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domenica 19 novembre 2023
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asimov era americano
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elgatoloco
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giovedì 16 aprile 2020
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decisamente valido, interessante
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"Autòmata"(Gabe Ibanez, anche sceneggiatore con due collaboratori, 2014), film spagnolo ma realizzato in lingue inglese, è senz'altro esempio e quasi emblema del miglior cinema"visionario"-"distopico"(eviterei l'aggettivo"apocalittico", in quanto nella sequenza finale qualche speranza riaffiora)internazionale, singifitcativamente in Europa e precisamente in Spagna, il cui cinema è attualmente probabilmente tra i migliori del mondo, e non negli USA e neppure in Australia, che pure con"Mad Max"e la relativa serie negli anni 1980 aveva realizzato opere significative(non parliamo della letteratura, dove la tradizione angloamericana, da Orwell a Dick ad altri aveva dato senz'altro il meglio: qui, sulla terra ormai soggetta a radiazioni solari che l'hanno praticamente disertificata, è diventato essenziale l'apporto, lavorativo e non solo, dei robot di nuova generazione: esistono però precisi protocolli volti a limitare l'influenza degli stessi robot, in modo che non invadano competenze e"spazio vitale"(ma anche sicurezza)degli umani .
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"Autòmata"(Gabe Ibanez, anche sceneggiatore con due collaboratori, 2014), film spagnolo ma realizzato in lingue inglese, è senz'altro esempio e quasi emblema del miglior cinema"visionario"-"distopico"(eviterei l'aggettivo"apocalittico", in quanto nella sequenza finale qualche speranza riaffiora)internazionale, singifitcativamente in Europa e precisamente in Spagna, il cui cinema è attualmente probabilmente tra i migliori del mondo, e non negli USA e neppure in Australia, che pure con"Mad Max"e la relativa serie negli anni 1980 aveva realizzato opere significative(non parliamo della letteratura, dove la tradizione angloamericana, da Orwell a Dick ad altri aveva dato senz'altro il meglio: qui, sulla terra ormai soggetta a radiazioni solari che l'hanno praticamente disertificata, è diventato essenziale l'apporto, lavorativo e non solo, dei robot di nuova generazione: esistono però precisi protocolli volti a limitare l'influenza degli stessi robot, in modo che non invadano competenze e"spazio vitale"(ma anche sicurezza)degli umani . Tuttavia a un certo punto i robot si sviluppano in modo tale da essere capaci di autoregolarsi, di autodirigersi, di pensare autonomamente e di agire di conseguenza(cfr.per ex,la capacità di rimettersi a posto braccia, gambe, testa, ma non solo); a questo punto alcuni umani reagiscono in modo sconsiderato, distruggendoli sparando. C'è solo un agente assicurativo, che mettendosi anche poi in rotta con la dirigenza della sua impresa, sfida queste convenzioni(e convinzionI)solo umane, cercando un rapporto, certo sempre difficile e problematico, con questi robot autoregolantisi, dunque divenuti più forti dell'uomo stesso(lo fa a suo rischio e pericolo totali, anche considerando che sua moglie è dapprima in dolce attesa, poi partorisce una bimba); le conseguenze del suo gesto sono varie e drammatiche, ma... Sequenze che rendono perfettamente un"universo esploso"(o almeno, apppunto, la terra in tali condizioni), la frenesia degli umani di recuperare spazio, il come anche tra gli autòmata-significativo la scelta di questo titolo, che letteralmente(dal greco)vuol dire"automi"al neutro plurale, dove il concetto di autoregolazione è assolutamente insito nella parola-vi siano differenze non da poco:; così una robot femmina(per così dire)riesce ad aiutarlo quando è ferito, mentre lui è riuscito persino ad insegnarle il ballo, insomma come si danza. Muishce suggestive, con scelte sempre intelligenti e Antonio Banderas, quale protagonista, rende una delle sue migliori interpretazione, veramente da"Oscar", anche se in quest'occasione non gli è stato assegnato. Tra gli altri anche Brigitte Hjort Sorensen, Melanie Griffith, Robert Foster e Dylan McDermott sono interpreti di notevole levatura. El Gato
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lunedì 25 febbraio 2019
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meraviglioso
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eleonora panzeri
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sabato 23 aprile 2016
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pellegrinaggio radioattivo
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Realizzare un bel film di fantascienza non è semplice, serve fantasia, creatività e l’incredibile capacità di inventarsi qualcosa di unico ed originale. Gabe Ibáñez non riesce assolutamente a fare nulla di quanto servirebbe per rendere questo film memorabile, particolare o addirittura passabile. L’idea che l’umanità si impegni per auto-distruggersi è tristemente plausibile. Non stupiscono le didascalie iniziali che ci presentano una terra del futuro, ormai scarsamente popolata e per buona parte radioattiva.
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Realizzare un bel film di fantascienza non è semplice, serve fantasia, creatività e l’incredibile capacità di inventarsi qualcosa di unico ed originale. Gabe Ibáñez non riesce assolutamente a fare nulla di quanto servirebbe per rendere questo film memorabile, particolare o addirittura passabile. L’idea che l’umanità si impegni per auto-distruggersi è tristemente plausibile. Non stupiscono le didascalie iniziali che ci presentano una terra del futuro, ormai scarsamente popolata e per buona parte radioattiva. Nelle rare zone ancora abitate, gli uomini decidono di creare dei robot al fine di demandare loro la costruzione di un muro volto a proteggere le città (da chi e da cosa non è dato saperlo con chiarezza, sembra da altri umani ma non viene spiegato assolutamente nulla del contesto sociale). Più o meno come in Io Robot vengono impostati sugli androidi due protocolli, al fine di renderli sicuri e al servizio della razza umana. Il protagonista di questa storia è Jacq Vaucan, un assicuratore della società creatrice dei robot, che si imbatte in alcuni droidi manomessi, costretto a vivere in una città fantasma in cui per motivi non chiari compaiono a caso enormi ed inquietanti ologrammi a sfondo pornografico. Anguste e deprimenti anche le case abbienti che tuttavia non sono prive di gioiellini tecnologici come aveva invece preannunciato il prologo del film. Come in Io Robot, di cui questo film è una copia sbiadita, si apre in maniera scoordinata e incoerente la caccia ai robot difettosi, in un lungo pellegrinaggio nel deserto radioattivo, da cui Vaucan esce miracolosamente indenne. I personaggi restano tutti superficiali, dei perfetti sconosciuti e le macchine stesse, che in questo tipo di film cercano sempre di attrarre l’empatia e la simpatia del pubblico, appaiono come dei traballanti e confusi ferri vecchi che non suscitano né sentimenti né emozioni. Si salvano solo gli attori, in particolare Banderas, capace di interpretare il suo ruolo al meglio in un film senza trama e di dare una parvenza di sentimento. La colonna sonora infine supporta decentemente i momenti salienti del film.
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fabio57
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mercoledì 2 marzo 2016
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niente male
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Niente male questo film di fantascienza, sulle orme di Asimov,esplora in maniera interessante il rapporto tra robot e uomo andando anche oltre, ipotizzando una teoria dell'evoluzione assolutamente originale.Ottima l'ambientazione in un deserto, arido di umanità e di vita,Banderas finalmente in un ruolo dignitoso, che non parla con le galline(vedi ultimi spot pubblicitari).
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elamilmago
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martedì 25 agosto 2015
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da vedere anche se non imperdibile
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Ambientato in un futuro in cui la razza umana si è quasi estinta, Automata per certe inquadrature iniziali strizza troppo l'occhio ad un bladerunner low cost, anche se quasi subito se ne discosta. Automata è un film di fantascienza sull'intelligenza artificiale applicata agli androidi che possiede delle idee, alcune già sfruttate, altre no. La prima è stata la riscrittura delle tre leggi della robotica di Isaac Asimov in due. La seconda è il lavoro/ruolo del protagonista (banderas) così lontano dai soliti agenti/investigatori/poliziotti che popolano questo genere di film. L'ultima(minore), ma forse la ritengo "idea" in quanto la mia cultura è scarsa, una storia in cui l'evoluzione dell'intelliganza artificiale non mina a minacciare l'uomo, ma nonostante ciò, è vista come minaccia.
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Ambientato in un futuro in cui la razza umana si è quasi estinta, Automata per certe inquadrature iniziali strizza troppo l'occhio ad un bladerunner low cost, anche se quasi subito se ne discosta. Automata è un film di fantascienza sull'intelligenza artificiale applicata agli androidi che possiede delle idee, alcune già sfruttate, altre no. La prima è stata la riscrittura delle tre leggi della robotica di Isaac Asimov in due. La seconda è il lavoro/ruolo del protagonista (banderas) così lontano dai soliti agenti/investigatori/poliziotti che popolano questo genere di film. L'ultima(minore), ma forse la ritengo "idea" in quanto la mia cultura è scarsa, una storia in cui l'evoluzione dell'intelliganza artificiale non mina a minacciare l'uomo, ma nonostante ciò, è vista come minaccia. La trama è stata già abbozzata nella recensione e non aggiungerò nulla a riguardo. Invece faccio un appunto sulla figura di Banderas, che almeno nei primi minuti di visione non riuscivo a sganciare dalla recente pubblicità italiana o da altri suoi film famosi. Banderas si dimostra da metà film in poi abbastanza convincente. Un uomo pieno di dubbi, che finisce in mezzo ai guai senza volerlo, che controvoglia finisce per appoggiare un'idea che non gli appartiene, forse solo per bilanciare la controparte umana e malvagia interpretata dagli altri esseri umani presenti nella pellicola. Il film non è propriamente d'azione anche se vi sono delle sparatorie e non gode di grandi scenari o panorami, ma da un certo punto in poi diventa un grande e indefinito deserto, forse per concentrare l'attenzione sul tormento interiore del protagonista. La parte del deserto, cruciale per la storia, ma più introspettiva e lenta nella narrazione, può essere quella che forse fa storcere di più il naso agli amanti degli action movie. Peccato poiché essendo la parte cruciale e conclusiva poteva essere curata meglio. Ritengo che Automata sia un film assolutamente da vedere se siete appassionati di fantascienza, anche se non lascerà molti ricordi, in quanto rappresenta un piccolo tassello di una tematica (l'IA) che vedremo sempre più spesso raccontata e rappresentata in futuro. Inoltre potete sempre fregare la vostra consorte proponendole la visione di un "film con Banderas" :-D
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alexander 1986
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lunedì 24 agosto 2015
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un deckard latino
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2044. Una progressiva impennata delle radiazioni solari ha desertificato la Terra e sterminato la specie umana, rimasta superstite in 21 milioni di anime arroccate in degradate megalopoli. Ad alleviare la condizione della nostra specie sono dei robottoni programmati come manodopera a costo zero, in mancanza di operai cinesi. Proprio come gli odierni schiavi del lavoro, questi poveracci sono tenuti a rispettare due condizioni: non nuocere mai e anzi salvaguardare a tutti i costi la vita dei loro padroni, e non apportare riparazioni o modifiche né a se stessi né ai loro simili.
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2044. Una progressiva impennata delle radiazioni solari ha desertificato la Terra e sterminato la specie umana, rimasta superstite in 21 milioni di anime arroccate in degradate megalopoli. Ad alleviare la condizione della nostra specie sono dei robottoni programmati come manodopera a costo zero, in mancanza di operai cinesi. Proprio come gli odierni schiavi del lavoro, questi poveracci sono tenuti a rispettare due condizioni: non nuocere mai e anzi salvaguardare a tutti i costi la vita dei loro padroni, e non apportare riparazioni o modifiche né a se stessi né ai loro simili. Ovviamente qualcuno trasgredirà al protocollo, con un redivivo Antonio Banderas a doversene occupare nelle vesti di un Deckard latino.
Omaggi a 'Blade Runner' quasi sfacciati, tradotti però in una fantascienza tradizionale alla Asimov: azione al minimo, robot buoni e filosofia ottimistica. Loro (i sintetici) sono migliori di noi (scimmie bipedi): un'idea sempre più ricorrente nell'ultima sci-fi. La pellicola paga purtroppo qualche forzatura a livello di messa in scena e forse una certa povertà scenografica, nonostante il buon budget messo insieme dalla produzione internazionale. Vedere Banderas fuori dal Mulino fa bene, una volta tanto.
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frankieiron
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venerdì 21 agosto 2015
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tornano in campo le leggi della robotica di asimov
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visione particolare delle leggi fondamentali della robotica da parte di economie con pochi scrupoli. un po superficiale ma godibile
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deadman
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sabato 8 agosto 2015
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pochi botti molto cervello
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bel film, se non ci fosse stato un blade runner ne sarebbe stato il fratello gemello. non facile da seguire ma è quello che cerco da un film che mi tenga sveglio il cervello con le immagini e la trama e non con esplosioni continue ammazzatimpani, per quelle c'è solo l'imbarazzo della scelta basta andare in una qualsiasi multisala, purtroppo
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kyotrix
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martedì 28 luglio 2015
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carino
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Se vi piace il genere ( fantascienza, leggi robotica, futuro post apocalittico, IA che si evolvono ) potrebbe piacervi.
Ritmo lento, a me non ha dato fastidio, dura il giusto.
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