liuk!
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domenica 5 marzo 2017
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seconda perla di pif
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Dopo lo splendido esordio, PIF ci regala un'opera seconda del medesimo pregio. Il tema è sempre quello della mafia ambientato questa volta durante la seconda guerra mondiale, quando lo sbarco americano favorì l'entrata in politica di Cosa Nostra.
La pellicola è divertente, intelligente, poetica e satirica al tempo stesso, nel medesimo modo della precedente. Non c'è molto altro da dire se non fare i complimente a questo improbabile regista e attore che si dimostra artista eclettico ed assolutamente completo. Assieme ad Edoardo Leo, probabilmente il migliore delle "nuove leve".
Mi piacerebbe vederlo alla prova con altre tematiche, per capire fino a dove può spaziare il suo talento.
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Dopo lo splendido esordio, PIF ci regala un'opera seconda del medesimo pregio. Il tema è sempre quello della mafia ambientato questa volta durante la seconda guerra mondiale, quando lo sbarco americano favorì l'entrata in politica di Cosa Nostra.
La pellicola è divertente, intelligente, poetica e satirica al tempo stesso, nel medesimo modo della precedente. Non c'è molto altro da dire se non fare i complimente a questo improbabile regista e attore che si dimostra artista eclettico ed assolutamente completo. Assieme ad Edoardo Leo, probabilmente il migliore delle "nuove leve".
Mi piacerebbe vederlo alla prova con altre tematiche, per capire fino a dove può spaziare il suo talento.
Per il momento, chapeau.
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scavadentro65
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martedì 21 febbraio 2017
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povera italia...
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La capacità di Pif universalmente riconosciuta è quella di far riflettere su tematiche di un certo spessore, e a volte anche di alta drammaticità, con un tono lieve di commedia. In questo caso il livello è sempre alto e non solo per l'ottima sceneggiatura, ma sopratutto per la vicenda centrale del viaggio bellico in Sicilia per amore, intrecciato in un mondo in evoluzione che per scacciare una tirannide ha trasformato una parte del nostro paese in terreno di conquista della delinquenza. Mafia e politica si fondono infatti con l'avvallo degli americani, e nulla possono i puri di cuore come l'ufficiale USA di orgini italiane contro il reintegro di assassini e feccia varia chiamati a sostituire i gerarchi fascisti.
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La capacità di Pif universalmente riconosciuta è quella di far riflettere su tematiche di un certo spessore, e a volte anche di alta drammaticità, con un tono lieve di commedia. In questo caso il livello è sempre alto e non solo per l'ottima sceneggiatura, ma sopratutto per la vicenda centrale del viaggio bellico in Sicilia per amore, intrecciato in un mondo in evoluzione che per scacciare una tirannide ha trasformato una parte del nostro paese in terreno di conquista della delinquenza. Mafia e politica si fondono infatti con l'avvallo degli americani, e nulla possono i puri di cuore come l'ufficiale USA di orgini italiane contro il reintegro di assassini e feccia varia chiamati a sostituire i gerarchi fascisti. Ottimi tutti gli attori, dai malinconici disgraziati che vivono senza un tetto, alla vedova di guerra il cui suocero si aggrappa sino all'ultimo alla statua del Duce. Il protagonista non toglie spazio a tutti i volti e i messaggi, se ne fa invece candido latore sino a sedersi in panchina davanti alla Casa Bianca, in un tentativo tanto inutile quanto nobile di notevole impatto.
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giuliog02
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venerdì 17 febbraio 2017
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ridendo castigat mores
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Una gradevole commedia, ben recitata da bravi attori, nella quale si trattano indirettamente temi seri di grande rilevanza storico-politica ( mafia e imperialismo statunitense ). Dal punto di vista storico, della scenografia e dell' ambientazione é un coacervo di sviste, di errori, di imprecisioni, di superficialità. Piacevole quella dell'elicottero, all'epoca non esistente presso gli Alleati, che per lo meno serve a trasportare l'asino....... . Un film con cui si passa un'ora e mezza e che consente di uscire col sorriso sulle labbra dalla sala, purché non si sia troppo attenti alla realtà.
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roby82
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domenica 12 febbraio 2017
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pif colpisce ancora
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Dopo "La mafia uccide solo d'estate" Pif colpisce ancora con un altro capolavoro. Il film è toccante, e riesce a spaziare tra la commedia e il serio. Bravissimi attori, con una regia azzeccatissima, e una trama semplice ma di non facile gestione. Ma Pif è riuscito a essere credibile e a tenere il film in equilibrio perfetto, senza mai far pentire lo spettatore di vedere il film. Veramente uscito bene. Voto 9 agli attori, voto 9 al regista Pif, e voto 9 al film. P.S. In America una storia cosi continuerebbero ancora a negarla, mah!
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mario nitti
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sabato 11 febbraio 2017
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sotto le attese
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Il confronto con "La mafia uccide solo d'estate" è impietoso. Qui si decolla solo nel finale, con il discorso del neo nomiato sindaco del paese, ma è troppo tardi. La storia del ragazzo che va a combattere in Sicilia per poter chiedere la mano della sua ragazza al padre non prende mai il giro, resta tutto un po' prevedebile e mancano completamente le geniali trovate ironiche del primo film. Questa volta ci sono i mezzi, c'è l'attenzione del pubblico, ma Pif dovrà dimostrare altrove che il primo successo alla regia non era stato un caso fortunato.
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riccardo tavani
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mercoledì 1 febbraio 2017
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dalla commedia a un'amara pagina di storia
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Dopo il suo primo successo, La mafia uccide solo d’estate, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, torna sul tema. Ci torna sempre attraverso il genere della commedia tra i pori della quale – piano piano – sale e traspare una pagina di storia nazionale. È la ricetta dell’antico farmacista: lo zucchero prima dell’amaro. Dal dolce dell’immaginaria vicenda di un amore combattuto, all’amaro della pagina di guerra e di storia italiana drammaticamente vera. Il tutto testimoniato dalla faccia da bravo ragazzo, imbranato, maldestro, ma comunque sempre onesto, nelle intenzioni e negli atti, della figura d’attore di Pif, qui nelle vesti di Arturo Giammarresi, siciliano trapiantato in America che si arruola per amore della bella Flora.
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Dopo il suo primo successo, La mafia uccide solo d’estate, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, torna sul tema. Ci torna sempre attraverso il genere della commedia tra i pori della quale – piano piano – sale e traspare una pagina di storia nazionale. È la ricetta dell’antico farmacista: lo zucchero prima dell’amaro. Dal dolce dell’immaginaria vicenda di un amore combattuto, all’amaro della pagina di guerra e di storia italiana drammaticamente vera. Il tutto testimoniato dalla faccia da bravo ragazzo, imbranato, maldestro, ma comunque sempre onesto, nelle intenzioni e negli atti, della figura d’attore di Pif, qui nelle vesti di Arturo Giammarresi, siciliano trapiantato in America che si arruola per amore della bella Flora. La particolare aura attraverso cui il pubblico percepisce l’attore protagonista è essenziale in questo tipo di traslazione dalla cifra comica a quella drammatica. Lo abbiamo visto ne La vita è bella, di e con Roberto Benigni, o in Forrest Gump, con Tom Hanks. Quest’ultimo film, come è noto, è quello cui si è dichiaratamente ispirato Pif nella sua prima prova. Perché nel detto “Scherza con i fanti ma lascia in pace i santi” il passaggio dai primi ai secondi può essere garantito solo da un volto, da una figura che ispiri sensibile fiducia pubblica. E qui dalla figura comica del fante Arturo Giammarresi si passa a quella santa, eroica del tenente Philip Catelli, interpretato da Andrea Di Stefano. È questo il personaggio chiave, angelo protettore di Arturo, che svela e fa trasparire, sotto i toni comici, la prima tentacolare rete mafiosa che si ramifica con l’espandersi dell’avanzata delle truppe da sbarco Usa in Sicilia. Per conferire una maggiore autenticità al risvolto storico drammatico del suo racconto, Pif dedica una particolare cura a ogni suo aspetto cinematografico, dalla fotografia, alle luci, alle scenografie, ai costumi. Come a quello documentale, mostrando pagine di archivio storico che attestano la sua denuncia. Resta un solo rammarico: che nessun autore-attore abbia pensato a realizzare un racconto come questo in anni precedenti, nei quali avrebbe certamente avuto un maggiore impatto sia cinematografico che sociale.
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giovedì 29 dicembre 2016
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pletorico
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Non ha la leggerezza dell'opera prima, disseminata qua e là della poesia minimalista stemperata nella nostalgia dell'infanzia (anche se volendo essere pignoli ci sarebbe da dire che in fin dei conti abbiamo tutti una infanzia da rimpiangere, uffa!). No, questa seconda prova cinematografica si propone come un assemblaggio randomizzato di personaggi, che più che tali sono macchiette, scopiazzate qua e là tra la commedia dell'arte e altre opere cinematografiche di ben altro spessore, frullate assieme con l'unico legante del pistolotto finale contro la Democrazia Cristiana e la collusione dei cattolici con la mafia. La storia di Lucky Luciano è vera e non nuova per chi ha un minimo di attenzione verso la storia recente del nostro paese.
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Non ha la leggerezza dell'opera prima, disseminata qua e là della poesia minimalista stemperata nella nostalgia dell'infanzia (anche se volendo essere pignoli ci sarebbe da dire che in fin dei conti abbiamo tutti una infanzia da rimpiangere, uffa!). No, questa seconda prova cinematografica si propone come un assemblaggio randomizzato di personaggi, che più che tali sono macchiette, scopiazzate qua e là tra la commedia dell'arte e altre opere cinematografiche di ben altro spessore, frullate assieme con l'unico legante del pistolotto finale contro la Democrazia Cristiana e la collusione dei cattolici con la mafia. La storia di Lucky Luciano è vera e non nuova per chi ha un minimo di attenzione verso la storia recente del nostro paese. Ma la narrazione a tesi, condotta in modo casuale e un po' buttata via, diventa greve e pedante nella epifania finale del soggetto a tema. Diliberto è un regista fragile e a volte un po' irritante nella pretenziosità di voler coprire a tutti costi la debolezza della struttura narrativa con citazioni e allusioni formali che alla fine risultano solo pedanti.
Pessima la scelta del casting, con Miriam Leone che si aggira spaesata per il film alla ricerca disperata di un ruolo che non troverà mai, e l'interpretazione di Maurizio Marchetti, troppo debordante anche per un caratterista.
Il film piacerà ai seguaci del pensiero dominante. Si profila all'orizzonte un nuovo Benigni a titillare il conformismo degli intellettuali da salotto.
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enzo70
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mercoledì 14 dicembre 2016
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pif perde la deliziosa freschezza dell'esordio
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La mafia l’ha raccontata in maniera deliziosa Pif in “la mafia uccide solo d’estate”. E in questa sorta di sequel ideale il giovane regista siciliano torna a mettersi in scena sotto il nome di Arturo Giammarresi che è un giovane immigrato siciliano negli States nel 1943 Gli alleati stanno per sbarcare sulle coste siciliane ed Arturo decide di partire per chiedere al padre la mano della donna che ama. A Crisafulli, il paese dove sbarcherà, in groppa ad un asino volante conoscerà il tenente Chiamparino che gli mostrerà il significato dell’amore per la patria e scrive una lettera a Roosevelt per denunciare il favoreggiamento da parte degli alleati della mafia sull’isola.
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La mafia l’ha raccontata in maniera deliziosa Pif in “la mafia uccide solo d’estate”. E in questa sorta di sequel ideale il giovane regista siciliano torna a mettersi in scena sotto il nome di Arturo Giammarresi che è un giovane immigrato siciliano negli States nel 1943 Gli alleati stanno per sbarcare sulle coste siciliane ed Arturo decide di partire per chiedere al padre la mano della donna che ama. A Crisafulli, il paese dove sbarcherà, in groppa ad un asino volante conoscerà il tenente Chiamparino che gli mostrerà il significato dell’amore per la patria e scrive una lettera a Roosevelt per denunciare il favoreggiamento da parte degli alleati della mafia sull’isola. La trama c’è tutta e Pif cerca di ritrovare il tono narrativo leggermente favoleggiante che ha contraddistinto l’ottimo film di esordio; una, doverosa, precisazione, alla fine della proiezione nella sala ho sentito diversi “che bello” che valgono più della critica, titolata o meno che sia. Ma a mio avviso qualcosa si è rotto, la sceneggiatura a tratti si inceppa, manca di linearità e, soprattutto, di freschezza. E anche la recitazione del protagonista, perfetta all’esordio, diventa una sorta di nenia, a tratti noiosa, a tratti addirittura fastidiosa. Buone, invece, le interpretazioni di tutti gli altri protagonisti, ma alla fine il film, a mio avviso, non funziona. Ma Pif è bravo, tornerà a stupirci.
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eddie02
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mercoledì 16 novembre 2016
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deludentissimo
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Dopo l'esordio folgorante mi aspettavo da Pif francamente molto di più. Temo sia stato un fuoco di paglia. Ci troviamo di fronte ad un film scritto maluccio e recitato peggio. I personaggi sono o inconsistenti o pure macchiette. Il film arranca fin dall'inizio con un montaggio sempre fuori tempo. Le storie si intrecciano senza un preciso senso. Sembra che le scene siano infilate un po' a casaccio più perché ritenute divertenti in sé che non perché abbiano un senso nella narrazione.
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Dopo l'esordio folgorante mi aspettavo da Pif francamente molto di più. Temo sia stato un fuoco di paglia. Ci troviamo di fronte ad un film scritto maluccio e recitato peggio. I personaggi sono o inconsistenti o pure macchiette. Il film arranca fin dall'inizio con un montaggio sempre fuori tempo. Le storie si intrecciano senza un preciso senso. Sembra che le scene siano infilate un po' a casaccio più perché ritenute divertenti in sé che non perché abbiano un senso nella narrazione. Pif sembra continuamente voler imboccare lo spettatore apparendo quasi sempre ridondante (insopportabile la scena in cui i due poveri siciliani vengono condannati per aver rubato degli stivali a un soldato morto mentre i delinquenti vengono graziati) e finisce per rendere scontata e lenta quasi ogni sequenza. La storia è poverissima: un palermitano che vive in America, tonto e incapace, innamorato di una bellissima ragazza (il personaggio di Miriam Leoni è tutto qui) promessa in sposa al figlio di un mafioso, si arruola nell'esercito e parte per la Sicilia per chiedere la mano della sua bella al di lei padre. Da questa premessa un susseguirsi di insensatezze poco divertenti che portano al finale lunghissimo, pretenzioso e sottolineato dall'insistente musica di Santi Pulvirenti. Insomma un pasticcio senza né capo né coda. La confezione al contrario è di buona fattura, ma nel cinema non basta la confezione, ci vuole qualcosa anche dentro. Peccato
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rct_freexis
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mercoledì 16 novembre 2016
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non è un buon film...ma neanche così brutto.
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Credo che la forza di questo film sia nascosta nella storia di come gli americani sbarcarono agevolmente in Sicilia,e di come favorirono la nuova ascesa della mafia.
Il resto delle storie (tra cui quella tra i due amanti,che dovrebbe essere la principale) sembrano accozzagliate quasi senza senso e rimangono un pò sospese. Pif lo ritengo un bravo regista,ma la sua recitazione un pò piatta unita a faccette che sperano di far ridere non gli danno gloria. Miriam Leone non so neanche perchè era lì.
E' stato molto bello però vedere l'impegno della produzione nel creare l'ambiente di quei tempi,i mezzi militari,costumi...erano perfetti.
Un'idea molto bella ma non utilizzata al meglio,peccato.
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