biso 93
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mercoledì 24 agosto 2016
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il maligno
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The vvitch e' un film atipico che rinnova, x cosi dire, il genere horror pur ricostruendo la vita di una tipica famiglia pellegrina del 1600. Un difetto secondo me sta nella sua lentezza, mitigata cmq da un'atmosfera cupa e desolante, evocatrice di quel male che pian piano si manifestera'. La ricostruzione del linguaggio, dei vestiti, degli usi dei padri pellegrini e' molto certosina cosi come il loro morboso legame religioso, piu' una rassicurazione che una vera fede, la quale crolla in parte contro situazioni al limite, dinanzi al male, quello puro. The witch non ti spaventa ma trasmette malessere ma allo stesso tempo stanca perche' necessiterebbe di un maggiore ritmo.
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The vvitch e' un film atipico che rinnova, x cosi dire, il genere horror pur ricostruendo la vita di una tipica famiglia pellegrina del 1600. Un difetto secondo me sta nella sua lentezza, mitigata cmq da un'atmosfera cupa e desolante, evocatrice di quel male che pian piano si manifestera'. La ricostruzione del linguaggio, dei vestiti, degli usi dei padri pellegrini e' molto certosina cosi come il loro morboso legame religioso, piu' una rassicurazione che una vera fede, la quale crolla in parte contro situazioni al limite, dinanzi al male, quello puro. The witch non ti spaventa ma trasmette malessere ma allo stesso tempo stanca perche' necessiterebbe di un maggiore ritmo. Raffinato e valido, vincitore della miglior regia al sundance, un buon film per cinefili.
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elpiezo
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domenica 21 agosto 2016
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angosciante!!!
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Una bigotta famiglia di contadini alloggia in una fattoria isolata ai margini di un folto e sinistro bosco. Le misere esistenze di un nucleo familiare oppresso da improvvise presenze ostili e schiacciato dal peso di un misticismo ossessvo ed estenuante. Una regia accurata ed una fotografia eccelsa per raccontare i deliri di individui in balia di una fede che non sembra in grado di perseverarli dai progetti che il maligno, qualunque sia la sua forma, abbia in serbo per loro.
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simonepegg
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sabato 20 agosto 2016
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inquietudine
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Negli ultimi anni il genere horror ha sofferto parecchio, colpa di pellicole tutte uguali tra loro, banali e mal fatte. Fortunatamente nell'ultimo periodo qualche spiraglio di luce c'è stato: sono uscite pellicole ben fatte, realmente spaventose; questo splendido "The Witch" ne fa parte.
Il regista Robert Eggers debutta dietro la macchina da presa con un film spiazzante, inquietante e morboso, facendolo con rara eleganza. Non è una pellicola semplice questo "The Witch", non è nemmeno il classico horror pieno di salti sulla poltrona; anzi!, il regista sfrutta a pieno i 90 minuti del lungometraggio per centellinare al meglio gli elementi orrorifici raccontando, quasi fosse un documentario, la durissima lotta alla sopravvivenza di una famiglia di contadini nel'600 (esiliata in primo luogo da una colonia Inglese per via del loro estremismo religioso, perseguitata in seguito da un male inarrestabile) e la cosa funziona alla perfezione: il senso di disagio vissuto dai protagonisti si sposa alla perfezione con la durissima quotidianità; morbosità e inquietudine aumentano di minuto in minuto instaurandosi e crescendo non solo nella sventurata famiglia ma anche nello spettatore fino a raggiungere l'apice nel fantastico ed enigmatico epilogo.
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Negli ultimi anni il genere horror ha sofferto parecchio, colpa di pellicole tutte uguali tra loro, banali e mal fatte. Fortunatamente nell'ultimo periodo qualche spiraglio di luce c'è stato: sono uscite pellicole ben fatte, realmente spaventose; questo splendido "The Witch" ne fa parte.
Il regista Robert Eggers debutta dietro la macchina da presa con un film spiazzante, inquietante e morboso, facendolo con rara eleganza. Non è una pellicola semplice questo "The Witch", non è nemmeno il classico horror pieno di salti sulla poltrona; anzi!, il regista sfrutta a pieno i 90 minuti del lungometraggio per centellinare al meglio gli elementi orrorifici raccontando, quasi fosse un documentario, la durissima lotta alla sopravvivenza di una famiglia di contadini nel'600 (esiliata in primo luogo da una colonia Inglese per via del loro estremismo religioso, perseguitata in seguito da un male inarrestabile) e la cosa funziona alla perfezione: il senso di disagio vissuto dai protagonisti si sposa alla perfezione con la durissima quotidianità; morbosità e inquietudine aumentano di minuto in minuto instaurandosi e crescendo non solo nella sventurata famiglia ma anche nello spettatore fino a raggiungere l'apice nel fantastico ed enigmatico epilogo. Se la regia funziona incredibilmente bene, il resto del film funziona altrettanto bene. Gli attori fanno il loro dovere( spicca fra loro la bravissima e giovane Anya Taylor-Joy ), la cupa fotografia si sposa alla perfezione con l'inquietante location aiutando lo spettatore nell'immersione della storia e la colonna sonora è, letteralmente, da brividi.
In sintesi, se cercate un horror adrenalinico con il classico spavento facile statene alla larga, se invece cercate una storia inquietante, in grado di far dubitare e raggelare il sangue, ottimamente diretta e interpretata allora correte al cinema. Un esordio da non perdere.
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kyotrix
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giovedì 18 agosto 2016
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soporifero
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Film decisamente old style, pure troppp, forzato. La storia ( ma c'è una trama?!? ) è ridicola, il comportamento pure. Ok che siamo nel 1600, ma qui si esagera credo. Film adatto solo a visionari in cerca di film d'autore diversi dal solito. Più un opera teatrale che film.
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(di djspesso)
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hudys
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giovedì 18 agosto 2016
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è una vergogna!!!
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È vergognoso presentare un film cosi scarso e pure mal interpretato al cinema.
Storia inesistente, veramente brutto e mi fermo qua.....
Da non vedere neanche se ti pagano il biglietto.
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aldamar
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mercoledì 17 agosto 2016
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mah!
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Chiamarlo horror e' una Grossa Offesa,per chi gira VERI film Horror,mi sembra la storiella di cappucetto rosso,veramente tempo perso!!!
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themorenina
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domenica 7 agosto 2016
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ottimo horror
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Quando finalmente ebbi modo di vederlo, mi aspettavo qualcosa di particolare,diciamo che ero in attesa, come già mi era capitato con un altro bellissimo film horror (We are what we are),invece ho capito che non era un film dove succede tanto e sembra di non avere visto nulla, ed è allora che mi sono "gustata" questo spettacolo horror. Ottimo!
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ashtray_bliss
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martedì 12 luglio 2016
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evocativo e angosciante ritratto folk.
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The Witch rappresenta un'esperienza visiva ed emotiva tutt'altro che facile da decodificare e da smaltire. Ponendosi su differenti piani narrativi si offre per più spunti riflessivi e chiavi di lettura dello stesso. Un film ambiguo, profondamente evocativo, mistico e sinistro è un prodotto che ti resta impresso e si scava una strada nel subconscio degli spettatori. Il prodotto riesce subito a catturare l'attenzione del pubblico grazie alla curatissima atmosfera che riesce a portare sullo schermo. Un'atmosfera cupa, grigia, opprimente e a tratti invasiva del New England americano; un presagio che qualcosa di sinistro e tragico sta per accadere da un momento all'altro.
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The Witch rappresenta un'esperienza visiva ed emotiva tutt'altro che facile da decodificare e da smaltire. Ponendosi su differenti piani narrativi si offre per più spunti riflessivi e chiavi di lettura dello stesso. Un film ambiguo, profondamente evocativo, mistico e sinistro è un prodotto che ti resta impresso e si scava una strada nel subconscio degli spettatori. Il prodotto riesce subito a catturare l'attenzione del pubblico grazie alla curatissima atmosfera che riesce a portare sullo schermo. Un'atmosfera cupa, grigia, opprimente e a tratti invasiva del New England americano; un presagio che qualcosa di sinistro e tragico sta per accadere da un momento all'altro. Di fatti, la pellicola inizia con la sequenza della separazione di una famiglia di immigrati inglesi dalla piccola comunità dove risiedevano per andare a crearsi una nuova esistenza, autoesiliati, in un frazione di terra improduttiva e ostile alle porte di un bosco. Isolati dal resto del mondo, la famiglia si ripiega sulle loro forti convinzioni religiose per mantenere salda l'unità famigliare. Ma il male non tarda a manifestarsi e presentarsi sotto svariate forme, iniziando con la scomparsa, misteriosa ed insipiegabile, del figlio più piccolo della famiglia; il neonato Sam. Da quell'avvenimento una serie di terribili eventi concatenati avranno la meglio sul nucleo famigliare e scena dopo scena assisteremo alla disgregazione di quel apparentemente indissolubile legame che unisce i protagonisti. Ma anche la loro fede così ben consolidata progressivamente vacillerà mentre l'atmosfera che permea la pellicola si infittisce sempre di più, tanto da risultare opprimente, disturbante e soffocante. La logica lascia il posto all'irrazionalità, la fede scompare nella nebbia dell'occulto, della superstizione, delle archetipe convinzioni radicate nella cultura popolare dove l'idea del maligno è rapprsentato dalla figura della strega. E la strega, come missionaria del demonio, prende le più svariate forme e si manifesta nei modi più incosueti o improbabili. Bastano poche e azzecatissime scene per portare il climax emotivo all'apice, instaurare una funzionalissima dose di inquietudine e confondere persino gli spettatori sull'identità e l'esistenza stessa della strega che rappresenta il centro gravitazionale del film. A volte si manifesta come un coniglio, altre volte come un caprone nero che sussura ai gemelli più piccoli della famiglia, oppure semplicemente potrebbe nascondersi dietro il viso angelico della giovane Thomasin e nei pensieri impuri del fratellino Caleb. Ma in fondo potrebbe anche non esistere ed essere il prodotto dell'autosuggestione dei personaggi insieme alle loro paure recondite e dei desideri più intimi soffocati da coloro che vivono nel terrore della punizione e del peccato. In questo clima asfissiante il male, o meglio il diavolo, è proprio colui che riesce nell'intento di dividere i famigliari e metterli l'uno contro l'altro, in pieno rispetto dell'etimologia stessa della parola diavolo (dal greco διά + βάλλω, dividere). Il peccato, le menzogne, la gelosia e l'invidia si fanno strada preparando il terreno per l'inevitabile climax di tragicità e drammaticità finale quando ormai tutte le certezze sono scomparse e ognuno degli individui ha perso la fede sia in Dio che nei propri familiari.
The Witch risulta così un favoloso crossover tra una fiaba horror, dalle quali prende apertamente spunto e nella fattispecie le fiabe e i racconti folkloristici del 17esimo secolo durante il quale è ambientato il film, e un vero e proprio thriller psicologico dove la realtà e l'immaginazione si intrecciano costantemente creando un abile puzzle mentale nello spettatore che segue estasiato il susseguirsi delle vicende. Merito sopratutto di una favolosa fotografia e scenografia, di grande impatto visivo e curata nei minimi dettagli, che restano impresse e catturano lo spettatore nella lugube spretralità di quel posto che altresi parerebbe fiabesco ed idialliaco. La regia, compatta e bilanciata, segue un ritmo narrativo lento che progressivamente si fà sempre più invasivo ed opprimente, avvinghiando lo spettatore nel caos calmo che investe ognuno dei protagonisti trascinandoli in una spirale infernale da cui non vi è ritorno. Evitando accuratamente di scadere nello splatter e nella violenza visiva gratuita, il regista punta il tutto nel creare sensazioni ed impressioni, parlando per immagini e metafore, suggestive ed inquietanti. Ma se questa pellicola risulta un ottimo prodotto che spicca nel panorama del genere e restando vagamente sui generis il merito è anche delle impeccabili interpretazioni degli attori. Un cast poco noto ma sinergico e sfruttato al meglio che riesce a fotografare le difficoltà che affronta questa piccola famiglia costretta a vivere nell'isolamento totale, in stretto contatto con una natura magnetica ma altrettanto ostile e inquietante, dove il loro unico punto di riferimento resta la salda fede in Dio. E quando quest'ultima inizia a vacillare difronte ad eventi enigmatici e di natura apparentemente occulta, anche l'ultima spiaggia di speranza lascia spazio al consumarsi della irrazionalità. Il crollo della ragione e il cedimento verso la superstizione e la follia aprono una strada in discesa dalla quale i protagonisti non conosco alcuna catharsis finale.
Un film abbastanza impegnativo da vedere e sicuramente non facile da elaborare che si presta a diverse interpretazioni, fermo restando che il suo intento apertamente dichiarato è quello di mettere in scena una versione elaborata di diversi racconti popolari dell'epoca fotografando il contrasto tra fede e superstizione, lo sconfinamento facile tra reale e immaginario ma sopratutto gli effetti del forte impatto psicoemotivo che la religiosità mista ad ignoranza e persuasione poteva avere su soggetti facilmente suggestionabili come dei semplici contadini.
Un ottima opera prima. Assolutamente consigliato. 4/5
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[+] eggers riporta le coordinate del vero horror
(di antonio montefalcone)
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khaleb83
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martedì 31 maggio 2016
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disturbante
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È raro poter vedere un film dell'orrore e terminare con una certa soddisfazione; normalmente la quasi interità dei prodotti "di genere" è pura spazzatura, virando al trash (nel migliore dei casi) o allo splatter gratuito. The Witch invece è un prodotto perfettamente calibrato, che mostra solo quel che serve a stimolare la fantasia senza insistere troppo, lasciando che siano le sensazioni a fare orrore piuttosto che le immagini. Probabilmente la chiave del film, visto che purtroppo nonostante la prestazione di Kate Dickie sia angosciantemente ben riuscita (anche se rischia di rimanere un po' troppo incollata ai ruoli da isterica), quella di Ineson è nulla più che discreta; Anya Taylor-Joy è più adatta alla parte che brava, ma sicuramente fa il suo ruolo in maniera egregia.
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È raro poter vedere un film dell'orrore e terminare con una certa soddisfazione; normalmente la quasi interità dei prodotti "di genere" è pura spazzatura, virando al trash (nel migliore dei casi) o allo splatter gratuito. The Witch invece è un prodotto perfettamente calibrato, che mostra solo quel che serve a stimolare la fantasia senza insistere troppo, lasciando che siano le sensazioni a fare orrore piuttosto che le immagini. Probabilmente la chiave del film, visto che purtroppo nonostante la prestazione di Kate Dickie sia angosciantemente ben riuscita (anche se rischia di rimanere un po' troppo incollata ai ruoli da isterica), quella di Ineson è nulla più che discreta; Anya Taylor-Joy è più adatta alla parte che brava, ma sicuramente fa il suo ruolo in maniera egregia. Purtroppo è il piccolo Scrimshaw a essere allo stesso tempo l'attore cui è affidata una delle parti più difficili, che tiene su l'intera storia, di cui non è assolutamente all'altezza. Sicuramente tanto da chiedere a un ragazzino, ma purtroppo la risposta non è adeguata.
C'è qualche piccolo passaggio che sicuramente poteva essere limato, e il finale tende a essere un po' troppo esplicativo, andando contro lo spirito che rende davvero efficace il film: gli ultimi minuti potevano essere dimezzati per lasciare un impatto ancora più profondo nello spettatore.
Ma nonostante questi difetti il film è davvero efficace; il senso di marciume e corruzione affonda nel profondo, le scene di tensione sono centellinate e ben realizzate; nessuna esagerazione, nessun "mostro" caricaturale. Un film che vale decisamente la visione.
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gianleo67
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domenica 1 maggio 2016
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non sempre le donne ne sanno una in più di belzebù
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Banditi dalla comunità del New England in cui vivono per il loro radicalismo religioso, una famiglia di pellegrini si stabilisce in una fattoria isolata prospiciente una selvaggia zona boschiva. Quando il figlio più piccolo, un bambino di pochi mesi, sparisce misteriosamente, un clima di sospetto e di paura inizia a diffondersi tra i componenti, alimentato da arcaiche superstizioni che attribuiscono ai riti di una misteriosa strega il rapimento e la morte dell'infante. Ne farà le spese la figlia adolescente, ritenuta il facile bersaglio per le lusinghe del Demonio. Massacro finale.
Al suo esordio cinematografico dopo una gavetta nel teatro e nella televisione, il regista e sceneggiatore americano Robert Eggers sceglie di cimentarsi con un tema tanto abusato quanto controverso della storia americana, ed in particolare quel retaggio culturale fatto di fanatismo religioso, superstizioni escatologiche e tribunali puritani che le prime comunità del New Hampshire si portavano dietro dalla madrepatria (La lettera scarlatta - 1995).
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Banditi dalla comunità del New England in cui vivono per il loro radicalismo religioso, una famiglia di pellegrini si stabilisce in una fattoria isolata prospiciente una selvaggia zona boschiva. Quando il figlio più piccolo, un bambino di pochi mesi, sparisce misteriosamente, un clima di sospetto e di paura inizia a diffondersi tra i componenti, alimentato da arcaiche superstizioni che attribuiscono ai riti di una misteriosa strega il rapimento e la morte dell'infante. Ne farà le spese la figlia adolescente, ritenuta il facile bersaglio per le lusinghe del Demonio. Massacro finale.
Al suo esordio cinematografico dopo una gavetta nel teatro e nella televisione, il regista e sceneggiatore americano Robert Eggers sceglie di cimentarsi con un tema tanto abusato quanto controverso della storia americana, ed in particolare quel retaggio culturale fatto di fanatismo religioso, superstizioni escatologiche e tribunali puritani che le prime comunità del New Hampshire si portavano dietro dalla madrepatria (La lettera scarlatta - 1995). Costruito come una sorta di viaggio iniziatico di una fondazione sociale basata sul sacrificio dell'innocenza e sulla trasgressione alle leggi della natura, l'esilio obbligato di una famiglia bandita in un lugubre e selvaggio Eden coloniale rappresenta una singolare variante del classico rapporto uomo-natura, laddove la concezione di una Terra Madre prodiga dei frutti necessari al sostentamento ed alla prosperità familiare (la caccia, l'agricoltura, l'allevamento) fa presto a trasformarsi in una Matrigna crudele e sanguinaria che il peccato originale di una concezione disfunzionale dei rapporti umani non può che condurre alla rovina ed alla perdizione dei suoi disgraziati adepti. Giocato sul fuori campo e sulle suggestioni grandangolari di una natura minacciosa e ostile, il film di Eggers fa la spola tra il thriller psicologico e le derive horror, introducendo gli elementi di un onirismo fantastico e irrazionale all'interno di una successione di avvenimenti che l'esaltazione e la follia dell'uomo sarebbero sufficienti a giustificare ed alimentando così una latente tensione narrativa pronta a sfociare ad ogni inquadratura nel dominio del magico e del sovrannaturale. Più che attendibile da un punto di vista antropologico, il tema delle credenze legate alle pratiche osteggiate oltreoceano dalla Santa Inquisizione trovano qui un suggestivo sincretismo con quelle autoctone dello sciamanesimo, evocando le misteriose forze naturali che trovano nella simbologia del bosco (muro impenetrabile di conoscenza e perdizione) e del diabolico caprino (il Black Phillips della inquietante nenia dei due gemelli) gli elementi di uno scontro culturale in cui l'uomo sembra destinato inevitabilmente alla debacle ed alla sconfitta. Comunque ambiguo nello sciogliere la riserva sulla reale natura di questa disfatta, la rinascita dell'uomo non può che ripartire dalla potenza e dall'energia di una prorompente sessualità incarnata dalla giovane e virginale adolescente (una Anya Taylor-Joy di cui sentiremo certamente parlare) suo malgrado cooptata nel sabba di un epilogo emblematico in cui liberarsi finalmente dalle catene del pregiudizio sociale e dalle frustrazioni di un'affettività filiare non andata a buon fine. Notevoli la fotografia di Jarin Blaschke e le musiche di Mark Korven e giustamente premiato al Sundance Film Festival 2015 ed al London Film Festival 2015. Non sempre le donne ne sanno una in più del diavolo.
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[+] santa inquisizione
(di no_data)
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