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The Signal e' un ottimo esempio di thriller fantascientifico realizzato con un budget ridotto ma perfettamente funzionante. Si tratta di una pellicola che riesce veramente ad intrigare lo spettatore tenendolo attaccato alla sedia fino alla fine, riesce a sorprenderlo, risultando cosi' molto piu' originale di quanto possa suggerire inizialmente.
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The Signal e' un ottimo esempio di thriller fantascientifico realizzato con un budget ridotto ma perfettamente funzionante. Si tratta di una pellicola che riesce veramente ad intrigare lo spettatore tenendolo attaccato alla sedia fino alla fine, riesce a sorprenderlo, risultando cosi' molto piu' originale di quanto possa suggerire inizialmente. Si tratta, dunque di una pellicola originale, minimale come ambientazioni e sequenze, che provoca nello spettatore, man mano che la trama si schiude, un mix di sentimenti e sensazioni (che non lo abbandonano fino alla fine) tra la claustrofobia di un luogo dal quale e' impossibile scappare e l'impotenza umana davanti alla supremazia aliena.
Il film, si apre in modo canonico come molti altri thriller, con un piccolo gruppo di ragazzi, studenti del MIT, determinati a seguire le traccie cibernetiche che gli lascia un haker, denominatosi Nomad, attravverso strani messaggi che invia inserendosi nei server dei pc dei protagonisti. Seguendo l'ip del haker, i giovani si ritrovano in un capanno siolato vicino ad un bosco dove assistono a strani avvenimenti di natura extra-terrestre. Si risveglieranno in un Centro di Ricerca blindato e verrano messi sotto stretta osservazione da un gruppo di scienziati che conducono esperimenti su di loro. Ma nulla e' come sembra. Da lì in poi avrà inizio una lotta per la sopravvivenza e una corsa impossibile verso la riconquista della libertà che segnerà irreparabilmente le vite di tutti. Queste le premesse che ci introducono nel vivo di The Signal, uno sci-fi originale che tratta di alieni ma in modo assai diverso e molto piu' raffinato della controparte commerciale. Non vi sono le solite tipologie di alieno, i "grigi" , rettiliani o gli ominidi verdi che invadono la Terra nel film di Eubank. La stessa tematica delle abduction aliene e' appena accennata anche se serve da filo conduttore che unisce ogni singolo tasselo della trama.
Si tratta pertanto, di un thriller curato nei minimi particolari, che echeggia importanti pellicole del passato ma che riesce a distaccarsi notevolmente sia per la tematica proposta che per scelta narrativa, ovvero il modo in cui la trama e' architettata e diretta, riuscendo a far salire progressivamente la suspence nello spettatore al quale risulta impossibile interrompere la visione.
L'apparente banalita' della trama lascia il posto ad un susseguirsi di scene ed eventi imprevedibili, e la storia si arrichisce di azione, colpi di scena, tensione. Tutti elementi che orchestrati abilmente portano al climax degli eventi, alla risoluzione del mistero e alla katharsis degli spettatori senza mai scadere nella convenzionalità, ma anzi riuscendo a sorprendere lo spettatore anche nelle ultime sequenze.
Ottimo e sempre attento il lavoro della regia tecnicamente parlando, molto curato e minuzioso quello della scenografia e fotografia.Perfettamente funzionante il contrasto fotografico tra le ambientazioni fredde, distaccate e minimali degli interni del Centro di Ricerca, che accentuano il distacco terreno dei protagonisti; e quelle vivide, calde e familiari degli esterni, compresi flashback, che ricollegano alla natura, alla Madre Terra ormai solo raggiungibile attraverso il ricordo dei protagonisti.
Bravi anche gli attori, che riescono perfettamente a calzare i ruoli assegnati senza mai perdere di credibilità o verosimiglianza.
Usati consapevolmente anche gli effetti speciali che fortunatamente non prevalogono sul resto della pellicola, ma sono abilmente usati nei punticlou della trama. Niente abuso di effetti speciali sensazionalistici o eccesso meta-tecnologici come nei blockbuster sci-fi ai quali il cinema a stelle e striscie ci ha abituati. Con The Signal siamo davanti a cinema raffinato, di qualita' e mai eccessivo che non tenta di stupire visivamente lo spettatore ma piuttosto di creare una storia dentro alla quale coinvolgerlo. E ci riesce perfettamente.
Un piccolo must del cinema indipendente fantascientifico. Consigliato.
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sev7en
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venerdì 17 aprile 2015
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questo il vero focus, altro che will smith...
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Tre studenti del MIT alla ricerca di un abile hacker scopriranno che dietro apparenti attacchi informatici si nascondo realta’ ben piu’ incomprensibili, con tanto di alieni al seguito…
William Eubank non e’ certo un veterano di Hollywood, ma quei vagiti che ne segnano la fimografia confermano come sia un regista decisamente sottovalutato che molto avrebbe da insegnare... The Signal e’ il suo ultimo lungometraggio, un thriller fantascientifico a basso costo che partendo da una verita’ di fatto, nessun sistema informatico e’ inviolabile, testimonia come poche idee ma ben organizzate possano dar vita ad una trama imprevedibile, colpi di scena non pilotati e tanta, tanta suspance.
I tre giovani protagonisti sono attori sconosciuti proprio perche’ l’obiettivo non e’ centrato sulla loro figura, quanto su cio’ che rappresentano, una parte per il tutto, e sulla loro evoluzione, un’ibridazione uomo-alieno/tecnologia che riporta alla memoria l’eXistenZ di Croenberg ma omaggia anche film come Matrix, con quei bullet-time tanto cari ai fratelli wachowski.
Nel cast l’unico nome di peso e’ quello di Laurence Fishburne, il dottor Damon, ma come tutti, si limita ad essere funzionale alla sceneggiatura e non a prenderne le redini: ognuno nel suo microcosmo aggiunge una tessera al puzzle per quel quadro finale, precedente i titoli di coda, che per una volta non ipoteca ne’ seguiti ne’ spin-off, offrendo una giustificazione appagante allo spettatore.
Con 27 giorni di ripresa ed appena 4 milioni di dollari in budget gia’ all’esordio nel Sundance Film Festival 2014 si erano intuite le potenzialita’ di questo film grazie anche all’ottima fotografia (forse le scene in nottura sono troppo… notturne) e alla cura maniacale riposta nella descrizione delle location, tanto desolate quanto insolitamente ricche di particolari, soprattutto dopo una seconda visione.
Volendo cercare i punti deboli dell’opera e quegli aspetti che a fronte di quanto descritto passerebbero in secondo piano, ci sono varie incongruenze nella storia che forzano l’evoluzione degli eventi verso la direzione voluta dal copione, cio’ soprattutto nella parte iniziale, meno fantascientifica, quando si parla di Massachusetts Institute of Technology e di tecniche di tracciamento in stile Firewall - Accesso negato.
In definitiva, un film da vedere ma non da giudicare…
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(di iohovistocosechevoiumani)
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gianleo67
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domenica 5 ottobre 2014
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ma gli umani sognano pecore elettrice?
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Lungo la strada che li conduce dal New Mexico in California, dove si recano per accompagnare la fidanzata di uno di loro, due amici e studenti di informatica del MIT intercettano lo strano segnale di un sedicente hacker che dice di chiamarsi NOMAD e che li sfida a trovarlo. Arrivati in un isolato capanno nel deserto dove avrebbero individuato l'IP di origine del misterioso interlocutore informatico, i tre si ritrovano loro malgrado vittime di una misteriosa entità aliena che li riduce in fin di vita. Risvegliatisi in un supersegreto bunker governativo, vengono trattenuti e studiati come gli straordinari superstiti di una allarmante contaminazione extraterrestre. La loro disperata e inutile fuga dalle ambigue attenzioni del programma di studio però, gli rivelerà ben presto una realtà ben diversa e inquietante.
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Lungo la strada che li conduce dal New Mexico in California, dove si recano per accompagnare la fidanzata di uno di loro, due amici e studenti di informatica del MIT intercettano lo strano segnale di un sedicente hacker che dice di chiamarsi NOMAD e che li sfida a trovarlo. Arrivati in un isolato capanno nel deserto dove avrebbero individuato l'IP di origine del misterioso interlocutore informatico, i tre si ritrovano loro malgrado vittime di una misteriosa entità aliena che li riduce in fin di vita. Risvegliatisi in un supersegreto bunker governativo, vengono trattenuti e studiati come gli straordinari superstiti di una allarmante contaminazione extraterrestre. La loro disperata e inutile fuga dalle ambigue attenzioni del programma di studio però, gli rivelerà ben presto una realtà ben diversa e inquietante.
Gia autore di un 'concept' all'insegna di un intimismo fantascientifico con ambizioni filosofiche nel suo esordio di due anni prima con 'Love', il giovane William Eubank si ripete con questo secondo capitolo di una ricerca cinematografica 'border line' che coniuga furbescamente l'estetica ammmiccante del videoclip (preponderanza delle musiche extradiegetiche nei momenti significativi, alternaza di campi lunghi e stretti, abuso dello slow motion), le spiazzanti contaminazioni narrative che vanno dal 'teen road movie' del prologo alla 'caccia all'uomo' dell'epilogo e le atmosfere sospese e inquietanti di un thriller metafisico sempre in attesa di una sorpresa finale che pare non arrivare mai. Se è vero che almeno la prima parte si fonda sull'interessante dissimulazione di un gioco a carte coperte sull'ambiguità concettuale nei territori dickiani di un'alterità sospesa tra 'umano e non umano' ('Ma gli Androidi sognano pecore elettriche?') e dove non è ben chiaro chi manipola chi (con tanto di simil test "Voight-Kampff" sul grado di reattività emotiva e cognitiva dei soggetti coinvolti), la seconda sembra ricapitolare confusamente tanto l'incombenza straniante di una minaccia aliena sulla sicurezza planetaria ('The Day the Earth Stood Still' - 1951 Robert Wise) quanto la paradossale angoscia claustrofobica di una 'caccia sadica' nelle sconfinate location (posticce) di un deserto del New Mexico che finisce inevitabilmente per assomigliare a quelle Californiane del grande inganno governativo del 'Capricorn One' di Peter Hyams (1977). Un cinema che quindi sembra giocare sugli effetti scenografici e meta-filmici di una 'trappola per topi' a cielo aperto e dove il classico tema dell'identità e dell'alienazione (in senso letterale) viene declinato nella disperata fuga di esseri cibernetici che 'urlano e si dimenano durante la loro ora' sul palco di una rappresentazione sadica e crudele ('Westworld' Michael Crichton - 1973), il set posticcio di una città fantasma contrassegnata dalle false mappe e dai codici di una geografia virtuale la cui sommatoria rimanda al topos per eccellenza delle teorie del complotto alieno in terra d'America (cit. Area 51).
Niente di male se non fosse che la voglia di sbalordire a tutti i costi sembra prendere un pò troppo la mano dell'autore che finisce per accumulare situazioni e colpi di scena in un crescendo di prospettive e spiazzanti rivolgimenti scenografici e dove pare perdersi e confondersi tanto il senso minoritario di una sottotrama sentimentale senza sbocco quanto quella principale di una consapevolezza ontologica che ci proietta nell'impassibile orbita di una stazione spaziale che avevamo scambiato inopinatamente per la soglia di casa nostra. Presentato al Sundance Film Festival 2014.
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rrr
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giovedì 2 febbraio 2017
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sorpresa
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Film notevole, tutto sommato, sicuramente merita di essere guardato.
Senza spoiler:
Le prime scene sono esteticamente curate e di piacevole atmosfera, riescono a creare immediatamente un terreno narrativo fecondo e attraversato da una tenue vena di inquietudine.
Un'escalation di eventi rapida chiama in causa Philip Dick e ci conduce ad uno stravolgimento d'ambientazione e dà quindi l'avvio alla storia vera e propria, claustrofobica e piena di interrogativi. In questa parte centrale del film spiccano le interpretazioni di Thwaites e di Fishburne, quest'ultimo prevedibilmente magistrale nel mantenere l'ambiguità del suo personaggio senza lasciare indizi allo spettatore sulla reale natura dei suoi fini.
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Film notevole, tutto sommato, sicuramente merita di essere guardato.
Senza spoiler:
Le prime scene sono esteticamente curate e di piacevole atmosfera, riescono a creare immediatamente un terreno narrativo fecondo e attraversato da una tenue vena di inquietudine.
Un'escalation di eventi rapida chiama in causa Philip Dick e ci conduce ad uno stravolgimento d'ambientazione e dà quindi l'avvio alla storia vera e propria, claustrofobica e piena di interrogativi. In questa parte centrale del film spiccano le interpretazioni di Thwaites e di Fishburne, quest'ultimo prevedibilmente magistrale nel mantenere l'ambiguità del suo personaggio senza lasciare indizi allo spettatore sulla reale natura dei suoi fini.
Per carità: il corpo della narrazione non è un trionfo di originalità, anzi, si rifugia spesso in citazioni più o meno esplicite ed il senso di dejà-vu è inevitabile in alcuni passaggi; tuttavia la trama non è banale ed il mistero di fondo viene sapientemente conservato fino all'ultima scena, scelta saggia che aiuta l'immedesimazione e mantiene alto il livello di coinvolgimento per tutto il film. Chi ha letto un po' di racconti del sopraccitato Philip Dick ritroverà un'atmosfera familiare in questo senso di rovesciamento della realtà intriso di paranoia: è questo in fondo il vero filo conduttore del film, e ciò che tiene legati tutti gli elementi.
Il colpo di scena finale non tradisce le aspettative, anche se rimane un po' di amaro in bocca per la scarsa profondità di alcuni personaggi che invece sarebbe stato bello esplorare più a fondo, così come avrebbe forse meritato maggiore spazio l'analisi della componente psicologica dei protagonisti, appena sfiorata.
Ad ogni modo film davvero meritevole che si destreggia con disinvoltura tra l'atmosfera da "teen movie" degli inizi e le dinamiche da thriller psicologico, senza mai cedere alla tentazione del B-movie "facile", nonostante qualche eccesso tecnico nella parte finale: assolutamente consigliato, un buon esempio di film senza pretese da kolossal ma efficace e ben confezionato.
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elgatoloco
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mercoledì 15 giugno 2016
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film di sospensioni, di passaggi
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Oltre a quanto si può dire su"The Signal"come film che sintetizza generi diversi, dalla SF al thriller, dal love-movie(è anche questo)al film"on the road"(siamo lontanissimi, certo, da Kerouac e da"Easy Rider", già peraltro lontanissimi tra loro), è sempre interessante il film di passaggi(con le relative dissolvenze, usate benissimo)e di sospensioni(anche qui la tecnica è efficacissima)che è"The Signal", dove una serie di segnali appunto si rimandano tra loro e, al di là dell'ibridazione(certo una delle chiavi di volta del film)creano una rete efficacissima, per cui un senso si trova proprio anche nell'enigma(contrariamente a una delle"verità apodittiche"affermate da Wittgenstein)che permane dopo la visione e ci induce ad andare oltre, guardando a quanto il film potrà generare, quanto a impressioni e a riflessioni, anche apparentemente del tutto scollegate e magari anche diacronicamente lontanissime dall'opera.
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Oltre a quanto si può dire su"The Signal"come film che sintetizza generi diversi, dalla SF al thriller, dal love-movie(è anche questo)al film"on the road"(siamo lontanissimi, certo, da Kerouac e da"Easy Rider", già peraltro lontanissimi tra loro), è sempre interessante il film di passaggi(con le relative dissolvenze, usate benissimo)e di sospensioni(anche qui la tecnica è efficacissima)che è"The Signal", dove una serie di segnali appunto si rimandano tra loro e, al di là dell'ibridazione(certo una delle chiavi di volta del film)creano una rete efficacissima, per cui un senso si trova proprio anche nell'enigma(contrariamente a una delle"verità apodittiche"affermate da Wittgenstein)che permane dopo la visione e ci induce ad andare oltre, guardando a quanto il film potrà generare, quanto a impressioni e a riflessioni, anche apparentemente del tutto scollegate e magari anche diacronicamente lontanissime dall'opera. Interpreti(a parte, certo, Fishburne)molto interessanti tutti/e. Film dickiano(ovvio che mi riferisco a Phil Dick)quant'altri mai... El Gato
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xxx
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venerdì 17 novembre 2017
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visione piacevole.
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Finito di vedere pochi minuti fa, di sicuro The Signal si distingue dal solito film thriller fantascientifico americano, è non appartiene neanche a quella categoria di film molto tecnologici con effetti speciali sbalorditivi, ma con una sceneggiatura scarna, assolutamente no il regista Will eubank, sconoscito fino ad oggi dal sottorcitto, strizza l'occhio a registi immortali del calibro di kubrick proponendoci un film originale e valido sotto molti aspetti.
Gli effetti speciali di fatti ci sono, ma sono usati con inteligenza lasciando spazio anche a bellissimi scenari naturali dove è stato girato il film.
La storia parla di tre studenti del MIT, che un bel giorno fanno da esca ad un hacker furbo e scaltro che riuscira a rapirli, conducendoli in una casa abbandonata.
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Finito di vedere pochi minuti fa, di sicuro The Signal si distingue dal solito film thriller fantascientifico americano, è non appartiene neanche a quella categoria di film molto tecnologici con effetti speciali sbalorditivi, ma con una sceneggiatura scarna, assolutamente no il regista Will eubank, sconoscito fino ad oggi dal sottorcitto, strizza l'occhio a registi immortali del calibro di kubrick proponendoci un film originale e valido sotto molti aspetti.
Gli effetti speciali di fatti ci sono, ma sono usati con inteligenza lasciando spazio anche a bellissimi scenari naturali dove è stato girato il film.
La storia parla di tre studenti del MIT, che un bel giorno fanno da esca ad un hacker furbo e scaltro che riuscira a rapirli, conducendoli in una casa abbandonata..... non vi dico altro.
Consiglio la visione soprattutto agli amanti dei film di fantascienza a 360 gradi , i richiami ad altri film non mancano,forse sarebbe più corretto scrivere di "omaggi" vedi The blair witch project, e anche al grande scrittore P.K.Dick.
Ho dato solo tre stelle perchè anche se si tratta di un buon film, non mi ha coinvolto più di tanto a livello emotivo, anche nel finale, non so forse manca qualcosa.... ma ripeto consiglio la visione agli amanti (come me) del genere.
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elgatoloco
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venerdì 12 gennaio 2018
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più che altro quanto non si vede...
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Talora, in certi film, in specie di SF e"horror fantastici"(per quanto la tassonomia dei generi spesso sarebbe anch'essa da rivedere...), conta più quanto non si vede e si intuisce che quanto è detto.mostrato. Idem, peraltro, in leravissime a litteratura. Lovecraft, specialmente, è importante specialmente per ciò che riesce a far immaginare e intuire più che per il"rappresentato", il dato in sé, volendo...Così qui: i famosi"signals", oltre a quelli espliciti e alle loro conseguenze anche gravissime, a livello fisico-chirurugico, sono interessanti per quanto ci fanno "intravvedere"più che"vedere"; dunque, oltre all'attesa, forse"spasmodica"(ciò dipende dai singoli, ovviamente), questo"The Signal"(2014, di Will Eubank, già sceneggiatore intelligente e accreditato)vale per quanto riesce a far capire senza mostrarlo.
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Talora, in certi film, in specie di SF e"horror fantastici"(per quanto la tassonomia dei generi spesso sarebbe anch'essa da rivedere...), conta più quanto non si vede e si intuisce che quanto è detto.mostrato. Idem, peraltro, in leravissime a litteratura. Lovecraft, specialmente, è importante specialmente per ciò che riesce a far immaginare e intuire più che per il"rappresentato", il dato in sé, volendo...Così qui: i famosi"signals", oltre a quelli espliciti e alle loro conseguenze anche gravissime, a livello fisico-chirurugico, sono interessanti per quanto ci fanno "intravvedere"più che"vedere"; dunque, oltre all'attesa, forse"spasmodica"(ciò dipende dai singoli, ovviamente), questo"The Signal"(2014, di Will Eubank, già sceneggiatore intelligente e accreditato)vale per quanto riesce a far capire senza mostrarlo. L'arrivo alla"centrale di messaggi", ma soprattutto le attese, i sospetti relativi alla sorte dei compagni di avventura-sventura, le"premonizioni"relative a quanto potrebbe avvenire etc sono rese con sospensioni, immagini sfumate, dissolvenze che richiamano"altro"in modo intelligente, per cui il film si colloca in un ambito(non direi"sottogenere", anche perché forse di questi ve ne sono fin troppi)che è da considerare più attentamente rispetto ad altre opere, in parte coeve(dunque degli ultimi anni, diciamo dell'ultimo lustro, pressapoco)nelle quali il tema o i temi sono fin troppo resi in immagini ed "esplicitati". Sul piano degli interpreti, se Laurence Fishbrune era/è una garanzia, è forse invece più che altro la bravissima e giovanissima Olivia Cooke a sorprendere positivamente, anche totalmente al di fuori di un genere"giovanilistico"che non ha riservato, engli ultimi tempi, sorprese eclatanti... El Gato
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