giajr
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mercoledì 28 febbraio 2018
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pacatezza e raffinatezza che ti tengono sul filo
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Pacato e raffinato, ma al contempo stimolante... Sapiente è la capacità nel trattenere l'attenzione dello spettatore. Un film che possiamo paragonare ad un ricamo eseguito da un'abile mano di una anziana signora ... assimilabile ad una canzone soft jazz, del tipo blue moon di Billie Holiday, cantata da Frank Sinatra (anni '50). Il filo nascosto è un'opera che rimarrà nel tempo e che diventerà sicuramente un film cult. Un'ambigua relazione tra tutti i protagonisti (lui, lei, la sorella, le clienti, il medico), in cui il non detto determina il fulcro del film. Una NON introspezione che porta ad analizzare i personaggi fino all'ultimo fotogramma; un finale inatteso e non prevedibile sono le due alchimie che possono consentire molteplici chiavi interpretative.
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Pacato e raffinato, ma al contempo stimolante... Sapiente è la capacità nel trattenere l'attenzione dello spettatore. Un film che possiamo paragonare ad un ricamo eseguito da un'abile mano di una anziana signora ... assimilabile ad una canzone soft jazz, del tipo blue moon di Billie Holiday, cantata da Frank Sinatra (anni '50). Il filo nascosto è un'opera che rimarrà nel tempo e che diventerà sicuramente un film cult. Un'ambigua relazione tra tutti i protagonisti (lui, lei, la sorella, le clienti, il medico), in cui il non detto determina il fulcro del film. Una NON introspezione che porta ad analizzare i personaggi fino all'ultimo fotogramma; un finale inatteso e non prevedibile sono le due alchimie che possono consentire molteplici chiavi interpretative. Perché è stato scelto il titolo "il filo nascosto"? sicuramente per i messaggi che l'artista nascondeva nei suoi abiti ma anche quel sottile filo perverso che lega i due protagonisti principali. Come in tanti film vi è un tema che torna: la vulnerabilità del potente e dell'uomo di successo. Un film magistrale nella regia, nella fotografia, nella scenografia. Perfettamente ritagliati i ruoli degli attori calati nei personaggi, in una capacità interpretativa eccellente. I colori e le luci calde ed avvolgenti si riallacciano al concetto soft jazz/blues cui la forma originale è caratterizzata da una struttura melodica ripetitiva (lo star male del protagonista, la sua debolezza, poi la sua ripresa, la forza e ancora lo star male, la debolezza, la ripresa... e via di questo passo...). Parola di giajr.com
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michelecamero
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venerdì 2 marzo 2018
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amore, dominio, sopraffazione
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Un film tecnicamente ineccepibile che riporta lo spettatore al messaggio originario del cinematografo, cioè quello di raccontare una storia e di farlo avvalendosi di interpreti all’altezza e, per certi versi, superlativi. Altrimenti per quale motivo in poco più di un secolo di vita, il cinema è stato in grado di saccheggiare tanto la letteratura mondiale, fornendo immagini, figure, fotografia, colori, ambientazioni, paesaggi alle capacità narrative degli scrittori ed alle fantasie dei lettori? Raccontare una storia per il cinema tuttavia non significa svelarla nella sua elementarietà. Perché le storie degli umani sono complesse, a volte incomprensibili, contraddittorie, giocate sul filo psicologico del conflitto, o del gioco, o anche dell’amore che si fa odio, lotta, sopraffazione, giogo, eccesso.
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Un film tecnicamente ineccepibile che riporta lo spettatore al messaggio originario del cinematografo, cioè quello di raccontare una storia e di farlo avvalendosi di interpreti all’altezza e, per certi versi, superlativi. Altrimenti per quale motivo in poco più di un secolo di vita, il cinema è stato in grado di saccheggiare tanto la letteratura mondiale, fornendo immagini, figure, fotografia, colori, ambientazioni, paesaggi alle capacità narrative degli scrittori ed alle fantasie dei lettori? Raccontare una storia per il cinema tuttavia non significa svelarla nella sua elementarietà. Perché le storie degli umani sono complesse, a volte incomprensibili, contraddittorie, giocate sul filo psicologico del conflitto, o del gioco, o anche dell’amore che si fa odio, lotta, sopraffazione, giogo, eccesso. Tanto di tutto questo ed anche oltre è rappresentato in questa narrazione che Anderson ci presenta con la storia di un grande sarto londinese degli anni ’50, uno di quelli insomma al servizio della miglior nobiltà europea, ma anche della più ricca borghesia continentale. Un artista, un creativo ossessionato dalla sua mania di perfezione, ma anche in grado di riconoscere, ringraziandoli, il contributo di coloro che, alla perfezione del risultato finale, hanno contribuito. Per continuare a creare si è ritagliato una vita scandita con regolarità dalle sue metodiche ripetitività, dalle pignolerie, dai silenzi, dalle compagnie femminili che, attorno a lui ricco scapolo impenitente, girano (e svolazzano) a far da cornice, da platea, da musa ispiratrice fino ad un prossimo giro. Quando però arriva Alma, cameriera anche sgraziata, ma volitiva e perspicace, pian piano il gioco muta e chi dominava, pensandosi forte, finirà con essere dominato, arrendendosi finalmente alle sue fragilità, con cedevole consapevolezza. Un film sul gioco della seduzione, ma anche sul potere dell’uomo sul proprio simile e sul piacere dell’arrendevolezza finale che cede il passo all altro perfino in quello che era stato il proprio ruolo di numero 1.
michelecamero
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zim
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sabato 3 marzo 2018
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la forma del desiderio
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Lo stile è la forma del desiderio. Disegno stoffe danno corpo all'eterna amante il cui nome è cucito segreto tra le pieghe del vestito che copre le nudità della nostra anima, meglio, del niente che ci seduce perfidamente. Pascal affidò alle pieghe del suo paltò le (sue) estasi mistiche. Vanzina ci cucinò un titolo che era stato di un film, mai fatto, da Antonioni e però a proposito del Ferrarese non dimentichiamo la splendida Lucia Bosè in Cronaca di un amore (1950) vestita alla moda dell'epoca comune, solo in questo, al film.
Il protagonista del film golosissimo sarto d'alta classe cela tra le fodere il nome della madre maestra e fantasma di perfezione.
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Lo stile è la forma del desiderio. Disegno stoffe danno corpo all'eterna amante il cui nome è cucito segreto tra le pieghe del vestito che copre le nudità della nostra anima, meglio, del niente che ci seduce perfidamente. Pascal affidò alle pieghe del suo paltò le (sue) estasi mistiche. Vanzina ci cucinò un titolo che era stato di un film, mai fatto, da Antonioni e però a proposito del Ferrarese non dimentichiamo la splendida Lucia Bosè in Cronaca di un amore (1950) vestita alla moda dell'epoca comune, solo in questo, al film.
Il protagonista del film golosissimo sarto d'alta classe cela tra le fodere il nome della madre maestra e fantasma di perfezione. Toccherà alla signorina di turno, stanca di fare da manichino e da turista in mondi e modi che le sono estranei, e forse anche un po' innamorata, scucire il mistero e realizzare a sorpresa l'intimo desiderio di del suo sarto goloso: Un nirvana casalingo in sintonia la fine del Buddha. Film patinato, dalla musica a tratti invasiva e con qualche piccola volgarità anche questa, ahimè, di maniera. Attori bravi che però non riescono a suturare del tutto una trama sostanzialmente debole.
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vincenzoambriola
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sabato 24 febbraio 2018
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la regola d'arte
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Londra, anni 50. Siamo in una famosa maison di alta moda, dove Reynolds Woodcock detta legge e veste regine, principesse e ricche borghesi. Lo fa con classe, gusto e a regola d'arte. La stessa regola d'arte che applica alla sua vita, meticolosamente ritagliata e ricamata sulle sue passioni, i suoi vizi e i suoi desideri. Ma per svolgere il suo lavoro, anche Reynolds ha bisogno di una persona che lo segua, indossi le sue creazioni, gli faccia silenziosamente compagnia a colazione, quando inizia la sua giornata di lavoro, ispirato e creativo. Una persona che però ha anch'essa una sua regola d'arte nella vita, avere un uomo tutto per sé, con cui condividere gioie e passioni.
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Londra, anni 50. Siamo in una famosa maison di alta moda, dove Reynolds Woodcock detta legge e veste regine, principesse e ricche borghesi. Lo fa con classe, gusto e a regola d'arte. La stessa regola d'arte che applica alla sua vita, meticolosamente ritagliata e ricamata sulle sue passioni, i suoi vizi e i suoi desideri. Ma per svolgere il suo lavoro, anche Reynolds ha bisogno di una persona che lo segua, indossi le sue creazioni, gli faccia silenziosamente compagnia a colazione, quando inizia la sua giornata di lavoro, ispirato e creativo. Una persona che però ha anch'essa una sua regola d'arte nella vita, avere un uomo tutto per sé, con cui condividere gioie e passioni. E allora le due regole si scontrano, si confrontano, si trovano. Un film elegante, lineare ma mai banale, costruito sul tema del dominio e della sua accettazione, ma anche dell'amore e del fuoco che scatena. Gli altri dettagli, su cui si basa questo scontro di regole, sono tutti da scoprire, guardandolo e godendolo.
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flyanto
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lunedì 26 febbraio 2018
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un amore folle
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"Il FIlo Nascosto", candidato all'Oscar di quest'anno (anche per l'ottima interpretazione dell'attore Daniel Day-Lewis), racconta la storia di un famoso e talentuoso couturier che nella Londra degli anni '50 crea splendidi, raffinati e costosi abiti per le signore dell'alta società provenienti da tutta Europa. Bell'uomo, soprattutto affascinante nei modi e nel relazionarsi alle sue clienti, oltre al fatto di essere un creatore originale ed un fuori classe nel campo della creazione e pertanto ambito da tutte le donne, il protagonista, scapolo, è anche un uomo molto preciso, quasi maniacale, lunatico (come si confà ai grandi artisti) e spesso stanco della routine e della banalità in generale.
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"Il FIlo Nascosto", candidato all'Oscar di quest'anno (anche per l'ottima interpretazione dell'attore Daniel Day-Lewis), racconta la storia di un famoso e talentuoso couturier che nella Londra degli anni '50 crea splendidi, raffinati e costosi abiti per le signore dell'alta società provenienti da tutta Europa. Bell'uomo, soprattutto affascinante nei modi e nel relazionarsi alle sue clienti, oltre al fatto di essere un creatore originale ed un fuori classe nel campo della creazione e pertanto ambito da tutte le donne, il protagonista, scapolo, è anche un uomo molto preciso, quasi maniacale, lunatico (come si confà ai grandi artisti) e spesso stanco della routine e della banalità in generale. Presso l'atelier dove lavora egli è circonato da fidate ed ottime sarte e collabora per ciò che riguarda la gestione della Maison con sua sorella, una zitella algida, molto severa ed in pratica all'unisono con il suddetto fratello. Di tanto in tanto l'uomo si 'incapriccia' di qualche bella donna di cui però presto si stanca e conseguentemente lascia (o fa lasciare dalla sorella). Un giorno, in un momento di sua crisi e stanchezza personale, egli trascorre qualche giorno nella dimora di famiglia in campagna dove, in un lounge bar, incontra una cameriere che lo affascina immediatamente. Ovviamente ricambiato, il famoso sarto inizia con la giovane donna, peraltro un poco goffa nei modi, una relazione sentimentale in cui però egli, come sempre preso più dal suo lavoro creativo, è altalenante riguardo l'attenzione nei confornti della compagna, mentre quest'ultima, ormai insediatasi, anche fidicamente, nella vita e nella casa dell'uomo, si attacca sempre di più a lui, divenendo estremamente gelosa delle altre donne, ed addirittura dell'attività sartoriale che assorbe così tanto e profondamente il proprio compagno. A questo punto, ella inizierà, a escogitare ogni mezzo al fine di mantenersi stretto a sè il suo amato....
Il film, risutla molto ben girato e soprattutto ben interpretato, con un Daniel Day-Lewis che spicca in maniera eclatante su tutti gli altri attori. Inoltre, l'epoca degli anni Cinquanta ed il mondo della moda di quel periodo sono riprodotti alla perfezione e con accuratezza, uniti, peraltro, ad una splendida fotografia che ritrae in maniera suggestiva, quasi fossero dei dipinti, tutte le scene (per la sontuosità e la bellezza degli abiti, seppure di epoche diverse, e delle loro prove, "Il Filo Nascosto" rimanda un poco a "L'Età dell'Innocenza" di Martin Scorsese e, peraltro, sempre con Daniel Day-Lewis) e così dal punto di vista stilistico non vi è nulla da obiettare, anzi, proprio il contrario. Ma nel suo insieme il film risulta troppo patinato ed affettato e ciò, unito alla lunga durata della pellicola, appesantisce un poco l'opera, svilendone, purtroppo, il valore. In più e a ciò si aggiunge la scarsa veridicità della trama, almeno per ciò che concerne alcuni aspetti di essa, e l'eccessiva impronta romantica, "Il FIlo Nascosto" perde molti punti a suo favore. E ciò è un vero peccato per un'opera che, scevra da questi 'sovracarichi' , sarebbe stata perfetta in tutte le sue parti.
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maumauroma
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sabato 10 marzo 2018
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il filo nascosto
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Negli anni 50, a Londra, Reynolds Woodcock era considerato tra i piu' famosi stilisti di moda. Nella sua elegante " maison" entravano le signore dell'alta borghesia e della nobilta' del Regno Unito. spinte dalla fiera ambizione di poter indossare gli eleganti abiti disegnati dal celebre sarto. Uomo appassionato del suo lavoro, meticoloso e preciso, Woodcock era conscio del fascino che esercitava sulle donne. Collezionava conquiste femminili una dopo l' altra, conquiste che la sorella Cyril, socia in affari, provvedeva solertamente a giudicare, catalogare e quasi sempre a cercare di eliminare dal cuore algido del fratello per la salvaguardia della Casa.
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Negli anni 50, a Londra, Reynolds Woodcock era considerato tra i piu' famosi stilisti di moda. Nella sua elegante " maison" entravano le signore dell'alta borghesia e della nobilta' del Regno Unito. spinte dalla fiera ambizione di poter indossare gli eleganti abiti disegnati dal celebre sarto. Uomo appassionato del suo lavoro, meticoloso e preciso, Woodcock era conscio del fascino che esercitava sulle donne. Collezionava conquiste femminili una dopo l' altra, conquiste che la sorella Cyril, socia in affari, provvedeva solertamente a giudicare, catalogare e quasi sempre a cercare di eliminare dal cuore algido del fratello per la salvaguardia della Casa. Lo stilista sembrava un uomo pressocche' inattacabile dalle passioni. Per lui le donne erano soprattutto corpi da misurare in centimetri, figure da valutare se degne di diventare pregevoli contenitori per i suoi vestiti, oppure modelle adatte a partecipare alle sfilate. Tutto questo fino all' incontro con Alma, incontro irrimediabilmente destinato a destabilizzare il suo rapporto con le donne. Perche' Alma, donna semplice ma pervicacemente ostinata nel suo amore, riuscira' a infrangere quella corazza di cinismo affettivo che lo stilista si era costruito negli anni, fara' riemergere dalla profondita' della sua coscienza quel bisogno inespresso di regressione agli anni della sua ' infanzia, quando l' adorata e possessiva mamma lo consolava teneramente con baci e carezze durante le notti di malattia e di dolore. E lo fara' con un metodo originale, raffinato e perverso, che entrambi finiranno per trovare estremamente soddisfacente. Pharmakon e Eros. Anche in questa sua ultima opera Paul Thomas Anderson si conferma abile, profondo e freddo esploratore delle emozioni umane e delle sofferte e complesse relazioni che finiscono per crearsi nei rapporti interpersonali. E lo fa attaverso la densita' e la profondita' dei primi piani, con l' originale variare della intensita' del sonoro a seconda degli stati d' animo dei protagonisti, con l' uso continuo e quasi asfissiante della raffinata colonna sonora che finisce quasi per soffocare i bei dialoghi. Pregevole la fotografia, raffinati i costumi e bravi tutti gli attori
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silvanobersani
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lunedì 12 marzo 2018
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difficilmente facile
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E' un'opera introspettiva, che gioca sulle situazioni e sulla personalità complessa e contradditoria dei personaggi prima ancora che sulla sottile trama narrativa, che appunto, rimane allusivamente nascosta. L'ambientazione è quindi solo un pretesto, una cornice, ed in ultima analisi è la quinta teatrale per la messa in scena di scatole cinesi di regole, paranoie, lacerazioni irrisolte e fragilità a malapena contenute. Reynold Woodcock, genio creativo e beniamino della jet society londinese, è un uomo dolorosamente diviso tra l'immagine smart che le sue clienti vogliono da lui, tra la sua apparenza fatta di certezze fondate su un cronometrico cerimoniale ed infine con la sua personalità devastata da contraddizioni edipiche e sindrome di Peter Pan.
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E' un'opera introspettiva, che gioca sulle situazioni e sulla personalità complessa e contradditoria dei personaggi prima ancora che sulla sottile trama narrativa, che appunto, rimane allusivamente nascosta. L'ambientazione è quindi solo un pretesto, una cornice, ed in ultima analisi è la quinta teatrale per la messa in scena di scatole cinesi di regole, paranoie, lacerazioni irrisolte e fragilità a malapena contenute. Reynold Woodcock, genio creativo e beniamino della jet society londinese, è un uomo dolorosamente diviso tra l'immagine smart che le sue clienti vogliono da lui, tra la sua apparenza fatta di certezze fondate su un cronometrico cerimoniale ed infine con la sua personalità devastata da contraddizioni edipiche e sindrome di Peter Pan. Ma Alma, che non ci sta a giocare con le sue regole del gioco e ad essere confinata al ruolo di ennesima vestale di questa liturgia, impone lentamente ma coerentemente le sue regole del gioco, mettendo in crisi le certezze e le sicurezze di Reynold e allo stesso tempo proponendosi come infermiera per le sue sofferenze. Ed è in questo sottile gioco di supremazia reclamata, affermata, negata e di nuovo reclamata che si dipana la vicenda del film. Che sicuramente si ispira a grandi maestri della cinematografia, ma che non rimane esente da un calligrafismo un po' di maniera.
Alla composizione felice dell'opera nuoce un po' il senso claustrofobico che induce la sequenza quasi senza soluzione di continuità di primi piani insistiti e reiterati sui due protagonisti. Magari un po' più di leggerezza nel montaggio, anche eventualmente a discapito di qualche brandello narrativo fin troppo esplicitato avrebbe giovato. Ma il film, pur non appartenendo alla categoria dei capolavori, ne esce con una sua dignità e con buone ragioni per essere visto. Belli i costumi, che giustamente si portano a casa una messe di trofei, bella la colonna sonora se pure un tantino scontata, gigantesca l'interpretazione di Daniel Day-Lewis, che ci offre una chiave attoriale sicuramente originale ed efficace. Un Oscar al doppiaggio a Massimo Lodolo: non abbiamo visto la versione originale ma siamo certi che stavolta il doppiaggio ci mette molto del suo.
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kimkiduk
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domenica 25 febbraio 2018
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bellezza arrogante
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Daniel Day Lewis la sicurezza ma anche forse il problema. E' talmente perfetto da essere arrogante. Il film deve essergli costruito intorno. Si sente quasi l'aria pesante del sopportarlo sia come sarto nel film, decisamente da schiaffi, sia come attore, decisamente perfetto fino alla nausea.
La perfezione spesso è un difetto anche se qui arte.
Il film è bellissimo esteticamente, non noioso malgrado la non dinamicità, fotografia splendida, costumi anche.
Si aspettava così e da Anderson insieme a DDL certo si sapeva che sarebbe stato così.
Come spesso accade in questi film il difetto è proprio l'ingessatura della scenografia, che dovendo girare solo dietro una persona risulta quasi "noiosa" e noiosa lo scrivo tra virgolette per rispetto dell'arte del cinema di questo film.
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Daniel Day Lewis la sicurezza ma anche forse il problema. E' talmente perfetto da essere arrogante. Il film deve essergli costruito intorno. Si sente quasi l'aria pesante del sopportarlo sia come sarto nel film, decisamente da schiaffi, sia come attore, decisamente perfetto fino alla nausea.
La perfezione spesso è un difetto anche se qui arte.
Il film è bellissimo esteticamente, non noioso malgrado la non dinamicità, fotografia splendida, costumi anche.
Si aspettava così e da Anderson insieme a DDL certo si sapeva che sarebbe stato così.
Come spesso accade in questi film il difetto è proprio l'ingessatura della scenografia, che dovendo girare solo dietro una persona risulta quasi "noiosa" e noiosa lo scrivo tra virgolette per rispetto dell'arte del cinema di questo film.
Non so se vincerà il quarto Oscar Lewis, non penso, ma certo che è mostruosamente bravo e maledettamente perfetto.
Non so se vincerà altro questo film, qualcosa di certo lo merita.
Però quando compri Ronaldo o Messi o Maradona la squadra deve giocare solo per loro ed il risultato dipende solo da loro in questo caso LUI.
Ci riesce come sempre ma non esalta come speravo.
Una citazione anche alla trama ... ho trovato bellissimo la ricerca dell'amore anche attraverso il dolore o la paura della morte, come ultimo tentativo di stare uniti. Bellissimo nella sua follia, ma è un altro connubio di Anderson riuscito, forse uno dei pochi per dare vita ad una trama fin troppo piatta ed abbandonata quasi esclusivamente all'interpretazione.
DDL ha detto che sarà l'ultimo suo film; mi sembra lo disse anche dopo Lincoln e lo disse anche prima di Gang of NY. Spero ci ripensi, il cinema ne perderebbe.
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[+] abbastanza d'accordo
(di jackbeauregard)
[ - ] abbastanza d'accordo
[+] gastroenterite amorosa da .... oscar.?
(di giannaccio)
[ - ] gastroenterite amorosa da .... oscar.?
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roberteroica
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domenica 4 marzo 2018
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il filo nascosto
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“Il filo nascosto” è un film da vedere. Magari per contestarne l’aurea di capolavoro che sta circondando la sua uscita nelle sale italiane. Magari per essere affascinati dal gioco supremo degli interpreti. O per tentare di disinnescare il sospetto di un progetto nato e cresciuto un po’ troppo a tavolino. Nell’Inghilterra degli anni Cinquanta, Reynolds (Daniel Day Lewis, eccellente, purtroppo alla sua ultima interpretazione se dobbiamo credere a quanto dichiarato alla stampa) un sarto eccelso, uno che fa solo abiti per nobili e aristocratici, meticoloso, ossessivo, maniacale, con una degna sorella, anch’ella glaciale e tipicamente british (Lesley Manville).
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“Il filo nascosto” è un film da vedere. Magari per contestarne l’aurea di capolavoro che sta circondando la sua uscita nelle sale italiane. Magari per essere affascinati dal gioco supremo degli interpreti. O per tentare di disinnescare il sospetto di un progetto nato e cresciuto un po’ troppo a tavolino. Nell’Inghilterra degli anni Cinquanta, Reynolds (Daniel Day Lewis, eccellente, purtroppo alla sua ultima interpretazione se dobbiamo credere a quanto dichiarato alla stampa) un sarto eccelso, uno che fa solo abiti per nobili e aristocratici, meticoloso, ossessivo, maniacale, con una degna sorella, anch’ella glaciale e tipicamente british (Lesley Manville). I due a capo della sartoria ereditata dalla madre, cercano una nuova modella. La trovano in una giovane cameriera, Alma (Vicky Krieps, ottima) che, chiamata a servizio, si innamora del suo datore di lavoro e dimostra ben presto un peperino all’altezza del ruolo. L’americano Paul Thomas Anderson si dimostra invece un regista eclettico e preparatissimo (la messa in scena è davvero studiata al dettaglio) ed è convincente (anche se non particolarmente folgorante) nel portare avanti lo srotolarsi di un’ossessione, che, come un abito da sposa, diventa qualcosa di diverso, progressivamente, ad ogni passaggio. Il nascere di un rapporto di dominanza sadomasochistica e di amore, a suo modo. A tratti sembra di essere in un film di Manckiewicz (lo straordinario“Il fantasma e la signora Muir” tanto per fare un nome, e infatti anche qui, ad un tratto si presenta uno spettro, dietro una porta) per altri versi viene in mente “The Beguiled” di Cullinam/Don Siegel/Sofia Coppola. Ma l’accelerazione del quarto d’ora finale può anche non convincere in pieno. Cosi’ come i messaggi in una bottiglia che il bravo sarto cuce all’interno delle sue creazioni. Che restano lampi esoterici, senza una vera risposta.
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michele w. sorrentino
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domenica 25 marzo 2018
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il film nascosto
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Sono andato a vedere questo film con tantissime aspettative. Condidato agli Oscar ed al Golden Globe presupposti interessanti ma a mio avviso non sufficienti. La prima metà del film è troppo lento , e nonostante la lentezza il regista non ha trovato il modo di spiegare esaustivamente la relazione tra i protagonisti , come l’approccio e l’evolversi della stessa . La seconda metà priva di colpi di scena,visto che non considero l’andare a ballare a capodanno un colpo di testa . La storia doveva essere più enfatizzata e valorizzata .L’unico colpo di scena vero è stato introdotto quasi per nulla ,come d’altronde l’accettazione dello stesso da parte del protagonista Reynolds . L’unica figura degna di nota è la sorella Cyril che è stata impeccabile ma la sua performance può incidere davvero poco sulla valutazione finale .
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Sono andato a vedere questo film con tantissime aspettative. Condidato agli Oscar ed al Golden Globe presupposti interessanti ma a mio avviso non sufficienti. La prima metà del film è troppo lento , e nonostante la lentezza il regista non ha trovato il modo di spiegare esaustivamente la relazione tra i protagonisti , come l’approccio e l’evolversi della stessa . La seconda metà priva di colpi di scena,visto che non considero l’andare a ballare a capodanno un colpo di testa . La storia doveva essere più enfatizzata e valorizzata .L’unico colpo di scena vero è stato introdotto quasi per nulla ,come d’altronde l’accettazione dello stesso da parte del protagonista Reynolds . L’unica figura degna di nota è la sorella Cyril che è stata impeccabile ma la sua performance può incidere davvero poco sulla valutazione finale . I personaggi erano totalmente scollegati non vi era il ben che minimo coinvolgimento. Capisco poi il voler essere sottili ma il film si deve sviluppare . Il titolo più che il filo nascosto dovrebbe essere “IL FILM NASCOSTO”. Un ulteriore aspetto ,che mi ha lasciato del tutto basito è stata la poca consapevolezza nella gestione del tempo a disposizione . Non è possibile utilizzare così male 130 minuti facendo epilogare in un modo così frettoloso ed inadeguato un film così pesante e lento. Sconsiglio vivamente la visione di questo film .
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