liuk!
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mercoledì 6 agosto 2014
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forzato
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Narrazione classica in stile fiabesco ma drammaticamente inserita nel contesto nazista. Difficile da giudicare perché tecnicamente ineccepibile, purtroppo il lavoro complessivo non incide, lo sforzo nel commuovere é eccessivo ed il risultato é la quasi indifferenza dello spettatore. Si poteva fare meglio ma la sufficienza é comunque raggiunta.
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lorry
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giovedì 31 luglio 2014
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insopportabile
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Qualche buona idea (il potere della parola che tiene in vita, esteso alla musica), eccellente fotografia, ma il tutto è irrimediabilmnet rovinato dal didascalismo, da un eccesso di melodramma specie nella parte finale, da una invadente voce fuori campo, da una schematizzazione delle psicologie, e soprattuto da alcune insopportabili forzature hollywoodiane: è mai possibile che in una inquadratura si vedano strade con le insegne (giustamente) in tedesco, e in quella dopo la bambina che compila l'abbecedario - in inglese ? e che sa leggere a malapena, ma legge in inglese?
Possibile che dopo il bombardamento, su tutti i cadaveri non ci sia una goccia di sangue, e che nessuno mostri ferite evidenti? tutti morti di spavento allora?
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(di han-solo)
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darkenry
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lunedì 19 maggio 2014
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il nazismo visto con gli occhi di una bambina
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Storia di una ladra di libri (in inglese The Book Thief), tratto dal romanzo di Markus Zusac “La bambina che salvava i libri” (in inglese sempre The Book Thief), è un film del 2013 (da noi uscito solo il 27 marzo di quest’anno) diretto da Brian Percival con Geoffrey Rush, Emily Watson e Sophie Nélisse.
Il film è ambientato nella Germania nazista di Hitler e ha come protagonista la giovane Liesel, una ragazzina che viene adottata da Hans e Rosa Hubermann. Insieme a lei doveva esserci anche il fratellino più piccolo che però muore poco prima. Nella nuova scuola Liesel viene presa in giro perché non sa né leggere né scrivere, ma riesce a farsi un amico, Rudy Steiner, un ragazzo che s’innamora di lei.
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Storia di una ladra di libri (in inglese The Book Thief), tratto dal romanzo di Markus Zusac “La bambina che salvava i libri” (in inglese sempre The Book Thief), è un film del 2013 (da noi uscito solo il 27 marzo di quest’anno) diretto da Brian Percival con Geoffrey Rush, Emily Watson e Sophie Nélisse.
Il film è ambientato nella Germania nazista di Hitler e ha come protagonista la giovane Liesel, una ragazzina che viene adottata da Hans e Rosa Hubermann. Insieme a lei doveva esserci anche il fratellino più piccolo che però muore poco prima. Nella nuova scuola Liesel viene presa in giro perché non sa né leggere né scrivere, ma riesce a farsi un amico, Rudy Steiner, un ragazzo che s’innamora di lei.
Nonostante ciò, Liesel è incuriosita dai libri e grazie all’aiuto di Hans imparerà ben presto a leggere. La situazione però diventerà molto difficile con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e con l’arrivo di Max, un ebreo che Hans decide di proteggere in quanto il padre del primo lo aveva salvato durante la Prima Guerra Mondiale.
Il film si rivela essere molto interessante in diversi punti anche se in certe parti poteva essere reso meglio.
Intanto partiamo con i temi della pellicola; come potete immaginare si parlerà della persecuzione degli ebrei, delle leggi marziali e della guerra. Questi argomenti nel film non ci vengono mostrati in modo brutale, facendoci vedere gli orrori di quel periodo (come per esempio ha fatto Schindler’s List), ma sono narrati in modo da essere accessibili per tutti, cioè in modo da essere visti e compresi anche dai più piccoli.
Però non sono solo questi i temi principali del lungometraggio, ce n’è un altro che nel film si dimostra essere quello centrale, ovvero l’importanza della cultura. La cultura che ci permette di vedere le cose con maggior consapevolezza e ci fa capire veramente chi siamo, il tutto rappresentato durante il periodo oscuro del nazismo, dove l’ignoranza sembrava regnare sovrana.
Particolare molto interessante del film è il fatto che in certi punti il narratore principale sia niente poco di meno che la Morte. Di essa ho trovato soprattutto profondo e ottimo il monologo che fa alla fine.
La pellicola però, come ho detto prima, ha dei difetti. Il problema principale lo si può ritrovare verso la fine del film che avrebbe dovuto rappresentare la parte più drammatica della storia (e un po’ drammatica lo è), ma non riesce a colpire nel profondo lo spettatore. Altro piccolo difetto (forse in certi casi sono un po’ perfezionista ma certe cose è meglio farle notare): sono i libri che legge Liesel. Ok che il film è una produzione americana, ma il film è ambientato in Germania e quindi mi sarebbe piaciuto molto vederli scritti in tedesco a non in inglese.
Gli attori però sono tutti quanti grandiosi, a partire dalla piccola Sophie Nélisse che interpreta Liesel, fino a Hans e Rosa interpretati entrambi da un grandioso Geoffrey Rush e da una fantastica Emily Watson.
Parlando del lato tecnico, il film è molto curato, soprattutto la fotografia e la colonna sonora. La fotografia di Florian Ballhaus si dimostra essere precisa e in certi punti riesce a fare delle inquadrature molto artistiche.
La colonna sonora invece è stata curata da uno dei più bravi e leggendari compositori del cinema, ossia John Williams (non so quali dei suoi film citare, ho l’imbarazzo della scelta). Riguardo quest’ultima devo dire che, come tutte le colonne sonore realizzate da Williams, è di grande qualità e la nomination agli Oscar se l’è meritata tutta (anche se devo dire che se lo sarebbe meritato così come se la meritava anche quelle de Lo Hobbit: La desolazione di Smaug).
Concludo dicendo che, anche se non è un capolavoro, il film risulta essere molto piacevole (e dura 130 minuti) e riuscirà di sicuro a farvi apprezzare i molti personaggi presenti nella pellicola.
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wetman
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domenica 18 maggio 2014
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bella la trama, la regia un po meno
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Stoccarda, 1938, la piccola Liesel Meminger arriva dai suoi nuovi genitori adottivi Hans e Rose, dei quali lui è un padre buono e caro mentre lei è irascibile e petulante, ma che, sotto sotto, possiede un cuore d'oro. Liesel non sa leggere, e per questo viene ripetutamente presa in giro dai suoi compagni. Uno di loro, Rudy, si mostra però accogliente e generoso e accompagna Liesel a casa. Sulla strada i due faranno conoscenza e diventeranno migliori amici. Hans insegnerà alla bambina come leggere e lei rimarrà affascinata dai libri, tanto che cercherà di procurarsene sempre di più, a volte anche rubandoli. Le vite dei protagonisti verranno sconvolti dall'avvento della Seconda Guerra Mondiale e dall’arrivo di un ebreo in casa loro: Max.
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Stoccarda, 1938, la piccola Liesel Meminger arriva dai suoi nuovi genitori adottivi Hans e Rose, dei quali lui è un padre buono e caro mentre lei è irascibile e petulante, ma che, sotto sotto, possiede un cuore d'oro. Liesel non sa leggere, e per questo viene ripetutamente presa in giro dai suoi compagni. Uno di loro, Rudy, si mostra però accogliente e generoso e accompagna Liesel a casa. Sulla strada i due faranno conoscenza e diventeranno migliori amici. Hans insegnerà alla bambina come leggere e lei rimarrà affascinata dai libri, tanto che cercherà di procurarsene sempre di più, a volte anche rubandoli. Le vite dei protagonisti verranno sconvolti dall'avvento della Seconda Guerra Mondiale e dall’arrivo di un ebreo in casa loro: Max. Nonostante Rose si mostrasse contraria, i protagonisti decidono di nasconderlo in casa loro.
Il film possiede una narrazione affascinante, capace di catturare lo spettatore grazie anche alla sua dolcezza e profondità. Inoltre la pellicola è, a tratti, molto originale. Basti pensare che tutta la vicenda è narrata dalla morte, la quale svolgerà un ruolo molto importante nella storia. Nonostante ciò il film possiede molte pecche per quanto riguarda la regia: banale e scontata; sempre rinchiusa in quattro o cinque inquadrature da cui non si smuove mai. Non sfrutta, inoltre, l’ottima fotografia presente nella pellicola; e questo è un vero peccato, perché il film aveva ottime possibilità per diventare un capolavoro. Altro punto a sfavore è la sceneggiatura, colma di personaggi assolutamente inutili ai fini della trama (come il padre di Rudy). Il film, inoltre, non è mai accompagnato da una musica, se non fosse per quei piccoli brani suonati alla fisarmonica da Hans. Concludo dicendo che, a mio parere, il film sarebbe funzionato quasi ugualmente senza la storia dei libri, trattata marginalmente per tutta la storia ed utilizzata solo perché, oramai, non si hanno più idee per quanto riguarda un film sui nazisti o sulla guerra.
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veritasxxx
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venerdì 16 maggio 2014
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bignami del periodo nazista per adolescenti
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Se avete - come è probabile - già letto libri o visto film sulla seconda guerra mondiale, questo non aggiungerà nulla a ciò che già sapete. La fotografia è deliziosa ma quasi fuori luogo visto l'argomento. La sceneggiatura scorre lenta e noiosa e la voce della morte che commenta fuori campo all'inizio e alla fine del film è quasi una benedizione, perchè preannuncia la fine dello strazio. Film inutile per gli adulti, ma potrebbe essere un buon bignami del periodo nazista per un adolescente.
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fausta rosa
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venerdì 9 maggio 2014
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le parole sono vita
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Le parole sono vita
“Una ladra di libri” è tratto dall’omonimo romanzo di Markus Zusak, ambientato durante la seconda guerra
mondiale. Film drammatico, ma non tragico, perché se la Morte, voce narrante fuori campo, presente dall’inizio alla fine del film, fa da filo conduttore in maniera ironica e poetica, non trionfa, ma partecipa al dramma umano intervenendo nell’ accompagnare i personaggi al passaggio, quasi proteggendoli e tenendoli per mano..
Un villaggio tedesco scenario di una pagina di Storia, il nazismo, vista dal punto di vista di una famiglia tedesca non nazista, che vive nella storia subendola, suo malgrado.
Gli Hubermann, è questo il nome della famiglia, adottano Liesel che era stata abbandonata dalla madre costretta a lasciare la Germania per le sue idee politiche, e si rivelano di una grande umanità, pur nella diversità dei caratteri: affettuoso e comprensivo Hans, burbera e brontolona Rosa.
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Le parole sono vita
“Una ladra di libri” è tratto dall’omonimo romanzo di Markus Zusak, ambientato durante la seconda guerra
mondiale. Film drammatico, ma non tragico, perché se la Morte, voce narrante fuori campo, presente dall’inizio alla fine del film, fa da filo conduttore in maniera ironica e poetica, non trionfa, ma partecipa al dramma umano intervenendo nell’ accompagnare i personaggi al passaggio, quasi proteggendoli e tenendoli per mano..
Un villaggio tedesco scenario di una pagina di Storia, il nazismo, vista dal punto di vista di una famiglia tedesca non nazista, che vive nella storia subendola, suo malgrado.
Gli Hubermann, è questo il nome della famiglia, adottano Liesel che era stata abbandonata dalla madre costretta a lasciare la Germania per le sue idee politiche, e si rivelano di una grande umanità, pur nella diversità dei caratteri: affettuoso e comprensivo Hans, burbera e brontolona Rosa.
Non esitano a nascondere in casa Marx Vandenburg, un giovane ebreo figlio di un caro amico di Hans, ricercato dai tedeschi.
La vicenda ha inizio dal furto di un libro, a cui fanno seguito altri, da parte di Liesel che non può leggere perché non sa leggere. La scoperta della lettura è la scoperta dello strumento per sopravvivere, per alimentare la coscienza, per dare spazio alla creatività e all’immaginazione e riuscire a vedere un mondo altro da quello orribile e tremendo che la realtà circostante impone.
E sarà la lettura di Liesel a salvare Max , rendendogli sopportabile la reclusione.
Mentre Hitler impone la distruzione dei libri, responsabili dell’indebolimento dello spirito tedesco, un padre, Hans, insegnando a sua figlia a leggere, le dà la possibilità di nutrire lo spirito, facendole scoprire il potere delle parole.
Sebbene si abbia l’impressione di essere davanti a qualcosa di già visto, il film ha il pregio di raccontare, con apparente leggerezza,, attraverso la figura dell’adolescente protagonista, Sophie Nèlisse, e di interpreti quali Geoffry Rush ed Emily Watson una pagina di Storia che non deve essere dimenticata, ma che può essere letta anche in chiave di riscatto: alla morte della coscienza si può rispondere con l’amore per la lettura che salva.
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satlee
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venerdì 9 maggio 2014
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storia strappalacrime....
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Se diventassi famoso per le mie recensioni, mi ricorderebbero per la solita frase:" bella, bellissima l' idea, ma forse poteva essere meglio resa";
ed infatti anche in questo film, di cui ne consiglio vivamente la visione, a mio avviso la storia doveva incentrarsi maggiormente sul ruolo che la lettura, che i libri dovevano giocare nei confronti della protagonista; ma tutto sommato, un film che per quanto mi riguarda sarebbe perfetto per la giornata della memoria, quando tutte le classi vanno al cinema.
Ottimi gli interpreti, anche l' accento palesemente francese della piccola protagonista (mio Dio parliamo della classe 2000) non stona; la storia in svariati punti fa scendere la classica lacrimuccia, la storia centrale non è delle migliori ma la storia dopotutto è quella.
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Se diventassi famoso per le mie recensioni, mi ricorderebbero per la solita frase:" bella, bellissima l' idea, ma forse poteva essere meglio resa";
ed infatti anche in questo film, di cui ne consiglio vivamente la visione, a mio avviso la storia doveva incentrarsi maggiormente sul ruolo che la lettura, che i libri dovevano giocare nei confronti della protagonista; ma tutto sommato, un film che per quanto mi riguarda sarebbe perfetto per la giornata della memoria, quando tutte le classi vanno al cinema.
Ottimi gli interpreti, anche l' accento palesemente francese della piccola protagonista (mio Dio parliamo della classe 2000) non stona; la storia in svariati punti fa scendere la classica lacrimuccia, la storia centrale non è delle migliori ma la storia dopotutto è quella.
Le cose che non mi fanno essere entusiasta del film?
Alcune scene sembrano buttate li a caso, cosi' come alcuni personaggi, eppure mi è piaciuto molto lo spazio, il luogo dove si sono svolti i fatti, la maturazione dei personaggi e della stessa protagonista e che dire della voce fuori campo impersonificante la morte: una trovata geniale.
Resta un film che a mio avviso non entrarà nella storia, ma non vederlo sarebbe comunque un peccato.
Ah solita intramontabile condizione generale secondo cui la Germania è la culla della morte, i tedeschi sono cattivi in primis contro loro stessi, già tra bambini non hanno cuore tranne il protagonista che non si scandalizza se sente che il compagno di letto è un ebreo (un bambino educato in quel periodo avrebbe avuto paura la notte); alla fine gli americani entrano e liberano tra feste e applausi, beh si, più o meno.
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enzo70
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martedì 6 maggio 2014
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delizioso omaggio a quelli che sanno dire di no
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Una vera delizia questo film proposto da Brian Percival. Un modo intelligente di da un po’ di luce alla follia nazista attraverso l’umanità di chi, silenziosamente, l’ha combattuto. Senza proclami, senza slogan, attraverso azioni quotidiani, eroi senza atti di eroismi, uomini solo uomini. La protagonista, Liesel, interpretata da Sophie Nelisse, è una orfana adottata da una coppia tedesca che vive in un piccolo paese della Germania. Lui, grandissimo, Geoffrey Rush, è un uomo buono, strabordante di gentilezza ed umanità, lei, Emily Watson, ha una scorza dura, una donna scorbutica, ma di gran cuore. Intanto inizia la deportazione degli ebrei e la coppia decide di nascondere nella propria casa un giovane amico di famiglia, miracolosamente scampato ai raid dei nazisti.
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Una vera delizia questo film proposto da Brian Percival. Un modo intelligente di da un po’ di luce alla follia nazista attraverso l’umanità di chi, silenziosamente, l’ha combattuto. Senza proclami, senza slogan, attraverso azioni quotidiani, eroi senza atti di eroismi, uomini solo uomini. La protagonista, Liesel, interpretata da Sophie Nelisse, è una orfana adottata da una coppia tedesca che vive in un piccolo paese della Germania. Lui, grandissimo, Geoffrey Rush, è un uomo buono, strabordante di gentilezza ed umanità, lei, Emily Watson, ha una scorza dura, una donna scorbutica, ma di gran cuore. Intanto inizia la deportazione degli ebrei e la coppia decide di nascondere nella propria casa un giovane amico di famiglia, miracolosamente scampato ai raid dei nazisti. Max diventa il tutore intellettuale di Liesel, che ruba i libri nella casa del borgomastro. Sullo sfondo, il tenerissimo rapporto di amicizia, che si trasformerà in amore, tra Liesel ed un ragazzino tedesco, archetipo dell’ariano fisicamente, da subito capace di dire, con i fatti, no. Storia di una ladra di libri è tratto da un best seller ma la resa cinematografica è impeccabile. Un film tenero, intelligente, capace di comunicare allo spettatore lo sgomento e la follia di quei terribili anni, con un messaggio di forte speranza per la capacità di quelli che sanno dire no.
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jardena
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giovedì 1 maggio 2014
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orrore le scritte in inglese
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Il film si fa vedere, gli interpreti sono bravissimi, ma ha un taglio molto irreale e fortemente buonista.
La moglie Hubermann si trasforma da super arcigna in super affettuosa, il ragazzo ebreo, Max, fugge dagli Hubermann per non metterli in difficoltà; non si sa dove possa andare, ma miracolosamente alla fine del film si presenta più bello e in forma che mai.
Ma ciò che ho trovato assurdo e totalmente stonato sono le parole scritte in inglese in cantina. Ma che c'entra? Da un lato le bandiere con le svastiche, la cittadina della Germania con i cartelli dei negozi in tedesco e poi nella cantina vediamo le scritte in inglese?
Ma la lingua era l'inglese o il tedesco?
Il messaggio che la cultura e i valori spirituali possano aiutare a superare periodi difficili era ben costruito; l'amicizia e la voglia di vivere dei ragazzini era anche bene rappresentata, ma nel complesso un film artificiale che non mi ha convinto.
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Il film si fa vedere, gli interpreti sono bravissimi, ma ha un taglio molto irreale e fortemente buonista.
La moglie Hubermann si trasforma da super arcigna in super affettuosa, il ragazzo ebreo, Max, fugge dagli Hubermann per non metterli in difficoltà; non si sa dove possa andare, ma miracolosamente alla fine del film si presenta più bello e in forma che mai.
Ma ciò che ho trovato assurdo e totalmente stonato sono le parole scritte in inglese in cantina. Ma che c'entra? Da un lato le bandiere con le svastiche, la cittadina della Germania con i cartelli dei negozi in tedesco e poi nella cantina vediamo le scritte in inglese?
Ma la lingua era l'inglese o il tedesco?
Il messaggio che la cultura e i valori spirituali possano aiutare a superare periodi difficili era ben costruito; l'amicizia e la voglia di vivere dei ragazzini era anche bene rappresentata, ma nel complesso un film artificiale che non mi ha convinto.
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(di maciste)
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domenico rizzi
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martedì 29 aprile 2014
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la barbarie non distrugge i sogni
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Bello, avvincente e un po' bradburyano - alludendo al clima di Fahrenheit 451 - questo film di Brian Percival, sostenuto da una splendida scenografia e ottimamente interpretato da una giovanissima attrice canadese di soli 14 anni. La storia, molto semplice e pulita - priva di implicazioni erotiche, ma ricca di sentimento - è quella di gente comune, travolta prima dall'inarrestabile macchina della propaganda (nazista) e poi dagli orrori di una guerra fatalmente destinata ad essere perduta. Liesel Meminger è una ragazza orfana che non ha ancora imparato a leggere e che si appassiona ai libri e a ciò che essi rappresentano.
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Bello, avvincente e un po' bradburyano - alludendo al clima di Fahrenheit 451 - questo film di Brian Percival, sostenuto da una splendida scenografia e ottimamente interpretato da una giovanissima attrice canadese di soli 14 anni. La storia, molto semplice e pulita - priva di implicazioni erotiche, ma ricca di sentimento - è quella di gente comune, travolta prima dall'inarrestabile macchina della propaganda (nazista) e poi dagli orrori di una guerra fatalmente destinata ad essere perduta. Liesel Meminger è una ragazza orfana che non ha ancora imparato a leggere e che si appassiona ai libri e a ciò che essi rappresentano. Se ne innamora a tal punto da compiere frequenti incursioni nella biblioteca privata del borgomastro per "prenderli in prestito" di nascosto e leggerli nella cantina della casa in cui è ospite di genitori adottivi, gli Hubermann, burberi all'apparenza, quanto sensibili ed umani nella realtà. Le brutture del mondo esteriore - il rogo dei libri sulla pubblica piazza, i metodi inquisitori della polizia hitleriana, gli arruolamenti forzati di padri di famiglia, i bombardamenti alleati - sono chiuse fuori dalla invisibile magia contenuta nelle pagine di quelle opere, che Liesel legge anche ad un giovane ebreo - Max - nascosto dalla famiglia Huberman per sfuggire alle SS. Mentre la Germania vive e subisce i terribili eventi scaturiti dalla sua follia dal 1938 al 1945, la giovane acquista una maturazione interiore che la spingerà, stimolata da Max, a scrivere. Quando le bombe cadute dal cielo distruggono il quartiere in cui si trova anche la casa degli Hubermann, Liesel, che ha perduto sia la propria famiglia che il giovane amico "dai capelli color limone" innamorato di lei, trova la forza per continuare una vita che sarà lunghissima. La vicenda, maturata in uno dei periodi più tristi della storia dell'umanità, è costantemente illuminata dalla serena pacatezza con cui i protagonisti accettano le avversità; fra le loro vite brilla costantemente la stella di Liesel, indomita e fiduciosa che il tutto possa portare anche qualcosa di buono. Nel progressivo crollo di un sistema dominato dall'idolatria pagana e dal fanatismo, affiora la speranza di una generazione che si rivelerà senz'altro migliore, mostrando come i sentimenti possano sconfiggere la barbarie.
Domenico Rizzi, scrittore.
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