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lunedì 5 febbraio 2018
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film orrendo
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Il film è veramente brutto, la seconda parte in particolare è a dir poco estenuante, non succede praticamente mai nulla, imbarazzante
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michelino
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giovedì 1 febbraio 2018
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michelino va al cinema
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Michelino vuole bene ad Alexander Payne
Gli vuole bene a prescindere.
Anche se Payne ha sbagliato film quello che lo
schermo ci restituisce è pur sempre la ricerca
di un sentimento autentico.
Payne é il 'poeta' di un microcosmo famigliare
e quotidiano...le sue sono piccole storie di tutti
i giorni elette a metafore di un universo terribile
e meraviglioso allo stesso tempo.
In questo film Payne procede in modo diverso da
come ci saremmo aspettati da un regista come lui,
qui si parte da una grande narrazione per poi arrivare
a valorizzare il particole, ovvero l'importanza dei piccoli
ma concreti gesti di solidarietà.
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Michelino vuole bene ad Alexander Payne
Gli vuole bene a prescindere.
Anche se Payne ha sbagliato film quello che lo
schermo ci restituisce è pur sempre la ricerca
di un sentimento autentico.
Payne é il 'poeta' di un microcosmo famigliare
e quotidiano...le sue sono piccole storie di tutti
i giorni elette a metafore di un universo terribile
e meraviglioso allo stesso tempo.
In questo film Payne procede in modo diverso da
come ci saremmo aspettati da un regista come lui,
qui si parte da una grande narrazione per poi arrivare
a valorizzare il particole, ovvero l'importanza dei piccoli
ma concreti gesti di solidarietà.
In questo film Payne esplora linguaggi, tecniche e generi
cinematografici diversi da quelli ai quali il suo cinema
ci ha da sempre abituati...Anzi; si potrebbe dire che tutto
il film è un oggetto strano - un oggetto diverso da tutto il
cinema al quale siamo abituati - un tentativo di accedere
verso nuovi linguaggi attraverso uno strano inconcrocio
di strade cinematografiche che sono ben conosciute.
Risultato: un opera ambiziosa riuscita solo in minima
parte, un opera deludente e forse anche poco chiara
rispetto ai contenuti complessi che cerca di mettere
in campo.
Michelino ha molti dubbi su questo film...forse se
Michelino non avesse mai visto un film di Payne,
sarebbe uscito dalla sala senza averci cavato un ragno
di senso dal buco dello schermo.... e invece (sopratutto
grazie all' ultima parte del film) qualcosa di positivo emerge,
qualcosa che aiuta a riflettere e che riesce anche ad
emozionare.
Il messaggio più forte che Michelino in questo film crede
di averci letto, si può tradurre con la considerazione che
se si vuole davvero salvare il mondo non basta affidarsi
a razionali considerazioni di ordine pratico e scientifico.
La misura è certo importante, ma per salvare il mondo
ci vuole anche tanta, ma tanta solidarietà umana.
Michelino vuol bene anche a Matt Damon che in questo
film ci mette la faccia. Nel senso che ci mette letteralmente
solo una faccia...nel senso di una sola espressione e quella
resta per tutto il film.
Notevole invece la briosa interpretazione di Christoph Whaltz.
Le tre stellette che Michelino assegna a questo film
sono una specie di sei politico...due stellette ci potevano
anche stare ma avrebbero avuto il significato di una
bocciatura senza appello, e invece Michelino vi invita
ad andare a vedere questo film anche se mentre vi invita
si sente un poco come quelli che vi invitano ad andare a
votare per la sinistra turandovi il naso.
Ps: comunque quando sarete in cabina elettorale non
turiamoci i il naso...al diavolo i soliti noti...votiamo per
chi non ha mai governato o altriment ci teniamo isoliti
senza però lamentarci più di tanto.
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carloalberto
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mercoledì 31 gennaio 2018
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favola senza capo ne' coda.
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Film di intrattenimento di Alexander Payne con velleità ambientaliste ed intenzioni vagamente moraleggianti. Ottimi gli effetti speciali, ma trama sfilacciata e diluita in un tempo esagerato (2 ore e 20 di pellicola, troppo lungo). Vero e godibile, soltanto a tratti. Ben rappresentato lo stato d’animo dei giovani coniugi Paul e Audrey Safranek, combattuti tra sentimenti contrastanti di desiderio e paura nel progettare il cambiamento radicale della loro esistenza con la scelta irreversibile di farsi rimpicciolire pur di raggiungere a tutti i costi il sogno americano, la famosa villetta con giardino sul retro. La storia risulta, tuttavia, incoerente per il genere fantascientifico, con colossali illogicità che si verificano nel mondo dei lillipuziani, creato in laboratorio in Norvegia ed esportato in tutto il mondo per scopi edonistici, e spesso melensa, così farcita dal buonismo cremoso di personaggi come Dusan, trafficante di droghe senza scrupoli dal cuore d’oro, interpretato da un istrionico Christoph Waltz, o la thailandese rifugiata politica, che aiuta gli affamati del mondo mini portando loro gli avanzi dei ricchi (quando un piatto di pasta del mondo normale sarebbe sufficiente per sfamare l’intera Lilliput!).
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Film di intrattenimento di Alexander Payne con velleità ambientaliste ed intenzioni vagamente moraleggianti. Ottimi gli effetti speciali, ma trama sfilacciata e diluita in un tempo esagerato (2 ore e 20 di pellicola, troppo lungo). Vero e godibile, soltanto a tratti. Ben rappresentato lo stato d’animo dei giovani coniugi Paul e Audrey Safranek, combattuti tra sentimenti contrastanti di desiderio e paura nel progettare il cambiamento radicale della loro esistenza con la scelta irreversibile di farsi rimpicciolire pur di raggiungere a tutti i costi il sogno americano, la famosa villetta con giardino sul retro. La storia risulta, tuttavia, incoerente per il genere fantascientifico, con colossali illogicità che si verificano nel mondo dei lillipuziani, creato in laboratorio in Norvegia ed esportato in tutto il mondo per scopi edonistici, e spesso melensa, così farcita dal buonismo cremoso di personaggi come Dusan, trafficante di droghe senza scrupoli dal cuore d’oro, interpretato da un istrionico Christoph Waltz, o la thailandese rifugiata politica, che aiuta gli affamati del mondo mini portando loro gli avanzi dei ricchi (quando un piatto di pasta del mondo normale sarebbe sufficiente per sfamare l’intera Lilliput!). Potrebbe sembrare una favola per adulti, ma Payne non è Jonathan Swift ed il film, non sapendo dove andare a parare, si perde nel finale arenandosi in un fiordo norvegese, tra scenari millenaristi con un’imminente fine del mondo ed un romantico idillio nato tra la sfortunata thailandese ed il protagonista, ormai redento dal sogno americano e tutto pervaso da un incondizionato amore platonico per il genere umano.
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(di corazzatapotiomkin)
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flyanto
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mercoledì 31 gennaio 2018
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quando ridimensionarsi implica un migliore stile d
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Come ne "I Viaggi di Gulliver " dello scrittore Jonathan Swift, in "Downsizing - Vivere alla Grande" , viene raccontata una storia dove i protagonisti si sono rimpiccioliti nelle proprie dimensioni al fine di salvare la Terra dall'essere sovrappopolata e consumata per ciò che concerne le sue energie. In realtà, questo nobile scopo è stato perseguito ed attuato inizialmente solo da un gruppo di scienziati norvegesi, diffusosi poi esso anche nel resto del Mondo, ha indotto molti individui, e qui più precisamente quelli residenti negli Stati Uniti, ad optare di, appunto, rimpicciolirsi per avere però la possibilità di vivere un'esistenza con maggiori comforts e benessere economico, adattando quelle che nel Mondo attuale per loro sono esigue risorse a quelle, divenute maggiori, nel nuovo mondo ridimensionato.
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Come ne "I Viaggi di Gulliver " dello scrittore Jonathan Swift, in "Downsizing - Vivere alla Grande" , viene raccontata una storia dove i protagonisti si sono rimpiccioliti nelle proprie dimensioni al fine di salvare la Terra dall'essere sovrappopolata e consumata per ciò che concerne le sue energie. In realtà, questo nobile scopo è stato perseguito ed attuato inizialmente solo da un gruppo di scienziati norvegesi, diffusosi poi esso anche nel resto del Mondo, ha indotto molti individui, e qui più precisamente quelli residenti negli Stati Uniti, ad optare di, appunto, rimpicciolirsi per avere però la possibilità di vivere un'esistenza con maggiori comforts e benessere economico, adattando quelle che nel Mondo attuale per loro sono esigue risorse a quelle, divenute maggiori, nel nuovo mondo ridimensionato. Il protagonista della storia (Matt Damon), con la moglie, aderisce a questa 'scaltra' scelta e, dunque,al nuovo stile di vita ma per lui da questo momento in poi cambierà totalmente la vita ed anche i propri valori.
"Downsizing" è un film che inizia molto bene ed in maniera piuttosto originale nel suo concetto generale e per come viene anche presentato sullo schermo dal punto di vista tecnico l'intero processo del ridimensionamento degli individui, ma la pellicola in questione nel corso dello svolgimento della vicenda, purtroppo, peggiora divenendo banale e piuttosto scontata. Il regista Alexander Payne non è riuscito a mantenere elevato lo standard e le premesse iniziali arrivando a sviluppare e, di conseguenza, concludere, la storia in una maniera parecchio deludente e svilente le aspettative interessanti dell'esordio. Sembra quasi che per il film si sia voluto trovare un finale a tutti i costi poichè non si riusciva più a districarsi da un contesto diventato difficile ormai da maneggiare e sviluppare.
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ruzzante
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martedì 30 gennaio 2018
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lento, lungo, indigeribile: polpettone !!!
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L'idea della miniaturizzazione delle persone era carina, ed io mi ero lasciato convincere dai traliers e dalla catalogazione dell'opera sotto la voce "Commedia" che si trattasse di un filmetto divertente e leggero. Dopo la prima mezz'ora ho capito di essermi sbagliato di grosso: la storia si dipana stancamente, priva di ritmo, con faticosa pesantezza e assumendo via via i connotati di un dramma sociale,umano, ecologico, politico e chi più ne ha più ne metta. La sceneggiatura, che si fa via via più opprimente, ci mette di fornte ogni sorta di problema, di tragedia individuale e sociale: l'abbandono, il divorzio, la disperata ricerca dell'amore vero, e poi il boom demografico, le devastazioni ambientali, il degrado sociale, la povertà, la sofferenza, fino ad arrivare niente po' po' di meno che all'estinzione della razza umana.
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L'idea della miniaturizzazione delle persone era carina, ed io mi ero lasciato convincere dai traliers e dalla catalogazione dell'opera sotto la voce "Commedia" che si trattasse di un filmetto divertente e leggero. Dopo la prima mezz'ora ho capito di essermi sbagliato di grosso: la storia si dipana stancamente, priva di ritmo, con faticosa pesantezza e assumendo via via i connotati di un dramma sociale,umano, ecologico, politico e chi più ne ha più ne metta. La sceneggiatura, che si fa via via più opprimente, ci mette di fornte ogni sorta di problema, di tragedia individuale e sociale: l'abbandono, il divorzio, la disperata ricerca dell'amore vero, e poi il boom demografico, le devastazioni ambientali, il degrado sociale, la povertà, la sofferenza, fino ad arrivare niente po' po' di meno che all'estinzione della razza umana.
Quelle due o tre situazioni divertenti ( o quasi) scompaiono, nemmeno si ricordano più, inghiottite da 135 minuti di noia assoluta. Cristoph Waltz fa il mafioso serbo: personaggio che sembra del tutto fuori posto, messo lì giusto per alleggerire un po' il clima di tetra disperazione che pervade tutto il film. E un pochino ci riesce anche ... e verrebbe da dire: poverino.
Insomma, un'opera pretenziosa, che aspirerebbe forse a spiegarti il vero senso della vita, ma che riesce solo a farti slogare le mandibole per gli sbadigli
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martedì 30 gennaio 2018
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da addormentarsi
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Carina l’idea ma noioso al punto da addormentarsi
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inesperto
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lunedì 29 gennaio 2018
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yawn
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Tema importante, idea originale; il film, tuttavia, a causa dell'assenza di pathos e di variazioni sul ritmo, non cattura mai lo spettatore. L'effetto soporifero è in agguato. Peccato.
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flaw54
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domenica 28 gennaio 2018
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demenziale
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Un film assurdo e incomprensibile. Dagli Stati Uniti ai fiordi della Norvegia fino ad arrivare in una sorta di rifugio antiatomico! Mah... Payne ha perso la testa dimenticandosi anche che i protagonisti sono ormai downsizing. Attori da brivido con un Cristoph Waltz diventato ormai una macchietta e doppiato in modo vergognoso. La vietnamita contestatrice poi.... Una profonda delusione. Regista al capolinea ?
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michelecamero
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sabato 27 gennaio 2018
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fiaba moderna per grandi
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Favola moderna ambientalista un po’ lunga in verità, con uno sguardo preoccupato sul procedere del mondo irrispettoso della natura, delle sue leggi, delle sue esigenze e che prende spunto da una grande certificazione corrispondente ad una opinionbe del regista condivisibile, almeno per quel che mi riguarda: i problemi del mondo di oggi nascono soprattutto dal soprapopolamento e dalla insufficienza delle risorse della Terra per potervi far fronte. Del resto in soli 150 anni circa la popolazione mondiale è in effetti passata da meno di due miliardi ad oltre sette miliardi e continua a crescere vertiginosamente. Ora chi nella vita approcciandosi alla storia non si è limitato a quanto letto sui libri di testo scolastici, sa benissimo quanto abbiano inciso nei rivolgimenti e nei cambiamenti le innovazioni tecnologiche in agricoltura ad esempio oltre che nell’industria e nei commerci, per un verso, e le carestie o i cattivi raccolti, le guerre e le epidemie (che per fortuna oggi non ci sono più o quasi) per un altro.
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Favola moderna ambientalista un po’ lunga in verità, con uno sguardo preoccupato sul procedere del mondo irrispettoso della natura, delle sue leggi, delle sue esigenze e che prende spunto da una grande certificazione corrispondente ad una opinionbe del regista condivisibile, almeno per quel che mi riguarda: i problemi del mondo di oggi nascono soprattutto dal soprapopolamento e dalla insufficienza delle risorse della Terra per potervi far fronte. Del resto in soli 150 anni circa la popolazione mondiale è in effetti passata da meno di due miliardi ad oltre sette miliardi e continua a crescere vertiginosamente. Ora chi nella vita approcciandosi alla storia non si è limitato a quanto letto sui libri di testo scolastici, sa benissimo quanto abbiano inciso nei rivolgimenti e nei cambiamenti le innovazioni tecnologiche in agricoltura ad esempio oltre che nell’industria e nei commerci, per un verso, e le carestie o i cattivi raccolti, le guerre e le epidemie (che per fortuna oggi non ci sono più o quasi) per un altro. In questo film viene provocatoriamente prospettata una possibile risoluzione che è quello del ridimensionamento nelle misure del genere umano destinato così a consumare meno e dunque a consentire alla Terra di durare di più, metafora forse della esigenza di un ridimensionamento generalizzato del genere umano nel modo di essere e di fare. Poi però comunque bisognerà sempre fare i conti con la natura degli uomini la quale pare non muti per il solo fatto del ridursi delle dimensioni fisiche … Non so quanto questo film piacerà agli italiani, temo non molto.
michelecamero
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enzodari
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sabato 27 gennaio 2018
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camomilla
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Da vedere lontano dai pasti e dopo aver assunto parecchi caffè. Film lento, ottimo contro l'insonnia. Mi ha deluso.
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