felicity
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giovedì 1 agosto 2024
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progetto molto ambizioso
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La scomparsa di Eleanor Rigby è un progetto molto ambizioso, perché sceglie una situazione estrema: due protagonisti distrutti da un lutto terribile e in fase di elaborazione. Un evento che esaspera l’incomunicabilità tra un marito e una moglie, ancora innamorati ma incapaci di ritrovare un’intesa mentre affrontano un dolore indicibile che manda a pezzi.
Una premessa doverosa è che il progetto nasce suddiviso in due film, Lui e Lei, giocati appunto sulla diversa percezione dei protagonisti, anche in relazione agli stessi momenti.
Visione che è più interessante dell’ibrido Loro che funge da riassunto, prendendo un po’ dall’uno e un po’ dall’altro, e finisce per inquinare l’originalità dell’idea di partenza.
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La scomparsa di Eleanor Rigby è un progetto molto ambizioso, perché sceglie una situazione estrema: due protagonisti distrutti da un lutto terribile e in fase di elaborazione. Un evento che esaspera l’incomunicabilità tra un marito e una moglie, ancora innamorati ma incapaci di ritrovare un’intesa mentre affrontano un dolore indicibile che manda a pezzi.
Una premessa doverosa è che il progetto nasce suddiviso in due film, Lui e Lei, giocati appunto sulla diversa percezione dei protagonisti, anche in relazione agli stessi momenti.
Visione che è più interessante dell’ibrido Loro che funge da riassunto, prendendo un po’ dall’uno e un po’ dall’altro, e finisce per inquinare l’originalità dell’idea di partenza.
Perché, tolti i differenti punti di vista, ciò di cui siamo testimoni suona artificioso e fasullo.
L’insieme non squarcia mai il velo di convenzionalità che aleggia sull’approccio, anche a causa di personaggi di contorno poco incisivi e stereotipati (per Lei i genitori ancora insieme pur tra altri e bassi, la sorella sdrammatizzante e la professoressa universitaria dura-ma-buona, per Lui la collega di lavoro amante per caso, l’amico d’infanzia sdrammatizzante, e il padre buono-ma-assente).
Una calibrata ricerca di mezzetinte che, nonostante il tanto smaniare dei protagonisti, non ferisce nessuno.
Per capire il conformismo del risultato basta vedere il maschilismo con cui il tradimento viene trattato: per Lui è un qualcosa di fisico a cui è impossibile resistere, per Lei è invece una sorta di rivalsa che, superato lo sfogo del momento, sfocia in un nulla di fatto.
Una rigida suddivisione dei ruoli, con relativi sensi di colpa annessi, incline al moralismo e con poca carne e poco sangue.
Ed è questo il maggior problema del film, il suo mantenersi a una distanza di sicurezza rispetto al narrato in modo, solo teoricamente, da non scontentare nessuno.
Ma l’incertezza limita anche la portata dei sentimenti in gioco.
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onufrio
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martedì 2 gennaio 2018
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il dramma di una coppia
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Eleanor Rigby e Conor Ludlow sono una giovane coppia sposata, entrata in crisi dopo la morte del piccolo figlio. I due si allontaneranno, Eleanor tenta il suicidio gettandosi nel fiume da un ponte, salvata, ritornerà a vivere a casa dei genitori provando a ripartire. Conor concentra le proprie forze sul ristoriante che gestisce insieme al socio ed amico Stuart. Marito e Moglie proveranno a riallacciare i rapporti. Complesso dramma sentimentale.
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dario
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giovedì 13 agosto 2015
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sottrattivo
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E' un continuo lavoro di sottrazione che inutilmente cerca di colmare i buchi della sceneggiatura. Elaborazione scontata di un grave lutto, con ricorso a stereotipi, tanta tristezza a tavolino, frasi fatte e personaggi triti e ritriti. Non male la regia e l'interpretazione. Tanto cinismo da quattro soldi, tanto dolore prefabbricato e soliti escamotage. Per lo meno non annoia.
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gianleo67
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giovedì 26 marzo 2015
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un uomo e una donna...dei nostri tempi
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Eleanor e Connor sono una giovane coppia di New York innamorata e spensierata, con mille progetti per il futuro e l'entusiasmo giocoso di una infatuazione quotidiana che sembra non dover finire mai. Li ritroviamo dopo sette anni di convivenza ormai alla fine della loro storia, lei che tenta il suicidio e lui che non riesce più ad avvicinarla, con il peso doloroso e insostenibile di un lutto che ha irrimediabilmente compromesso il loro rapporto e le loro stesse prospettive individuali.
Inizialmente pensato come un dittico (lui e lei) in cui rappresentare i punti di vista divergenti di una separazione coniugale che ritrova le sue ragioni tanto nel contesto di una modernità votata ad un radicale individualismo quanto nella fragilità sociale di una generazione che sembra aver avuto troppe opportunità per sapere cosa veramente scegliere, ha poi avuto una distribuzione cinematografica in un unico lungometraggio (loro) dove questi punti di vista confluiscono e si intersecano, mostrando la complessità di un quadro psicologico e culturale che finisce inevitabilmente per mettere sul piatto della bilancia i pesi ed i contrappesi di una difficile (quando mai è stata facile!) transizione generazionale.
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Eleanor e Connor sono una giovane coppia di New York innamorata e spensierata, con mille progetti per il futuro e l'entusiasmo giocoso di una infatuazione quotidiana che sembra non dover finire mai. Li ritroviamo dopo sette anni di convivenza ormai alla fine della loro storia, lei che tenta il suicidio e lui che non riesce più ad avvicinarla, con il peso doloroso e insostenibile di un lutto che ha irrimediabilmente compromesso il loro rapporto e le loro stesse prospettive individuali.
Inizialmente pensato come un dittico (lui e lei) in cui rappresentare i punti di vista divergenti di una separazione coniugale che ritrova le sue ragioni tanto nel contesto di una modernità votata ad un radicale individualismo quanto nella fragilità sociale di una generazione che sembra aver avuto troppe opportunità per sapere cosa veramente scegliere, ha poi avuto una distribuzione cinematografica in un unico lungometraggio (loro) dove questi punti di vista confluiscono e si intersecano, mostrando la complessità di un quadro psicologico e culturale che finisce inevitabilmente per mettere sul piatto della bilancia i pesi ed i contrappesi di una difficile (quando mai è stata facile!) transizione generazionale. Frutto di una sceneggiatura che si articola lungo i consueti binari del dramma sentimentale metropolitano e utilizzando un montaggio che riesce a cogliere nel vuoto narrativo di un salto dal ponte, piuttosto che nello spazio lasciato vacante da una foto tolta dal muro, la indicibile ragione ('Geschehen') di una elaborazione del lutto che porta alla dolorosa frattura ('Abbruch') di un menage coniugale dove i destini individuali seguono le traiettorie iperboliche di una reciproca estranietà, il film d'esordio del trentenne Ned Benson ci parla di una irresponsabilità relazionale in cui far precipitare il vuoto di valori di una generazione di trentenni cresciuti loro malgrado (nolenti o volenti) al riparo di un focolare domestico che non li ha saputi preparare agli imprevisti della vita, incerti tanto sul loro destino professionale quanto sulla stabilità delle loro relazioni umane e quindi in grado di risollevarsi solo grazie allo stabile supporto di chi li ha preceduti. Pur nella convenzionalità del soggetto e nella inevitabile presa d'atto di un fallimento generazionale così clamoroso che non si vedeva dai temmpi di 'Gente comune' o de 'il Grande Freddo' (a volte ritornano!), il film di Benson traccia il doloroso percorso di una frattura coniugale attraverso l'ottimo uso del montaggio ed una non comune sensibilità nello sviluppo dei caratteri, anche e soprattutto grazie all'ottima prova degli interpreti (casting all stars da William Hurt ad Isabelle Huppert, da Viola Davis a Ciarán Hinds) tra cui spiccano senza dubbio il bravo James McAvoy e la superlativa Jessica Chastain, quest'ultima ormai all'apice di una maturità espressiva già valorizzata dalla ribalta mainstream dell'ultimo anno ('Interstellar', regia di Christopher Nolan - 2014 e 'Crimson Peak', regia di Guillermo del Toro - 2015) rispetto al panorama marginale delle produzioni indipendenti. Presentato in due parti originali al Toronto International Film Festival 2013 e nella versione definitiva alla 67ª edizione del Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. Miglior interprete dell'anno a Jessica Chastain al Critics' Choice Movie Award 2014.
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vaalee
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sabato 28 febbraio 2015
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mamma che noia!
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122 minuti raccontati male. La storia è buona, il cast è ottimo, ma manca quel qualcosa che emoziona, che attacca lo spettatore allo schermo. Il personaggio di Eleonor è troppo concentrato su se stesso, da lei dovrebbe trasparire quella che è la sofferenza di una madre per la morte di un figlio, invece sembra semplicemente una che non sa dove andare, che non sa cosa fare e che non gliene frega niente degli altri. Un personaggio morto, con un carattere poco simpatico. Connor è il marito lasciato solo, senza spiegazione, quello che probabilmente soffre meno dei due o lo dimostra meno. La cerca, la prega, ma lei con lui non ci vuole tornare. Una tragedia non raccontata, un bambino mai visto se non in una foto, una morte che non si sa come sia avvenuta, è successo qualcosa ma noi siamo già molto dopo.
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122 minuti raccontati male. La storia è buona, il cast è ottimo, ma manca quel qualcosa che emoziona, che attacca lo spettatore allo schermo. Il personaggio di Eleonor è troppo concentrato su se stesso, da lei dovrebbe trasparire quella che è la sofferenza di una madre per la morte di un figlio, invece sembra semplicemente una che non sa dove andare, che non sa cosa fare e che non gliene frega niente degli altri. Un personaggio morto, con un carattere poco simpatico. Connor è il marito lasciato solo, senza spiegazione, quello che probabilmente soffre meno dei due o lo dimostra meno. La cerca, la prega, ma lei con lui non ci vuole tornare. Una tragedia non raccontata, un bambino mai visto se non in una foto, una morte che non si sa come sia avvenuta, è successo qualcosa ma noi siamo già molto dopo. Non è rara come forma di racconto ma il trauma di una perdita bisogna raccontarlo bene, bisogna far entrare lo spettatore nella tragedia, bisogna fargli capire cosa sia successo per permettergli di immedesimarsi ed emozionarsi. Non si può mostrare semplicemente il disfacimento di una coppia dal nulla senza una reale e concreta spiegazione. Mi sono annoiata, troppo lento, poco pathos, non lo consiglio.
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ashtray_bliss
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venerdì 13 febbraio 2015
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il dolore non si supera e non si dimentica.
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Eleanor e Connor sono una coppia. Sono giovani e felici e hanno una intera vita davanti, che si prospetta altrettanto emozionante come la loro relazione.
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Eleanor e Connor sono una coppia. Sono giovani e felici e hanno una intera vita davanti, che si prospetta altrettanto emozionante come la loro relazione. Ma le cose da lì a breve sono destinate a mutare drasticamente. La coppia infatti si vedrà travolta da un lutto devastante quanto improvviso che li porterà a percorrere due strade diverse, e inevitabilmente li separerà, per poi forse farli ricongiungere insieme alla consapevolezza che il dolore di una perdita non si supera e non si dimentica. Si può solo sopravvivere e forse insieme condividerrne l'indelebile peso che lascia.
Date queste importanti premesse qui assistiamo al'atto terzo di un unico prodotto cinematografico suddiviso in tre film. Ned Benson, appoggiato dalla stessa Chastain qui anche nelle vesti di produttrice, hanno creato la storia di Eleanor e Connor decidendo di raccontarla dalla prosettiva di lei, poi di lui, ed infine (forse anche sotto le esigenze di marketing) di riassumere la storia in un terzo e conclusivo capitolo (Them) che cerca di ripercorrere e ricostruire le scelte, le reazioni, la maturità e la profondità psicologica dei due protagonisti della storia.
Il film però si concentra inevitabilmente sul suo centro gravitazionale, ovvero Eleanor Rigby (il suo nome completo); una giovane donna che non appena si vede la vita crollarle addosso causa la morte prematura e inaspettata del suo bambino, decide di sparire -letteralmente- dalla vita del marito Connor. Così all'improvviso, senza lasciare traccia o messaggi, Eleanor tenta di scappare da una realtà che la sta soffocando e dentro la quale lei stessa non si sente più viva. E come la sua omonima della canzone dei Beatles, si ritrova intrappolata nella vuotezza e solitudine di un'esistenza che pare ormai essere priva di ogni significato. Prima cercherà di uscirne attraverso un tentato suidicio, che contrariamente la riavvicinerà ai suoi genitori e alla sorella minore. Successivamente proverà a rimettere in piedi la sua vita iscrivendosi ad un corso universitario d'identità, in un disperato tentativo di riappropriarsi della sua stessa identità e riempire un vuoto incolmabile, distraendosi da pensieri e ricordi che continuano a tornare a galla, tormentandola e isolandola dal resto del mondo.
Connor, dal canto suo, supera il dolore dedicandosi alla sua attività di manager d'un piccolo bar di quartiere, mentre anch'esso, spinto dal bisogno di evadere da quei spazi che sono ormai troppo pesanti da affrontare da soli, torna a vivere momentaneamente col padre, un ricco uomo d'affari ormai decaduto sia psicologicamente che finanziariamente.
Entrambi si riagganciano ai loro genitori, reduci dalla loro breve esperienza genitoriale, trovano conforto ma anche comprensione oltre ad un unica occassione per ricongiungersi con loro, questa volta in modo più maturo e cosciente.
Sia Ella che Connor, ricominciano a costruirsi una vita, nel difficile periodo transitorio tra il lutto per la morte di loro figlio e la precendente vita di coppia, grazie ai loro genitori e parenti, che con i loro limiti e imperferzioni li sproneranno a diventare persone migliori, superando loro stessi e mettendo delle solide basi per ricostruirsi una vita.
Il film tocca diverse tematiche pesanti da affrontare, specialmente in un unico prodotto cinematografico : il lutto per la perdita di un bambino, la depressione, l'estraneazione, l'allontanamento, la crisi esistenziale e gli affetti che questi fattori hanno sulla psiche dei protagonisti ma anche l'impatto che provocano nella vita di chi gli ruota attorno. E se Eleanor si rifugia in un limbo instabile ed isolato dal resto del mondo e mentre resta in sospeso in un universo vuoto e vano dal quale è incapace di coglierne le emozioni, le sfide e i nuovi inizii, Connor fà del suo meglio per evitare di fallire il suo bar, provando a ricostruirsi una nuova vita ma finendo sempre col rincorrere e cercare Eleanor Rigby, riprovando ogni volta a ricominciare tutto da capo insieme a lei. I due amanti e coniugi si incontrano, si cercano ma alla fine continuano imperterriti nella loro strada personale alla ricerca della rinascita per poi, forse finire ad incontrarsi di nuovo e possibilmente mettere le basi di una nuova fase comune della loro vita.
Il film di Benson propone delle tematiche gia' ampiamente sfruttate dai suoi colleghi durante gli anni (basti pensare a titoli come Rabbit Hole, Alabama Monroe, Reservation Road) che ruotano attorno all'elaborazione del lutto dopo la perdita di un figlio e le dinamiche che sopravvengono nella relazione di coppia nel periodo successivo. Ma il film in questione ha forse una marcia in più: non si sofferma ad analizare mieticolosamente il lutto e il dolore, strumentalizzandolo, ma aggrava i suoi protagonisti con delle vere e proprie crisi esistenziali che li porteranno prima ad isolarsi dal mondo (Eleanor in particolare) ma successivamente a superare i loro ostacoli personali e riorganizzare la loro vita. Ripartire da zero, uscendo da quello stato di vuotezza e stasi isolatrice che caraterizza la loro esistenza.
Ella e Connor non devono solo decidere il futuro della loro relazione, ma anche della loro vita individualmente, riscoprire le loro ambizioni, le loro speranze, inseguire i loro sogni e realizzarli, ma anche riassestare il rapporto (spesso turbolento) con i genitori: Eleanor con sua madre. Connor col padre.
Forse il film pecca nella sua ecclatante semplicità, nella sua linearità di eventi che si susseguono, senza alcuna svolta narrativa o colpo di scena memorabile. Eppure questo elemento vorrebbe essere la sua carta vincente. La scomparsa di Eleanor Rigby non vuole essere l'ennesimo film sdolcinato e romantico, nè il solito film esistenziale che indaga in profondità quel silenzioso cancro che si chiama depressione. Eppure con estrema grazia e caparbietà tocca tutte queste tematiche. Senza mai fuoruscire dai canoni del cinema mainstream (e di qualche stereotipo di genere) riesce comunque a intrattenere egregiamente il pubblico, senza eccessi di alcun tipo, ma forse per questo è proprio in grado di conquistare quella fetta di pubblico che ormai si vuole distaccare dai film azionistici e colmi di effetti speciali e scenegiature da capogiro.
Sicuro è che le interpretazioni sono genuine e convincenti, su tutti quella della Chastain che sì interpreta un personaggio egocentrico, arrogante e permaloso ma anche infinitamente fragile, complicato ed incompreso.
Fotografia molto curata nei minimi dettagli, sia interni che esterni.
Una pellicolla che vale decisamente la pena di scoprire.
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