può esserlo un thriller, un poliziesco con inseguimento, non certo un film come questo, raffinato sotto il profilo formale e analitico nella descrizione psicologica dei personaggi, tutto giocato su un invidiabile equilibrio di forma e contenuto. Vedendo questo film di davvero rara fattura e... "stoffa", mi è subito venuto da paragonarlo a "Il servo" di Losey, non solo perché in entrambi i casi le storie si svolgono a Londra e a breve distanza temporale ("Il filo nascosto" negli anni '50, "Il servo" nei primissimi anni '60), né soltanto perché in entrambi i casi la location è una magione ricca, patrizia, lontana dai tumulti sociali di quesgli anni, dei quali nel film di Anderson non c'è la minima traccia.
[+]
La locandina strilla: MOZZAFIATO. Mi pare un'espressione incongrua: mozzafiato può esserlo un thriller, un poliziesco con inseguimento, non certo un film come questo, raffinato sotto il profilo formale e analitico nella descrizione psicologica dei personaggi, tutto giocato su un invidiabile equilibrio di forma e contenuto. Vedendo questo film di davvero rara fattura e... "stoffa", mi è subito venuto da paragonarlo a "Il servo" di Losey, non solo perché in entrambi i casi le storie si svolgono a Londra e a breve distanza temporale ("Il filo nascosto" negli anni '50, "Il servo" nei primissimi anni '60), né soltanto perché in entrambi i casi la location è una magione ricca, patrizia, lontana dai tumulti sociali di quesgli anni, dei quali nel film di Anderson non c'è la minima traccia. Ma soprattutto perché tra il protagonista maschile, Woodcock, alias Daniel Day-Lewis, e quella femminile, Alma, alias Vicky Krieps, si instaura poco per volta quel rapporto dialettico che Hegel definisce servo-padrone, che Losey mise già a fuoco nel suo film del '63.
Un mondo aristocratico, ovattato, del tutto avulso dalla realtà che lo circonda, dominato da un padrone artista del taglia-e-cuci introverso, dispotico, nevrotico, profondamente antipatico. e arido, nonostante il suo raffinato senso artistico per la moda. Un mondo che Woodcock condivide con la sorella Cyril (interpretata dalla bravissima Lesley Manville), del quale nessun altro fa parte, se non come amante temporanea del padrone di casa. Poi ad un tratto Alma, una giovane cameriera dall'aria contadina e comunque dai tratti per niente aristocratici, piove in quell'asettica magione snob, e tutto cambia. Inizialmente dominata dal sempre irritabile e insopportabile padrone di casa, pian piano riesce a ribellarsi a quel dominio e a imporsi, senza per questo smettere di amare il suo Pigmalione (ché questo anche finisce per essere, fino a un certo punto, il nostro super-sarto), ed è Alma alla fine a condurre la danza. E il film ha un'evoluzione straordinaria che non rivelo, ma che potrei descrivere sinteticamente come un triplo salto carpiato con avvitamento.
Non posso nno menzionare l'eccezionale prova di bravura di D.D. Lewis, e quella altrettanto lodevole delle comprimarie, soprattutto direi la Manville. Ottima la colonna sonora (non solo i brani musicali, anche i rumori degli oggetti, spesso decisivi), ottima la fotografia, col carrello che si muove lentissimo in avanti, o la mdp fissa, o le occhiate fugaci su scorci in esterno appena accennati. E poi le scenografie, gli abiti...
Godetevi questo bel film!
[-]
[+] concordo
(di amarolucano)
[ - ] concordo
|
|
[+] lascia un commento a carlosantoni »
[ - ] lascia un commento a carlosantoni »
|
|
d'accordo? |
|
ninopellino
|
domenica 11 marzo 2018
|
la forza nascosta del'amore
|
|
|
|
Il film, ambientato nella Londra dei tardi anni '50 ci narra la storia del celebre stilista Reynolds Woodcock che, insieme alla sorella Cyril, aveva fondato l'imponente casa di moda, famosa in tutto il territorio per aver vestito la famiglia reale e noti personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. In particolare, la narrazione della trama si concentra a descriverci la particolare e forte personalità dello stilista Reynolds che se nell'ambito del suo lavoro si rivela precisa e impeccabile, nella vita privata e affettiva egli è sempre stato uno scapolo convinto e le cui storie d'amore le ha vissute in maniera passeggera e senza mai la ferma convinzione di unirsi in matrimonio.
[+]
Il film, ambientato nella Londra dei tardi anni '50 ci narra la storia del celebre stilista Reynolds Woodcock che, insieme alla sorella Cyril, aveva fondato l'imponente casa di moda, famosa in tutto il territorio per aver vestito la famiglia reale e noti personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. In particolare, la narrazione della trama si concentra a descriverci la particolare e forte personalità dello stilista Reynolds che se nell'ambito del suo lavoro si rivela precisa e impeccabile, nella vita privata e affettiva egli è sempre stato uno scapolo convinto e le cui storie d'amore le ha vissute in maniera passeggera e senza mai la ferma convinzione di unirsi in matrimonio. Ma la situazione della sua vita cambia non appena incontra la giovanissima, dolce e timida cameriera Alma, la quale sarà l'unica a conquistarlo veramente. Pertanto l'intera vicenda di questo film prosegue, coinvolgendoci in qualità di silenziosi e attenti testimoni di una particolarissima storia d'amore nata tra un uomo abitudinario e spesso isterico nei confronti di certe mutevoli sitiuazioni che si vengono a creare quale naturale conseguenza nello stare con una donna e, appunto, la giovane Alma che dimostrerà una pazienza e una costanza incredibile nel suo sentimento e che si rivelerà alla fine così forte da piegare la dura e psesso misantropa personalità dell'uomo. e nei riguardi di cambiamenti. E alla fine perfino la sorella di lui, Cyril, che in passato è sempre stata scettica nei riguardi della buona riuscita delle storie d'amore di Reynolds, alla fine dovrà ricredersi in quanto consapevole di aver percepito un forte led inossidabile legame nascosto che lega Reynolds con Alma. Una pellicola pertanto la cui eleganza e il cui stile interpretativo ci riportano ad altri tempi, in questo caso ai lontani anni '50 e bisogna evidenziare che la lentezza che magari la sceneggiatura mostra di avere in certi passaggi, ci appare comunque indispensabile per poter seguire, passo dopo passo, le forti personalità dei due protagonisti e lasciarci conquistare da esse.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ninopellino »
[ - ] lascia un commento a ninopellino »
|
|
d'accordo? |
|
annelise
|
lunedì 12 marzo 2018
|
il gioco del silenzio
|
|
|
|
Il film è,a mio avviso, all'altezza della fama e del successo. Originale e complesso porta alla concentrazione e allo stupore,in alcuni momenti . Non è un film sull'amore ma un capitolo di una storia di coppia in cui si integrano la fragilità e il potere che vengono espressi, con alternanza, dai personaggi. I ruoli non sono cristallizzati ma si alternano.
Il sarto Woodcock ,potente e raffinato,scapolo impenitente,vive con la sorella Cyril e gestisce con lei la maison ereditata dalla madre. Le clienti altolocate subiscono il fascino e le scelte del sarto, ricoscendogli estro e capacità. Le donne frequentano la vita di quest'uomo per pochi e fuggevoli rapporti e vengono rapidamente sostituite.
[+]
Il film è,a mio avviso, all'altezza della fama e del successo. Originale e complesso porta alla concentrazione e allo stupore,in alcuni momenti . Non è un film sull'amore ma un capitolo di una storia di coppia in cui si integrano la fragilità e il potere che vengono espressi, con alternanza, dai personaggi. I ruoli non sono cristallizzati ma si alternano.
Il sarto Woodcock ,potente e raffinato,scapolo impenitente,vive con la sorella Cyril e gestisce con lei la maison ereditata dalla madre. Le clienti altolocate subiscono il fascino e le scelte del sarto, ricoscendogli estro e capacità. Le donne frequentano la vita di quest'uomo per pochi e fuggevoli rapporti e vengono rapidamente sostituite. In casa regna l'ossessione per il silenzio, la maniacalità di Reynolds,il rispetto ossequioso per la sua creatività e la sua concentrazione.
Punti fermi della presenza femminile rimangono,nella vita del personaggio, la madre defunta e la sorella algida che custodisce i riti della vita familiare.
L'incontro con Alma sembra portare scompiglio, cambiamento, rivoluzione in una casa "morta" in cui nulla deve cambiare. Alma vuole amarlo con slancio, vitalità, improvvisazione. Diventa la sua modella, la sua compagna, la commensale .
Nonostante si sposino , Reynolds ,prigioniero del suo mondo, non riesce a tollerare il cambiamento che la moglie vorrebbe fargli vivere. Alma si dedica a lui come una madre amorevole ,cerca di assecondarlo ma non riesce a tollerare la distanza emotiva che si frappone tra loro, l'esercizio di potere che lui esprime ,congelando slanci e sentimenti .
Alma, allora,sapendo di non poter vincere altrimenti, ricorre ad uno stratagemma che porterà Reynold in una condizione infantile di dipendenza dalla moglie(madre). Limiterà, in alcune fasi della loro vita, il suo potere e la sua forza, fiaccherà le sue energie, lo renderà fragile e bisognoso di cure.
La combinazione di personalità al limite del patologico, porterà ad una ricerca di equilibri che terranno lontana la loro separazione e che poco hanno a che vedere con il concetto di amore tradizionale
Il loro legame regge e si alimenta con una precisa strategia, della quale entrambi hanno consapevolezza, e rappresenta il filo nascosto della loro coppia.
Gli attori sono bravissimi : Daniel Day Lewis imponente e magnetico : i suoi silenzi ed i suoi sguardi rappresentano una comunicazione efficace e meravigliosa
Ambientazione elegantissima .
[-]
|
|
[+] lascia un commento a annelise »
[ - ] lascia un commento a annelise »
|
|
d'accordo? |
|
goldy
|
domenica 25 febbraio 2018
|
la forza dell'amore
|
|
|
|
Colpisce soprattutto la bellezza intesa come raggiungimento della perfezione che si intravede soprattutto nei dettagli . Gli interni, le facce delle sarte che rimangono scolpite nella memoria portatrici di vera arte distribuita in ogni singolo punto dato con precisione e meticolosità. Abiti non per esaltare chi li indosserà, al contrario corpi per esaltare l’abito. Sul versante della perfezione e della bellezza pura non si può eccepire e rimane un film indimenticabile che rimanda sicuramente a Visconti.
Meno coinvolgente , anche se di indubbia originalità la storia che induce alla noia.
Reynolds tutto racchiuso e appagato dall’indiscutibile fascino non induce certamente a grandi fascinazioni.
[+]
Colpisce soprattutto la bellezza intesa come raggiungimento della perfezione che si intravede soprattutto nei dettagli . Gli interni, le facce delle sarte che rimangono scolpite nella memoria portatrici di vera arte distribuita in ogni singolo punto dato con precisione e meticolosità. Abiti non per esaltare chi li indosserà, al contrario corpi per esaltare l’abito. Sul versante della perfezione e della bellezza pura non si può eccepire e rimane un film indimenticabile che rimanda sicuramente a Visconti.
Meno coinvolgente , anche se di indubbia originalità la storia che induce alla noia.
Reynolds tutto racchiuso e appagato dall’indiscutibile fascino non induce certamente a grandi fascinazioni. Ne sa qualcosa la povera Alma che ha la sfortuna di trovarsi in servizio la sera in cui il nostro Dioniso si appresta a nutrirsi come tutti i comuni mortali seppur su tovaglie di fiandra, cristalli di Boemia e posate d’argento.
Chissà se nel decidere di disfarsi di lui è consapevole che i funghi non sono sufficienti ad avvelenarlo in modo definitivo. Visto come sono andate le cose, l’affioramento di un sentimento assimilabile alla passione la storia risulta sorprendente e dal punto di vista narrativo davvero singolare. La noia tuttavia si fa strada e la decisione di procedere all’avvelenamento risveglia un pubblico un po’ abbattuto.
Ad Alma si presenta un futuro di vomiti e malesseri umilianti ma se è l’unico modo per sentirsi amata vuol dire che davvero la “forza dell’amore” supera qualsiasi asperità.
La perfezione della colonna sonora rimarrà memorabile è in linea con l’eccezionale gusto estetico già esaltato.
[-]
[+] non hai capito la storia
(di cinelady)
[ - ] non hai capito la storia
[+] errata corrige
(di goldy)
[ - ] errata corrige
[+] finale ridicolo
(di jackbeauregard)
[ - ] finale ridicolo
[+] per definire forza dell'amore
(di gabriella)
[ - ] per definire forza dell'amore
|
|
[+] lascia un commento a goldy »
[ - ] lascia un commento a goldy »
|
|
d'accordo? |
|
udiego
|
giovedì 1 marzo 2018
|
il filo nascosto
|
|
|
|
Paul Thomas Anderson, considerato uno tra i più grandi registi ancora in attività, porta sul grande schermo con “Il Filo Nascosto” un’opera che si può considerare maniacale sotto tutti i punti di vista e che probabilmente completa la trasformazione del registro narrativo compiuta dal regista stesso. Trasformazione iniziata con “The Master”, proseguita con “Vizio di forma” ed appunto completata con quest’ultimo lavoro: in questo suo viaggio P.T. Anderson passa da opere corali e dalle forti atmosfere come “Magnolia” o “Il Petroliere” ad intrecci psicologici che gli permettono di entrare, sempre in modo delicato ed elegante, nel lato più oscuro e profondo dei propri personaggi.
[+]
Paul Thomas Anderson, considerato uno tra i più grandi registi ancora in attività, porta sul grande schermo con “Il Filo Nascosto” un’opera che si può considerare maniacale sotto tutti i punti di vista e che probabilmente completa la trasformazione del registro narrativo compiuta dal regista stesso. Trasformazione iniziata con “The Master”, proseguita con “Vizio di forma” ed appunto completata con quest’ultimo lavoro: in questo suo viaggio P.T. Anderson passa da opere corali e dalle forti atmosfere come “Magnolia” o “Il Petroliere” ad intrecci psicologici che gli permettono di entrare, sempre in modo delicato ed elegante, nel lato più oscuro e profondo dei propri personaggi.
Qui il film è sorretto da una sceneggiatura, le cui colonne si ergono sulla caratterizzazione dei personaggi principali e sul loro rapporto. In primis troviamo Woodcock, uomo affascinante e dal carattere all’apparenza duro e pieno di sè, ma che in realtà mostrerà nell’evolversi della vicenda una fragilità ed un’insicurezza tali da condurlo alla ricerca nella donna amata della figura della madre, che non lo ha mai lasciato, neppure dopo la morte. Ad affiancarlo abbiamo Alma, un personaggio che entra in punta di piedi nella vita del protagonista, ma che poi avrà la forza di imporvisi, mettersi al centro della scena e rendersi essenziale per l’esistenza stessa dello stilista britannico. I due personaggi si uniscono e si intrecciano in un rapporto che si evolve con il passare del tempo e che si trasforma da passionale, ma convenzionale ad un intricato gioco di manipolazioni psicologiche reciproche.
Per l’ottima riuscita nella caratterizzazione di questi due personaggi non possiamo non menzionare le prove di entrambi gli attori, con un Daniel D-Lewys in ormai perenne stato di grazia, capace di dare ai suoi personaggi un’emotività ed una carica potenti, più con le espressioni ed i lunghi silenzi che con le parole, affiancato in questo film da una Vicky Krieps, tanto dolce quanto intensa nell’entrare in un personaggio femminile dalle diverse e complesse sfaccettature.
A tutto questo il regista americano aggiunge come contorno un impianto cinematografico di totale livello, da una colonna sonora costante, che permette al pubblico di empatizzare ulteriormente con i personaggi ad una fotografica delicata, che ha il merito di seguire l’andamento emotivo della storia. Il tutto è costruito in modo da accelerare i sentimenti e le emozioni dei protagonisti man mano che la storia si addentra in modo più profondo nel rapporto di coppia. Il tutto è creato in funzione di ogni personaggio, lasciando allo spettatore il solo compito di osservare ed apprezzare questo piccolo gioiello del mondo della settima arte.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a udiego »
[ - ] lascia un commento a udiego »
|
|
d'accordo? |
|
ralphscott
|
domenica 11 marzo 2018
|
ahi alma,perchè tanta devozione?
|
|
|
|
Tre o quattro stelle,poco importa. La riflessione che mi rimugina in testa da ieri è sui motivi,le leve che possano spingere una ragazza a segnare la propria esistenza per un genio della couture,certo,ma così avido di sentimenti o incapace di esprimerli. Finalmente un film che non tratta scene di sesso,ammesso che nella vita dei due protagonisti ce ne sia. Ma assente dalla messa in scena l'amore fisico,sempre sopravvalutato al cinema come nella realtà,cosa rimane a legare Alma a Reynolds? E' un genio con forbici e stoffa,un odioso,infantile,anaffettivo misantropo nei rari frangenti extra lavorativi.Sul finale,quando vittima e carnefice si fanno consapevoli complici,prevale nello spettatore l'ammirazione incredula per esser arrivati a tanto.
[+]
Tre o quattro stelle,poco importa. La riflessione che mi rimugina in testa da ieri è sui motivi,le leve che possano spingere una ragazza a segnare la propria esistenza per un genio della couture,certo,ma così avido di sentimenti o incapace di esprimerli. Finalmente un film che non tratta scene di sesso,ammesso che nella vita dei due protagonisti ce ne sia. Ma assente dalla messa in scena l'amore fisico,sempre sopravvalutato al cinema come nella realtà,cosa rimane a legare Alma a Reynolds? E' un genio con forbici e stoffa,un odioso,infantile,anaffettivo misantropo nei rari frangenti extra lavorativi.Sul finale,quando vittima e carnefice si fanno consapevoli complici,prevale nello spettatore l'ammirazione incredula per esser arrivati a tanto. Questo è sicuramente un film spiazzante,ambizioso e inquietante.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ralphscott »
[ - ] lascia un commento a ralphscott »
|
|
d'accordo? |
|
achille
|
lunedì 12 marzo 2018
|
c’è un filo nascosto?
|
|
|
|
Francamente non comprendo le tante entusiastiche recensioni.
il film è costituito da una serie di scene che alla fine rendono un quadro appena abbozzato e quindi aperto a tutte le interpretazioni.
La narrazione appare come una serie di anacoluti. Alcuni esempi:
nel primo incontro tra Alma e Reynolds, tra i due corre immediatamente l’intesa. È un colpo di fulmine? Alma aveva già ‘individuato’ il famoso sarto?
Il furto del vestito alla cliente che ‘non lo meritava’.
L’invettiva sullo ‘chic’ che appare senza un prima nè un dopo.
L’apparizione della mamma in abito nuziale
Il “mai maledetta” cucito nel vestito
Il racconto di Alma che avvelena il marito ed aggiunge che se anche questi dovesse morire lei aspetterà di ritrovarlo in un altro universo.
[+]
Francamente non comprendo le tante entusiastiche recensioni.
il film è costituito da una serie di scene che alla fine rendono un quadro appena abbozzato e quindi aperto a tutte le interpretazioni.
La narrazione appare come una serie di anacoluti. Alcuni esempi:
nel primo incontro tra Alma e Reynolds, tra i due corre immediatamente l’intesa. È un colpo di fulmine? Alma aveva già ‘individuato’ il famoso sarto?
Il furto del vestito alla cliente che ‘non lo meritava’.
L’invettiva sullo ‘chic’ che appare senza un prima nè un dopo.
L’apparizione della mamma in abito nuziale
Il “mai maledetta” cucito nel vestito
Il racconto di Alma che avvelena il marito ed aggiunge che se anche questi dovesse morire lei aspetterà di ritrovarlo in un altro universo.
Insomma due ore d’attesa che lasciano la sensazione di aver perso del tempo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a achille »
[ - ] lascia un commento a achille »
|
|
d'accordo? |
|
fabiofeli
|
giovedì 29 marzo 2018
|
la trama del filo dell'inganno
|
|
|
|
Anni ’50. Il sarto della nobiltà britannica, Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis), sta liquidando – è il caso di usare tale termine irriguardoso – la sua ultima fiamma. Non c’è più intesa tra i due; la sorella del sarto, Cyril (Lesley Manville), assiste al non-dialogo con apparente indifferenza. Intanto lo stuolo di donne in divisa che aiutano il sarto si sono distribuite lungo i tre piani di scale che si arrampicano nella dimora. A pranzo Reynolds si imbatte in una giovane e garbata cameriera, Alma (Vicky Krieps), che lo serve con gentilezza e arrossisce ai complimenti di lui.
[+]
Anni ’50. Il sarto della nobiltà britannica, Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis), sta liquidando – è il caso di usare tale termine irriguardoso – la sua ultima fiamma. Non c’è più intesa tra i due; la sorella del sarto, Cyril (Lesley Manville), assiste al non-dialogo con apparente indifferenza. Intanto lo stuolo di donne in divisa che aiutano il sarto si sono distribuite lungo i tre piani di scale che si arrampicano nella dimora. A pranzo Reynolds si imbatte in una giovane e garbata cameriera, Alma (Vicky Krieps), che lo serve con gentilezza e arrossisce ai complimenti di lui. Una nuova avventura amorosa? Anche; ma l’invito alla giovane donna nella casa di campagna serve solo a prendere le misure al suo corpo, che appaiono perfette per una mannequin; i due dormiranno ognuno nella sua stanza. Reynolds non sa che lo attende un duro confronto con Alma per stabilire chi guiderà il rapporto tra loro …
Il regista, Paul Thomas Anderson, descrive con minuzia, degna del miglior James Ivory, tutte le manie di Reynolds. A cominciare dal legame profondo con la madre defunta, che ancora gli appare nel vestito delle seconde nozze, cucito dal figlio allora 16enne, per finire alle elaborate e complicate colazioni; ed è in plastica evidenza il ritratto delle dame della nobiltà inglese, dedite al possesso ed allo sfoggio di abiti sfarzosi confezionati in modelli unici che interpretano ed aderiscono come una seconda pelle alla personalità di chi li indossa. Il tema principale, il filo nascosto della trama, è il confronto-scontro tra due personalità egocentriche ed accentratrici, appartenenti a due differenti strati sociali; solo una delle due la spunterà, piegando l’altra con uno stratagemma stregonesco. D’altro canto fili e ordito servono per cucire nodi e intrecci, trappole e inganni. Erbe e funghi influiscono sul corpo e sulla personalità; non sempre la cultura e la razionalità la spuntano sull’arcano e la “magia”, che trascinano su un terreno infido e insondabile l’intelligenza, agendo sulle pulsioni nascoste dell’animo umano. Una grande fotografia e una padronanza ineccepibile del mezzo tecnico. Una recitazione ad alto livello dei tre protagonisti, sensibili e calati perfettamente nella parte: svetta Daniel Day-Lewis – che ha annunciato il suo ritiro dalle scene, ma poi si vedrà … -, un Reynolds insofferente e sarcastico, prepotente come un tiranno infantile; ma le due attrici, Krieps e Manville, non sono da meno, apparentemente accomodanti, ma non meno di carattere, chiuse nella loro enigmaticità travestita da dolcezza. La venatura di “giallo” della storia è un pizzico di curry con paprica, una spolverata di Hitchcock sul piatto raffinato e godibile di questo ottimo film, già carico di prestigiosi premi (Oscar, BAFTA, Golden Globe …). Da non mancare.
Valutazione *** e ½
FabioFeli
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabiofeli »
[ - ] lascia un commento a fabiofeli »
|
|
d'accordo? |
|
freerider
|
giovedì 22 febbraio 2018
|
il cinema totalizzante di paul thomas anderson
|
|
|
|
Attesissimo come è naturale che sia per un fuoriclasse, Paul Thomas Anderson torna 3 anni dopo Inherent Vice e ancora una volta il suo cinema dilaga totalizzante e sontuoso, pervasivo e millimetrico, appagante quadratura di forma e sostanza.
Non molti cineasti oggi osano accarezzare l’idea di una grandezza espressiva che ne accetti tutte le incognite, non molti provano a salire un gradino al di sopra del dovuto lasciando da parte questioni contingenti, tematiche imperanti, mode di pensiero e modi di fare cinema per ricercare l’archetipo, liberando il mezzo da finalità di breve effetto per ritrovarne tutto il potenziale concettuale e figurativo.
[+]
Attesissimo come è naturale che sia per un fuoriclasse, Paul Thomas Anderson torna 3 anni dopo Inherent Vice e ancora una volta il suo cinema dilaga totalizzante e sontuoso, pervasivo e millimetrico, appagante quadratura di forma e sostanza.
Non molti cineasti oggi osano accarezzare l’idea di una grandezza espressiva che ne accetti tutte le incognite, non molti provano a salire un gradino al di sopra del dovuto lasciando da parte questioni contingenti, tematiche imperanti, mode di pensiero e modi di fare cinema per ricercare l’archetipo, liberando il mezzo da finalità di breve effetto per ritrovarne tutto il potenziale concettuale e figurativo.
In questa occasione il regista scrive sia soggetto che sceneggiatura, la storia è quella di un uomo illustre e dominante e di una giovane donna che non può stare in disparte. Il protagonista è Reynolds mentre il punto di vista è quello di Alma e già questa divaricazione prospettica è dispositivo che induce a non dare nulla per scontato. Attraverso le progressioni di una convergenza ineluttabile e osmotica, minuziosamente tratteggiata con i tempi naturali di un’epifania psicologica, affiorano latenti disequilibri individuali e mancanze ataviche che sospingono spiriti diversi e incompleti a collidere tra loro. Ma se una volontà tesa al dominio assoluto su tutto può ridefinire il proprio egocentrismo al cospetto dell’altro da se’, il paradigma esistenziale sottostante è tanto più vero quanto meno si risolve in una scontata pacificazione.
Ciò che colpisce subito in Phantom Thread è la stupefacente eleganza della messa in scena, una magnificenza di immagine e di composizione dell’inquadratura che nasce da un lavoro a dir poco meticoloso sui particolari ma al contempo attentissimo a ricondurre ogni dettaglio a beneficio del significato e della tridimensionalità della scena nel suo complesso. Se non si ha mai la sensazione del formalismo esibito o dello spettacolo fine a se stesso è perchè ogni elemento arricchisce senza coprire, agendo nella direzione della complessità e mai in quella del puro abbellimento. In realtà, il film costruisce perfezione per incrinarla, allestisce meraviglia per abbattere le difese di chi vi si abbandona, cosicchè è sufficiente un solo segno sul candore di un abito nuziale per raffigurare una disfatta totale.
La chiave di volta del film, ciò che rende viva e mai letteraria la sua abbacinante finezza compositiva, è non solo la straordinaria corrispondenza tra allestimento e dinamica del narrato, tra raffigurazione e psicologia dei personaggi, tra ricerca formale e spessore drammaturgico ma anche e soprattutto l’eccezionale lavoro degli interpreti e l’evidente sintonia tra questi e chi li ha così consapevolmente diretti. Daniel Day Lewis giganteggia nel controllo assoluto del personaggio lasciandoci un’ultima, memorabile e seduttiva prova della sua statura artistica. Al suo fianco Leslie Manville, attrice prediletta da Mike Leigh qui semplicemente perfetta nella sua vigile compostezza britannica e il ragguardevole contributo di Vicky Krips: ingenua e saggia, fresca e ambigua, adorante e determinata, i momenti in cui Reynolds e Alma si trovano insieme sulla scena sono puro piacere per lo spettatore. Cinema di ordine inequivocabilmente superiore, che vive ben oltre i titoli di coda.
[-]
[+] straordinario commento
(di cinelady)
[ - ] straordinario commento
[+] per cinelady
(di freerider)
[ - ] per cinelady
|
|
[+] lascia un commento a freerider »
[ - ] lascia un commento a freerider »
|
|
d'accordo? |
|
giuliacortella
|
sabato 24 febbraio 2018
|
un film metafora del mondo del cinema
|
|
|
|
Con la fantasia si può immaginare che Anderson parli di sè, del suo attaccamento alla madre e del suo io bambino, capriccioso ed egoista, snob e aristocratico. Attraverso la metafora del cucire Anderson parla dell'arte cinematografica, della creazione, taglio, cucitura e perfezionamento dele scene dei suoi film, della difficoltà della poesia, dello sfinimento creativo e del capolavoro che alla fine ne emerge, perfetto nelle forme e colori, nell'adeguamento al gusto del pubblico che indossa il film e lo fa suo, come una donna può far suo un abito bellissimo. L'amore passione e la caparbietà di lei trionfano alla fine su colui che trasforma alla fine se stesso in un bellissimo abito per modellarsi al corpo e all'anima dell'amata.
[+]
Con la fantasia si può immaginare che Anderson parli di sè, del suo attaccamento alla madre e del suo io bambino, capriccioso ed egoista, snob e aristocratico. Attraverso la metafora del cucire Anderson parla dell'arte cinematografica, della creazione, taglio, cucitura e perfezionamento dele scene dei suoi film, della difficoltà della poesia, dello sfinimento creativo e del capolavoro che alla fine ne emerge, perfetto nelle forme e colori, nell'adeguamento al gusto del pubblico che indossa il film e lo fa suo, come una donna può far suo un abito bellissimo. L'amore passione e la caparbietà di lei trionfano alla fine su colui che trasforma alla fine se stesso in un bellissimo abito per modellarsi al corpo e all'anima dell'amata. Il sarto ne accetta le debolezze e le imperfezioni, l'amore potente e coraggioso che lo rende alla fine a se stesso donandogli la matura e piena consapevolezza di sé.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giuliacortella »
[ - ] lascia un commento a giuliacortella »
|
|
d'accordo? |
|
|