Automata |
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Un film di Gabe Ibáñez.
Con Antonio Banderas, Dylan McDermott, Melanie Griffith, Birgitte Hjort Sørensen.
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Titolo originale Autómata.
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 109 min.
- Spagna, Bulgaria 2014.
- Eagle Pictures
uscita giovedì 26 febbraio 2015.
MYMONETRO
Automata
valutazione media:
2,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Pellegrinaggio radioattivodi Eleonora PanzeriFeedback: 9325 | altri commenti e recensioni di Eleonora Panzeri |
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sabato 23 aprile 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Realizzare un bel film di fantascienza non è semplice, serve fantasia, creatività e l’incredibile capacità di inventarsi qualcosa di unico ed originale. Gabe Ibáñez non riesce assolutamente a fare nulla di quanto servirebbe per rendere questo film memorabile, particolare o addirittura passabile. L’idea che l’umanità si impegni per auto-distruggersi è tristemente plausibile. Non stupiscono le didascalie iniziali che ci presentano una terra del futuro, ormai scarsamente popolata e per buona parte radioattiva. Nelle rare zone ancora abitate, gli uomini decidono di creare dei robot al fine di demandare loro la costruzione di un muro volto a proteggere le città (da chi e da cosa non è dato saperlo con chiarezza, sembra da altri umani ma non viene spiegato assolutamente nulla del contesto sociale). Più o meno come in Io Robot vengono impostati sugli androidi due protocolli, al fine di renderli sicuri e al servizio della razza umana. Il protagonista di questa storia è Jacq Vaucan, un assicuratore della società creatrice dei robot, che si imbatte in alcuni droidi manomessi, costretto a vivere in una città fantasma in cui per motivi non chiari compaiono a caso enormi ed inquietanti ologrammi a sfondo pornografico. Anguste e deprimenti anche le case abbienti che tuttavia non sono prive di gioiellini tecnologici come aveva invece preannunciato il prologo del film. Come in Io Robot, di cui questo film è una copia sbiadita, si apre in maniera scoordinata e incoerente la caccia ai robot difettosi, in un lungo pellegrinaggio nel deserto radioattivo, da cui Vaucan esce miracolosamente indenne. I personaggi restano tutti superficiali, dei perfetti sconosciuti e le macchine stesse, che in questo tipo di film cercano sempre di attrarre l’empatia e la simpatia del pubblico, appaiono come dei traballanti e confusi ferri vecchi che non suscitano né sentimenti né emozioni. Si salvano solo gli attori, in particolare Banderas, capace di interpretare il suo ruolo al meglio in un film senza trama e di dare una parvenza di sentimento. La colonna sonora infine supporta decentemente i momenti salienti del film.
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