kondor17
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martedì 24 marzo 2015
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non ci siamo
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Un buon incipit non basta. Ci vuole ritmo, ci vuole la storia, ci vogliono attori e credibilità. Banderas in una delle sue peggiori interpretazioni, la Griffith irriconoscibile, i cattivi ridicoli... si salvano solo a malapena i robot e l'ambientazione. Per il resto trash. Tempo e soldi risparmiati, se non lo guardate. Mi tenevo sveglio a sberle, per arrivare alla fine.
Penoso, veramente orribile il finale happy end. Voto 4
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sev7en
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venerdì 20 marzo 2015
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scriptato...
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In un futuro apocalittico, in cui sono i robot a svolgere gran parte delle mansioni prima delegate all’uomo, l’agente assicurativo Jacq Vaucan si trova ad indagare su alcuni robot “difettosi” scoprendo che l’anomalia e’ ben piu’ di un bug di programmazione...
Ci sono nella storia del cinema film definiti “mostri sacri”, opere che nell’immaginifico colletivo rappresentano lo stato dell’arte, la filosofia, la summa di ogni singola componente caratterizzante un lungometraggio: musica, scenografia, copione, regia, attori… con il risultato di creare nello spettatore un rapporto che infrange lo schermo di proiezione e crea quell’empatia tipica di un’opera teatrale, una vera e propria esperienza.
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In un futuro apocalittico, in cui sono i robot a svolgere gran parte delle mansioni prima delegate all’uomo, l’agente assicurativo Jacq Vaucan si trova ad indagare su alcuni robot “difettosi” scoprendo che l’anomalia e’ ben piu’ di un bug di programmazione...
Ci sono nella storia del cinema film definiti “mostri sacri”, opere che nell’immaginifico colletivo rappresentano lo stato dell’arte, la filosofia, la summa di ogni singola componente caratterizzante un lungometraggio: musica, scenografia, copione, regia, attori… con il risultato di creare nello spettatore un rapporto che infrange lo schermo di proiezione e crea quell’empatia tipica di un’opera teatrale, una vera e propria esperienza.
Nell’Olimpo delle produzioni cinematografiche c’e’ indubbiamente Blade Runner, un titolo che solo ad evocarlo e’ in grado di scaldare anche le piu’ gelide delle critiche, un’opera a cui ha voluto ispirarsi il regista Gabe Ibáñez, come risposta del Vecchio Continente alle opere prime “made in USA”.
Ibáñez e’ difatti di origine spagnola ed il film e’ stato girato oltre l’Oceano di Scott benche’ il cast, variegato, attinga a piene mani dalle star hollywoodiane. Automata vuole raccontarci un futuro distopico nel quale le macchine potrebbero avere pari diritti degli essere esseri umani, perche’ se i robot sono “semplicemente delle macchine”, noi essere umani saremmo, e siamo, “semplicemente delle scimmie” il che dovrebbe alimentare nello spettatore quei dubbi “esistenziali” sul perche’ delle cose, sull’origine del mondo, sulla figura dell’uomo stesso. Di per se’ la specie umana e’ deprecabile per le scelte che compie in quanto la grande bellezza del libero arbitrio concessaci, per vocazione o meno religiosa a seconda della professione di fede seguita, e’ proprio quella di farci seguire l’istito sovra ogni legge o superiore ragione… mentre nelle macchine quelle che sono le “leggi di Asic Asimov” rappresentano un limite invalicabile, delle tavole scritte nel loro DNA/microkernel, incancellabili e non, o almeno in teoria…, modificabili.
Volendo guardare altrove su questo aspetto ci sono molte analogia anche con il Robocop di Paul Verhoeven, ma cio’ che manca in Automata e’ proprio la profondita’ necessaria a porre in discussione tali argomentazioni perche’ la regia e probabilmente la sceneggiatura, temporeggiano troppo sui periodi morti, su quelle pause nelle quali il dubbio del tarlo dovrebbe insinuarsi, ma anche invece, lascio lo spettatore soffermarsi sulla fotografia e gli insulsi effetti speciali, davvero di qualita’ neanche minimamente paragabile alle altre produzioni moderne. Se prendessimo invece ad esempio Blade Runner a confronto, dove gli effetti speciali hanno ben 33 anni in meno…, il confronto tra digitale e reale e’ ancora piu’ impietoso, perche’ e’ avvertibile e fastidioso quel senso di finto che si percepisce con 15 milioni di budget a disposizione.
I protagonisti del film sono Banderas, l’agente assicurativo stile monaco tibetano, che raggiunge dei picchi di ilarita’ non aggetivabili in alcune scene (ai limiti dell’assurdo il walzer con Cleo…) che scopre di essere immune anche alle radiazioni oltre che al junk food desertico, Cleo, il robot femmine platinato, in grado di simulare atti sessuali (stomachevole…) semplicemente “on demand”, Melanie Griffith, la moglie del nostro, irriconoscibile (fisicamente e attorialmente) e i cattivi di turno tanto stucchevoli quanto patetici.
Purtroppo non si salva nulla e lo spettatore che dovrebbe uscire dalla sala con piu’ dubbi di quanto trailer e indiscrezioni avessero potuto suscitare, si trova con il sorriso sulle labbra per i siparietti “comici” nelle lande desertiche, la plasticita’ e costruzione delle scene topiche (l’imprevedibilita’ non e’ di casa Ibáñez), la prova attoriale di Banderas che ha mostrato come sia meglio tornare a Zorro o nei panni di attori mascherati anziche’ della sua, di faccia, con espressioni forzate e lacrime di coccodrillo finte eoni.
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davidino.k.b.
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domenica 15 marzo 2015
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film da seconda serata
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il grande ritorno di Banderas. Poteva anche rimanere nella casetta del mulino bianco. Film brutto, noisoso, falsa riga di io robot
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mabster
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lunedì 9 marzo 2015
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un buon film di fantascienza ...sottovalutato
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Premessa:
forse ci si è abituati troppo ad una certa "velocità" nei film,
forse descrivere l'istante in cui avviene la scoperta e il confronto tra una forma di vita intelligente consapevole della sua estinzione e una nuova forma di vita non biologica è considerato, in ogni caso, progetto troppo ambizioso indipedentemente dal risultato,
forse la coproduzione canadese/bulgaro/ispanica non è efficace nel mercato cinematografico,
forse il vedere nei titoli di coda tanti cognomi bulgari ( molto simili, per "l'utenza" occidentale, a quelli russi) può suscutare qualche perplessità.
Tuttavia un film come questo che ha:
una buona regia, una buona interpretazione degli attori (non tutti; in ogni caso Banderas và benissimo contrariamento a quanto scrivono in molti), una buona fotografia, buone scenografie, buoni effetti speciali, un ottima sceneggiatura non può essere considerato un film mediocre da 6 su IMDB e da 2.
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Premessa:
forse ci si è abituati troppo ad una certa "velocità" nei film,
forse descrivere l'istante in cui avviene la scoperta e il confronto tra una forma di vita intelligente consapevole della sua estinzione e una nuova forma di vita non biologica è considerato, in ogni caso, progetto troppo ambizioso indipedentemente dal risultato,
forse la coproduzione canadese/bulgaro/ispanica non è efficace nel mercato cinematografico,
forse il vedere nei titoli di coda tanti cognomi bulgari ( molto simili, per "l'utenza" occidentale, a quelli russi) può suscutare qualche perplessità.
Tuttavia un film come questo che ha:
una buona regia, una buona interpretazione degli attori (non tutti; in ogni caso Banderas và benissimo contrariamento a quanto scrivono in molti), una buona fotografia, buone scenografie, buoni effetti speciali, un ottima sceneggiatura non può essere considerato un film mediocre da 6 su IMDB e da 2.75 su mymovies è troppo strano.
Mi limito solo ad evidenziare la seguente valutazione:
Io, Robot myMovies 3.56, IMDB 7.1
...credo sia sufficiente.
Mabster
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william
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domenica 8 marzo 2015
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aspetto emotivo
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A me il film è piaciuto e ho apprezzato il contenuto; inizialmente mi sembrava simile a "Io-robot", invece ho notato quanto il regista abbia voluto curare più l'aspetto emotivo che quello di azione. Ovviamente ricorda molti altri film del genere, ma perché anche questi ultimi hanno preso spunto dal grande Asimov.
Lo consiglio e non mi è sembrato lento come altri utenti hanno scritto; ho seguito con piacere il film e ho apprezzato la fotografia.
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no_data
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lunedì 2 marzo 2015
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l'evoluzione della specie non comprende l'uomo
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Forse filmisticamente parlando non è uno dei migliori film di fantascienza che abbiamo visto ma, rispetto a questi (su tutti Blade Runner), incuriosisce ed è da apprezzare l'idea e l'audacia di voler "saltare il fosso".
Dove finisce Blade Runner (l'umanizzazione dell'androide) inizia Automata che riserva ai robot il compito di sostituire l'uomo nell'evoluzione della specie.
In una terra regredita tecnologicamente e resa inabitabile da eccezionali tempeste solari, la disperata fragilità dell'uomo e la sua conseguentemente ridotta capacità di procreazione vengono intuite dai robot che si rendono conto dell'inadeguatezza alla sopravvivenza dei loro "padroni".
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Forse filmisticamente parlando non è uno dei migliori film di fantascienza che abbiamo visto ma, rispetto a questi (su tutti Blade Runner), incuriosisce ed è da apprezzare l'idea e l'audacia di voler "saltare il fosso".
Dove finisce Blade Runner (l'umanizzazione dell'androide) inizia Automata che riserva ai robot il compito di sostituire l'uomo nell'evoluzione della specie.
In una terra regredita tecnologicamente e resa inabitabile da eccezionali tempeste solari, la disperata fragilità dell'uomo e la sua conseguentemente ridotta capacità di procreazione vengono intuite dai robot che si rendono conto dell'inadeguatezza alla sopravvivenza dei loro "padroni".
Disobbedendo alle leggi fondamentali che ne regolano l'attività (riferimento ad Asimov), i robot iniziano ad automodificarsi per poter sopravvivere indipendentemente dall'uomo e da questo punto il fiume dell'evoluzione si divide in due: un primo ramo di incerto futuro che riguarda l'uomo e un secondo ramo, quello dei robot, che sembra destinato a proseguire l' "umanità" della specie indipendentemente dal genere umano.
Che dire, più che intrigante. Un film che gli appassionati del genere non possono perdere.
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barracuda argento
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domenica 1 marzo 2015
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2 stelle, e oggi sono generoso...
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Quel momento in cui vedi la recensione di no_data e pensi che si tratti del solito guastafeste...
Poi vai al cinema, vedi che sono disponibili solo più 12 posti e allora ti convinci che si tratterà davvero di un buon film, magari non si rivelerà un capolavoro, ma sicuramente un'opera degna di questo nome.
Il film inizia abbastanza bene, con 10 minuti di buon intrattenimento.
Dopodichè il film inizia a diventare monotono, poi noioso; dopo 30-35 minuti ti ritrovi a pensare ai fatti tuoi mentre la pellicola continua imperterrita a scorrere mantenendo quel ritmo macchinoso.
Durante le saltuarie e brevi scene di azione che scuotono un po' il tutto pensi che il film si possa ancora salvare, che quella sequenza di immagini possa essere la svolta tanto attesa, ma senza risultato.
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Quel momento in cui vedi la recensione di no_data e pensi che si tratti del solito guastafeste...
Poi vai al cinema, vedi che sono disponibili solo più 12 posti e allora ti convinci che si tratterà davvero di un buon film, magari non si rivelerà un capolavoro, ma sicuramente un'opera degna di questo nome.
Il film inizia abbastanza bene, con 10 minuti di buon intrattenimento.
Dopodichè il film inizia a diventare monotono, poi noioso; dopo 30-35 minuti ti ritrovi a pensare ai fatti tuoi mentre la pellicola continua imperterrita a scorrere mantenendo quel ritmo macchinoso.
Durante le saltuarie e brevi scene di azione che scuotono un po' il tutto pensi che il film si possa ancora salvare, che quella sequenza di immagini possa essere la svolta tanto attesa, ma senza risultato.
Verso i 45 minuti dell'opera ti accorgi pure di quanto la trama sia scontata e soprattutto incoerente.
A questo punto il film viene condito con frasi pronte surgelate con lo scopo di dare una cornice dorata ad un quadro senza figure. Purtroppo c'è bisogno anche del contenuto.
Ma il pezzo forte deve ancora venire: il finale, dove il signor "fetta biscottata più spessa" romba il motore dell'automobile e travolge la solita figura stereotipata del ciccione cattivo.
Dopodichè in una delle ultime scene, in cui non vedi l'ora dell'apparizione dei titoli di coda, avviene la cosa che non doveva avvenire: si offende il secondo capolavoro di James Cameron, "Avatar", copiando e incollando la scena finale con la medesima battuta:"Che effetto fa tradire la propria specie?".
Una nota positiva? Gli ottimi effetti VFX e la recitazione degli attori, che disperatamente hanno provato ad esonerare dai Razzie Award il primo ed ultimo film di Gabe Ibanez che i miei occhi vedranno.
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[+] alcune considerazioni
(di 3,14159265359_)
[ - ] alcune considerazioni
[+] basta questa frase..
(di mabster)
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no_data
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sabato 28 febbraio 2015
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per carità, tempo perso
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Non mi è piaciuto affatto. Lento, assurdo, ridicolo e spesso patetico. Ma come fa la critica a dargli tre stelle?
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erone
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giovedì 26 febbraio 2015
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l'aspirapolvere è sceso dall'albero.
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Ho letto molti commenti negativi che indicano nella lentezza del film uno dei suoi maggiori difetti. Che sia lento sono d'accordo, e non solo: è triste, desolato, fatalista, come può esserle un racconto che parte dall'antefatto che la vita sulla terra stia arrivando alla fine; inoltre, il protagonista, che è il personaggio di Banderas, è un personaggio comune, quasi banale, che si trova al centro di eventi troppo grandi per lui. Da queste premesse capisco che molti abbiano trovato noiosa la trama ma bisogna saper cogliere la sua filosofia.
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Ho letto molti commenti negativi che indicano nella lentezza del film uno dei suoi maggiori difetti. Che sia lento sono d'accordo, e non solo: è triste, desolato, fatalista, come può esserle un racconto che parte dall'antefatto che la vita sulla terra stia arrivando alla fine; inoltre, il protagonista, che è il personaggio di Banderas, è un personaggio comune, quasi banale, che si trova al centro di eventi troppo grandi per lui. Da queste premesse capisco che molti abbiano trovato noiosa la trama ma bisogna saper cogliere la sua filosofia. Probabilmente per chi come me è stato un lettore dei libri di Asimov (Anch'essi lenti da morire), che è sempre rimasto intrigato dai racconti e film basati sull'intelligenza artificiale, che sia la sua nascita o le sue implicazioni filosofiche, si troverà ad apprezzare questo prodotto. Ha una trama sufficientemente coerente, location azzeccate, regia e attori che danno una buona prova di se. Certo guardandolo non si può far a meno di pensare alle analogie con Blade Runner, ma non per questo sfigura, anzi, mi sembra che conservi una sua originalità, portando un nuovo punto di vista, anticipando il discorso che il film di Scott aveva affrontato (Sembra una contraddizione ma, fidatevi, non lo è). E non è una questione da poco, come ha sottolineato di recente Stephen Hawking. Ecco... alla fine se questo tema non vi interessa, lasciate perdere, ma chi come me ha avuto un brivido nel sentire la battuta della Griffit "L'aspirapolvere è sceso dall'albero!" Non potete perdervelo. Ciao a tutti!
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gianleo67
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domenica 21 dicembre 2014
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più potente del continuo...più umano dell'umano
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Agente assicurativo al soldo di una compagnia produttrice di robot al servizio di un'umanità rintanata nei malsani agglomerati urbani dopo una catastrofe post-apocalittica causata da violente esplosioni solari che hanno reso inabitabile il pianeta e decimato la popolazione mondiale, deve indagare sullo strano caso di un automa che,contravvenendo al rigido di protocollo di sicurezza integrato nella propria intelligenza positronica, sembra autoripararsi e mostrare segni di un insolito istinto di sopravvivenza. Combattuto tra le responsabilità per la moglie incinta ed il desiderio di fuga verso l'Eden incerto di un Oceano sconosciuto e lontano, dovrà risolvere il suo caso in una lotta per la sopravvivenza contro gli spietati emissari della sua stessa compagnia decisi a celare le sconvolgenti ricadute di una verità scomoda e inquietante.
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Agente assicurativo al soldo di una compagnia produttrice di robot al servizio di un'umanità rintanata nei malsani agglomerati urbani dopo una catastrofe post-apocalittica causata da violente esplosioni solari che hanno reso inabitabile il pianeta e decimato la popolazione mondiale, deve indagare sullo strano caso di un automa che,contravvenendo al rigido di protocollo di sicurezza integrato nella propria intelligenza positronica, sembra autoripararsi e mostrare segni di un insolito istinto di sopravvivenza. Combattuto tra le responsabilità per la moglie incinta ed il desiderio di fuga verso l'Eden incerto di un Oceano sconosciuto e lontano, dovrà risolvere il suo caso in una lotta per la sopravvivenza contro gli spietati emissari della sua stessa compagnia decisi a celare le sconvolgenti ricadute di una verità scomoda e inquietante.
Se il naturale pregiudizio verso la serialità prenatalizia di produzioni fantasy ad alto tasso di sentimentalismo e di buoni propositi formato famiglia (la narrazione di una Natività futuribile ben si attaglia al plot ben congegnato di questo film) farebbe storcere il naso a più di qualcuno tra gli 'addetti ai lavori' e non, la visione di questo thriller-fantascientifico post-apocalittico ispano-americano di Gabe Ibáñez ('Hierro' 2009) ne riforma parzialmente le mancate spettative con i sorprendenti risultati di un'adesione neanche tanto originale ai modelli di riferimento ('Blade Runner' ed 'Io Robot' su tutti) che sa tuttavia ritagliarsi l'onesto perimetro di una certa autonomia creativa ed un comparto tecnico all'altezza dei 15 milioni del budget (eccellente la fotografia di Alejandro Martínez). Incrociando l'immaginario dickiano di una promiscua realtà succedanea dove la macchina non solo vive a stretto contatto con l'uomo ma ne rappresenta una sorta di prodotto macro-evolutivo che ambisce alla propria indipendenza con la trasgressione alla rigida logica di un compendio delle Leggi di Asimov (2 è meglio che 3 e non crea grossi problemi di complessità semantica), il film di Ibanez si muove lungo questa transumanza desertica di una fuga erodica del secondo millennio alternando i generi (trhiller sci-fi distopico) con la favoletta morale e mostrandoci come l'immortale spirito di scoperta e di sopravvivenza dell'uomo (ormai confinato in maleodoranti e fatiscenti gabbie metropolitane) si perpetui attraverso la presa di coscienza di una macchina in grado di trascenderne i limiti biologici le meschinità etiche, per riuscire a colonizzare nuovamente quella parte di pianeta resa inospitale dagli stravolgimenti climatici. Tutto già visto e risaputo si dirà, ma per chi è abituato a sparare a zero sulla Croce Rossa forse sarebbe ora di riflettere sulle virtù artigianali e ricombinatorie di un cinema globalizzato che (come gli automi senzienti del film) è in grado di autoreplicare all'infinito se stesso, alternando tematiche e registri diversi e facendo coesistere credibilmente l'epica western di un finale all'Ok Corral con gli stuggimenti sentimentali dell'apprendistato amoroso di una graziosa meretrice meccanica sulle note immortali di un Charles Trenet riesumato dalle 'Memories' cinefile della Nouvelle Vogue. Nessun capolavoro per carità, ma nonostante gli scimmiottamenti di una visionarietà d'accatto, le compressioni di un plot che sa benissimo dove andare a parare e qualche incongruenza narrativa di troppo, riesce comunque a giustificare con onestà le quasi due ore di pellicola senza dover ricorrere a mirabolanti effetti speciali od a complicate speculazione filosofiche (vade retro Wachowski!). Begli scenari e ottima fotografica, anche se l'apetto trasandato di un improbabile Deckard in versione latina farà rimpiangere il broncio guascone del grande Ford (nome ricorrentemente legato alle 'macchine') aspettate di vedere la faccia stiracchiata di una Melanie Griffith che, a differenza degli automi nel finale del fim, non sembra mai volersi togliere la maschera. Quando si dice più umani degli (almeno di alcuni) umani!
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