eddie02
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domenica 13 novembre 2016
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deludentissimo
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Dopo l'esordio folgorante mi aspettavo da Pif francamente molto di più. Temo sia stato un fuoco di paglia. Ci troviamo di fronte ad un film scritto maluccio e recitato peggio. I personaggi sono o inconsistenti o pure macchiette. Il film arranca fin dall'inizio con un montaggio sempre fuori tempo. Le storie si intrecciano senza un preciso senso. Sembra che le scene siano infilate un po' a casaccio più perché ritenute divertenti in sé che non perché abbiano un senso nella narrazione. Pif sembra continuamente voler imboccare lo spettatore apparendo quasi sempre ridondante (insopportabile la scena in cui i due poveri siciliani vengono condannati per aver rubato degli stivali a un soldato morto mentre i delinquenti vengono graziati) e finisce per rendere scontata e lenta quasi ogni sequenza.
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Dopo l'esordio folgorante mi aspettavo da Pif francamente molto di più. Temo sia stato un fuoco di paglia. Ci troviamo di fronte ad un film scritto maluccio e recitato peggio. I personaggi sono o inconsistenti o pure macchiette. Il film arranca fin dall'inizio con un montaggio sempre fuori tempo. Le storie si intrecciano senza un preciso senso. Sembra che le scene siano infilate un po' a casaccio più perché ritenute divertenti in sé che non perché abbiano un senso nella narrazione. Pif sembra continuamente voler imboccare lo spettatore apparendo quasi sempre ridondante (insopportabile la scena in cui i due poveri siciliani vengono condannati per aver rubato degli stivali a un soldato morto mentre i delinquenti vengono graziati) e finisce per rendere scontata e lenta quasi ogni sequenza. La storia è poverissima: un palermitano che vive in America, tonto e incapace, innamorato di una bellissima ragazza (il personaggio di Miriam Leoni è tutto qui) promessa in sposa al figlio di un mafioso, si arruola nell'esercito e parte per la Sicilia per chiedere la mano della sua bella al di lei padre. Da questa premessa un susseguirsi di insensatezze poco divertenti che portano al finale lunghissimo, pretenzioso e sottolineato dall'insistente musica di Santi Pulvirenti. Insomma un pasticcio senza né capo né coda. La confezione al contrario è di buona fattura, ma nel cinema non basta la confezione, ci vuole qualcosa anche dentro. Peccato
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maumauroma
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domenica 13 novembre 2016
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in guerra per amore
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La grande prova fornita dai numerosi attori caratteristi siciliani di cui la maggior parte di noi ignorava i nomi e i loro curricula, la denuncia sugli intrecci tra mafia e politica fatti risalire all'occupazione dell'esercito americano in Sicilia durante la seconda guerra mondiale, quando i generali statunitensi al fine di evitare sommosse e ribellioni da parte delle popolazioni locali, decisero di aumentare il potere dei capomafia conferendo loro incarichi politici, nonché una accurata ricostruzione d'epoca e ambientale, sono a mio avviso le uniche note positive che si riscontrano nell'ultima opera di Pier Francesco Diliberto e che gli valgono una striminzita sufficienza. Per il resto la tormentata storia d'amore tra Arturo e Flora risulta frutto di una sceneggiatura improbabile e caotica.
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La grande prova fornita dai numerosi attori caratteristi siciliani di cui la maggior parte di noi ignorava i nomi e i loro curricula, la denuncia sugli intrecci tra mafia e politica fatti risalire all'occupazione dell'esercito americano in Sicilia durante la seconda guerra mondiale, quando i generali statunitensi al fine di evitare sommosse e ribellioni da parte delle popolazioni locali, decisero di aumentare il potere dei capomafia conferendo loro incarichi politici, nonché una accurata ricostruzione d'epoca e ambientale, sono a mio avviso le uniche note positive che si riscontrano nell'ultima opera di Pier Francesco Diliberto e che gli valgono una striminzita sufficienza. Per il resto la tormentata storia d'amore tra Arturo e Flora risulta frutto di una sceneggiatura improbabile e caotica. Inoltre una assillante e fastidiosissima colonna sonora di rara banalita' avviluppa tutta la vicenda dall'inizio alla fine, finendo per soffocare anche i rari momenti di efficacia descrittiva. Pif e'sicuramente un personaggio amabile e simpatico, ma gli consiglierei per il futuro di limitarsi a dirigere i suoi film, sia perché dimostra buone doti di regia, sia perché le sue capacita' interpretative e soprattutto la sua voce, se possono risultare simpatiche in brevi scene o interviste televisive, alla lunga risultano stucchevoli e fuori luogo rischiando di rendere macchiettistici anche i momenti drammatici delle sue opere, che sono piu' numerosi di quello che sembra
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zarar
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domenica 13 novembre 2016
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un percorso originale verso il giudizio storico
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Bisogna sintonizzarsi su di un tipo di cinema molto particolare, all’incrocio tra il surreale, l’impegnato, la commedia e il dramma. L’approccio è sorridente, di grande levità, ma nulla toglie alle cose serie che il film riesce a dire. C’è qualcosa di chapliniano in questo stile che abbiamo già sperimentato con “La mafia uccide solo d’estate” e che anche qui si esercita su di un problema tutt’altro che lieve, quello, spesso rimosso, del contributo della mafia italo-americana e locale allo sbarco alleato in Sicilia. Su questo sfondo il regista disegna la storia perfettamente assurda di Arturo Giammaresi, un lavapiatti italo-americano di New York. Vorrebbe sposare Flora, ma la bella ragazza è stata promessa dallo zio ad un altro.
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Bisogna sintonizzarsi su di un tipo di cinema molto particolare, all’incrocio tra il surreale, l’impegnato, la commedia e il dramma. L’approccio è sorridente, di grande levità, ma nulla toglie alle cose serie che il film riesce a dire. C’è qualcosa di chapliniano in questo stile che abbiamo già sperimentato con “La mafia uccide solo d’estate” e che anche qui si esercita su di un problema tutt’altro che lieve, quello, spesso rimosso, del contributo della mafia italo-americana e locale allo sbarco alleato in Sicilia. Su questo sfondo il regista disegna la storia perfettamente assurda di Arturo Giammaresi, un lavapiatti italo-americano di New York. Vorrebbe sposare Flora, ma la bella ragazza è stata promessa dallo zio ad un altro. L’ambiente è mafioso, l’altro non teme rivali. Non ci sono speranze per Arturo, se non quella di arruolarsi per poter andare in Sicilia a chiedere la mano della ragazza al padre di lei. Il padre infatti potrebbe opporsi alle nozze combinate. Capitato miracolosamente nel paese giusto e passato indenne tra mille insidie (dall’America è stato inviato un ordine mafioso di sbarazzarsi di lui) il nostro ingenuo e sprovveduto eroe coronerà – manco a dirlo - il suo sogno. Ma il suo sarà anche un imprevedibile itinerario di formazione. Vedrà mafiosi che consegnano letteralmente il paese ai militari americani senza che venga sparato un colpo, delinquenti mafiosi liberati dalle carceri, i peggiori elementi mafiosi che diventano la nuova classe dirigente sotto la protezione degli occupanti ‘liberatori’. Si tratta di accordi presi a ben altri livelli e il povero private Giammmaresi capisce e non capisce, ma l’impatto su di lui è comunque grande. Chi capisce tutto molto rapidamente è il co-protagonista, un tenente italo-americano anche lui partito per amore, amor di patria e di democrazia nel suo caso, e che soffre maledettamente per la scoperta sempre più scioccante di questo indegno compromesso. Ingenuo anche lui a suo modo, affida ad Arturo una lettera da consegnare a Roosevelt [un report del genere esiste sul serio], che lui immagina all’oscuro di tutto. In questo mondo capovolto, il tenente morirà per sbaglio, mentre Arturo che doveva morire tornerà e porterà la lettera a Washington, proprio alla casa Bianca. La fine del film lo lascia su di una panchina ad attendere non si sa per quanto una risposta che non arriverà mai. Con un rovesciamento molto ben giocato dal regista, la storia assurda dei due protagonisti, che non sanno come va il mondo, è quella che sentiamo umana e vera; le vicende ‘serie’ destinate ad essere confezionate con tutti i crismi nei libri di storia sono quelle di cui vediamo i lati inaccettabili, disumani e assurdi. Assolutamente in carattere l’atmosfera da vecchia cartolina anni ’40, con la sua patina un po’ livida, i colori sbiancati con incursioni di pastelli acidi e accesi, che mantiene costantemente lo spettatore in bilico tra i due livelli della finzione e della storia. Convenientemente stralunati i principali protagonisti. Un cenno particolare meritano il cieco-radar e il suo compagno, una coppia che non si dimentica. Tre stelle e mezzo.
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ruger357mgm
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sabato 12 novembre 2016
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buone intenzioni
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Del modo di raccontare di PIF si era già capito tutto con i suoi programmi TV e con la sua,sopravvalutata, opera prima.Non ci si doveva quindi aspettare nulla di più dal suo secondo film.Lo sforzo produttivo è stato notevole è lodevole : mezzi,comparse,costumi,fior di caratteristi.Le intenzioni civili e morali decisamente elevate,l'idea e il soggetto ottimi.Nuociono al film la recitazione monocorde e inespressiva del regista protagonista e della Dolly Miriam Leone ,decorativa come un piacevole soprammobile ma senza alcun talento cinematografico.Un vero peccato perché l'idea era intrigante e la produzione si è davvero impegnata.Imperdonabile lo svarione dell'elicottero utilizzato per far volare l'asino ( nel 1943 il volo di macchine a rotore per usi militari era appena in fase sperimentale).
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Del modo di raccontare di PIF si era già capito tutto con i suoi programmi TV e con la sua,sopravvalutata, opera prima.Non ci si doveva quindi aspettare nulla di più dal suo secondo film.Lo sforzo produttivo è stato notevole è lodevole : mezzi,comparse,costumi,fior di caratteristi.Le intenzioni civili e morali decisamente elevate,l'idea e il soggetto ottimi.Nuociono al film la recitazione monocorde e inespressiva del regista protagonista e della Dolly Miriam Leone ,decorativa come un piacevole soprammobile ma senza alcun talento cinematografico.Un vero peccato perché l'idea era intrigante e la produzione si è davvero impegnata.Imperdonabile lo svarione dell'elicottero utilizzato per far volare l'asino ( nel 1943 il volo di macchine a rotore per usi militari era appena in fase sperimentale).Sebbene animato da buone intenzioni raggiunge a stento la sufficienza.
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jackiechan90
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giovedì 10 novembre 2016
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la mafia uccide d'estate atto ii
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Film che è da considerarsi abbinabile (come cifra stilistica e tematica) all'opera prima di Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif) "La mafia uccide solo d'estate". Ma non ne è affatto un prequel (come da altre parti è stato scritto) bensì una riproposizione dello stesso tema del film precedente visto da una prospettiva diversa che lo rende molto più complesso e carico di significati del primo. Innanzitutto abbiamo l'elemento cinematografico (perché anche la ricostruzione storica non è accurata ma risente di un certo gusto citazionista che lo falsifica inevitabilmente) con i continui rimandi ad altre pellicole che abbandona la patina da mockumentary che aveva il precedente film. Qui c'è più attenzione alla fiction con un uso di effetti speciali che emoziona maggiormente e dimostra un'intenzione di sperimentare non da poco.
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Film che è da considerarsi abbinabile (come cifra stilistica e tematica) all'opera prima di Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif) "La mafia uccide solo d'estate". Ma non ne è affatto un prequel (come da altre parti è stato scritto) bensì una riproposizione dello stesso tema del film precedente visto da una prospettiva diversa che lo rende molto più complesso e carico di significati del primo. Innanzitutto abbiamo l'elemento cinematografico (perché anche la ricostruzione storica non è accurata ma risente di un certo gusto citazionista che lo falsifica inevitabilmente) con i continui rimandi ad altre pellicole che abbandona la patina da mockumentary che aveva il precedente film. Qui c'è più attenzione alla fiction con un uso di effetti speciali che emoziona maggiormente e dimostra un'intenzione di sperimentare non da poco.
La storia poi fa da contraltare a quella precedente (anche dovuto al periodo storico scelto) raccontando l'ascesa della Mafia in Sicilia in un paese ancora (fino a un certo punto) immacolato. Da ciò deriva anche l'anticlimax finale che rende il finale più amaro che comico chiudendo il cerchio con la pellicola precedente (sempre che Pif non voglia fare una trilogia che però al momento pare superflua dato l'accostamento perfetto tra i due film).
La capacità di Diliberto di sfruttare cliché e tic del suo personaggio lo rendono una perfetta maschera comica che è poi quell'Arturo Giammarresi che (al pari di un Charlot o di un Fantozzi) è molto duttile e si presta continuamente a gag mimico-fisiche come anche di dialoghi degni di un Groucho Marx (fantastico quello su cosa pensa la gente). Qui vediamo la maschera-personaggio Pif che si ritrova nel contesto della Seconda Guerra Mondiale, in un momento decisivo per il suo paese e per il suo stesso futuro. Il contesto aiuta a rendere le situazioni ancora più divertenti rendendo il tutto ancora più straniante poiché lo spettatore già conosce il carattere del personaggio, assolutamente inadatto a questa situazione.
Con la sua consueta ironia Pif riesce a mettere insieme un mosaico storico di gag e riflessioni importanti con una nota di mistery che cattura ed emoziona lo spettatore creando un modo nuovo di fare fiction anche se difficilmente riproducibile per ulteriori sequel, sempre a patto che la maschera di Arturo Giommaresi non riesca a sorprenderci ancora.
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ska82
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giovedì 10 novembre 2016
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pif si ripete, film da vedere!
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Il secondo film è sempre difficile specie quando il primo è stato un successo.
Pif si ripete, realizzando una commedia molto carina da vedere, dove ancora una volta vengono raccontati temi molto importanti in maniera molto soft, intervallati da una storia d'amore.
Non tutti penso sappiano di come la mafia sia rinata con lo sbarco degli alleati in sicilia, molti dei nuovi mafiosi furono collaboratori degli americani che cercavano delle strategie vincenti per invadere l'Italia, uno su tutti, Lucky Luciano, che venne liberato dal carcere in America e portato in Italia, oppure, Vito Genovesi che da interprete di fiducia del colonnello Poletti ben presto diventerà “capo dei capi” di Cosa Nostra.
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Il secondo film è sempre difficile specie quando il primo è stato un successo.
Pif si ripete, realizzando una commedia molto carina da vedere, dove ancora una volta vengono raccontati temi molto importanti in maniera molto soft, intervallati da una storia d'amore.
Non tutti penso sappiano di come la mafia sia rinata con lo sbarco degli alleati in sicilia, molti dei nuovi mafiosi furono collaboratori degli americani che cercavano delle strategie vincenti per invadere l'Italia, uno su tutti, Lucky Luciano, che venne liberato dal carcere in America e portato in Italia, oppure, Vito Genovesi che da interprete di fiducia del colonnello Poletti ben presto diventerà “capo dei capi” di Cosa Nostra.
Ragazzi questa è storia, ben vengano film come questi.
Complimenti a PIF.
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paolorol
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martedì 8 novembre 2016
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buone intenzioni lastricano la via per l'inferno
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Deludentissimo questo secondo film di Pif. I contenuti restano gli stessi, in primis l'accusa all'organizzazione mafiosa, all'imperialismo americano, alla politica corrotta.. Possiamo parlare di porte che è diventato impossibile aprire perchè sono già sfondate? Forse no.. E' sempre utile ricordare che l'Amerika non salva le nazioni perchè è una brava ragazza con l'hobby della beneficenza, i suoi secondi fini sono sempre gli stessi: aiuta e sottomette, una volta creati debiti di riconoscenza ingombranti e asfissianti. Siamo una colonia americana, si sa.. La mafia e la DC sono sempre andate a braccetto.. lo sanno anche gli asini.
Ma parliamo del film.
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Deludentissimo questo secondo film di Pif. I contenuti restano gli stessi, in primis l'accusa all'organizzazione mafiosa, all'imperialismo americano, alla politica corrotta.. Possiamo parlare di porte che è diventato impossibile aprire perchè sono già sfondate? Forse no.. E' sempre utile ricordare che l'Amerika non salva le nazioni perchè è una brava ragazza con l'hobby della beneficenza, i suoi secondi fini sono sempre gli stessi: aiuta e sottomette, una volta creati debiti di riconoscenza ingombranti e asfissianti. Siamo una colonia americana, si sa.. La mafia e la DC sono sempre andate a braccetto.. lo sanno anche gli asini.
Ma parliamo del film. Lungo, interminabile (il trend generalizzato del film che supera le due ore pare inarrestabile..), noioso e poco coinvolgente. La trama è ridicola, una storia d'amore priva di qualsiasi credibilità ed approfondimento psicologico, un semplice scheletro narrativo per portare avanti il messaggio ideologico, per carità lodevolissimo e condivisibile, ripeto.. La sceneggiatura è povera,la recitazione dilettantesca. Pif se esce dall'unica parte che sa interpretare bene, quella dello stralunato e geniale Pif, cade nel nulla assoluto. Anche gli altri interpreti sono poco convincenti, in primo luogo la Leone nei panni dell'inconsistente figura della donna vagheggiata, un oggettino da quattro soldi che può imparentarsi col massimo boss di Cosa Nostra come di un nullatenente un pò scemotto senza quasi cambiare espressione facciale.. .
Uso e abuso di stereotipi culturali retrivi, giusto per dare un pò di lavoro ai bravi caratteristi. Evidente l'ispirazione a La Vita è Bella e a Forrest Gump.
Ottima la scenografia e la ricostruzione delle ambientazioni storiche..ma ciò non basta a risollevare le sorti di un film destinato ad un rapido oblio, come il 95 % dei filmetti italiani.
Un invito a Pif di reimpossessarsi della sua vena ironica, stralunata e politically non un granchè correct.. Oppure che lasci perdere, di film così inutili non se ne sente la necessità.
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(di ska82)
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guazza da semifonte
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lunedì 7 novembre 2016
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la democrazia nell'agora' di washington
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"In guerra per amore" di Pif (Pierfrancesco Diliberto) e' un filmino della nuova commedia all'italiana che tanto fatica a riacquistare quel livello che una stagione, temo irripetibile, le aveva assegnato e che tuttavia riesce a sottrarsi alla completa banalizzazione riuscendo come fa a suscitare alcuni interrogativi, a farci porre alcune domande. La vicenda si snoda fra New York e la Sicilia al tempo dello sbarco alleato nell'isola della quale propone degli squarci indimenticabili avendo scelto , per ambietarne le sequenze , la superba rocca dov'e' appollaiata da tempo immemorabile Erice, sacra ad Afrodite, fondata secondo Erotodo da profughi troiani da cui sarebbe disceso il popolo degli Elimi e "La scala dei Turchi" un'accecante parete di roccia bianca a strapiombo sul mare ,situata fra Realmonte e Porto Empedocle, che non la si può descrivere se non la si e' vista, tanto straordinaria ed irripetibile e' la sua bellezza.
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"In guerra per amore" di Pif (Pierfrancesco Diliberto) e' un filmino della nuova commedia all'italiana che tanto fatica a riacquistare quel livello che una stagione, temo irripetibile, le aveva assegnato e che tuttavia riesce a sottrarsi alla completa banalizzazione riuscendo come fa a suscitare alcuni interrogativi, a farci porre alcune domande. La vicenda si snoda fra New York e la Sicilia al tempo dello sbarco alleato nell'isola della quale propone degli squarci indimenticabili avendo scelto , per ambietarne le sequenze , la superba rocca dov'e' appollaiata da tempo immemorabile Erice, sacra ad Afrodite, fondata secondo Erotodo da profughi troiani da cui sarebbe disceso il popolo degli Elimi e "La scala dei Turchi" un'accecante parete di roccia bianca a strapiombo sul mare ,situata fra Realmonte e Porto Empedocle, che non la si può descrivere se non la si e' vista, tanto straordinaria ed irripetibile e' la sua bellezza. Un italo-americano si arruola volontario nell'esercito per raggiungere la Sicilia dove chiedere direttamente al padre , come sposa, la figlia che negli Usa e' stata promessa dallo zio al figlio d'un capofamiglia. Questa per sommi capi la storia che viene, pero',inserita nei preparativi dello sbarco e nelle vicende che lo seguirono con le quali si tenta di ricordare lo scellerato patto posto in essere dal governo americano ed i vertici di "Cosa nostra" per facilitare lo sbarco stesso ed i primi governi dell'isola e che tanto peserà sulle successive vicende politiche. Sorge spontanea la domanda su che s'intenda per democrazia al di la' dell'oceano, attraverso quali sentieri si debba raggiungere e temo ci si debba dare delle amare risposte. Loro ,gli americani, sono convinti d'averla inventata, d'averne ottenuto il brevetto e di produrne in tale quantità da averne a casa in una abbondanza tale da doverla esportare e padroni come sono delle tecniche di mercato, le hanno inventate loro, una volta debitamente promossa, hanno capito che il migliore e più' efficace metodo e' quello di veicolarla allo stato liquido. La democrazia liquida, infatti, si può' travasare facilmente in qualsiasi contenitore politico. Priva di forma riesce comunque a riempirlo anche se sarebbe, in verità, assai arduo definire cosa sia divenuta a quel punto. Ma a questo hanno trovato il rimedio: una volta chiuso ermeticamente il contenitore si preoccupano di attaccarci le dovute etichette per riconoscerla a colpo d'occhio, i crismi inconfutabili, quella con la bandiera a stelle e strisce, quella col logo della Coca Cola e quella con quello della McDonald's e voilà' i giochi son fatti. E' così che dall'Afghanistan all'Iraq, dalla Sicilia a tanti stati dell'America latina molte nazioni hanno avuto le loro democrazie debitamente certificate, e' così che tanti Pericle a stelle e strisce deambulando nell'agorà' di Washington e dintorni intendono il sistema di governo voluto direttamente dal popolo.
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(di paolorol)
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(di ska82)
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zubetto
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domenica 6 novembre 2016
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a lezione da pif
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"In guerra per amore" è il film che ogni siciliano dovrebbe andare a vedere. "Andare"..perchè va visto al cinema, rigorosamente, senza streaming, buffering, download...parole fin troppo lontane dal contesto da cui stai per farti rapire. All'antica. Ti 'ntracchi, ti impupi e paghi per una lezione di storia, la tua. Per appropriarti di qualcosa che non ricordavi ti appartenesse già.
Dentro c'è tutto, c'è l'essenza delle nostre origini : cultura, abitudini, colori, odori, paesaggi, legami, i detti, i modi, gli sguardi, i silenzi, i riti e i gesti, i baffi e i pupi, un sole cocente che talvolta sfocia in un'aridità di pensiero..tutte le bellezze e le contraddizioni di una terra su cui troppa gente ha messo le mani, dominandola e modellandola a proprio piacimento.
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"In guerra per amore" è il film che ogni siciliano dovrebbe andare a vedere. "Andare"..perchè va visto al cinema, rigorosamente, senza streaming, buffering, download...parole fin troppo lontane dal contesto da cui stai per farti rapire. All'antica. Ti 'ntracchi, ti impupi e paghi per una lezione di storia, la tua. Per appropriarti di qualcosa che non ricordavi ti appartenesse già.
Dentro c'è tutto, c'è l'essenza delle nostre origini : cultura, abitudini, colori, odori, paesaggi, legami, i detti, i modi, gli sguardi, i silenzi, i riti e i gesti, i baffi e i pupi, un sole cocente che talvolta sfocia in un'aridità di pensiero..tutte le bellezze e le contraddizioni di una terra su cui troppa gente ha messo le mani, dominandola e modellandola a proprio piacimento. E così lo sfondo ideale di quell'amore fiabesco rincorso per tutto il film diventa, suo malgrado, l'incolpevole scenario di un finale tremendamente reale che arriva dritto come un pugno allo stomaco. E fa male, malissimo...ma è un dolore che trasuda orgoglio e senso di appartenenza e che nonostante tutto ti fa tornare a casa pensando "sono nato nel posto più bello del mondo".
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no_data
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sabato 5 novembre 2016
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pif si conferma al top.molto bene gli attori
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Bello, ben diretto e recitato e soprattutto divertente,in alcune scene molto divertete. Pif sta prendndo sempre più confidenza con la macchina da presa econ l'arte di far sorider e ridere, pur raontano storie drammatiche. A vedere il film si riscotrano alcuni fatti sorici impotati che riguardano la Sicilia e che piegano in qualche modo lo strapotere della Mafia fino alla fne del secolo scorso. Attori molto bravi e, sempre più brao Maurizio Marchetti, ilcui comizio finale è la perla del film: "Noi siamo la democrazia!" in bocca al maioso don Calò è grande
[+] ops
(di no_data)
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