jameshs
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sabato 22 febbraio 2014
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un piccolo capolavoro
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Ciò che rende a mio avviso questo film una piccola gemma è l'interpretazione magistrale del cast, a cominciare dalla piccola Sophie Nélisse, straordinaria nel dipingere Liesel, Emily Blunt e Geoffrey Rush nei panni degli Hubermann, coniugi affidatari della bambina. Sentiamo come una potenza positiva che ci pervade una volta terminata la visione, che vorremmo saper esprimere a parole, quelle che la piccola Liesel è stimolata da Max, ebreo rifugiatosi presso gli Hubermann, a trovare per descrivere ciò che la circonda e ciò che ha dentro, per salvarla da una vita che la prosciuga privandola del fratello e della madre negli ultimi anni d'infanzia, costringendola a grandi sofferenze. "Le parole sono vita", spiega l'ebreo alla bambina, e fra i due si instaura un rapporto molto profondo, dove lei riesce a proiettare l'affetto per il fratello minore perduto, e i due scoprono in comune moltissime cose.
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Ciò che rende a mio avviso questo film una piccola gemma è l'interpretazione magistrale del cast, a cominciare dalla piccola Sophie Nélisse, straordinaria nel dipingere Liesel, Emily Blunt e Geoffrey Rush nei panni degli Hubermann, coniugi affidatari della bambina. Sentiamo come una potenza positiva che ci pervade una volta terminata la visione, che vorremmo saper esprimere a parole, quelle che la piccola Liesel è stimolata da Max, ebreo rifugiatosi presso gli Hubermann, a trovare per descrivere ciò che la circonda e ciò che ha dentro, per salvarla da una vita che la prosciuga privandola del fratello e della madre negli ultimi anni d'infanzia, costringendola a grandi sofferenze. "Le parole sono vita", spiega l'ebreo alla bambina, e fra i due si instaura un rapporto molto profondo, dove lei riesce a proiettare l'affetto per il fratello minore perduto, e i due scoprono in comune moltissime cose. Oltre al bellissimo rapporto che nasce fra loro, vediamo anche le incertezze dei coniugi Hubermann (non iscritti al partito) e la paura per eventuali conseguenze; vediamo quanto la libertà d'essere diverso viene soppressa dal regime (Rudy, l'amico di Liesel, che si tinge di nero volendo rassomigliare ad un atleta di colore) e quanto inconsapevoli molti giovani fossero di ciò che stava realmente accadendo. Nonostante la drammaticità della situazione storica, tutto riesce a mantenere un contorno fortemente positivo, magico, come se l' attrice fosse riuscita a dar vita al mondo magico di speranze che Liesel riproduce e crea, prima di tutto nella sua mente, frutto di una purezza che tutto può salvare e redimere. Questo mondo speciale, con cui viene a contatto anche il narratore (molto particolare) di questa vicenda, non può fare a meno di toccarlo fin nel profondo. Questo film è poesia.
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shiningeyes
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domenica 26 gennaio 2014
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svanisce un po' il tema principale ma è godibile
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Tratto dall’omonimo best seller, “The Book of Thief” narra della straordinaria vicenda della piccola Liesel, che a undici anni viene lasciata dalla madre, comunista in piena epoca nazista, e affidata ai signori Hubemann, con la quale ha un atteggiamento iniziale segnato dalla diffidenza e mutismo per la fresca ferita causata dalla separazione della madre e dalla morte del suo fratellino minore. Il bonario padre adottivo Hans gli insegnerà a leggere e gli farà nascere un profondo amore per i libri a cui si affianca quello per la scorbutica nuova madre Rosa e la tenera amicizia con il coetaneo Rudy e Max, ebreo e figlio di un caro amico di Hans, il cui lo terrà nascosto dalla Gestapo a rischio e pericolo dell’intera famiglia.
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Tratto dall’omonimo best seller, “The Book of Thief” narra della straordinaria vicenda della piccola Liesel, che a undici anni viene lasciata dalla madre, comunista in piena epoca nazista, e affidata ai signori Hubemann, con la quale ha un atteggiamento iniziale segnato dalla diffidenza e mutismo per la fresca ferita causata dalla separazione della madre e dalla morte del suo fratellino minore. Il bonario padre adottivo Hans gli insegnerà a leggere e gli farà nascere un profondo amore per i libri a cui si affianca quello per la scorbutica nuova madre Rosa e la tenera amicizia con il coetaneo Rudy e Max, ebreo e figlio di un caro amico di Hans, il cui lo terrà nascosto dalla Gestapo a rischio e pericolo dell’intera famiglia. Le vicende narrate sono fedeli a quello che passarono i tedeschi dall’entrata in guerra della Germania: la propaganda hitleriana che incendia i libri dichiarati anti-regime, la sobillazione della gioventù hitleriana e i bombardamenti. Quindi, diciamo che non ci sono problemi con l’accuratezza storica, ma nel prosieguo, il film sembra perdere il tema principale di cui il titolo del film è portatore, al posto di nefasti eventi che segnano Liesel e il micro mondo del quartiere di Via Paradiso in cui abita. Il rapporto della lettura è dato più che altro nella fase iniziale della pellicola e nei momenti in cui Liesel impara a giostrare la conoscenza acquisita dai libri che ruba nella biblioteca della moglie del sindaco. Di conseguenza i fatti filmati sono leggermente scontati e invogliano poco lo spettatore a finire di vedere il film. A tenere a galla l’interesse ci pensano le intense prove di Geoffrey Rush e Emily Watson, due veri e propri lussi per una produzione tedesca, ma teniamo a dare merito anche ad una brava Sophie Nèlisse, che interpreta un ruolo non affatto facile per una dodicenne, e lo fa in splendida maniera. Non è certo un film da pienone di nomination, ma credo che l’unica che abbia avuto per gli Award, sia azzeccata in pieno (nomination per migliori musiche).
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