elgatoloco
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mercoledì 21 novembre 2018
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film dell'enigma, del dolore
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coN QUESTO"l'ATTESA"(2015), Piero Messina , ispiarandosi invero molto liberamente al pirandelliano"La vita che ti diedi"ci dà un film, italo-francese, dove i silenzi, le ombre, le pause, appunto le attese dominano il campo e la scena. Assenza di spettacolarità totale, per cui questo"L'attesa"è flm "contro"(contro Hollywood, ma anche e soprattutto la moda di scimiottare quel cinema, in Italia e in tutta Europa, per fare un esempio francese, anche anti-Besson, possiamo dire...Una tragedia irrisolta, che la protagonista Anna(un'intesa Julette Binoche)vive, senza comunicare alla ragazza(Jeanne, un'efficace Lou de Laage), invitata a suo tempo dall'allora fidanzato, figlio di ANna, dove Anna non ha il coraggio di dire.
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coN QUESTO"l'ATTESA"(2015), Piero Messina , ispiarandosi invero molto liberamente al pirandelliano"La vita che ti diedi"ci dà un film, italo-francese, dove i silenzi, le ombre, le pause, appunto le attese dominano il campo e la scena. Assenza di spettacolarità totale, per cui questo"L'attesa"è flm "contro"(contro Hollywood, ma anche e soprattutto la moda di scimiottare quel cinema, in Italia e in tutta Europa, per fare un esempio francese, anche anti-Besson, possiamo dire...Una tragedia irrisolta, che la protagonista Anna(un'intesa Julette Binoche)vive, senza comunicare alla ragazza(Jeanne, un'efficace Lou de Laage), invitata a suo tempo dall'allora fidanzato, figlio di ANna, dove Anna non ha il coraggio di dire.rivelare la verità alla ragazza, Tempi dilatati, certo, che rendono pienamente il senso dell'attesa che p, fatalmente , rivisitazione della vita passata, delle poche speranze(o nessuna?)rimaste, della difficoltà di rapportarsi con una presenza nuova, fino a quel momento totalmente sconosciuta-ignota. Sequenze dure, che si consuma in un' impasse, in una non-risoluzione. Da gustare(si fa per dire, dato che qui l'atroce sopravanza di molto il soave, per dirla con Petrarca...), quando si è nela disposizione adatta per farlo. Pochi personaggi, dove quelli maschili sono, francamente, quasi solo"di contorno", presenze che interferiscono e interagiscono ben poco con la vicenda, se non, appunto, sporadicamente e solo incidentalmente... Se si rinuncia al"solito film", questa può essere un'alternativa oltremodo efficace, sempre che si sia nella giusta disposizione per affrontare, come qui, la dimensione che possiamo definire senza ombra di dubbio"l'irrisolto"... El Gato
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stefanocapasso
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venerdì 28 dicembre 2018
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affrontare il lutto
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Dalla Francia Jeanne parte per raggiungere il suo fidanzato Giuseppe in Sicilia in occasione delle feste di pasqua. Hanno avuto dei problemi ma il loro rapporto sembra riprendere quota. Ma nella casa siciliana c’è appena stato un tremendo lutto che ha lasciato la mamma di Giuseppe sola nella casa, e sola ad accogliere, come può, la giovane. Tra le due donne si instaura lentamente un rapporto di affetto che si concluderà con l’annuncio drammatico della madre di Giuseppe
E’ un film dal grande impatto estetico questo di Piero Messina che esplora in modo intimo la relazione tra due donne, entrambe provate da un assenza dolorosa. Il loro rapporto permetterà ad entrambe di prolungare la presenza della persona amata assente.
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Dalla Francia Jeanne parte per raggiungere il suo fidanzato Giuseppe in Sicilia in occasione delle feste di pasqua. Hanno avuto dei problemi ma il loro rapporto sembra riprendere quota. Ma nella casa siciliana c’è appena stato un tremendo lutto che ha lasciato la mamma di Giuseppe sola nella casa, e sola ad accogliere, come può, la giovane. Tra le due donne si instaura lentamente un rapporto di affetto che si concluderà con l’annuncio drammatico della madre di Giuseppe
E’ un film dal grande impatto estetico questo di Piero Messina che esplora in modo intimo la relazione tra due donne, entrambe provate da un assenza dolorosa. Il loro rapporto permetterà ad entrambe di prolungare la presenza della persona amata assente. Ma se nella prima parte è la madre a conservare un segreto, nel finale la ragazza potrà a sua volta assumere un segreto nei confronti della madre, lasciando le cose come sono e restituendo di fatto il processo affettivo. E’ un indagine psicologica sottile che a tratti sembra mancare della chiarezza necessaria per rendere meglio partecipi alla visione
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great steven
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lunedì 28 settembre 2015
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debutto coadiuvato dalla bravura degli interpreti.
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L'ATTESA (IT/FR, 2015) diretto da PIERO MESSINA. Interpretato da JULIETTE BINOCHE, LOU DE LAAGE, GIORGIO COLANGELI, DOMENICO DIELE, GIOVANNI ANZALDO, CORINNA LO CASTRO, ANTONIO FOLLETTO
In un paese siciliano a metà strada fra il paesaggio campestre-lacustre e la vicinanza del mare, arriva Jeanne, giovane ragazza di origine francese fidanzata con un italiano di nome Giuseppe la cui madre proviene anch’essa dalla Francia. Anna (così si chiama la donna) ospita la futura nuora nella casa in cui vive insieme all’inserviente Pietro dopo aver sepolto il fratello, improvvisamente morto, e il cui funerale l’ha straziata profondamente.
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L'ATTESA (IT/FR, 2015) diretto da PIERO MESSINA. Interpretato da JULIETTE BINOCHE, LOU DE LAAGE, GIORGIO COLANGELI, DOMENICO DIELE, GIOVANNI ANZALDO, CORINNA LO CASTRO, ANTONIO FOLLETTO
In un paese siciliano a metà strada fra il paesaggio campestre-lacustre e la vicinanza del mare, arriva Jeanne, giovane ragazza di origine francese fidanzata con un italiano di nome Giuseppe la cui madre proviene anch’essa dalla Francia. Anna (così si chiama la donna) ospita la futura nuora nella casa in cui vive insieme all’inserviente Pietro dopo aver sepolto il fratello, improvvisamente morto, e il cui funerale l’ha straziata profondamente. Anna e Jeanne divengono ben presto amiche e condividono numerose esperienze piacevoli insieme, ma il mancato arrivo di Giuseppe comincia ad insospettire la ragazza, e Anna dovrà occultare faticosamente la verità perché il suo rapporto con suo figlio nasconde alcune pesanti magagne che nemmeno lei riesce a riconoscere con totale sincerità. È un esordio nel lungometraggio poco traumatico e ricco invece della tranquillità plateale che oggi rappresenta un mezzo indispensabile per realizzare film d’essai che meritino l’attenzione della critica e il consenso del pubblico, o meglio: occorre inserire nelle prove cinematografiche, specialmente in quelle di debutto, una dose piuttosto consistente di significativi silenzi, messaggi non verbali dal valore recondito ma pur sempre specifico e scene dove a dominare siano semplicemente le immagini e i suoni uditi in lontananza. P. Messina centra l’obiettivo almeno per un buon 80%, e affida l’esito positivo del suo non facile esperimento all’esperienza rodata ma comunque rinfrescata di J. Binoche (che è bravissima a non farsi nemmeno doppiare, nonostante la pellicola abbondi di dialoghi in francese), perfetta nell’incarnare una madre di provincia che preferisce stendere un pietoso abbandono sulle sue triste vicende famigliari per non dover affrontare gravi cordogli né fastidiosi malintesi. Al suo fianco, L. De Lȃage è una comprimaria di prim’ordine che sa scavare tutt’altro che in superficie l’elaborazione di un lutto che porta seco un mare di emozioni deprimenti e un pervasivo, ineliminabile senso di delusione. Da non tralasciare la libera origine letteraria dell’opera, che attinge la propria ispirazione a una fonte pirandelliana: La vita che ti diedi. Pirandello è notoriamente un autore complesso da rappresentare in versione audiovisiva, tanto più che la Sicilia ritratta nei suoi immortali capolavori fornisce ritratti intimi di una terra che costituisce da sempre un crocevia popolare e internazionale di diverse etnie che a volte non sanno convivere pacificamente e dunque arrivano allo scontro. Ed è proprio uno scontro, per quanto sentimentale e blando possa apparire, a imperniare una trama silente e latente attorno ad un crogiuolo di pathos, tradimenti, frasi pensate, omissioni volute, bisogni affettivi e voglie inappagate. Il regista sa anche mettere da parte la sua natalità più strenuamente folkloristica (è nato infatti a Caltagirone) per inviare agli spettatori un messaggio che fa della sicilianità un mezzo espressivo univocamente rivolto e per di più avvertito ad un livello che praticamente si innalza su un lecito piedistallo di carità, antimoralismo e sensazioni descrittive. Notevoli anche le interpretazioni degli attori secondari, tutte alquanto sotto le righe ma completamente caratterizzate da una placida e fascinosa orizzontalità. Premiato a Venezia 2015 con riconoscimenti minori, ma candidato addirittura al Leone d’Oro: ha ricevuto anche numerose citazioni che testimoniano come la critica, non solo italiana e francese (i due paesi che l’hanno coprodotto), ha trovato al suo interno una densa ricchezza di parti interessanti e spunti degni di lode.
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homer52
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venerdì 2 ottobre 2015
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il lutto tra fantasia e realtà
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Un bel film caratterizzato da una sequenza ben ordinata di immagini ed inquadrature degne di una tela d'autore condite di buona musica e solcate da lunghi silenzi intervallati ad un dialogo essenziale ma profondo. Un'attesa spasmodica che coinvolge lo spettatore calandolo con buona immedesimazione nella tragica ricerca dell'elaborazione di un lutto sconvolgente e inaccettabile. Sfruttando a dovere le capacità ineguagliabili di espressività della Binoche, il regista costruisce con maestria il personaggio della madre colorandolo di tutte quelle sfumature ambivalenti (riso-pianto; speranza-disperazione...) che sono tipiche di quella fase di elaborazione che consegue ad un grave lutto come la perdita di un figlio.
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Un bel film caratterizzato da una sequenza ben ordinata di immagini ed inquadrature degne di una tela d'autore condite di buona musica e solcate da lunghi silenzi intervallati ad un dialogo essenziale ma profondo. Un'attesa spasmodica che coinvolge lo spettatore calandolo con buona immedesimazione nella tragica ricerca dell'elaborazione di un lutto sconvolgente e inaccettabile. Sfruttando a dovere le capacità ineguagliabili di espressività della Binoche, il regista costruisce con maestria il personaggio della madre colorandolo di tutte quelle sfumature ambivalenti (riso-pianto; speranza-disperazione...) che sono tipiche di quella fase di elaborazione che consegue ad un grave lutto come la perdita di un figlio. La negazione della triste realtà da parte della madre è favorita, paradossalmente, dall'arrivo della fidanzata (cui cela la tragedia) che, in quanto appartenente al figlio morto, l'illude nella delirante idea di sentirlo ancora in vita. Il tutto ambientato in una Sicilia visionaria sospesa come è fra la dura realtà della vita terrena e gli sfarzi celebrativi delle cerimonie religiose.
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xoting
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mercoledì 14 ottobre 2015
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sicilia struggente assite al dolore
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Il titolo del film è “L’attesa” non a caso. Tutto lo svolgimento della pellicola è permeato dalla attesa necessità di dare alla vicenda una interpretazione, una posizione, una conclusione. La trama la si deduce subito, ma gli ingredienti sono tanti e ci trascinano come un pendolo tra i contrastanti aspetti di una tragedia difficile da eleborare, impossibile da superare. Lo spettatore sente la pressione di dover prendere una posizione, imboccare una svolta, ma viene incatenato da immagini che lente scivolano con gli stessi tempi del dolore dal quale a volte ci si distrare ma che ritorna sempre pressante e sordo. La presenza di Jeanne si introduce come un cuneo nel presente dopo tragedia dei personaggi divaricando la diastasi tra i comportamenti legittimente attesi e quelli irrazionali e per questo autenticamente sinceri.
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Il titolo del film è “L’attesa” non a caso. Tutto lo svolgimento della pellicola è permeato dalla attesa necessità di dare alla vicenda una interpretazione, una posizione, una conclusione. La trama la si deduce subito, ma gli ingredienti sono tanti e ci trascinano come un pendolo tra i contrastanti aspetti di una tragedia difficile da eleborare, impossibile da superare. Lo spettatore sente la pressione di dover prendere una posizione, imboccare una svolta, ma viene incatenato da immagini che lente scivolano con gli stessi tempi del dolore dal quale a volte ci si distrare ma che ritorna sempre pressante e sordo. La presenza di Jeanne si introduce come un cuneo nel presente dopo tragedia dei personaggi divaricando la diastasi tra i comportamenti legittimente attesi e quelli irrazionali e per questo autenticamente sinceri. Fa da sfondo la Sicilia silente e struggente delle tende di lino, della pietra lavica, dei paesaggi senza tempo. La Sicilia che alle stereotipate coppole e lupare oggi contrappone, con la stessa intensità degli sguardi e dei desideri, ragazzi gay che vivono passioni e gelosie eterne. Messina al di la delle critiche di Sorrentinismo vince con un prodotto di altissimo contenuto artistico-estetico. I dibattiti appena fuori dal cinema testimoniano la non univocità delle posizioni. Premi meritati, auspico, alle interpreti, alla fotografia, luci, montaggio, musica e , ovviamente, alla regia!
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no_data
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sabato 26 settembre 2015
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lutto e poesia in equilibrio sullo schermo
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C'è della magia in questo film: e non solo quella di una fotografia patinata ma commovente, di oggetti, alberi, volti, angoli domestici, ma anche quella di una tensione emotiva continua che lo spettatore vive in sospensione, costruita con la lentezza del racconto, il 'raccoglimento' di ogni inquadratura, il dettaglio dei volti, la cura minuzuiosa dei dialoghi, dove, pure, il 'non-detto' prevale sulle informazioni narrative. La pesantezza del lutto si scioglie continuamente in lirismo; le metafore del 'materno' (un tema chiave del film), poche, ma incisive, trapelano da poche sequenze che si riallaciano alla fine nella scena della processione di paese. La alternanza di musiche così diverse fra loro, un'interpretazione delle attrici sempre all'altezza, le location suggestive, splendide (interni ed esterni), completano un mosaico di magie cooperanti.
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C'è della magia in questo film: e non solo quella di una fotografia patinata ma commovente, di oggetti, alberi, volti, angoli domestici, ma anche quella di una tensione emotiva continua che lo spettatore vive in sospensione, costruita con la lentezza del racconto, il 'raccoglimento' di ogni inquadratura, il dettaglio dei volti, la cura minuzuiosa dei dialoghi, dove, pure, il 'non-detto' prevale sulle informazioni narrative. La pesantezza del lutto si scioglie continuamente in lirismo; le metafore del 'materno' (un tema chiave del film), poche, ma incisive, trapelano da poche sequenze che si riallaciano alla fine nella scena della processione di paese. La alternanza di musiche così diverse fra loro, un'interpretazione delle attrici sempre all'altezza, le location suggestive, splendide (interni ed esterni), completano un mosaico di magie cooperanti. Si poteva sforare nel barocco e nel patetico. Che invece sono stati evitati e surclassati da una poesia della perdita.
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flyanto
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giovedì 24 settembre 2015
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due donne, un mistero ed un'enorme casa
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Presentato quest'anno in concorso durante la 72esima Mostra del Cinema a Venezia "L'Attesa" segna l'esordio registico per i lungometraggi di Piero Messina, già aiuto regista del grande Paolo Sorrentino.
In esso si racconta di una donna (Juliette Binoche), colpita da un grave lutto, che si rinchiude in pratica nella sua grande casa nella campagna siciliana, con la ferma intenzione di isolarsi da tutti e da tutto. L'arrivo improvviso e soprattutto del tutto inaspettato di una giovane ragazza francese, legata sentimentalmente al proprio figlio, la costringe suo malgrado a rinunciare al suo proposito di restare sola e pertanto di acconsentire ad accoglierla nella grande casa.
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Presentato quest'anno in concorso durante la 72esima Mostra del Cinema a Venezia "L'Attesa" segna l'esordio registico per i lungometraggi di Piero Messina, già aiuto regista del grande Paolo Sorrentino.
In esso si racconta di una donna (Juliette Binoche), colpita da un grave lutto, che si rinchiude in pratica nella sua grande casa nella campagna siciliana, con la ferma intenzione di isolarsi da tutti e da tutto. L'arrivo improvviso e soprattutto del tutto inaspettato di una giovane ragazza francese, legata sentimentalmente al proprio figlio, la costringe suo malgrado a rinunciare al suo proposito di restare sola e pertanto di acconsentire ad accoglierla nella grande casa. Le due donne, nel corso delle giornate tranquille e lente trascorse insieme, inizieranno piano piano a conoscersi e ad apprezzare l'una la compagnia dell'altra, legandole profondamente. Anzi, la protagonista le si affezionerà in maniera del tutto sincera, provando un profondo dolore e senso di enorme perdita quando la ragazza ritornerà a Parigi e dopo la scoperta di una sconcertante verità.
Un film, "L'Attesa", in cui, in ogni sua parte, traspare una forte ed intensa sicilianità, atmosfera che il locale regista Messina, appunto, conosce e rappresenta molto bene. L' enorme casa avita, l'atmosfera calda, sebbene non ancora torrida, e silenziosa della campagna immensa e deserta, i personaggi, come il fedele tuttofare (un intenso Giorgio Colangeli), misteriosi e reticenti, le processioni e le credenze superstiziose del paese, quanto mai evidenti e sorprendenti nel corso della Settimana Santa di Pasqua, mostrano in maniera quanto mai efficace e veritiero il territorio e l'anima della Sicilia che, insieme ovviamente al personaggio della Binoche, diventano essi stessi protagonisti principali. Al di là della trama, intrigante ma abbastanza prevedibile, quello che effettivamente incrementa in maniera cospicua il valore della pellicola è proprio questa atmosfera qui descritta, altamente seducente e profondamente misteriosa.
Ottimi tutti i pochi attori che prendono parte al film: Juliette Binoche riconferma in pieno il proprio talento artistico nonchè la propria affascinante bellezza, qui presente con qualche piccola ruga in più sul volto ma proprio per questo motivo maggiormente apprezzabile in quanto del tutto naturale e senza fortunatamente alcun ritocco estetico. Da menzionare sono anche la giovane e bella Lou del Laage che interpreta la fidanzata del figlio ed il sopra citato Giorgio Colangeli nel suo ruolo di solitario, rispettoso e misterioso tuttofare.
Altamente consigliabile a chi apprezza soprattutto i films di genere intimistico.
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kimkiduk
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venerdì 19 febbraio 2016
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grande prima
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Sin dalla prima scena ho pensato alla mano di Sorrentino, non lo sapevo che era il suo assistente alla regia. Alla fine del film però ho anche pensato ..... bravo Messina. Assomigli e basta a Sorrentino e non è un difetto forse.
Film molto bello, difficile per un italiano, figurarsi farlo al primo lungometraggio. Avevo letto una dichiarazione di Piero Messina, prima del festival di Venezia, che affermava di avere pensato e scritto il film con in mente la Binoche e che l'attrice francese, ricevuto il copione, aveva dichiarato il suo totale interesse al regista siciliano. Tra me e me ho riso, ma devo dire che il personaggio della madre di Giuseppe è un guanto ritagliato attorno alla grande Juliette, che lo interpreta come meglio penso sia difficile fare.
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Sin dalla prima scena ho pensato alla mano di Sorrentino, non lo sapevo che era il suo assistente alla regia. Alla fine del film però ho anche pensato ..... bravo Messina. Assomigli e basta a Sorrentino e non è un difetto forse.
Film molto bello, difficile per un italiano, figurarsi farlo al primo lungometraggio. Avevo letto una dichiarazione di Piero Messina, prima del festival di Venezia, che affermava di avere pensato e scritto il film con in mente la Binoche e che l'attrice francese, ricevuto il copione, aveva dichiarato il suo totale interesse al regista siciliano. Tra me e me ho riso, ma devo dire che il personaggio della madre di Giuseppe è un guanto ritagliato attorno alla grande Juliette, che lo interpreta come meglio penso sia difficile fare. Scenografia e colori dove si vede ancora Sorrentino. Musiche ogni tanto sparate e ralenty usato forse un pò troppo, sempre della stessa scuola. Ma ripeto non stona più di tanto perchè il film commuove, prende ed è elegante nel rispetto dei sentimenti di tutti. Finale non banale, maturo e pulito. Un bene per il cinema. Se Messina saprà creare tra non molto un secondo lungometraggio "L'attesa" sarà sicuramente per lui e potrebbe essere la nascita di un altro grande regista italiano. Lo aspetteremo.
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cannataalessio
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venerdì 25 settembre 2015
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splendita fotografia, carente sceneggiatura.
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L'Attesa, primo lungometraggio di Piero Messina. Viene da molti paragonato ad un film di Sorrentino, ma l'unica cosa che hanno in comune è l'enorme quantità di fotografia, i movimenti di macchina molto lenti ed alcune soluzioni di regia. I film di Paolo Sorrentino hanno comunque sempre un messaggio, un significato ben preciso ed una sceneggiatura forbita ed articolata. Ne L'attesa invece non sono bastati quattro sceneggiatori per eliminare alcuni tempi morti e forse inutili. Pochi dialoghi, giochi di sguardi, inquadrature stupende, fotografia incantevole ed una Juliette splendida come sempre. Un bel film, con una regia particolare ed al quanto sofisticata, ma da non definire assolutamente una "sorrentinata".
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L'Attesa, primo lungometraggio di Piero Messina. Viene da molti paragonato ad un film di Sorrentino, ma l'unica cosa che hanno in comune è l'enorme quantità di fotografia, i movimenti di macchina molto lenti ed alcune soluzioni di regia. I film di Paolo Sorrentino hanno comunque sempre un messaggio, un significato ben preciso ed una sceneggiatura forbita ed articolata. Ne L'attesa invece non sono bastati quattro sceneggiatori per eliminare alcuni tempi morti e forse inutili. Pochi dialoghi, giochi di sguardi, inquadrature stupende, fotografia incantevole ed una Juliette splendida come sempre. Un bel film, con una regia particolare ed al quanto sofisticata, ma da non definire assolutamente una "sorrentinata". I due sono registi differenti ed è ovvio che Messina avendo lavorato come assistente alla regia per due film di Sorrentino, tra cui uno Premio Oscar, ne abbia tratto ispirazione. Solo ispirazione L'Attesa è un'altra cosa.
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