emyliu`
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domenica 10 gennaio 2016
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melodramma saffico retrò, estetico e politico
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Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, ll film di Todd Haynes narra una storia saffica ambientata nella New York degli anni 50, in epoca di Guerra Fredda, quando l'omosessualità era considerata un disturbo psichiatrico da personalità sociopatica. ''Il mio angelo caduto dallo spazio'', così l'affascinante Carol definisce una commessa dei Grandi Magazzini di Manhattan che le rapisce il cuore. Carol è una ricca signora borghese estremamente attraente e femminile, come d'altronde l'amata Therese, e questa scelta tipologica del soggetto tratto da un romanzo letterario, sfata il luogo comune che vorrebbe le lesbiche mascoline, mentre in gran parte sono femminili, così come la maggioranza degli uomini gay sono maschili.
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Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, ll film di Todd Haynes narra una storia saffica ambientata nella New York degli anni 50, in epoca di Guerra Fredda, quando l'omosessualità era considerata un disturbo psichiatrico da personalità sociopatica. ''Il mio angelo caduto dallo spazio'', così l'affascinante Carol definisce una commessa dei Grandi Magazzini di Manhattan che le rapisce il cuore. Carol è una ricca signora borghese estremamente attraente e femminile, come d'altronde l'amata Therese, e questa scelta tipologica del soggetto tratto da un romanzo letterario, sfata il luogo comune che vorrebbe le lesbiche mascoline, mentre in gran parte sono femminili, così come la maggioranza degli uomini gay sono maschili. Carol ha una dolcissima bambina, che adora e vuole crescere, ed è sposata con un uomo altrettanto attraente, ma la sua natura non conforme che l'ha spinta verso un matrimonio di copertura per assecondare le convenzioni dell'epoca, la sta portando verso un'infelice esistenza anaffettiva. Finché la fulminea comparsa di Therese risveglia in lei l'assopita passione, sconvolgendole anche la vita familiare già alla deriva fino all'epilogo, sfociando in una drammatica rinuncia.... Il film ha una struttura narrativa ciclica, aprendosi con una scena del finale per poi narrare la storia in un evocativo flashback circolare, riagganciandosi poi al finale iniziale per concluderlo. Tutto incentrato sui primi piani del bel viso e del seducente portamento di Cate Blanchett che, tra i tanti ruoli fin'ora interpretati, qui è alla sua massima forma espressiva, molto probabilmente da Golden Globe e da Oscar come migliore attrice. Le scene d'amore saffico sono di rara eleganza, così come ogni singola inquadratura, in una impressionante ricostruzione storica anni 50, con una fotografia magistralmente virata. Tutto in questa pellicola sembra funzionare, senza una benché minima sbavatura, senza un benché minimo difetto, proprio come il corpo dell'angelica e conturbante Therese che accende di inquieto desiderio la raffinata Signora Carol. Ma non è certo quella erotica la prima chiave di lettura, seppur gli sguardi delle protagoniste sprigionino sensualità da ogni alogenuro d'argento, come nelle fotografie che la talentuosa commessa si diletta a scattare a Carol. Oltre all'intimismo di una passione tutta al femminile, c'è un'accurata ricerca socio-politica che rende questo film, non solo esteticamente, perfetto.
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lorifu
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domenica 10 gennaio 2016
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un amore oltre i confini...
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CAROL
Un trenino elettrico, due sguardi accesi e un paio di guanti dimenticati danno il via a una storia d’amore anticonvenzionale, in un America puritana e bigotta anni ’50.
Therese, la commessa di un grande magazzino di New York, in prossimità del Natale, si trova davanti una donna bellissima, l’affascinante Carol, una splendida Cate Blanchett che è lì per farsi consigliare un regalo per la sua bimba.
Si rivedranno e nascerà una storia d’amore dove a condurre il gioco saranno entrambe, ciascuna spinta da motivazioni diverse riconducibili alla scoperta di aver trovato il completamento alle loro inquietudini profonde.
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CAROL
Un trenino elettrico, due sguardi accesi e un paio di guanti dimenticati danno il via a una storia d’amore anticonvenzionale, in un America puritana e bigotta anni ’50.
Therese, la commessa di un grande magazzino di New York, in prossimità del Natale, si trova davanti una donna bellissima, l’affascinante Carol, una splendida Cate Blanchett che è lì per farsi consigliare un regalo per la sua bimba.
Si rivedranno e nascerà una storia d’amore dove a condurre il gioco saranno entrambe, ciascuna spinta da motivazioni diverse riconducibili alla scoperta di aver trovato il completamento alle loro inquietudini profonde.
La Blanchett, altera, algida, soltanto all’apparenza, in via di separazione dal marito, vive la sua battaglia interiore con l’angoscia di perdere la figlia, sottraendosi alle regole di una società perbenista e ipocrita, dove l’omosessualità, la diversità sono ritenute un disturbo sociopatico. Therese, una Rooney Mara disarmante nella sua freschezza giovanile, non ancora consapevole della sua identità in fase di consolidamento, con l'angoscia di perdere l’amore di un quasi fidanzato, intenzionato a sposarla.
Il regista, Todd Haynes, indugiando sui primi piani e sui dialoghi intensi, frutto di una complicità autentica e profonda tra le due donne, coinvolge lo spettatore e lo porta a seguirne le vicende attraverso un viaggio on the road verso Ovest, in un altrove dove poter essere finalmente libere di esprimere la parte più autentica di se stesse, perdersi e poi ritrovarsi dopo che Carol riuscirà a rinunciare alla custodia della figlia, pur di rimanere fedele alla sua natura.
Un film dove le donne risultano vincitrici nonostante le gabbie e regole imposte da una società puritana e razzista dove tutto deve corrispondere a piani, generi prestabiliti e che il regista ha voluto evidenziare con meticolosa puntualità.
Innanzitutto le due classi sociali di appartenenza, una borghese e benestante, l’altra popolana, come si evince dalle abitazioni e dall’abbigliamento delle due donne, confinate nei rispettivi luoghi, dove lo spazio è una terra da conquistare, e la consapevolezza delllimpossibilità di uscire dal ruolo di genere che per la donna è es-clusivo.
Quando Carol, considerata madre indegna da una 'clausola morale', si attribuisce l’intera colpa della sua condotta e chiede al marito di superare ogni rancore per il bene della figlia, si eleva sopra ogni meschinità, giudizio, schema mentale dimostrando ancora una volta che la donna sa sempre trovare una ragione in più per sbugiardare le leggi e far parlare le voci del cuore.
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dhany coraucci
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martedì 12 gennaio 2016
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ovattato e gentile, sfiora l'inconsistenza
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Dell'amore si può parlare in tanti modi ma se tutto quello che si ha da dire è circoscritto a un colpo di fulmine, gli argomenti si riducono drasticamente. Se poi il colpo di fulmine viene raccontato quasi esclusivamente attraverso gli sguardi, c'è ancor meno da replicare. Certo non potevo aspettarmi di più da una storia tratta da un libro della Highsmith che considero una delle scrittrici più grossolane e sopravvalutate della terra, almeno stilisticamente. E' chiaro che questo film non mi è piaciuto ma, come si dice, al cuor non si comanda. Non mi accontento, infatti, delle scene esteticamente belle e impeccabili, dell'ambientazione magistrale e della recitazione appassionata delle due protagoniste (posto che trovo ingiustificati tutti i premi conferiti a Rooney Mara): lo ammetto, quando si parla d'amore divento esigente, ho delle aspettative; il tema è troppo delicato e complesso per non ambire a profondità che ancora non conosco.
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Dell'amore si può parlare in tanti modi ma se tutto quello che si ha da dire è circoscritto a un colpo di fulmine, gli argomenti si riducono drasticamente. Se poi il colpo di fulmine viene raccontato quasi esclusivamente attraverso gli sguardi, c'è ancor meno da replicare. Certo non potevo aspettarmi di più da una storia tratta da un libro della Highsmith che considero una delle scrittrici più grossolane e sopravvalutate della terra, almeno stilisticamente. E' chiaro che questo film non mi è piaciuto ma, come si dice, al cuor non si comanda. Non mi accontento, infatti, delle scene esteticamente belle e impeccabili, dell'ambientazione magistrale e della recitazione appassionata delle due protagoniste (posto che trovo ingiustificati tutti i premi conferiti a Rooney Mara): lo ammetto, quando si parla d'amore divento esigente, ho delle aspettative; il tema è troppo delicato e complesso per non ambire a profondità che ancora non conosco. Qui di profondo c'è solo la sopportazione per la lentezza esasperante del film che rimane in una superficie ovattata e gentile, sfiorando l'inconsistenza. Ma ribadisco: al cuor non si comanda.
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miguel angel tarditti
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martedì 19 gennaio 2016
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un amor materno que interfiere el otro amor.
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El amor materno,
puede interferir el propio amor por el nuevo partner?
CAROL, un film de Todd Haynes
Gran Bretagna, Usa, 2015
La sociedad italiana, en este preciso momento, está debatiendo en las cámaras, el matrimonio civil, que reconocerá a las personas del mismo sexo la posibilidad de tener los mismos derechos que las uniones heterosexuales. Cosa que ya es ley en países evolucionados del mundo entero.
El meollo de esta discusión italiana, pasa parece, fundamentalmente por la adopción de los hijos de uno de los dos integrantes de la pareja homosexual.
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El amor materno,
puede interferir el propio amor por el nuevo partner?
CAROL, un film de Todd Haynes
Gran Bretagna, Usa, 2015
La sociedad italiana, en este preciso momento, está debatiendo en las cámaras, el matrimonio civil, que reconocerá a las personas del mismo sexo la posibilidad de tener los mismos derechos que las uniones heterosexuales. Cosa que ya es ley en países evolucionados del mundo entero.
El meollo de esta discusión italiana, pasa parece, fundamentalmente por la adopción de los hijos de uno de los dos integrantes de la pareja homosexual.
Lasposicionesmásrecalcitrantes sostienen argumentos que, por prejuicios, asignana los matrimonios heterosexuales mayor contenciónfamiliar. La crónica diaria desmiente esta afirmación.
Pero sin entrar en esta discusión, lo que mueve a reflexión en este film, “Carol”, no es la historia de amor entre dos mujeres, sino el protagonismo indirecto que cobra la hija de 3 ó 4 años de una de ellas, que condiciona peligrosamente el nuevo amor sáfico.
Según mi parecer, sin la presencia de esta figura, la pequeña hija, la historia de este film narraría solo un love story, como tantos otros, sin mucho importar que sea protagonizado por dos personas lésbicas o por dos personas heterosexuales.
El tema se hace interesante a partir del “conflicto” que no es precisamente el amor lésbico, a mi entender.
Porque el amor de las dos protagonistas no es el verdadero conflicto.
El “conflicto” es la relación con la hija, desde lo jurídico social.
Quizás para esos años del 1950 en que se desarrolla la acción, (o inclusive hoy en menor escala), podríamos comprender que los prejuicios reinantes crearan una cierta oposición social.
En realidad, se trata de un prejuicio que nace del no respeto de los derechos individuales, o de la vigencia de ciertos tabúes, que por su suerte, poco a poco se van aflojando en las sociedades modernas.
Paradojalmente las sociedades “antiguas” no vivían como inmoral la elección amorosa de las personas aunque fueran entre personas del mismo sexo.
Uso la palabra inmoral porque Carol, la protagonista (la fantásticaCate Blanchett), viene separada de su hija por “inmoral”.
Tanto en el film que nos ubica en el 1950, como en las preocupaciones legislativas italianas de hoy, 2016, la cosa preocupante es que el prejuicio sobre la sexualidad humana, obnubila el argumento central del tema, que en realidad es el cuidado de las criaturas que están en medio de contiendas prejuiciosas de adultos (padres y legisladores), o sea, esos pequeños humanitos que sin tener arte ni parte, son los que en realidad absorben la violencia del conflicto afectivo-sexual de los ya muy creciditos humanos.
Somos adultos para manejar nuestro erotismo según nos place, pero seamos adultos responsables para proteger, cuidar, y conducir el crecimiento de nuestros hijos hasta que la propia adultez les permita decidir por ellos mismos.
Ejercemos nuestra condición de adultos, es decir: gobernarnos con nuestra propia cabeza, cosa que hasta ahora parece no ha funcionado siempre muy bien si miramos alrededor, ya que se pretende decidir sobre la legitimidad o ilegitimidad del objeto de amor del otro, en vez de mirarse dentro.
Reitero, el film se hace interesante por la inclusión del problema infantil, y porque la regia de Todd Haynes, es delicada, estética y de buen gusto.
De lo contrario, sería una simple historia de amor entre dos mujeres adultas. Y la consigna existencial es:
Señores, seamos adultos!
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degiovannis
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venerdì 26 febbraio 2016
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dalla parte delle donne
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Condivido la recensione della Gandolfi ed è proprio a margine delle sue riflessioni che voglio sviluppare le mie. E' vero, la Newyork degli anni '50 è ricostruita nelle sue strutture rigide e meccaniche (ricostruita molto bene, bisogna dire), anche se la condizione sociale dei protagonisti è medioalta, anzi forse proprio per questo (Carol infatti è ricca e Therese, pur essendo una commessa, programma un viaggio in Europa con il suo fidanzato). Tuttavia lo spettatore si immedesima in questa ambientazione e finisce per dimenticare che essa è datata, perché i meccanismi sociali ed economici sono quelli di sempre. Prendiamo alcuni dettagli: il negozio di giocattoli delle scene iniziali. Con poche inquadrature il regista ci dice molte cose: usi e costumi di quel tempo, ma anche i rapporti interni al personale.
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Condivido la recensione della Gandolfi ed è proprio a margine delle sue riflessioni che voglio sviluppare le mie. E' vero, la Newyork degli anni '50 è ricostruita nelle sue strutture rigide e meccaniche (ricostruita molto bene, bisogna dire), anche se la condizione sociale dei protagonisti è medioalta, anzi forse proprio per questo (Carol infatti è ricca e Therese, pur essendo una commessa, programma un viaggio in Europa con il suo fidanzato). Tuttavia lo spettatore si immedesima in questa ambientazione e finisce per dimenticare che essa è datata, perché i meccanismi sociali ed economici sono quelli di sempre. Prendiamo alcuni dettagli: il negozio di giocattoli delle scene iniziali. Con poche inquadrature il regista ci dice molte cose: usi e costumi di quel tempo, ma anche i rapporti interni al personale. La capocommessa sopporta a malapena l'atteggiamento un po' 'svagato' di Therese, ma proprio questo atteggiamento introduce alla sua curiosità per la cliente fascinosa e per la predisposizione all'avventura. Therese è quindi fuori dagli schemi, quelli a cui è legato il fidanzato, anche se illuminato ed aperto culturalmente. Lo stesso dicasi per Carol. Il suo disagio e la disaffezione nei confronti del marito nascono (oltre che dalle sue inclinazioni sessuali) anche, o soprattutto, dal fatto che il marito l'ha sempre trattata come soprammobile e bambola, utile alla floridezza degli affari di famiglia.
Il viaggio verso ovest quindi, che si svolge al femminile sulle orme di quello famoso di Kerouac, conferma agli occhi dello spettatore questa diversità, ma ne chiede al tempo stesso la condivisione, non la condanna, in quanto la realizzazione di sé delle protagoniste passa necessariamente attraverso la presa di coscienza della eccessiva arretratezza dei costumi sociali e culturali. (Il disco di Billie Holliday, regalo di Therese a Carol, è a proposito significativo. L'amica di Carol, che si lamenta del fatto che il marito non apprezza che lei fumi, è un altro indizio di questa arretratezza).
Carol e Therese comunque non ambiscono a cambiare il mondo e non si propongono battaglie di emancipazione: vogliono soltanto vivere la loro storia e cercare di essere felici. Sotto questo aspetto è Carol a decidere per tutti: rinuncerà alla bambina perché si rende conto che non può centrare il bersaglio pieno. Lavorerà, cercando di salvaguardare la sua dignità di donna e vivrà la sua storia d'amore. E tanto basta!
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totybottalla
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venerdì 17 marzo 2017
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l'amore che vuoi!
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Il film narra la storia di due donne che si innamorano l'una dell'altra, è ambientato nei primi anni 50 e tutti fumano più di Humphrey Bogart ma la magia del racconto è interrotta da vicende d'avvocati intenti a stabilire la custodia della piccola Rindy, l'amore lesbico come causa di turbamenti sociali sembra avere in tutta la storia motivazioni più profonde del fatto fisico e il coraggio di Carol merita considerazione, ottima la prova della Blanchett ma anche la sua doppiatrice non scherza, mia valutazione: 3,5 stelle. Saluti.
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silver90
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sabato 21 luglio 2018
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complicità, amore e passione
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Alcuni hanno paragonato questo film ad altri come La vita di Adele o Freeheld, che sono un vero e proprio manifesto dell’amore saffico e della lotta contro l’omofobia. Carol è, all’opposto, un racconto in filigrana della complicità di un amore speciale, elettivo, tra due donne molto diverse tra loro. Primo, perché Todd Haynes indaga i sentimenti femminili attraverso una narrazione intima e silenziosa, in cui anche i piccoli gesti, come una mano sulla spalla, trasudano delicatezza e sensualità. Secondo, perché a interpretare Carol, la protagonista, è una Cate Blanchett magnifica e sensuale, che si muove dentro una pelliccia color miele e un matrimonio con un uomo non (più?) amato. Dall’altro lato del bancone, troviamo Therese Belivet, una giovane commessa che lavora in un grande magazzino e sogna ancora di innamorarsi, anche se non della persona che avrebbe immaginato.
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Alcuni hanno paragonato questo film ad altri come La vita di Adele o Freeheld, che sono un vero e proprio manifesto dell’amore saffico e della lotta contro l’omofobia. Carol è, all’opposto, un racconto in filigrana della complicità di un amore speciale, elettivo, tra due donne molto diverse tra loro. Primo, perché Todd Haynes indaga i sentimenti femminili attraverso una narrazione intima e silenziosa, in cui anche i piccoli gesti, come una mano sulla spalla, trasudano delicatezza e sensualità. Secondo, perché a interpretare Carol, la protagonista, è una Cate Blanchett magnifica e sensuale, che si muove dentro una pelliccia color miele e un matrimonio con un uomo non (più?) amato. Dall’altro lato del bancone, troviamo Therese Belivet, una giovane commessa che lavora in un grande magazzino e sogna ancora di innamorarsi, anche se non della persona che avrebbe immaginato. In una brumosa New York di fine inverno del 1952, avviene l’incontro fra le due donne, acceso da un fugace scambio di sguardi, proseguito in un locale davanti a un aperitivo e concluso con una fuga verso Ovest, in nome della libertà di cui entrambe sono alla ricerca. Proprio nella seconda parte, il film mette il turbo alle emozioni e ci racconta della sensualità di un amore tutto al femminile, smascherato da un marito che non accetta l’omosessualità della moglie. Dal momento che entrambe non sono padrone di sé stesse né del loro destino di innamorarsi l’una dell’altra, lo snodo del melodramma indicherebbe che anche le cose belle sono destinate a finire; tanto più che Carol è una donna matura e padrona di sé stessa, sposata a un uomo benestante che minaccia però di sottrarle la figlia per dubbia condotta morale, mentre Therese (una perfetta Rooney Mara), nasconde dietro il viso angelico l’inquietudine acerba della sua età e che pian piano vediamo sbocciare sullo schermo. Haynes mette alla berlina attraverso la prima l’ipocrisia di una società in cui, come è stato giustamente sottolineato, l’omosessualità era considerata come una condanna o osservata con disprezzo, mentre lascia intravedere attraverso la seconda una ribellione intima e prossima oramai ad affiorare oltre la superficie e la coltre di neve che avvolge il paesaggio nordamericano: un paesaggio spoglio, che mette al centro solo l’amore e la passione travolgente, capace di sfidare anche il perbenismo e le convenzioni sociali di un’epoca. La loro e la nostra. Nonostante un ritardo di dodici anni, Carol si candida ad essere un film culto, in cui, aldilà dell’indiscussa perfezione formale ed estetica, ogni inquadratura è piena di calore e amore. Un vero gioiello del cinema, che chiunque, cinefilo o no, saprà apprezzare, in quanto va oltre i tempi e sa parlare al cuore delle persone con struggente semplicità.
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elgatoloco
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giovedì 16 maggio 2019
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todd haynes realizza l'opera della highsmith
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Dopo Hitchcock, Clément, Wenders, Cavani, qualche altro, è Todd Haynes ad affrontare un libro di Patricia Highsmith, scrittrice importante ben al di là del semplice genere"noir", realizzando questo"Carol"(2016), film decisamente convicente, che rende in pieno la problematica dell'autrice americana, scomparsa ormai più di vent'anni fa. Decisamente oltre la condizione gay, che la Hoismith peraltro viveva personalmente, pur se la scrittrice(qui resa perfettamente)ha dato alla lotta contro l'emarginazione delle donne e degli uomini gay, dei transgender etc.ben più di quanto non abbiano fatto tutti i"gay pride"del mondo, spesso persino controproducenti, Haynes, con l'aiuto di due interpreti straordinarie(di Cate Blanchett conosciamo il talento straordinario, mentre Rooney Mara si dimostra in questo film, comunque dopo alcune prove già notevolissime, interprete raffinatissima, capace di quell'espressività psicologica che a molti attori(a molte attrici)manca.
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Dopo Hitchcock, Clément, Wenders, Cavani, qualche altro, è Todd Haynes ad affrontare un libro di Patricia Highsmith, scrittrice importante ben al di là del semplice genere"noir", realizzando questo"Carol"(2016), film decisamente convicente, che rende in pieno la problematica dell'autrice americana, scomparsa ormai più di vent'anni fa. Decisamente oltre la condizione gay, che la Hoismith peraltro viveva personalmente, pur se la scrittrice(qui resa perfettamente)ha dato alla lotta contro l'emarginazione delle donne e degli uomini gay, dei transgender etc.ben più di quanto non abbiano fatto tutti i"gay pride"del mondo, spesso persino controproducenti, Haynes, con l'aiuto di due interpreti straordinarie(di Cate Blanchett conosciamo il talento straordinario, mentre Rooney Mara si dimostra in questo film, comunque dopo alcune prove già notevolissime, interprete raffinatissima, capace di quell'espressività psicologica che a molti attori(a molte attrici)manca. Basterebbero le scene finali, quelle dell'avvicinamento al tavolto di Carol nel club per dimostrare l'intensità che quest'interprete sa rendere, talento rarissimo, in realtà, se consideriamo la"media"(concetto certo flou)delle e degli interpreti "normali"o meglio che affollano gli schermi anche in questo periodo. Degli interpreti maschili non vale la pena discorrere in dettaglio: sono comunque bravi, anzi bravissimi, anche per il coordinamento registico notevolissimo, ma questo è un film in primis e assolutamente femminile, dove la presenza maschilee risulta non certo pletorica(sarebbe una sciocchezza affermarlo)ma senz'altro accidentale. Le sequenze di amore saffico sono tra le più pervasivamente delicate che ssi siano mai viste al cinema. El Gato
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elgatoloco
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mercoledì 11 dicembre 2019
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carol higsmith senza hitchcock
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Quando si pensa a Patricia Highsmith , grande scrittrice, si pensa soprattutto alle trasposizioni filmiche operate da Hitchcock, giustamente, Esiste, però, anche un lato più nascosto e meno"dark"della scrittrice, quello legato ai sentimenti e alla loro complessità, che per es.questo film, "Carol"(2015, Todd Haynes , sceneggiatura di Phyllis Nagy)rende, traendo spunto dal rommanzo del 1952"THe Price of Salt"della scrittirce britannica, in cui i temi essenziali sono :A)un rapporto tra due donne(di cui una sposata, l'altra fidanzata, di età diveerse), in un'epoca in cui l'omosessualità(i rpaporti della Highsmith furono quasi unicamente lesblici)era un tabù, particamente assoluto(Gran Bretagna vittoriana, ancora memore della clamorosa condanna di Oscar Wilde); B)il ricordo, che all'amore e agli amori si lega inodo asoslutamente indelebile, come petaltro le recenti e recentissime scoperte in campo neuroscientifico dimostrano in modo praticamente assoluto, dopo che ciò era stato-se vogliamo-intuito in modo "totale"dalla psicanalisi.
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Quando si pensa a Patricia Highsmith , grande scrittrice, si pensa soprattutto alle trasposizioni filmiche operate da Hitchcock, giustamente, Esiste, però, anche un lato più nascosto e meno"dark"della scrittrice, quello legato ai sentimenti e alla loro complessità, che per es.questo film, "Carol"(2015, Todd Haynes , sceneggiatura di Phyllis Nagy)rende, traendo spunto dal rommanzo del 1952"THe Price of Salt"della scrittirce britannica, in cui i temi essenziali sono :A)un rapporto tra due donne(di cui una sposata, l'altra fidanzata, di età diveerse), in un'epoca in cui l'omosessualità(i rpaporti della Highsmith furono quasi unicamente lesblici)era un tabù, particamente assoluto(Gran Bretagna vittoriana, ancora memore della clamorosa condanna di Oscar Wilde); B)il ricordo, che all'amore e agli amori si lega inodo asoslutamente indelebile, come petaltro le recenti e recentissime scoperte in campo neuroscientifico dimostrano in modo praticamente assoluto, dopo che ciò era stato-se vogliamo-intuito in modo "totale"dalla psicanalisi. La regia è attenta a valorizzare giustamente la sceneggiatura, tutto è assolutamente "preordinato", ma in maniera intelligente , mai meccanica e le due interpreti prinicpali, Cate Blanchett e Rooney Mara sono più che all'altezza dei loro ruoli, in un film delicato, veramente"british"(sempre che, ma chi scrive ritiene di sì, l'aggewttivo abbia ancora un senso), in un cast comunque decisamente capace di rendere ogni sfumatura di quanto richiesto. El Gato
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silver90
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lunedì 16 marzo 2020
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film culto per cuori impavidi
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Alcuni hanno paragonato questo film ad altri come La vita di Adele o Freeheld, che sono un vero e proprio manifesto dell’amore saffico e della lotta contro l’omofobia. Carol è, all’opposto, un racconto in filigrana della complicità di un amore speciale, elettivo, tra due donne molto diverse tra loro. Primo, perché Todd Haynes indaga i sentimenti femminili attraverso una narrazione intima e silenziosa, in cui anche i piccoli gesti, come una mano sulla spalla, trasudano delicatezza e sensualità. Secondo, perché a interpretare Carol, la protagonista, è una Cate Blanchett magnifica e sensuale, che si muove dentro una pelliccia color miele e un matrimonio con un uomo non (più?) amato. Dall’altro lato del bancone, troviamo Therese Belivet, una giovane commessa che lavora in un grande magazzino e sogna ancora di innamorarsi, anche se non della persona che avrebbe immaginato.
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Alcuni hanno paragonato questo film ad altri come La vita di Adele o Freeheld, che sono un vero e proprio manifesto dell’amore saffico e della lotta contro l’omofobia. Carol è, all’opposto, un racconto in filigrana della complicità di un amore speciale, elettivo, tra due donne molto diverse tra loro. Primo, perché Todd Haynes indaga i sentimenti femminili attraverso una narrazione intima e silenziosa, in cui anche i piccoli gesti, come una mano sulla spalla, trasudano delicatezza e sensualità. Secondo, perché a interpretare Carol, la protagonista, è una Cate Blanchett magnifica e sensuale, che si muove dentro una pelliccia color miele e un matrimonio con un uomo non (più?) amato. Dall’altro lato del bancone, troviamo Therese Belivet, una giovane commessa che lavora in un grande magazzino e sogna ancora di innamorarsi, anche se non della persona che avrebbe immaginato. In una brumosa New York di fine inverno del 1952, avviene l’incontro fra le due donne, acceso da un fugace scambio di sguardi, proseguito in un locale davanti a un aperitivo e concluso con una fuga verso Ovest, in nome della libertà di cui entrambe sono alla ricerca. Proprio nella seconda parte, il film mette il turbo alle emozioni e ci racconta della sensualità di un amore tutto al femminile, smascherato da un marito che non accetta l’omosessualità della moglie. Dal momento che entrambe non sono padrone di sé stesse né del loro destino di innamorarsi l’una dell’altra, lo snodo del melodramma indicherebbe che anche le cose belle sono destinate a finire; tanto più che Carol è una donna matura e padrona di sé stessa, sebbene sposata a un uomo benestante che minaccia di sottrarle la figlia per dubbia condotta morale, mentre Therese (una perfetta Rooney Mara), nasconde dietro il viso angelico l’inquietudine acerba della sua età e che pian piano vediamo sbocciare sullo schermo. Haynes mette alla berlina attraverso la prima l’ipocrisia di una società in cui, come è stato giustamente sottolineato, l’omosessualità era considerata come una condanna o osservata con disprezzo, mentre lascia intravedere attraverso la seconda una ribellione intima e prossima oramai ad affiorare oltre la superficie e la coltre di neve che avvolge il paesaggio nordamericano: un paesaggio spoglio, che mette al centro solo l’amore e la passione travolgente, capace di sfidare anche il perbenismo e le convenzioni sociali di un’epoca. La loro e la nostra. Nonostante un ritardo di dodici anni, Carol si candida ad essere un film culto, in cui, aldilà dell’indiscussa perfezione formale ed estetica, ogni inquadratura è piena di calore e amore. Un vero gioiello del cinema, che chiunque, cinefilo o no, saprà apprezzare, in quanto va oltre i tempi e sa parlare al cuore delle persone con struggente semplicità.
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