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gianleo67
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domenica 1 maggio 2016
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non sempre le donne ne sanno una in più di belzebù
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Banditi dalla comunità del New England in cui vivono per il loro radicalismo religioso, una famiglia di pellegrini si stabilisce in una fattoria isolata prospiciente una selvaggia zona boschiva. Quando il figlio più piccolo, un bambino di pochi mesi, sparisce misteriosamente, un clima di sospetto e di paura inizia a diffondersi tra i componenti, alimentato da arcaiche superstizioni che attribuiscono ai riti di una misteriosa strega il rapimento e la morte dell'infante. Ne farà le spese la figlia adolescente, ritenuta il facile bersaglio per le lusinghe del Demonio. Massacro finale.
Al suo esordio cinematografico dopo una gavetta nel teatro e nella televisione, il regista e sceneggiatore americano Robert Eggers sceglie di cimentarsi con un tema tanto abusato quanto controverso della storia americana, ed in particolare quel retaggio culturale fatto di fanatismo religioso, superstizioni escatologiche e tribunali puritani che le prime comunità del New Hampshire si portavano dietro dalla madrepatria (La lettera scarlatta - 1995).
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Banditi dalla comunità del New England in cui vivono per il loro radicalismo religioso, una famiglia di pellegrini si stabilisce in una fattoria isolata prospiciente una selvaggia zona boschiva. Quando il figlio più piccolo, un bambino di pochi mesi, sparisce misteriosamente, un clima di sospetto e di paura inizia a diffondersi tra i componenti, alimentato da arcaiche superstizioni che attribuiscono ai riti di una misteriosa strega il rapimento e la morte dell'infante. Ne farà le spese la figlia adolescente, ritenuta il facile bersaglio per le lusinghe del Demonio. Massacro finale.
Al suo esordio cinematografico dopo una gavetta nel teatro e nella televisione, il regista e sceneggiatore americano Robert Eggers sceglie di cimentarsi con un tema tanto abusato quanto controverso della storia americana, ed in particolare quel retaggio culturale fatto di fanatismo religioso, superstizioni escatologiche e tribunali puritani che le prime comunità del New Hampshire si portavano dietro dalla madrepatria (La lettera scarlatta - 1995). Costruito come una sorta di viaggio iniziatico di una fondazione sociale basata sul sacrificio dell'innocenza e sulla trasgressione alle leggi della natura, l'esilio obbligato di una famiglia bandita in un lugubre e selvaggio Eden coloniale rappresenta una singolare variante del classico rapporto uomo-natura, laddove la concezione di una Terra Madre prodiga dei frutti necessari al sostentamento ed alla prosperità familiare (la caccia, l'agricoltura, l'allevamento) fa presto a trasformarsi in una Matrigna crudele e sanguinaria che il peccato originale di una concezione disfunzionale dei rapporti umani non può che condurre alla rovina ed alla perdizione dei suoi disgraziati adepti. Giocato sul fuori campo e sulle suggestioni grandangolari di una natura minacciosa e ostile, il film di Eggers fa la spola tra il thriller psicologico e le derive horror, introducendo gli elementi di un onirismo fantastico e irrazionale all'interno di una successione di avvenimenti che l'esaltazione e la follia dell'uomo sarebbero sufficienti a giustificare ed alimentando così una latente tensione narrativa pronta a sfociare ad ogni inquadratura nel dominio del magico e del sovrannaturale. Più che attendibile da un punto di vista antropologico, il tema delle credenze legate alle pratiche osteggiate oltreoceano dalla Santa Inquisizione trovano qui un suggestivo sincretismo con quelle autoctone dello sciamanesimo, evocando le misteriose forze naturali che trovano nella simbologia del bosco (muro impenetrabile di conoscenza e perdizione) e del diabolico caprino (il Black Phillips della inquietante nenia dei due gemelli) gli elementi di uno scontro culturale in cui l'uomo sembra destinato inevitabilmente alla debacle ed alla sconfitta. Comunque ambiguo nello sciogliere la riserva sulla reale natura di questa disfatta, la rinascita dell'uomo non può che ripartire dalla potenza e dall'energia di una prorompente sessualità incarnata dalla giovane e virginale adolescente (una Anya Taylor-Joy di cui sentiremo certamente parlare) suo malgrado cooptata nel sabba di un epilogo emblematico in cui liberarsi finalmente dalle catene del pregiudizio sociale e dalle frustrazioni di un'affettività filiare non andata a buon fine. Notevoli la fotografia di Jarin Blaschke e le musiche di Mark Korven e giustamente premiato al Sundance Film Festival 2015 ed al London Film Festival 2015. Non sempre le donne ne sanno una in più del diavolo.
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alessandro medri
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domenica 1 maggio 2016
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disturbing
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Disturbing. Non esiste un termine migliore o eguale in italiano. La rappresentazione scenica del male nel rispetto della tradizione iconografica cristiana, cullata da una fotografia sublime, un coloring imbevuto di storia, poesia, amore per il testo, capace di creare un glorioso cortocircuito sinestesico che supera i sensi e colpisce direttamente nel subconscio, evocando la forma archetipa della paura e rimodellandola in un incubo a quattro dimensioni.
La simbologia esoterica danza con quella Freudiana formando una spirale psicologica costellata di eufemistiche figure retoriche, dove il giudizio crolla, l'incertezza diventa panico, che si fa follia e morte.
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Disturbing. Non esiste un termine migliore o eguale in italiano. La rappresentazione scenica del male nel rispetto della tradizione iconografica cristiana, cullata da una fotografia sublime, un coloring imbevuto di storia, poesia, amore per il testo, capace di creare un glorioso cortocircuito sinestesico che supera i sensi e colpisce direttamente nel subconscio, evocando la forma archetipa della paura e rimodellandola in un incubo a quattro dimensioni.
La simbologia esoterica danza con quella Freudiana formando una spirale psicologica costellata di eufemistiche figure retoriche, dove il giudizio crolla, l'incertezza diventa panico, che si fa follia e morte.
La recitazione è morbosa. Maniacale. Lucida nella sua imperturbabile follia, resa da una naturalezza di interazione dei personaggi con la scena e con l'ambientazione storica che permette di fruire la trama con composto orrore, che diventa paralisi emotiva nei momenti di climax. La scelta dei personaggi, i loro volti, la purezza dei loro sguardi. La sensazione di stare guardando qualcosa di sbagliato durante l'amplesso di un bambino con Satana mascherato da Gesu Cristo, nei suoi ultimi istanti di vita, circondato dai suoi famigliari che lo ascoltano semplicemente ansimare di un piacere che è puro orrore, il tutto reso esclusivamente dalla potenza della parola recitata di un bambino di 12 anni.
Il regista non documenta mai visivamente il male. Nessuna immagine mostrerà ai vostri occhi la violenza e l'orrore. Solo un costante cortocircuito sinestesico di colori, suoni, parole, simboli posti in modo naturale e immobile nella scena, che come una scultura in pietra, prende vita nella sua fissità plastica e stuzzica l'immaginazione. E scava, scava… fino ad arrivare all'origine della paura.
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