robert eroica
|
lunedì 18 gennaio 2016
|
carol
|
|
|
|
“Carol” arriva nelle sale italiane dopo il premio per la migliore attrice ricevuto al Festival di Cannes (Rooney Mara) e un rapido passaggio alla Festa del Cinema di Roma. Poco pubblico finora per questa storia di amori omosessuali ambientato nell’America puritana e molto ipocrita degli anni 50. Una ricca signora (non ha bisogno di lavorare) dell’alta borghesia, in procinto di divorziare dal marito e da cui ha avuto una figlia, ancora piccola, si innamora, ricambiata, di una commessa dei grandi magazzini molto più giovane di lei. Chiaramente la cosa non sta bene a chi le circonda e scattano tutte le trappole di una società oppressiva e omofoba, pronta a ricattare e a imporre.
[+]
“Carol” arriva nelle sale italiane dopo il premio per la migliore attrice ricevuto al Festival di Cannes (Rooney Mara) e un rapido passaggio alla Festa del Cinema di Roma. Poco pubblico finora per questa storia di amori omosessuali ambientato nell’America puritana e molto ipocrita degli anni 50. Una ricca signora (non ha bisogno di lavorare) dell’alta borghesia, in procinto di divorziare dal marito e da cui ha avuto una figlia, ancora piccola, si innamora, ricambiata, di una commessa dei grandi magazzini molto più giovane di lei. Chiaramente la cosa non sta bene a chi le circonda e scattano tutte le trappole di una società oppressiva e omofoba, pronta a ricattare e a imporre. Cate Blanchet, fresca di Oscar per il magnifico “Blue Jasmine” di Woody Allen è Carol, sigaretta eterna tra le labbra, dipinte da un rimmel indelebile e intonato con la pelliccia che non abbandona mai. Rooney Mara (“The Social Network”, “Effetti collaterali”) occhio azzurro e viso pulito, ragazza acqua e sapone, è una debuttante dei sentimenti, in cerca del vero amore. Nelle scene finali, alla festa, sembra quasi Audrey Hepburn, disegnata da una luce calda e suadente che sembra quella di “Arianna” di Billy Wilder. Che rapporto corre fra le due ? Per molto tempo si ha quasi l’impressione che una giochi con l’altra come il ragno fa con la mosca. Ma forse non è così, anche se non scopriremo mai quale grado di passione ha veramente il loro legame. Forse la chiave per interpretare il film è proprio questo staccarsi dalle affermazioni nette, il non pretendere di rappresentare l’immagine del desiderio, il lasciare sospeso il corso della passione. Un film quindi sull’indecifrabilità dell’amore, sull’impossibilità di definirne la portata, le sue implicazioni, la sua autenticità. Cosa nasconde infatti il sorriso di Carol ? Sincerità o malizia ? E il passo più sicuro di Therese è quello di chi ha maturato un ruolo ? di chi ha varcato il cancello delle cose acquisite ? O è quello di una donna ancora intimamente adolescente ? Quindi, al di là della confezione di lusso e della solida regia, del voler rifare un cinema che negli anni Cinquanta era quello di Minnelli, Stevens e Sirk con un di più di audacia, il film vale per altro. Per essere una storia “gialla” senza morti (in fin dei conti il romanzo da cui è tratto è di Patricia Highsmith, regina del noir da Ripley in poi), un misterioso percorso nel sole gioioso ma velato di nubi dell’erotismo. VOTO: 7
Robert Eroica
[-]
|
|
[+] lascia un commento a robert eroica »
[ - ] lascia un commento a robert eroica »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
lunedì 4 gennaio 2016
|
carol: storia di un amore (im)possibile
|
|
|
|
Titolo: Carol
Regia: Todd Haynes
Attori Principali: Cate Blanchett, Rooney Mara, Sarah Paulson, Kyle Chandler
Genere: Drammatico
New York, inverno 1952. Da una parte Therese Belivet (Rooney Mara), giovane commessa in un negozio di giocattoli, dall'altra Carol Aird (Cate Blanchett), una cliente come tante, una donna incantevole come poche. Tra loro è subito attrazione. Therese, aspirante fotografa, ha solo 19 anni e cerca umilmente il suo posto nel mondo; Carol è ricca, sofisticata e alle prese con un difficile divorzio (nonché con una lotta per l'ottenimento della custodia della sua bambina). Entrambe restano come ipnotizzate l'una dall'altra.
Niente accade per caso e galeotti saranno dei guanti dimenticati sul bancone del negozio; tra le due protagoniste nascerà un'amicizia, tanto immediata, quanto inaspettata, e chiaramente destinata a diventare qualcosa di più.
[+]
Titolo: Carol
Regia: Todd Haynes
Attori Principali: Cate Blanchett, Rooney Mara, Sarah Paulson, Kyle Chandler
Genere: Drammatico
New York, inverno 1952. Da una parte Therese Belivet (Rooney Mara), giovane commessa in un negozio di giocattoli, dall'altra Carol Aird (Cate Blanchett), una cliente come tante, una donna incantevole come poche. Tra loro è subito attrazione. Therese, aspirante fotografa, ha solo 19 anni e cerca umilmente il suo posto nel mondo; Carol è ricca, sofisticata e alle prese con un difficile divorzio (nonché con una lotta per l'ottenimento della custodia della sua bambina). Entrambe restano come ipnotizzate l'una dall'altra.
Niente accade per caso e galeotti saranno dei guanti dimenticati sul bancone del negozio; tra le due protagoniste nascerà un'amicizia, tanto immediata, quanto inaspettata, e chiaramente destinata a diventare qualcosa di più... Le note gentili di Carter Burwell e le canzoni dal tipico sound anni '50 fanno da sfondo alla storia di un amore (im)possibile, che verrà ostacolato da "clausole morali", rigorose convenzioni sociali, freddezza dei cuori e da un'America spietatamente discriminatoria, bigotta, dove non c'è posto per chi è "diverso".
Cate Blanchett riesce perfettamente ad incarnare la donna matura e carismatica che è Carol, la quale non intende rinnegare la sua diversità; per lei Therese - l'interpretazione di Rooney Mara è davvero sorprendente! - è una creatura celeste piovuta dal cielo e rischierà ogni cosa pur di non perderla.
"Carol", girato in Ohio in poco più di trenta giorni dal brillante Todd Haynes, è stato interamente tratto dal romanzo "The Price of Salt" (noto anche come Carol), di Patricia Highsmith. Il film, distribuito dalla Weinstein Company e presentato al Festival di Cannes del 2015, ha ricevuto un'ottima accoglienza.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
cristiana sorrentino
|
venerdì 8 gennaio 2016
|
una grande donna che non deve ma vuole accettarsi
|
|
|
|
Nei giorni di Natale di una New York vintage degli anni Cinquanta, Carol Aird (Cate Blanchett), una donna alto-borghese che sta per separarsi dal marito Harge (Kyle Chandler), con il quale ha una figlia, Rindy, incontra la giovane Therese Belivet (Rooney Mara), commessa insoddisfatta di un grande magazzino nel reparto giocattoli, fidanzata con Richard (Jake Lacy) ma empaticamente distante da tutto ciò che la circonda. Un paio di guanti lasciati per sbaglio (o volutamente?) nel negozio faranno da sipario alla storia tra le due donne, che diventa il pretesto per la costruzione di un personaggio che lascia inevitabilmente il segno.
Con una struttura che rientra certamente nel tipico modello della cinematografia statunitense, caratterizzata da una forte attenzione al contesto, alla scenografia, ai costumi, alla fotografia, alla colonna sonora (raffinata ed emotivamente perfetta), Carol è un dramma al femminile che rompe ogni stereotipo, compreso quello dei film a tematica lesbica in cui siamo quasi sempre stati spettatori di vicende travagliate e sofferte, di rinunce e di scelte contrarie a una natura innata (già a partire da un film come Quelle due con Audrey Hepburn e Shirley MacLaine, del 1962, in cui la paura verso sé stessi e i propri sentimenti si trasforma in un tragico atto di suicidio).
[+]
Nei giorni di Natale di una New York vintage degli anni Cinquanta, Carol Aird (Cate Blanchett), una donna alto-borghese che sta per separarsi dal marito Harge (Kyle Chandler), con il quale ha una figlia, Rindy, incontra la giovane Therese Belivet (Rooney Mara), commessa insoddisfatta di un grande magazzino nel reparto giocattoli, fidanzata con Richard (Jake Lacy) ma empaticamente distante da tutto ciò che la circonda. Un paio di guanti lasciati per sbaglio (o volutamente?) nel negozio faranno da sipario alla storia tra le due donne, che diventa il pretesto per la costruzione di un personaggio che lascia inevitabilmente il segno.
Con una struttura che rientra certamente nel tipico modello della cinematografia statunitense, caratterizzata da una forte attenzione al contesto, alla scenografia, ai costumi, alla fotografia, alla colonna sonora (raffinata ed emotivamente perfetta), Carol è un dramma al femminile che rompe ogni stereotipo, compreso quello dei film a tematica lesbica in cui siamo quasi sempre stati spettatori di vicende travagliate e sofferte, di rinunce e di scelte contrarie a una natura innata (già a partire da un film come Quelle due con Audrey Hepburn e Shirley MacLaine, del 1962, in cui la paura verso sé stessi e i propri sentimenti si trasforma in un tragico atto di suicidio).
Il film, dalla sceneggiatura scorrevole e ben costruita, si regge quasi totalmente sul personaggio da cui prende il titolo, interpretato da un’affascinante Cate Blanchett che è talmente olimpica da rischiare, ancora una volta (lo aveva già fatto nel recente Blue Jasmine di Woody Allen) di fare ombra a tutto il resto, Rooney Mara compresa, che appare iconicamente un po’ più anonima ma comunque adattissima al suo ruolo. Carol, il cui profilo richiama i ritratti femminili composti ed eleganti di Tamara de Lempicka, è una donna indipendente (la sigaretta sempre accesa che le conferisce una certa sicurezza di sé), che non vuole rinunciare all’amicizia con Abby (Sarah Paulson), sua amante passata, che non si sottrae alla scelta di difendere la moralità della propria identità ma ne prende attivamente parte, prima di tutto per sé stessa. In un contesto in cui l’uomo ha la funzione subalterna di fragile e inerme antagonista, questa grande protagonista sente l’esigenza di riconoscere sé stessa negli atti che compie, fino al punto da rinunciare alla tutela della figlia (un prezzo da pagare sembra esserci sempre) per darsi la possibilità di amare a suo modo. Il suo dramma, che è anche la sua rinascita, si compie nel corso del film intrecciandosi alla storia personale di Therese, il suo ‘piccolo angelo venuto dallo spazio’, una ragazza che, a detta sua, non riesce mai a dire di no agli altri (forse per paura di deluderli), che ha bisogno di riscoprire e di scoprirsi (in più momenti del film vediamo il suo volto riflettersi sul vetro opaco di un’automobile, come se volesse definire se stesso), che non a caso dà spazio alla sua passione per la fotografia proprio nel momento in cui inizia a frequentare Carol.
La storia tra Carol e Therese, che è la storia di una volontà, si consuma e si conserva, in un finale che non giudica e non decreta, ma che questa volontà asseconda lasciandole spazio per un nuovo inizio a cui noi non siamo più invitati ad assistere, nel primo piano di un volto dalle mille sfumature che appartiene a una persona che non ha paura; una persona che, non dovendo ma volendo accettarsi, ha trasformato l’impossibilità in una possibilità reale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cristiana sorrentino »
[ - ] lascia un commento a cristiana sorrentino »
|
|
d'accordo? |
|
emyliu`△
|
domenica 10 gennaio 2016
|
la recensione di emyliù su carol
|
|
|
|
Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, il film di Todd Haynes narra una storia saffica ambientata nella New York degli anni 50, in epoca di Guerra Fredda, quando l'omosessualità era considerata un disturbo psichiatrico da personalità sociopatica. ''Il mio angelo caduto dallo spazio'', così l'affascinante Carol definisce una commessa dei Grandi Magazzini di Manhattan che le rapisce il cuore. Carol è una ricca signora borghese estremamente attraente e femminile, come d'altronde l'amata Therese, e questa scelta tipologica del soggetto tratto da un romanzo letterario, sfata il luogo comune che vorrebbe le lesbiche mascoline, mentre in gran parte sono femminili, così come la maggioranza degli uomini gay sono maschili.
[+]
Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, il film di Todd Haynes narra una storia saffica ambientata nella New York degli anni 50, in epoca di Guerra Fredda, quando l'omosessualità era considerata un disturbo psichiatrico da personalità sociopatica. ''Il mio angelo caduto dallo spazio'', così l'affascinante Carol definisce una commessa dei Grandi Magazzini di Manhattan che le rapisce il cuore. Carol è una ricca signora borghese estremamente attraente e femminile, come d'altronde l'amata Therese, e questa scelta tipologica del soggetto tratto da un romanzo letterario, sfata il luogo comune che vorrebbe le lesbiche mascoline, mentre in gran parte sono femminili, così come la maggioranza degli uomini gay sono maschili. Carol ha una dolcissima bambina, che adora e vuole crescere, ed è sposata con un uomo altrettanto attraente, ma la sua natura non conforme che l'ha spinta verso un matrimonio di copertura per assecondare le convenzioni dell'epoca, la sta portando verso un'infelice esistenza anaffettiva. Finché la fulminea comparsa di Therese risveglia in lei l'assopita passione, sconvolgendole anche la vita familiare già alla deriva fino all'epilogo, sfociando in una drammatica rinuncia.... Il film ha una struttura narrativa ciclica, aprendosi con una scena del finale per poi narrare la storia in un evocativo flashback circolare, riagganciandosi poi al finale iniziale per concluderlo. Tutto incentrato sui primi piani del bel viso e del seducente portamento di Cate Blanchett che, tra i tanti ruoli fin'ora interpretati, qui è alla sua massima forma espressiva, molto probabilmente da Golden Globe e da Oscar come migliore attrice. Le scene d'amore saffico sono di rara eleganza, così come ogni singola inquadratura, in una impressionante ricostruzione storica anni 50, con una fotografia magistralmente virata. Tutto in questa pellicola sembra funzionare, senza una benché minima sbavatura, senza un benché minimo difetto, proprio come il corpo dell'angelica e conturbante Therese che accende di inquieto desiderio la raffinata Signora Carol. Ma non è certo quella erotica la prima chiave di lettura, seppur gli sguardi delle protagoniste sprigionino sensualità da ogni alogenuro d'argento, come nelle fotografie che la talentuosa commessa si diletta a scattare a Carol. Oltre all'intimismo di una passione tutta al femminile, c'è un'accurata ricerca socio-politica che rende questo film, non solo esteticamente, perfetto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a emyliu`△ »
[ - ] lascia un commento a emyliu`△ »
|
|
d'accordo? |
|
zarar
|
lunedì 11 gennaio 2016
|
e’ solamente amore
|
|
|
|
C’è qualcosa che dà una cifra particolare e nuova a questo bel film di Todd Haynes e non te lo fa dimenticare: dall’inizio alla fine, scena per scena, sguardo per sguardo, l’amore contrastato tra due donne nell'America dei primi anni ’50 non è manifesto gay, né denuncia sociale, né rivendicazione di diritti, né ostentazione di emozioni ‘altre’, non chiama a raccolta, non chiede consensi, non provoca: è puramente e semplicemente ‘amore’, come qualsiasi non facile amore (e quando mai l’amore è facile?). Vivi la storia di Carol e Therese (due straordinarie e misuratissime Cate Blanchett e Rooney Mara) e ti sorprendi a pensare a momenti ed emozioni e sofferenze delle tue storie di uomo e donna, senza minimamente percepire il senso di una differenza.
[+]
C’è qualcosa che dà una cifra particolare e nuova a questo bel film di Todd Haynes e non te lo fa dimenticare: dall’inizio alla fine, scena per scena, sguardo per sguardo, l’amore contrastato tra due donne nell'America dei primi anni ’50 non è manifesto gay, né denuncia sociale, né rivendicazione di diritti, né ostentazione di emozioni ‘altre’, non chiama a raccolta, non chiede consensi, non provoca: è puramente e semplicemente ‘amore’, come qualsiasi non facile amore (e quando mai l’amore è facile?). Vivi la storia di Carol e Therese (due straordinarie e misuratissime Cate Blanchett e Rooney Mara) e ti sorprendi a pensare a momenti ed emozioni e sofferenze delle tue storie di uomo e donna, senza minimamente percepire il senso di una differenza. E solo quando ci ragioni sopra ti rendi conto di quale forza sia un ‘manifesto-non manifesto’ come questo, e di quanto il regista ci regali un occhio finalmente liberato e totalmente compartecipe sul tema, un nuovo punto di vista. E allora, accanto alla finezza degli aspetti psicologici che passa attraverso i volti, i gesti, le parole, vedi il significato sottile di scelte più propriamente filmiche: le inquadrature tagliano e definiscono in opposizione due storie parallele: la tempesta di sentimenti di Carol e Therese e il filo che le unisce, storia senza tempo sospesa a mezz’aria, fatta di atmosfere, sfumature, nebulosità e illuminazioni, e l’agitarsi convenzionale, netto, preciso, iperrealistico di una cesellata America anni ’50. Un Todd Haynes più fine del regista di “Lontano dal paradiso” si mette nei panni della la sua protagonista Therese, che finalmente non ha paura di fotografare ‘persone’ e scopre nelle sue foto quello che non ha ancora il coraggio di confessare apertamente neppure a se stessa.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zarar »
[ - ] lascia un commento a zarar »
|
|
d'accordo? |
|
maumauroma
|
sabato 16 gennaio 2016
|
carol
|
|
|
|
Nell' America puritana e omofoba del 1952, la storia di Carol, altoborghese e sofisticata signora infelicemente sposata e con una figlioletta, e Therese giovane e modesta commessa in un grande negozio di giocattoli. Galeotti dell'incontro un paio di guanti dimenticato e un trenino elettrico. Per amore, Carol sacrifichera' il matrimonio e (quasi) anche la sua bambina. Film ben costruito e elegante, la cui riuscita pero' si condensa in massima parte nella magistrale interpretazione delle due protagoniste,soprattutto nel loro magico gioco di sguardi. Per il resto, la regia di Haynes appare piuttosto convenzionale e fin troppo controllata,con una accurata ma quasi ossessiva ricerca di perfezione nella rappresentazione degli ambienti,degli abiti,delle atmosfere,addirittura delle automobili dell'epoca, a scapito pero' dell'approfondimento psicologico dei personaggi.
[+]
Nell' America puritana e omofoba del 1952, la storia di Carol, altoborghese e sofisticata signora infelicemente sposata e con una figlioletta, e Therese giovane e modesta commessa in un grande negozio di giocattoli. Galeotti dell'incontro un paio di guanti dimenticato e un trenino elettrico. Per amore, Carol sacrifichera' il matrimonio e (quasi) anche la sua bambina. Film ben costruito e elegante, la cui riuscita pero' si condensa in massima parte nella magistrale interpretazione delle due protagoniste,soprattutto nel loro magico gioco di sguardi. Per il resto, la regia di Haynes appare piuttosto convenzionale e fin troppo controllata,con una accurata ma quasi ossessiva ricerca di perfezione nella rappresentazione degli ambienti,degli abiti,delle atmosfere,addirittura delle automobili dell'epoca, a scapito pero' dell'approfondimento psicologico dei personaggi. Discreto lo script, ma con un detective privato e una pistola fuori luogo e una irritante banalizzazione dell'universo maschile, del resto comune in film ginocentrici come questo.La passione dei sensi nella vicenda e' decisamente sfumata, tanto che solo nel finale, per fugare eventuali dubbi nello spettatore su di un eventuale pallido e banale ardore platonico, si assiste a una breve, sfumata e asettica scena di sesso .In definitiva la pellicola affronta si' una tematica scabrosa e delicata. ma resa in modo talmente patinato da soddisfare sicuramente il palato di tutti, soprattutto quello delle signore di ogni eta',anche le piu' esigenti e sensibili.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maumauroma »
[ - ] lascia un commento a maumauroma »
|
|
d'accordo? |
|
nicolmed
|
martedì 19 luglio 2016
|
non è un capolavoro
|
|
|
|
Assolutamente esagerata la valutazione di questo film, non è assolutamente un capolavoro. Quasi sempre le "stelle" su mymovies coincidono con i miei gusti di spettatore medio, stavolta mi hanno spinto a vedere un film che mi ha grandemente deluso. Mi spiegate l'interesse di questa pellicola? Quando Carol decide di rinunciare a tenere la figlia con sé, capendo che le convinzioni morali del tempo avrebbero determinato la sua sconfitta, fa un discorso scontato e retorico. Il film The imitation game, che affronta il tema dell'omosessualità nell'Inghilterra degli anni cinquanta (lo stesso periodo del film Carol), lo fa senza alcuna retorica, mostrandoci direttamente la crudeltà della realtà, cioè della società del tempo, attraverso il suicidio del protagonista.
[+]
Assolutamente esagerata la valutazione di questo film, non è assolutamente un capolavoro. Quasi sempre le "stelle" su mymovies coincidono con i miei gusti di spettatore medio, stavolta mi hanno spinto a vedere un film che mi ha grandemente deluso. Mi spiegate l'interesse di questa pellicola? Quando Carol decide di rinunciare a tenere la figlia con sé, capendo che le convinzioni morali del tempo avrebbero determinato la sua sconfitta, fa un discorso scontato e retorico. Il film The imitation game, che affronta il tema dell'omosessualità nell'Inghilterra degli anni cinquanta (lo stesso periodo del film Carol), lo fa senza alcuna retorica, mostrandoci direttamente la crudeltà della realtà, cioè della società del tempo, attraverso il suicidio del protagonista. Certo Alan Turin è realmente esistito, per questo non può essere retorico, mentre Carol è un personaggio di fantasia, però di fantasia nel film ce n'è davvero poca. Poi vengono giudicati male i film di Malick, perché troppo lenti! Scarso l'approfondimento psicologico dei (pochi) personaggi, il film rimane in superficie. Tutti sono più o meno degli stereotipi (il marito, l'amica e le stesse protagoniste). Film abbastanza soporifero, debbo forse stemperare il giudizio perché non ho letto il libro da cui è tratto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nicolmed »
[ - ] lascia un commento a nicolmed »
|
|
d'accordo? |
|
lamoreaitempidelcolera
|
lunedì 8 agosto 2016
|
l'elegante dramma di un amore
|
|
|
|
Carol, in uno dei momenti forti della vicenda, di fronte al suo avvocato, dice pressapoco - Mio marito non può avermi e perciò non permette a me di avere mia figlia-.
E' il facile e crudele ricatto affettivo molto consueto nelle storie di coppie in crisi, che condensa il dramma della vita della protagonista, divisa tra il suo amore per Therese e quello per la sua bambina.
La bellezza, la ricchezza, gli agi, il talento ancora una volta dimostrano che non bastano a raggiungere la felicità, se questa si annida nelle pieghe di una società perbenista, in cui tutto deve scorrere in modo regolare e ineccepibile.
Ma noi non siamo esseri semplici, bensì individui complessi, tormentati, divisi, sospesi e perennemente in bilico.
[+]
Carol, in uno dei momenti forti della vicenda, di fronte al suo avvocato, dice pressapoco - Mio marito non può avermi e perciò non permette a me di avere mia figlia-.
E' il facile e crudele ricatto affettivo molto consueto nelle storie di coppie in crisi, che condensa il dramma della vita della protagonista, divisa tra il suo amore per Therese e quello per la sua bambina.
La bellezza, la ricchezza, gli agi, il talento ancora una volta dimostrano che non bastano a raggiungere la felicità, se questa si annida nelle pieghe di una società perbenista, in cui tutto deve scorrere in modo regolare e ineccepibile.
Ma noi non siamo esseri semplici, bensì individui complessi, tormentati, divisi, sospesi e perennemente in bilico. Sempre sull'orlo di un precipizio, che può essere la Noia, la Routine, l'Assenza di Senso.
A volte si tende verso di noi una mano di salvezza. Therese è appunto l'angelo di Carol, ma un angelo trasgressivo.
La giovinezza di Therese si nutre della maturità di Carol, ma Carol ha bisogno della forza vitale di Therese per vivere.
E' una simbiosi, messa in pericolo dall'incomprensione e dall'ottusità degli uomini, che pretendono di addomesticare donne troppo complesse per le loro facoltà emotive.
"Amor vincit omnia", anche la sofferenza per la distanza dalla figlia, perchè la Natura non si può piegare. Piegare la Natura significherebbe Spegnere la Vita, quella di una Madre, che invece può continuare ad essere tale e, anzi, migliore, se felicemente ama.
Insomma, l'Amore bussa alla nostra porta Quando e Come vuole , ma soprattutto Se vuole. Noi, in quel caso, come risponderemmo?
Carol ha risposto - Entra, accomodati, resta qui.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lamoreaitempidelcolera »
[ - ] lascia un commento a lamoreaitempidelcolera »
|
|
d'accordo? |
|
catcarlo
|
venerdì 8 gennaio 2016
|
carol
|
|
|
|
Benchè a un primo sguardo possa sembrare il contrario, ‘Carol’ non è (solo) uno splendido veicolo grazie al quale Cate Blanchett ha la possibilità di dar lustro alle sue doti interpretative. E’ vero che la sceneggiatura di Phyllis Nagy ha ormai un paio di decenni sul groppone e senza l’interessamento dell’attrice australiana – che figura tra i produttori esecutivi – forse giacerebbe ancora in un cassetto, ma il film che ne è scaturito è una sorta di melodramma raggelato che non si impone subito allo spettatore, ma si insinua sottopelle con il trascorrere dei minuti. L’unico appunto che si può fare è proprio un eccesso di freddezza dovuto in buona parte ai momenti in cui un sovrappiù di formalismo pare prendere il sopravvento, ma l’empatia non sempre a livelli ottimali è ben lungi dal fare passare in secondo piano la qualità complessiva del lavoro a partire dalla regia di Haynes, che omaggia più Fassbinder che Sirk, ma che riporta in mente anche il James Gray apprezzato nell’ultimo ‘C'era una volta a New York’.
[+]
Benchè a un primo sguardo possa sembrare il contrario, ‘Carol’ non è (solo) uno splendido veicolo grazie al quale Cate Blanchett ha la possibilità di dar lustro alle sue doti interpretative. E’ vero che la sceneggiatura di Phyllis Nagy ha ormai un paio di decenni sul groppone e senza l’interessamento dell’attrice australiana – che figura tra i produttori esecutivi – forse giacerebbe ancora in un cassetto, ma il film che ne è scaturito è una sorta di melodramma raggelato che non si impone subito allo spettatore, ma si insinua sottopelle con il trascorrere dei minuti. L’unico appunto che si può fare è proprio un eccesso di freddezza dovuto in buona parte ai momenti in cui un sovrappiù di formalismo pare prendere il sopravvento, ma l’empatia non sempre a livelli ottimali è ben lungi dal fare passare in secondo piano la qualità complessiva del lavoro a partire dalla regia di Haynes, che omaggia più Fassbinder che Sirk, ma che riporta in mente anche il James Gray apprezzato nell’ultimo ‘C'era una volta a New York’. Ambientando la narrazione in un’accurata ricostruzione dell’inizio degli anni Cinquanta – l’azione si svolge tra il ’52 e il ’53 e vanno citate almeno le scenografie di Judy Becker e i costumi di Sandy Powell – il regista recupera gli stilemi di molto cinema di allora, ma li reinterpreta sostituendo al fiammeggiare delle passioni un racconto per sottintesi, fatto di sguardi e delicati movimenti, che raggiunge con altrettanta efficacia il suo scopo: sulla base di un’opera meticolosa e approfondita è stato così possibile raccontare quella che in fondo è una storia abbastanza banale di amore contrastato senza annoiare in nessun passaggio delle quasi due ore di durata pur narrando solo di piccoli fatti di vita quotidiana. Oltre a far muovere le singole figure più per sensazioni che per azioni, Haynes compie tutta una serie di scelte visive ben precise supportato dalla fotografia di Edward Lachman. Se lo sguardo attraverso i vetri per dare un senso di incomunicabilità rientra nel campo del già (abbondantemente) visto e i richiami hopperiani fanno capolino inevitabili, risultano invece assai espressive le inquadrature costruite con linee verticali che separano i personaggi specie nei passaggi di maggiore lontananza spirituale fra gli stessi: porte, finestre o semplici muri suddividono lo schermo in combinazioni analoghe tra loro, ma sempre diverse che contrastano – con risalto reciproco – con opzioni di segno opposto che giungono inattese, come l’arrischiata, ma morbidissima camera a mano dell’ultima sequenza. La vicenda è quella dell’amore saffico – vedi ‘abbastanza’ banale di cui sopra – tra Carol (Blanchett) signora dell’alta borghesia con matrimonio in crisi, e Therese (Rooney Mara), commessa dalla frangetta alla Audrey Hepburn incontrata per caso durante le compere natalizie. La prima è legata alla famiglia per l’unico tramite dell’affetto per la figlia, la seconda sta con Richard (Jake Lacy) ma non sa ancora che fare della propria vita: il sentimento nasce titubante e cresce spontaneo anche se la società in cui sboccia non lo considera altro che una perversione. La fuga dalla realtà di un viaggio verso ovest – la partenza è l’isolato momento in cui la colonna sonora sale di tono con Perry Como che canta gioioso Silver Bells, per il resto le musiche di Carter Burwell e gli altri brani ben si confanno al complessivo carattere intimista – è interrotta bruscamente quando Carol è all’improvviso messa di fronte alla scelta tra la propria indipendenza e la bambina perché il marito (Kyle Chandler), che la ama ancora ma davvero non la sa (può) capire, ha sguinzagliato avvocati e investigatori privati. La donna lo affronta davanti ai legali con grande dignità e poi lascia alla sua amata la libertà di decidere il proprio futuro: Therese, con una visione via via più a fuoco su se stessa e sul mondo - rappresentata dalla metafora delle fotografie - coglie l’opportunità in una conclusione sorprendentemente positiva considerando che il soggetto è tratto da un romanzo, forse con qualche traccia autobiografica, di Patricia Highsmith. Al dilà dei pregi in precedenza elencati, e proprio per il modo stesso in cui il racconto è costruito, fondamentale risulta la prova delle interpreti nei due ruoli principali, indagate come sono sovente in insistiti primi piani: se sulle capacità di Blanchett di caricarsi un film sulle spalle non ci sono dubbi – basti ricordare ‘Blue Jasmine’ – sorprende in positivo la giovane Mara che, abbandonati a fatica i panni di Lisbeth Salander, rende con profondità l’evoluzione di Therese, tanto da meritarsi senza dubbio il premio ricevuto a Cannes.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a catcarlo »
[ - ] lascia un commento a catcarlo »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
sabato 9 gennaio 2016
|
una impossibile storia d'amore
|
|
|
|
Il tema dell’omosessualità è molto ricorrente nella cinematografia degli ultimi anni: poco trattato, però, il rapporto femminile. Carol, Cate Blanchett, è una sofisticata e ricca donna newyorkese; ha una figlia, ed un matrimonio precipitato a seguito della scoperta della propria omosessualità; Therese, Rooney Mara, è una commessa di un grande magazzino, ha un uomo pazzamente innamorato di lei che vorrebbe sposarla ed un giornalista che la corteggia. Le due donne si incontrano in un grande magazzino e scocca l’amore, quello vero, che va oltre i sessi, rotto dalle resistenze della società degli anni cinquanta.
[+]
Il tema dell’omosessualità è molto ricorrente nella cinematografia degli ultimi anni: poco trattato, però, il rapporto femminile. Carol, Cate Blanchett, è una sofisticata e ricca donna newyorkese; ha una figlia, ed un matrimonio precipitato a seguito della scoperta della propria omosessualità; Therese, Rooney Mara, è una commessa di un grande magazzino, ha un uomo pazzamente innamorato di lei che vorrebbe sposarla ed un giornalista che la corteggia. Le due donne si incontrano in un grande magazzino e scocca l’amore, quello vero, che va oltre i sessi, rotto dalle resistenze della società degli anni cinquanta. Il marito di Carol, ancora profondamente innamorato della moglie, capisce che tra le due donne sta per nascere una relazione e chiede al Tribunale l’affidamento in esclusiva della figlia, tacciando la moglie di comportamenti immorali. Carol inizia un intenso viaggio con Therese verso l’Ovest degli States dove la passione esploderà. Todd Haynes è un regista da sempre sensibile ai temi sociali, con gran mestiere, ma Carol è un film con una buona sceneggiatura di base che non riesce mai a decollare, la difficoltà del rapporto tra Carol e Therese trasforma il film in una storia cupa che a volte tracima nella noia. Insomma, anche se la critica ne parla benissimo, dalla parte dello spettatore, che dire, il pubblico è uscito dalla sala abbastanza interdetto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
|