maumauroma
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domenica 26 marzo 2017
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elle
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Michelle Leblanc e' una ricca donna d'affari. Dirige una affermata azienda che crea videogiochi. Ha un carattere duro, fiero, indipendente. Quando, all'interno della sua bella casa, subisce una violenza da parte di uno sconosciuto con un passamontagna calato sul viso, decide di non denunciare il fatto alla polizia, ma si mette lei stessa alla ricerca del possibile colpevole, (l'ex marito, un amante, un vicino di casa, uno dei suoi dipendenti). e attraverso tale ricerca iniziera' con ciascuno dei sospettati un perverso rapporto sadomaso che fara' emergere pulsioni sessuali forse anche a lei, prima, del tutto sconosciute. L' ultima opera del regista Paul Verhoeven si caratterizza, indubbiamente, per un buon inizio.
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Michelle Leblanc e' una ricca donna d'affari. Dirige una affermata azienda che crea videogiochi. Ha un carattere duro, fiero, indipendente. Quando, all'interno della sua bella casa, subisce una violenza da parte di uno sconosciuto con un passamontagna calato sul viso, decide di non denunciare il fatto alla polizia, ma si mette lei stessa alla ricerca del possibile colpevole, (l'ex marito, un amante, un vicino di casa, uno dei suoi dipendenti). e attraverso tale ricerca iniziera' con ciascuno dei sospettati un perverso rapporto sadomaso che fara' emergere pulsioni sessuali forse anche a lei, prima, del tutto sconosciute. L' ultima opera del regista Paul Verhoeven si caratterizza, indubbiamente, per un buon inizio. Poi pero', probabilmente a causa di una sceneggiatura piuttosto sgangherata e confusionaria , di un montaggio macchinoso e di una regia spesso distratta e banale, al dramma iniziale si sovrappone una fastidiosa atmosfera di melodramma che finisce ala fine per sfociare, non si sa quanto volutamente,in una sorta di improbabile commedia dell'arte. Alla fine si finisce per ritrovarsi piu' a sorrridere di certe situazioni che non ad assorbire le angosce di una donna ferita nel suo intimo piu' profondo. E quando si ha a che fare con uno stupro, l'idea stessa di metterla sul grottesco non sembra essere cosa buona e giusta. Elle pare essere una sorta di summa piuttosto raffazzonata dell' universo sessuale femminile, ma credo che il fascino e il mistero che ogni donna racchiude avrebbe meritato ben altro sviluppo. D'altronde tutti i film di Verhoeven si caratterizzano per essere costruiti e cesellati a colpi d'accetta. Isabelle Huppert si conferma brava attrice, ma nella versione italiana viene doppiata da una voce che stride sia con il suo fisico che con il carattere del personaggio che interpreta. Per quanto riguarda gli altri attori poco da segnalare. Forse alla fin fine l' interpretazione migliore finisce per offrirla la bella micia di Michelle, silenziosa e inquietante testimone dei fatti
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sabato 25 marzo 2017
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son abituata ai folli, è la mia specialità....
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Interpretazione superlativa quella di Isabelle Huppert in ELLE, l'ultimo film dell'ineffabile Verhoeven (Basic Instinct et alia).
Una storia molto dura che si apre con uno stupro - reiterato per altro, più volte, nel corso del racconto filmico - poi lo stupro diviene 'altro', un qualcosa di diverso, diversamente interpretato dagli 'attori', vittima e carnefice e...viceversa.
Forse perché molte domande rimangono istrionicamente senza risposta ed interlocutorio rimane l'intersecarsi dei vari rapporti che si dipanano e si intrecciano tra gli interpreti.
Poi c'è il DANNO - per citare il bel film del 1992 di Louis Malle tratto dal romanzo omonimo Damage di Josephine Hart : chi ha subìto un 'danno', un lutto irreparabile e mostruoso a livello psichico, morale, fisico, non ha più nulla da perdere, sorta di vaccino anestetizzante in difesa da un inesistente futuro, ed ecco scattare l'AMORALITA' a 360° di una grande protagonista, la Huppert che, da sola, si mangia la scena, nonostante le buone interpretazioni degli altri comprimari.
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Interpretazione superlativa quella di Isabelle Huppert in ELLE, l'ultimo film dell'ineffabile Verhoeven (Basic Instinct et alia).
Una storia molto dura che si apre con uno stupro - reiterato per altro, più volte, nel corso del racconto filmico - poi lo stupro diviene 'altro', un qualcosa di diverso, diversamente interpretato dagli 'attori', vittima e carnefice e...viceversa.
Forse perché molte domande rimangono istrionicamente senza risposta ed interlocutorio rimane l'intersecarsi dei vari rapporti che si dipanano e si intrecciano tra gli interpreti.
Poi c'è il DANNO - per citare il bel film del 1992 di Louis Malle tratto dal romanzo omonimo Damage di Josephine Hart : chi ha subìto un 'danno', un lutto irreparabile e mostruoso a livello psichico, morale, fisico, non ha più nulla da perdere, sorta di vaccino anestetizzante in difesa da un inesistente futuro, ed ecco scattare l'AMORALITA' a 360° di una grande protagonista, la Huppert che, da sola, si mangia la scena, nonostante le buone interpretazioni degli altri comprimari.
Un senso del ribaltamento e della sorpresa percorre tutto il film, in cui nulla è ovvio o scontato, da vedere e rivedere in lingua originale e poi doppiato, per poterlo gustare appieno.
Di rilievo, nella loro essenzialità, i dialoghi, pieni di arguzia ed humour, anche nei momenti più neri del plot, cui forniscono, alleggerendola, un'atmosfera grottesca davvero d'Autore.
Ottimo il commento musicale originale di Anne Dudey che rispetta pause, ritmi in perfetta ed equilibrata alternanza con gli ottimi pezzi di musica classica inseriti, da Rachmaninoff a Beethoven a Bach, per non citarne che alcuni.
Rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI
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sabato 25 marzo 2017
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????
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Film d'autore premiato??? Surreale, noioso..brutto..
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goldy
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sabato 25 marzo 2017
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perplessità
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. Si propone una donna certamente capace di grande autonoma: imprenditrioce, madre, figlia, amante, moglie.. Capace di affrontare qualsiasi situazione subisce anche uno stupro brutale che sa metabolizzare con impareggiabile freddezza. Un modello da imitare quindi? Per certi versi certamente ma come la mettiamo con il background famigliare della nostra eroina che scopriamo essere figlia di un mostruoso assassino che ha ucciso decine di persone e che per questo si trova in priigione a vita? Come dobbiamo interpretarlo? Lo scotto che si deve pagare o il percorso che si deve fare per liberarsi da falsi moralismi e costruirsi un vissuto più confacente a un dato di verità?
E' inutile cercare credibilità nella storia, tanto strampalata è .
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. Si propone una donna certamente capace di grande autonoma: imprenditrioce, madre, figlia, amante, moglie.. Capace di affrontare qualsiasi situazione subisce anche uno stupro brutale che sa metabolizzare con impareggiabile freddezza. Un modello da imitare quindi? Per certi versi certamente ma come la mettiamo con il background famigliare della nostra eroina che scopriamo essere figlia di un mostruoso assassino che ha ucciso decine di persone e che per questo si trova in priigione a vita? Come dobbiamo interpretarlo? Lo scotto che si deve pagare o il percorso che si deve fare per liberarsi da falsi moralismi e costruirsi un vissuto più confacente a un dato di verità?
E' inutile cercare credibilità nella storia, tanto strampalata è . Tuttavia questo è cinema Forse se ne cava qualche senso se si legge la storia come un caleidoscopio di variabili erotiche e di comportamenti conseguenti sui quali sì è significativo riflettere.
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no_data
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mercoledì 15 marzo 2017
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gia' fatto
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mauriziomeres
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lunedì 13 marzo 2017
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una bravissima e bella isabelle "lei"
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Lei sempre al centro dell'attenzione,incorreggibile donna sempre sensuale in ogni atteggiamento,accattivante e sempre padrona dell'altro sesso,non nasconde mai la sua vera indole,tra il perverso e il misterioso,pronta a qualsiasi esperienza che la possa soddisfare,libera da qualsiasi pregiudizio non guarda chi è,ma quello che può ottenere.
Questa donna è il personaggio diretto dal sempre enigmatico e spesso insopportabile,dal punto di vista di come immagina il profondo inconscio dell'essere umano,Paul Verhoeven,sempre alla ricerca di un qualcosa che profondamente esiste in ogni essere,la riduzione cinematografica del libro è stata quasi totalmente rifiutata negli Stati Uniti per la morale è il contenuto perverso,una delle tante contraddizioni Americane,girato in Francia,con una bellissima interpretazione di Isabelle Huppert,bellissima donna oltre che ottima attrice,sensuale ed accattivante degna interprete di questo ruolo,come dice il regista nessun altra attrice poteva interpretare il ruolo di Michelle,sembra quasi che il libro sia stato scritto vedendo lei come personaggio, dal punto di vista professionale,non più giovanissima ma con una femminilità che pochissime donne al mondo possono sfoggiare nell'assoluta disinvoltura.
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Lei sempre al centro dell'attenzione,incorreggibile donna sempre sensuale in ogni atteggiamento,accattivante e sempre padrona dell'altro sesso,non nasconde mai la sua vera indole,tra il perverso e il misterioso,pronta a qualsiasi esperienza che la possa soddisfare,libera da qualsiasi pregiudizio non guarda chi è,ma quello che può ottenere.
Questa donna è il personaggio diretto dal sempre enigmatico e spesso insopportabile,dal punto di vista di come immagina il profondo inconscio dell'essere umano,Paul Verhoeven,sempre alla ricerca di un qualcosa che profondamente esiste in ogni essere,la riduzione cinematografica del libro è stata quasi totalmente rifiutata negli Stati Uniti per la morale è il contenuto perverso,una delle tante contraddizioni Americane,girato in Francia,con una bellissima interpretazione di Isabelle Huppert,bellissima donna oltre che ottima attrice,sensuale ed accattivante degna interprete di questo ruolo,come dice il regista nessun altra attrice poteva interpretare il ruolo di Michelle,sembra quasi che il libro sia stato scritto vedendo lei come personaggio, dal punto di vista professionale,non più giovanissima ma con una femminilità che pochissime donne al mondo possono sfoggiare nell'assoluta disinvoltura.
Secondo il mio punto di vista non c'è oltraggio alla morale e non può ritenersi istigatore alla perversione,nel mondo già esistono una serie di perversioni sia psicologiche che violente,e nel profondo essere nascoste nei propri dna,può in ognuno di noi scaturire un pensiero perverso,libidinoso,l'importante essere sinceri con se stessi e non oltrepassare il limite del non ritorno,non può assolutamente essere un film a far nascere un perverso violento.
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evak.
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sabato 11 marzo 2017
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visioni sessiste
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Ho visto il film in lingua originale e non credo lo vedrò in lingua italiana.
Nel complesso questo film è un terribile tentativo di raccontare una vicenda complessa, senza averne gli strumenti per farlo, né come regista, né come improvvisato narratore di storie per le quali la regia dimostra di non essere all'altezza.
La superficialità con la quale Verhoeven affronta il tema della violenza è disarmante e al contempo fastidiosa.
Fastidioso e inguardabile. Fastidioso perché rende il personaggio femminile protagonista molto superficiale, senza mai toccare fino in fondo la parte emotiva più vera della vittima di uno stupro.
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Ho visto il film in lingua originale e non credo lo vedrò in lingua italiana.
Nel complesso questo film è un terribile tentativo di raccontare una vicenda complessa, senza averne gli strumenti per farlo, né come regista, né come improvvisato narratore di storie per le quali la regia dimostra di non essere all'altezza.
La superficialità con la quale Verhoeven affronta il tema della violenza è disarmante e al contempo fastidiosa.
Fastidioso e inguardabile. Fastidioso perché rende il personaggio femminile protagonista molto superficiale, senza mai toccare fino in fondo la parte emotiva più vera della vittima di uno stupro.
un film senza verità, un film che di un dramma ne fa una "scampagnata" incapace di far anche lontanamente percepire il confronto con il dolore e l'impossibilità di parlarne.
Non è un film contro la violenza delle donne come mi è capitato di leggere. È un indecente e un offensivo modo di vedere e rappresentare lo stupro. Il rapporto tra vittima e carnefice rende in questo film la donna una macchina e tra i due il "malato" sembra lei. La scena cruda iniziale e le successive perversioni psicologiche così come rese dalla regia non sono altro che la visione parziale e sessista di un regista uomo.
Film bocciato.
Certamente Huppert una grande attrice in questo fallito film francese. Oltre a lei salverei la fotografia. Il regista potrebbe tornare a occuparsi dei robot. Per raccontare un personaggio bisogna anche saperlo indagare. Per fare un film contro la violenza non è necessario girare scene di scontata quanto di facile imitazione. Spero che qualcuno esca dalla sala già dopo i primi minuti se proprio volesse andare a vederlo.
Non ci vedo rivincite ma solo dolore inespresso proprio come piace agli uomini.
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sir branco
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domenica 12 febbraio 2017
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influenze hanekiane
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Quella che segue è una simil-trascrizione di un mio video dedicato alla categoria "Miglior film straniero" della cerimonia dei Golden Globe 2017. Se siete interessati visitate: youtube.com/watch?v=3dynqd9d2d8&t=0s
Secondo film in lingua francese in gara ai Golden Globe oltre a Divines, Elle è invece diretto dall’olandese Paul Verhoeven, che invece di film alle spalle ne ha un quindicina ma che si cimenta per la prima volta con questo film con la lingua francese.
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Quella che segue è una simil-trascrizione di un mio video dedicato alla categoria "Miglior film straniero" della cerimonia dei Golden Globe 2017. Se siete interessati visitate: youtube.com/watch?v=3dynqd9d2d8&t=0s
Secondo film in lingua francese in gara ai Golden Globe oltre a Divines, Elle è invece diretto dall’olandese Paul Verhoeven, che invece di film alle spalle ne ha un quindicina ma che si cimenta per la prima volta con questo film con la lingua francese. A quanto pare scelta obbligata dal fatto che Verhoeven non ha trovato nessuna attrice americana disposta a cimentarsi con il ruolo.
Elle parla di una donna che viene stuprata da un uomo introdottosi nella sua casa e centro di un universo intorno a cui orbitano una moltitudine di personaggi. Se penso ad Elle la prima cosa che mi viene in mente è Haneke. Ci sono varie cose in questo film che rimandano ad Haneke. A partire dallo stile fino a spunti più generali come l’home invasion di Funny Games o ancora la sessualità malsana di La pianista. Ed Elle con La pianista condivide perfino l’attrice protagonista, Isabelle Huppert. Che seppure interpreti in questo film un personaggio molto differente mantiene certi tratti che ricordano il precedente, come la già citata sessualità, la fisicità e il rapporto con la madre, che era una caratteristica importante anche del personaggio che Isabelle interpretava in Amour, sempre di Haneke. Questa attrice è indubbiamente un’aggiunta di valore alla pellicola e riesce a fungere da collante tra i vari personaggi. I Golden Globes hanno deciso di riconoscerle questo merito nominandola nella categoria di Migliore attrice in un film drammatico, rendendola di fatto l’unica attrice a non recitare in lingua inglese in questa categoria.
Il film riesce ad appassionare inizialmente grazie alla tensione tipica dell’home invasion e al mistero tipico del giallo, portandoci a chiedere chi dei numerosi personaggi maschili che gravitano intorno alla protagonista sia in realtà lo stupratore in passamontagna. Tuttavia con il proseguire della pellicola il film affascina per la regia, per la gestione dei personaggi e soprattutto per merito di interpretazioni dosate ed efficaci. Presentato dalla Francia, questo film non è arrivato tra le nomination finali per il Miglior film straniero alla futura cerimonia degli Oscar, che riesca a prendersi una rivincita ai Golden Globe?
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marcello
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mercoledì 11 gennaio 2017
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magnifico
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Premetto che ho visto il film per Isabelle Huppert e fino ai titoli di coda non sapevo che fosse un film di Paul Veroeven. L'ho visto in francese senza sottotitoli ma per me non è un problema. Mi sono deciso a scrivere per via della mediocre recensione di Giancarlo Zappoli che ovviamente ha dei preconcetti nei confronti di Verhoeven. Un film che comincia con un colpo allo stomaco ma necessario per entrare nell'universo pieno di contraddizioni della protagonista, donna manageriale di successo che viene violentata e che decide di non dire subito di esserlo stata. Della trama meglio non dire quasi nulla per via delle continue sorprese. La Hupper è immensa, nei mezzi toni, nei toni accesi e per una volta anche molto ironica.
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Premetto che ho visto il film per Isabelle Huppert e fino ai titoli di coda non sapevo che fosse un film di Paul Veroeven. L'ho visto in francese senza sottotitoli ma per me non è un problema. Mi sono deciso a scrivere per via della mediocre recensione di Giancarlo Zappoli che ovviamente ha dei preconcetti nei confronti di Verhoeven. Un film che comincia con un colpo allo stomaco ma necessario per entrare nell'universo pieno di contraddizioni della protagonista, donna manageriale di successo che viene violentata e che decide di non dire subito di esserlo stata. Della trama meglio non dire quasi nulla per via delle continue sorprese. La Hupper è immensa, nei mezzi toni, nei toni accesi e per una volta anche molto ironica. Se fosse vivo Francois Truffaut avrebbe fatto un film così con lo humour nero che lo contraddistinse in La sposa in nero e Mica scema la ragazza. Sono molto soddisfatto della decisione dei Golden Globes di dare la statuetta alla Huppert e al film e spero siano vincitori anche gli agli Oscar. Da noi c'è molto nazionalismo perché i film buoni sono davvero pochi e si rifanno sempre al cinema francese e americano oppure a Fellini e Antonioni. Ci vorrebbe più originalità ma si capisce che gli aiuti ai giovani autori non arrivano se non spalleggiati da attori famosi e dalla RAI (ormai è l'unica TV a produrre). Verhoeven sembra è riuscito così bene ad entrare nel cinema commedia francese ma ha aggiunto la sua cattiveria memore anche dei suoi film olandesi come Kitty Tippel. Bentornato Paul e hai dimostrato di poter fare film da botteghino come Basic Instict e molto profondo sulla società odierna come questo.
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[+] film pretenzioso e sgradevole
(di paraffl)
[ - ] film pretenzioso e sgradevole
[+] solo perversione
(di flaw54)
[ - ] solo perversione
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(di giannaccio)
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mattiabertaina
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sabato 26 novembre 2016
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né carne né pesce...provaci ancora paul
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Paul Verhoeven, cineasta olandese di americana adozione, famoso al grande pubblico per lavori quali Robocop, Basic Instict, Atto di forza e L'uomo senza ombra, elabora e traspone liberamente il romanzo "Oh..." di Philip Djian, variando il titolo in Elle e assoldando un'attrice di grande calibro, qual è Isabelle Huppert. In un'intervista ha dichiarato di aver voluto uscire dai confini a stelle e strisce per creare una storia in cui apparisse una protagonista da una morale discutibile e sfaccettata, ruolo che sarebbe stato assai difficile, secondo il regista, proporre alle interpreti hollywoodiane. Il nuovo lavoro, presentato in Concorso a Cannes e nella sezione "Festa mobile" (Fuori Concorso) al Torino Film Festival ha ambizioni autoriali, toni ed atmosfere di un cinema raffinato ed attento, almeno nelle intenzioni.
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Paul Verhoeven, cineasta olandese di americana adozione, famoso al grande pubblico per lavori quali Robocop, Basic Instict, Atto di forza e L'uomo senza ombra, elabora e traspone liberamente il romanzo "Oh..." di Philip Djian, variando il titolo in Elle e assoldando un'attrice di grande calibro, qual è Isabelle Huppert. In un'intervista ha dichiarato di aver voluto uscire dai confini a stelle e strisce per creare una storia in cui apparisse una protagonista da una morale discutibile e sfaccettata, ruolo che sarebbe stato assai difficile, secondo il regista, proporre alle interpreti hollywoodiane. Il nuovo lavoro, presentato in Concorso a Cannes e nella sezione "Festa mobile" (Fuori Concorso) al Torino Film Festival ha ambizioni autoriali, toni ed atmosfere di un cinema raffinato ed attento, almeno nelle intenzioni. Isabelle Huppert è Michele Leblanc, donna forte, determinata, proprietaria di una software-house di successo a Parigi con un passato violento, difficile, segnato dalla follia criminale del padre, passato che grava sulla sua vita, ma del quale Michele (vittima incolpevole) non ha affatto paura. Il canovaccio si apre con uno stupro, subito da Michele ad opera di uomo con un passamontagna nero che irrompe nel suo salotto prima di sera. É la causa scatenante della trama, che porta Michele ad una lenta ma ferma volontà di scoprire l'identità del suo assalitore, cercando di vivere le varie sfere della sua esistenza, lavorativa ed affettiva, nel modo più normale possibile. Screzi e dispetti sul lavoro, un figlio troppo giovane e troppo ingenuo per affrontare l'adultità, un ex compagno con cui non riesce a troncare del tutto, sono tutti ingredienti che Verhoeven porta nella sua istanza narrativa, cercando il crescere della tensione e dell'attenzione da parte del pubblico; ma nonostante il giganteggiare della Huppert, che da sola regge la struttura e conferisce credibilità alle vicende, Elle inizia a sfrangiarsi nella seconda metà di narrazione, perdendo in compattezza, elemento irrinunciabile per un buon thriller d'autore. É così che l'atmosfera conferita inizialmente alla pellicola subisce brusche virate di registro, in equilibrio instabile tra il dramma e la commedia, esponendo i limiti di un lavoro che, seppur contornato delle migliori intenzioni, risulta un ibrido che non una un'identità precisa e manca di un'impronta personale necessaria.
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