scarface9
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martedì 20 marzo 2018
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denzel is always denzel
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Tra il legal-thriller ed il drammatico ed ambientato in una LA sporca e violenta, il film ruota tutto sull’attività, le azioni e, persino, il pensiero del protagonista, avvocato attivista rimasto sempre nell’ombra fino alla morte del capo dello studio legale dove lavora. Da lì, costretto a lasciare lo studio, si aprirà un nuovo percorso professionale e di vita che lo porterà a rivedere profondamente la personale visione del “sistema”, fino addirittura ad un cambiamento totale del proprio comportamento. Un’altra enorme prova attoriale di Denzel Washington che interpreta un uomo stravagante, dai radicali principi e dettami di vita, che in maniera quasi autistica, cerca invano di condividerli con chiunque, trovando quasi sempre reazioni sbalordite ai propri ragionamenti.
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Tra il legal-thriller ed il drammatico ed ambientato in una LA sporca e violenta, il film ruota tutto sull’attività, le azioni e, persino, il pensiero del protagonista, avvocato attivista rimasto sempre nell’ombra fino alla morte del capo dello studio legale dove lavora. Da lì, costretto a lasciare lo studio, si aprirà un nuovo percorso professionale e di vita che lo porterà a rivedere profondamente la personale visione del “sistema”, fino addirittura ad un cambiamento totale del proprio comportamento. Un’altra enorme prova attoriale di Denzel Washington che interpreta un uomo stravagante, dai radicali principi e dettami di vita, che in maniera quasi autistica, cerca invano di condividerli con chiunque, trovando quasi sempre reazioni sbalordite ai propri ragionamenti. Film non perfetto nella scrittura, ma assolutamente da vedere per ammirare una nuova magistrale interpretazione dell’eterno e sempre giovane Denzel, sorretto da un buon cast di supporto, in cui vorrei menzionare, finalmente, una buona prova di Colin Farell.
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vincenzoambriola
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domenica 3 giugno 2018
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grandi ideali di un tempo che fu
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Roman è un avvocato che lavora in seconda fila, preparando gli atti di cause legali a difesa di clienti spesso incapaci di pagare la parcella. Improvvisamente si trova in prima fila, esposto alla rude e spietata legge dei tribunali americani, dei compromessi, della ricerca forsennata del denaro. Come un dinosauro estinto in un mondo che non c'è più, Norman vaga stupito e fuori dal tempo fino a quando compie un errore, forse l'unico della sua vita. Ritratto preciso della realtà americana, è un film che colpisce per il ricordo di ideali che hanno infiammato intere generazioni di giovani ribelli, che hanno sradicato profonde ingiustizie ma che oggi appaiono vecchi, stantii.
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Roman è un avvocato che lavora in seconda fila, preparando gli atti di cause legali a difesa di clienti spesso incapaci di pagare la parcella. Improvvisamente si trova in prima fila, esposto alla rude e spietata legge dei tribunali americani, dei compromessi, della ricerca forsennata del denaro. Come un dinosauro estinto in un mondo che non c'è più, Norman vaga stupito e fuori dal tempo fino a quando compie un errore, forse l'unico della sua vita. Ritratto preciso della realtà americana, è un film che colpisce per il ricordo di ideali che hanno infiammato intere generazioni di giovani ribelli, che hanno sradicato profonde ingiustizie ma che oggi appaiono vecchi, stantii. Forse è il linguaggio movimentista di Roman, la sua caparbietà, che lo rende alieno, quasi incomprensibile. Una splendida interpretazione di Denzel Washington che, invece, colpisce il bersaglio con grande maestria.
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eugenio
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martedì 5 giugno 2018
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la fredda lama della purezza
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Eppure un Denzel Washington così io non ricordo di averlo visto. Look pittoresco, pettinatura afro, atteggiamento antoconformista, profondamente idealista, ancorato ai valori ferrei, in tenace aiuto di chi soffre. Un’intepretazione ricca di sfumature che l’attore ben riesce a palesare coinvolgendo emotivamente e perché no, anche intellettualmente, lo spettatore in una vicenda che riporta quest’ultimo ai lontani anni ’70 .
End of Justice: Nessuno è innocente(Roman J. Israel, Esq.), questo il titolo del film -con tanto di sottotitolo- è l’opera seconda di Dan Gilroy, noto per l’ottimo esordio de Lo sciacallo, con un Jake Gyllehah protagonista, che non dimenticheremo facilmente.
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Eppure un Denzel Washington così io non ricordo di averlo visto. Look pittoresco, pettinatura afro, atteggiamento antoconformista, profondamente idealista, ancorato ai valori ferrei, in tenace aiuto di chi soffre. Un’intepretazione ricca di sfumature che l’attore ben riesce a palesare coinvolgendo emotivamente e perché no, anche intellettualmente, lo spettatore in una vicenda che riporta quest’ultimo ai lontani anni ’70 .
End of Justice: Nessuno è innocente(Roman J. Israel, Esq.), questo il titolo del film -con tanto di sottotitolo- è l’opera seconda di Dan Gilroy, noto per l’ottimo esordio de Lo sciacallo, con un Jake Gyllehah protagonista, che non dimenticheremo facilmente.
E anche qui in effetti Denzel, specchio distorto dello sciacallo Jake, offre una performance di ottima fattura, retta dal deciso doppiaggio di Francesco Pannofino.
La trama suona non particolarmente originale ma questo è marginale, almeno nella prima ora. Questo buffo, anacronistico personaggio, appunto, Roman J Israel (dalla vaga origine ebraica) è un avvocato “nell’ombra”di uno studio di Los Angeles che si occupa, in particolare, delle cause pro bono, quelle a favore di indigenti, coloro che un avvocato non possono permetterselo. Roman ha sempre agito nell’ombra, da archivista, per la sua indole assai poco propensa ad accogliere ingiustizie (cosa a cui un avvocato dovrebbe essere abituato di mestiere ma tant’è), caratteristica che ha portato William Jackson, il suo collega a muoverlo nelle “retrovie oscure” delle pratiche d’ufficio. Tuttavia, una malattia occorsa a quest’ultimo (che lo porterà alla morte), costringerà Roman a prendere di petto la sua prima causa con conseguenze poco piacevoli. A peggiorare la situazione, il rischio di una chiusura dello studio e lo sfuttamento, ad opera di un cinico socio, (intepretato da un Colin Farrell non sempre all’altezza), delle potenzialità di Roman come specchietto per le allodole di facili guadagni. Ma barcamenarsi in un mondo difficile e complicated metterà a dura prova la coscienza proba del nostro rasta protagonista. Fino a una tentazione illegale che cambierà per sempre il destino di Roman, spazzando via quella tenue luce amorosa che avrebbe potuto salvarlo.
Tagliato, ahimè di dodici minuti in seconda versione dallo stesso regista (con una durata non decisamente incline alla visione, oltre due ore), End of Justice è un film spezzato in due. Data la lunghezza, si può anche dire che siano due film “incollati” alla bell’è meglio dall’intepretazione di un Denzel Washington in stato di grazia che nella prima parte, supera persino per bravura Gyllehah ne Lo sciacallo.
Tuttavia, quello che poteva essere un convincente apologo di un’epoca al tramonto, di un attivismo dal potere nero che suona di comunità e libertà post-sessantottina, in End of Justice, si traduce in un esperimento di un uomo “straniero” in un mondo di predatori, squali (ben incarnati dalla figura di Colin Farrell) e del suo inevitabile coinvolgimento emotivo brusco e a tratti poco coerente, di una purezza corrotta -con tanto di pentimento e castigo finale- dai demoni di una prepotenza fatale in un turbillon precipitoso e deleterio.
Resta la piacevole figura di uomo, antieroe con i poster di Angela Davis alle pareti, che si ostina a chiamare le donne di colore “sister” e applica formule di cortesia e di dignità, come l’Esquire che aggiunge al suo nome e di cui spiega il significato - “più di gentiluomo e meno di cavaliere” - che gli altri non comprendono.
Resta malgrado tutto Roman leitomotiv di un’onestà di fondo negata in un mondo in cui non c’è più spazio per i cavalieri, privo di un’etica sociale, indifferente ai sentimenti ma incline solo al cinismo del vile denaro.
Sono passati quasi quarant’anni e, uscendo dalla sala pensiamo, cosa è cambiato?
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[+] malcolm x
(di no_data)
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felicity
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venerdì 2 novembre 2018
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un film costruito attorno al grandissimo denzel
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Un ottimo film, probabilmente lento rispetto a quanto si vede oggi in genere, ma solido, stile anni 70.
Denzel Washington è superlativo nell'interpretazione di un personaggio complesso e multisfaccettato, lo si coglie subito.
Un godimento pure la performance di Farrell, un vero capolavoro di equilibrismo.
Una riflessione su come le persone possano cambiare in base alle circostanze in cui si trovano, su come si possa sbagliare e si debba perdonarsi.
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udiego
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lunedì 4 giugno 2018
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end of justice
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Dan Gilroy, fratello del più noto Tony, porta al cinema con “End of Justice – Nessuno è Innocente” un film che ci racconta i turbamenti di un personaggio che passa dall’essere un integerrimo ed indistruttibile paladino della giustizia ad un uomo che, rassegnatosi alla rinuncia ai propri ideali, intraprende un viaggio che lo vedrà pensare solo a se stesso, fino a commettere azioni che non avrebbe mai immaginato di poter compiere.
Il film poggia tutto sul personaggio di Roman J.
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Dan Gilroy, fratello del più noto Tony, porta al cinema con “End of Justice – Nessuno è Innocente” un film che ci racconta i turbamenti di un personaggio che passa dall’essere un integerrimo ed indistruttibile paladino della giustizia ad un uomo che, rassegnatosi alla rinuncia ai propri ideali, intraprende un viaggio che lo vedrà pensare solo a se stesso, fino a commettere azioni che non avrebbe mai immaginato di poter compiere.
Il film poggia tutto sul personaggio di Roman J. Israel e sulla convincente performance di Denzel Washington (nomination all’Oscar per questo film), bravo e capace di entrare in un personaggio non semplice e che lo ha costretto a diverse trasformazioni anche di carattere fisico. Il regista californiano, che si è occupato anche della sceneggiatura -tra l’altro quella di scrivere film è la sua attività principale- dimostra particolare dimestichezza nella costruzione del protagonista e buona capacità nell’immergerlo in un contesto sociale ambiguo, dove tutto è votato all’individualismo ed al profitto, in perenne contrasto con i suoi ideali di giustizia e di solidarietà reciproca.
Purtroppo però la sceneggiatura, dopo essere riuscita a mostrarci questi interessanti spunti, non riesce praticamente mai a svilupparli in modo convincete. L’incipit concentra lo spettatore sull’azione compiuta da Roman, in netto contrasto con i suoi principi, e lo distoglie dallo sviluppo psico-sociale che provoca questa trasformazione nel protagonista. Anche i personaggi di contorno sono inseriti senza integrarsi nel contesto: Maya (Carmen Ejogo), che dovrebbe rappresentare il filo che tiene attaccato Roman alla sua moralità, pare più un personaggio costruito per riempire alcuni momenti di stanca del film, ed anche George (Colin Farrell) fatica ad entrare nella vicenda senza lasciare quasi mai il segno.
“End of Justice – Nessuno è Innocente” è un film che esprime delle idee interessanti e dalle forti potenzialità, ma che ha numerose carenze nello svilupparle, non riuscendo a coinvolgere lo spettatore a dovere. L’opera raggiunge la sufficienza grazie ad un Denzel Washington bravo ed intenso nel trasmettere i sentimenti che pervadono il suo personaggio. Questo non basta per fare del film un gran lavoro, ma è sufficiente al pubblico per guardarselo senza annoiarsi particolarmente.
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flyanto
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giovedì 14 giugno 2018
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un avvocato tutto di un pezzo
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L’attore Denzel Washington, completamente irriconoscibile in quanto pesantemente ingrassato ed accuratamente truccato e pettinato, è il protagonista del film “End of Justice” del regista Dan Gilroy. Il suo ruolo è quello di un avvocato molto in gamba e preparato ma parecchio idealista e pertanto molto mal visto e scomodo a tutti che non comprendono e non accettano completamente la sua rettitudine ed il suo netto e continuo rifiuto a scendere a patti se non d’accordo. Ciò, però, quando morirà il suo socio che sempre, invece, lo ha sostenuto, non gli gioverà affatto ed, anzi, gli procurerà talmente tanti problemi e nemici che, per una sorta di tranquillità e per un rivolgimento di circostanze, lo indurranno a decidere di ‘uniformarsi’ al comportamento corrente e poco cristallino, moralmente parlando, della maggior parte delle persone e dei suoi colleghi, abbandonando così un poco la propria intransigente condotta.
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L’attore Denzel Washington, completamente irriconoscibile in quanto pesantemente ingrassato ed accuratamente truccato e pettinato, è il protagonista del film “End of Justice” del regista Dan Gilroy. Il suo ruolo è quello di un avvocato molto in gamba e preparato ma parecchio idealista e pertanto molto mal visto e scomodo a tutti che non comprendono e non accettano completamente la sua rettitudine ed il suo netto e continuo rifiuto a scendere a patti se non d’accordo. Ciò, però, quando morirà il suo socio che sempre, invece, lo ha sostenuto, non gli gioverà affatto ed, anzi, gli procurerà talmente tanti problemi e nemici che, per una sorta di tranquillità e per un rivolgimento di circostanze, lo indurranno a decidere di ‘uniformarsi’ al comportamento corrente e poco cristallino, moralmente parlando, della maggior parte delle persone e dei suoi colleghi, abbandonando così un poco la propria intransigente condotta. Ma anche in questo caso, il protagonista, non spendo gestire appieno le situazioni nuove che man mano gli si porranno di fronte, non farà che dirigersi verso la propria totale e definitiva sconfitta.
Un legal thriller sicuramente molto avvincente e ben ritmato (sebbene la rappresentazione di qualche situazione risulti poco realistica), in cui ovviamente l’attore Denzel Washington spicca su tutti ed, anzi, è proprio colui che dà valore al film. La figura che egli interpreta, infatti, così estremizzata appare sicuramente come poco realistica, ma l’attore riesce in ogni caso a renderla vera e, dunque, accettabile.
Altro non vi è da aggiungere perchè in definitiva la pellicola nel suo complesso non si discosta di molto da altre precedenti dello stesso genere.
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