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Il ricordo di un male che afflisse Palermo, il ricordo delle tante vittime mietute e degli infiniti lutti addotti nella più profonda crudeltà, la mafia rappresentava un cancro incurabile per tutti i palermitani, i quali apparivano timorosi di girare l'angolo ed ecco che una volta imboccata una strada si poteva trovare un morto o due e fu così che la città di Palermo divenne un tristissimo ed asfissiante scenario di morte. Vivere all'interno di un'altra realtà per giunta sanguinaria non è proprio possibile, troppo sanggue, troppi morti, tanto dolore, quanto dolore, perchè ricordare? Certi traumi seppur passati, nel presente, non si possono proprio dimenticare e tutto ti ritorna in mente alla vista di una strada dove è stata assassinata una persona illustre. Non è bello ricordare le sofferenze che non ti hanno mai permesso in passato di condurre una vita senza timore, ma nel frattempo risultiamo pienamente orgogliosi di quei grandi uomini come Falcone e Borsellino, i quali senza la paura della morte hanno reso il mondo di oggi senz'altro migliore. L'onorevole Giulio Andreotti dice che l'emergenza criminalità è in Campania e in Calabria, generale ha forse sbagliato regione? Questa è la domanda che Arturo rivolge ad Alberto dalla Chiesa che in seguito viene brutalmente assassinato così come Pio la Torre, Boris Giuliano e tanti altri. Tutte vittime della mafia che Pierfrancesco Diliberto ( Pif ) riporta nel suo film La mafia uccide solo d'estate, ma di questo risulta anche esserne il bravissimo protagonista insieme a Cristiana Capotondi, attrice dalla consolidata maturità artistica che supera se stessa regalandoci una performance a dir poco brillante. La mafia a Palermo ha sempre influenzato la vita di tutti e in particolar modo la mia, la vedete quella ragazza, si chiama Flora, io sono innamorato di lei da quando eravamo bambini. Flora ed Arturo in realtà si sono sempre appartenuti ma venivano costantemente a mancare le circostanze all'interno delle quali si doveva realizzare il loro amore, di certo non mancavarono i contrasti e i pesanti giudizi, essere considerati bugiardi anche per via di un altro compagno ( Fofò ) non è bello ma alla fine Arturo vince la sua battaglia e riesce a conquistare Flora, la sposa e ha un figlio, al quale racconta le giuste azioni di quei grandi uomini facendo riferimento all'aver conosciuto di persona Boris Giuliano ed Alberto dalla Chiesa. Pif ricorda di un male che afflisse gravemente Palermo con grande maestria ed eleganza, riesce a non danneggiare il tema della mafia nonostante la sinteticità, la quale in realtà risulta totalmente corretta ed opportuna, il film appunto trova la sua forza in quello che racconta e in come lo racconta senza indulgenze celebrative, scegliendo il ragazzino coltivatore di sogni ed illusioni con l'ambizione di divenire un famoso giornalista. Pif, ha saputo presentare il suo prodotto, alla fine è un vero capolavoro per la sua semplicità, umiltà e sinteticità nel raccontare la mafia senza sfociare in un dramma fin troppo eccessivo ma che ugualmente si manifesta e ci tocca dentro. Un film bellissimo in grado di sostenere delle importantissime riflessioni senza mai rimanere in superficie ma va sempre più fondo lasciando il segno.
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