miodolce
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venerdì 3 ottobre 2014
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sarcasticamente educativo
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da tempo non si vedeva un gran bel film come La mafia uccide solo d'estate....tra l'altro titolo estremamente sarcastico e decisamente azzeccato.
sottile divertente, drammatico, educativo....lo farei vedere nelle scuole.
Bravi gli attori....
bravo PIF!!!!
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giuseppe fontana
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giovedì 4 settembre 2014
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il primo film che non esalta la mafia!
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Ho visto il film ad un anno dalla sua uscita, e precisamente oggi quando 32 anni fa uccidevano il Generale Dalla Chiesa. Il film ritrasmette il nostro essere bambini con quella stessa ingenuità e semplicità, lo definisco capolavoro, non di certo per il suo contenuto o la tecnica di ripresa, ma per il semplice fatto che per la prima volta nella storia del cinema italiano e non, PierFrancesco ha sovvertito i canoni della classica sceneggiatura dei film che parlano di mafia, finalmente una mafia direi "normale" fatta da persone che ci vivono accanto, non gente da emulare o esaltare anche negativamente, come si evince dalle ultime uscite sia al cinema che in tv, perché già anni fa c'è lo diceva il maestro Yoda di Star Wars, la forza oscura attrae e plagia per il suo potere la mente dei deboli.
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Ho visto il film ad un anno dalla sua uscita, e precisamente oggi quando 32 anni fa uccidevano il Generale Dalla Chiesa. Il film ritrasmette il nostro essere bambini con quella stessa ingenuità e semplicità, lo definisco capolavoro, non di certo per il suo contenuto o la tecnica di ripresa, ma per il semplice fatto che per la prima volta nella storia del cinema italiano e non, PierFrancesco ha sovvertito i canoni della classica sceneggiatura dei film che parlano di mafia, finalmente una mafia direi "normale" fatta da persone che ci vivono accanto, non gente da emulare o esaltare anche negativamente, come si evince dalle ultime uscite sia al cinema che in tv, perché già anni fa c'è lo diceva il maestro Yoda di Star Wars, la forza oscura attrae e plagia per il suo potere la mente dei deboli.... State attenti... Quello che ha fatto il buon vecchio caro PiF, figlio della generazione cartoon che combattevano il male con l'energia solare e spade laser, Bravo Piffo, finalmente un film che ci racconta del coraggio e della profonda umanità degli uomini che sono morti per noi, per difendere la nostra libertá! Per non dimenticare! GiF
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maciste
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sabato 16 agosto 2014
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pif, rimani dietro alla telecamera!
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Le tre stelle sono la media tra le quattro di quando Pif è rappresentato dall'attore bambino e le due di quando Pif si presenta come attore in prima persona. Forse non è questo il film in cui mettersi a discettare sulla qualità recitativa di uno che attore non è e sa di non esserlo (almeno spero!). Il tema è troppo importante, e va comunque sempre premiato il coraggio di parlare di mafia, per non dimenticare quel che è e quel che è stato.
Spero che Pif ci presenti altre opere cinematografiche perchè abbiamo bisogno della sua freschezza, della sua ironia e della sua originalità. Mi auguro però che lo faccia stando ben saldo dietro alla telecamera.
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Le tre stelle sono la media tra le quattro di quando Pif è rappresentato dall'attore bambino e le due di quando Pif si presenta come attore in prima persona. Forse non è questo il film in cui mettersi a discettare sulla qualità recitativa di uno che attore non è e sa di non esserlo (almeno spero!). Il tema è troppo importante, e va comunque sempre premiato il coraggio di parlare di mafia, per non dimenticare quel che è e quel che è stato.
Spero che Pif ci presenti altre opere cinematografiche perchè abbiamo bisogno della sua freschezza, della sua ironia e della sua originalità. Mi auguro però che lo faccia stando ben saldo dietro alla telecamera.
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armilio
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mercoledì 13 agosto 2014
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film dilettantesco, con qualche buona volontà
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Mi dispiace dover stroncare così Pif, che mi è sempre piaciuto con "Il Testimone". Però si vede benissimo che qua c'è tanta passione ma poca arte. Aldilà del lato tecnico dignitoso e nulla più, l'idea del film - la mafia vista da un palermitano che ci cresce insieme - non basta per reggere una ora e mezza di girato. I primi secondi di pif stile "testimone" saranno serviti per ambientare i suoi fan, ma sono stranianti per un film. Tutta la storia d'amore tra i bambini è di un candore noioso che sa di già visto, ed i bambini bisogna saperli dirigere. E dopo, mbeh, Pif se la cava ma non è un attore; la Capotondi è bona e bravina ma non è sta gran cosa. Si certo, "la lotta alla mafia"; ma è molto didascalica, scolastica, nulla più.
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Mi dispiace dover stroncare così Pif, che mi è sempre piaciuto con "Il Testimone". Però si vede benissimo che qua c'è tanta passione ma poca arte. Aldilà del lato tecnico dignitoso e nulla più, l'idea del film - la mafia vista da un palermitano che ci cresce insieme - non basta per reggere una ora e mezza di girato. I primi secondi di pif stile "testimone" saranno serviti per ambientare i suoi fan, ma sono stranianti per un film. Tutta la storia d'amore tra i bambini è di un candore noioso che sa di già visto, ed i bambini bisogna saperli dirigere. E dopo, mbeh, Pif se la cava ma non è un attore; la Capotondi è bona e bravina ma non è sta gran cosa. Si certo, "la lotta alla mafia"; ma è molto didascalica, scolastica, nulla più. Salvo la figura del frate, che mi ha divertito.
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nichi58
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martedì 12 agosto 2014
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bello, ma con un retrogusto amaro
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Lodevole nelle intenzioni, meno nei fondamentali richiesti per confezionare un film, quest'opera ha il pregio di parlare di mafia e di rievocare la terribile scia di sangue che si è portata dietro tra gli anni Settanta e gli anni Novanta. Più che l'invenzione di fare queta operazione attraverso gli occhi di un bambino (mi si consentirà, l'espediente meno convincente del film), l'opera di Pif (che, va detto,è qui alla sua opera prima), colpiscono come frustate le immagini di repertorio, ben impresse nella mente di chi quegli anni li ha vissuti, immagini di repertorio che rendono giustizia e memoria di eroi a chi, tra giudici e società civile, ci ha rimesso così terribilmente la vita.
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Lodevole nelle intenzioni, meno nei fondamentali richiesti per confezionare un film, quest'opera ha il pregio di parlare di mafia e di rievocare la terribile scia di sangue che si è portata dietro tra gli anni Settanta e gli anni Novanta. Più che l'invenzione di fare queta operazione attraverso gli occhi di un bambino (mi si consentirà, l'espediente meno convincente del film), l'opera di Pif (che, va detto,è qui alla sua opera prima), colpiscono come frustate le immagini di repertorio, ben impresse nella mente di chi quegli anni li ha vissuti, immagini di repertorio che rendono giustizia e memoria di eroi a chi, tra giudici e società civile, ci ha rimesso così terribilmente la vita. Però il vero limite del film è la sua, sia pur paradossale, inattualità: quella mafia, pur così sanguinaria, non esiste più, i criminali agiscono ben diversamente attrerso una rete molto, molto ramificata di connessioni con il potere politico ed economico. Molto più di un tempo, ed infatti l'Italia e anche un pezzo d'Europa sono l'odierna espressione della sinistra intraprendenza di questa multinazionale del crimine. Per questo il film di Pif lascia un retrogusto amaro, come se parlasse di cose avvenute – letteralmente – nel secolo scorso e spazzate via dalla realtà che abbiamo sotto gli occhi.
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onufrio
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venerdì 18 luglio 2014
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a braccetto con la mafia
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Ottimo l'esordio dell'ex iena Pif al debutto da regista, decide di ritornare nella sua Palermo, raccontando la vita di Arturo, nato nella Palermo falcidiata da omicidi di stampo mafioso, cresciuto a stretto contatto con gli eventi che hanno caratterizzato un periodo che va dagli anni 70 fino ai primi anni 90 con le stragi di Falcone e Borsellino. Tutto ruota intorno ad una storia d'amore fra il protagonista e Flora, ogni loro incontro, ogni loro avvenimento viene scolpito dalle tragiche morti di giudici, magistrati,politici, giornalisti, forze dell'ordine. Pif racconta tutto senza enfatizzare gli eventi, con un tono cordiale e quasi distaccato, deridento a tratti gli stessi mafiosi, ma nello stesso tempo è capace di trasmettere i valori, la morale di questo film, e la scena finale in cui un ormai padre di famiglia Arturo, "presenta" al piccolo figlio tutte le persone che hanno perso la vita in quel di Palermo per sconfiggere la mafia attraverso la varie targhe in giro per le strade, ne è di emblema e di cartina tornasole per lo scopo finale di questa pellicola.
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Ottimo l'esordio dell'ex iena Pif al debutto da regista, decide di ritornare nella sua Palermo, raccontando la vita di Arturo, nato nella Palermo falcidiata da omicidi di stampo mafioso, cresciuto a stretto contatto con gli eventi che hanno caratterizzato un periodo che va dagli anni 70 fino ai primi anni 90 con le stragi di Falcone e Borsellino. Tutto ruota intorno ad una storia d'amore fra il protagonista e Flora, ogni loro incontro, ogni loro avvenimento viene scolpito dalle tragiche morti di giudici, magistrati,politici, giornalisti, forze dell'ordine. Pif racconta tutto senza enfatizzare gli eventi, con un tono cordiale e quasi distaccato, deridento a tratti gli stessi mafiosi, ma nello stesso tempo è capace di trasmettere i valori, la morale di questo film, e la scena finale in cui un ormai padre di famiglia Arturo, "presenta" al piccolo figlio tutte le persone che hanno perso la vita in quel di Palermo per sconfiggere la mafia attraverso la varie targhe in giro per le strade, ne è di emblema e di cartina tornasole per lo scopo finale di questa pellicola.
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evildevin87
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venerdì 11 luglio 2014
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toccante, divertente e originale
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In una situazione cinematografica alla deriva come la nostra ogni c'è chi, per fortuna, riesce a portarci qualcosa di nuovo sotto il sole.
Vediamo Palermo nel periodo di Giulio Andreotti, della DC e dello stragismo vista con gli occhi di Arturo la cui vita è sempre condizionata e parallela alle gesta di Cosa Nostra, a partire dall'omicidio di Michele Cavataio fino allo smascheramento dell'inciucio mafia/stato con l'omicidio di Falcone e Borsellino. In tutto questo arco di tempo Arturo è alle prese con il cercare di conquistare la donna dei suoi sogni Flora (interpretata da una più che buona Cristiana Capotondi) fin dalla tenera età.
Pif con questo film riesce ad orchestrare una commedia per tutti e in grado di divertire, far riflettere e a tratti anche angosciare.
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In una situazione cinematografica alla deriva come la nostra ogni c'è chi, per fortuna, riesce a portarci qualcosa di nuovo sotto il sole.
Vediamo Palermo nel periodo di Giulio Andreotti, della DC e dello stragismo vista con gli occhi di Arturo la cui vita è sempre condizionata e parallela alle gesta di Cosa Nostra, a partire dall'omicidio di Michele Cavataio fino allo smascheramento dell'inciucio mafia/stato con l'omicidio di Falcone e Borsellino. In tutto questo arco di tempo Arturo è alle prese con il cercare di conquistare la donna dei suoi sogni Flora (interpretata da una più che buona Cristiana Capotondi) fin dalla tenera età.
Pif con questo film riesce ad orchestrare una commedia per tutti e in grado di divertire, far riflettere e a tratti anche angosciare. Qui viene raccontata la storia più oscura e tenebrosa dell'Italia del dopo guerra in un susseguirsi ben bilanciato di momenti spensierati, drammatici, teneri e romantici. Non esagera mai, tutto è ben dosato e il comparto tecnico valorizza bene tutto ciò che questa pellicola ha da dirci. Il film è senz'altro efficace e alla portata di tutti. Bravo Pif, gran bel lavoro!
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trammina93
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sabato 5 luglio 2014
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bravo pif!
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Quando ho saputo dell'uscita di questo film, sentivo che tutti se lo andavano a vedere e credevo fosse il classico fenomeno mediatico, che tutti andassero a vederlo perché Pif va di moda. Invece da quando l'ho guardato ho capito che merita di essere visto questo film. Ormai tutti siamo abituati ai film sulla mafia o anche serie televisive incentrate dal punto di vista di mafiosi cruenti che sparano e uccidono alla qualunque o dal punto di vista della polizia che cerca di combattere la mafia. Pif invece ci mostra la mafia da un punto di vista del tutto nuovo: sotto gli occhi di un bambino. Proprio questo punto di vista è il punto di forza del film e rende il tema della mafia ancor più toccante, profondo, crudo.
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Quando ho saputo dell'uscita di questo film, sentivo che tutti se lo andavano a vedere e credevo fosse il classico fenomeno mediatico, che tutti andassero a vederlo perché Pif va di moda. Invece da quando l'ho guardato ho capito che merita di essere visto questo film. Ormai tutti siamo abituati ai film sulla mafia o anche serie televisive incentrate dal punto di vista di mafiosi cruenti che sparano e uccidono alla qualunque o dal punto di vista della polizia che cerca di combattere la mafia. Pif invece ci mostra la mafia da un punto di vista del tutto nuovo: sotto gli occhi di un bambino. Proprio questo punto di vista è il punto di forza del film e rende il tema della mafia ancor più toccante, profondo, crudo. Il bambino, protagonista del film, che poi diventa Pif da grande, viene istruito alla mafia come se fosse solo una favola, quasi una credenza popolare, quasi come se non esistesse. Quando il bambino parla col padre gli viene detto che esiste solo d'estate, quindi d'inverno non si deve aver paura. E' vero, in Sicilia c'è questo sentimento d'omertà, pur di proteggere i propri cari e non parlare di un problema che effettivamente esiste da tantissimi anni, si occulta la realtà, si nega l'evidenza dei fatti e ciò è ancor più raccapricciante della mafia stessa. Inutile dire che il finale mi è piaciuto tantissimo. Un messaggio che tutti dovrebbero interiorizzare: istruire le future generazioni a ciò che è la mafia, fare più campagne di sensibilizzazione invece di occultare il problema, così che possano crescere bambini dalla mente aperta. Lodevole l'aver costruito una trama, una storia d'amore sullo sfondo di un documentario che testimonia le varie stragi mafiose man mano che il bambino cresce. Bello il fatto che il collante di questa storia d'amore, ciò che alla fine l'ha fatto sbocciare è stato proprio l'interesse per combattere la mafia, quasi come a dire che anche dal letame nascono i fiori. Probabilmente l'unica pecca del film sta nella recitazione di Pif, perché giustamente non è un attore però essendosi dato il ruolo dell'imbranato, un po' sfigato, se l'è cavata. La Capotondi come sempre mi è stata molto simpatica e la trovo una delle poche giovani italiane talentuose. Detto ciò, vi invito a vedere il film se ancora non l'avete fatto!
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movies73roma
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giovedì 19 giugno 2014
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capolavoro sulla mafia
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Pif con mezzi semplici, una ironia sottile, regala tanti tantissimi spunti per pensare, riflettere, aprire gli occhi...
da vedere assolutamente
brividi e pensieri assicurati
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kondor17
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domenica 15 giugno 2014
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che sorpresa! ottimo film.
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Pif confeziona e recita un film veramente bello, con una Capotondi per me stratosferica e in generale con una ricostruzione ed attori tutti più che all'altezza. Forse proprio Pif stesso è un tantino stucchevole e ripetitivo, nei gesti e nel'latteggiamento, ma glielo perdoniamo no? Il film narra la storia di Arturo, dal concepimento (carina lanimazione degli spermatozoi) sino a quando lui stesso diventa padre, cogliendo tale spunto per narrare in parallelo, senza quasi mai cadere nella retorica, e questo è un merito, la storia dei protagonisti, nel bene e nel male, della Sicilia negli anni della dc e di Andreotti.
Ottime le musiche ed il montaggio, nonche indovinata la scelta di utilizzare il format del racconto di formazione, quasi fosse un diario di bordo.
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Pif confeziona e recita un film veramente bello, con una Capotondi per me stratosferica e in generale con una ricostruzione ed attori tutti più che all'altezza. Forse proprio Pif stesso è un tantino stucchevole e ripetitivo, nei gesti e nel'latteggiamento, ma glielo perdoniamo no? Il film narra la storia di Arturo, dal concepimento (carina lanimazione degli spermatozoi) sino a quando lui stesso diventa padre, cogliendo tale spunto per narrare in parallelo, senza quasi mai cadere nella retorica, e questo è un merito, la storia dei protagonisti, nel bene e nel male, della Sicilia negli anni della dc e di Andreotti.
Ottime le musiche ed il montaggio, nonche indovinata la scelta di utilizzare il format del racconto di formazione, quasi fosse un diario di bordo. Un film dolce e sottile, divertente e amaro allo stesso tempo, che fa sorridere ma soprattutto riflettere. Un film che rilancia il cinema italiano d'autore. Bello bello
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