tarantinofan96
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sabato 18 luglio 2015
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out of the furnace
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Un cast stellare al servizio di una storia cruda e drammatica in cui il protagonista principale è un'America abbandonata a se stessa nell'indifferenza e nel degrado. Un luogo che opprime le persone che ci vivono, persone che cercano di dare una svolta alla propria vita o di darne un significato. Il film rende bene questo concetto inserendolo all'interno di una cittadina rurale e costruendoci attorno una storia di vendetta che ha il[+]
Un cast stellare al servizio di una storia cruda e drammatica in cui il protagonista principale è un'America abbandonata a se stessa nell'indifferenza e nel degrado. Un luogo che opprime le persone che ci vivono, persone che cercano di dare una svolta alla propria vita o di darne un significato. Il film rende bene questo concetto inserendolo all'interno di una cittadina rurale e costruendoci attorno una storia di vendetta che ha ilpotere di non risultare mai banale e in cui, soprattutto, non c'è differenza tra buoni o cattivi, ma tutti i personaggi hanno i loro lati negativi che prevalgono, molto spesso, su quelli positivi. Il tutto è girato in maniera lineare, pulita, senza andare alla ricerca del virtuosismo dove non è necessario.
Ottime le interpretazioni degli attori, soprattutto quelle di Casey Affleck e Woody Harrelson.
Degno di nota l'incipit ambientato nel drive-in.
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onufrio
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mercoledì 25 marzo 2015
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il fuoco della fornace
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Russell è un onesto lavoratore presso la fornace del proprio paesino; il fratello, Rodney, va e viene dalle missioni di guerra in Iraq e sembra non avere mai pace, impelagato in debiti di gioco. Per un brutto scherzo del destino Russell una notte uccide con la propria auto delle persone, sconterà i suoi anni di carcere, ma una volta uscito perde l'amore della propria fidanzata Lena, passata tra le braccia del poliziotto Wesley; e come se non bastasse, il fratello adesso si è dato alle lotte clandestine per ripagare i debiti a John (W.Dafoe). Un thriller che cova in silenzio, composto da un cast eccellente e da un finale risolutivo, senza appello.
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nonsolovideo
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lunedì 16 febbraio 2015
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ma che film avete visto?
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Leggendo trama e cast mi ero preparato a vedere il film dell'anno, la dura realtà è invece un altra. Film girato male e montato peggio. Cast sprecato (Visto il budget credo abbiano lavorato gratis o quasi)! Il film non decolla e fa addormentare la maggior parte degli spettatori. C. Bale non delude, in teoria nessuno degli attori lo fa ma la regia si è di brutto...
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(di vaalee)
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the thin red line
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martedì 27 gennaio 2015
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la polverosa provincia americana
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Russel è un uomo retto, dedito al lavoro, alla sua famiglia e alla sua fidanzata. La sua non è una vita agiata ma non si lamenta e tira avanti per se' e per il fratello più scapestrato. Una notte però provoca un incidente mortale e viene arrestato; all'uscita dalla prigione i guai continueranno a tormentarlo fino a fargli voltare strada.
Out of the furnace non è un thriller dalla trama sofisticata e ingarbugliata ne un drammone complicato, è un magnifico ritratto della civiltà suburbana dell'America. La cittadina che ospita le vite dei protagonisti è un ambiente squallido e polveroso, sovrastato dalle nuvole di fumo sprigionate dalla sua unica fonte economica (l'acciaieria).
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Russel è un uomo retto, dedito al lavoro, alla sua famiglia e alla sua fidanzata. La sua non è una vita agiata ma non si lamenta e tira avanti per se' e per il fratello più scapestrato. Una notte però provoca un incidente mortale e viene arrestato; all'uscita dalla prigione i guai continueranno a tormentarlo fino a fargli voltare strada.
Out of the furnace non è un thriller dalla trama sofisticata e ingarbugliata ne un drammone complicato, è un magnifico ritratto della civiltà suburbana dell'America. La cittadina che ospita le vite dei protagonisti è un ambiente squallido e polveroso, sovrastato dalle nuvole di fumo sprigionate dalla sua unica fonte economica (l'acciaieria). Un luogo dove si vive di fabbrica, fai da te e combattimenti illegali sanguinolenti. La violenza è onnipresente in questa pellicola di Scott Cooper in ogni fotogramma, ove si crea una cupa atmosfera melodrammatica. Gli abitanti sembrano intrappolati in un posto dimenticato da Dio, accontentandosi di ciò che può offrire loro. Il regista si prende i suoi tempi per venire al dunque dedicandosi nella prima parte del film ad una descrizione accurata dei due fratelli e non si discosta dall'accennare a una tematica spesso ricorrente nel cinema moderno: l'abbandono dei reduci di guerra nella figura del fratello minore abilmente interpretato dal più giovane degli Affleck, tema scottante che anche il cineasta classico Eastwood non sorvola di ricordarci nel suo più recente American Sniper. La presenza di grandi caratteristi come Harrelson, Defoe e Shepard ne arricchiscono la qualità interpretativa distogliendo lo spettatore da una trama piuttosto banale nel suo che ma altrettanto carica di significati. La redenzione del fratello minore (nella scena della lettera lasciata al fratello) coincide con la svolta nella vita dell'altro che, abbandonate le speranze di potersi avvalere della giustizia pubblica, si dedica anima e corpo a quella privata finendo a sua volta in una drammatica escalation di violenza.
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maggie69
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mercoledì 31 dicembre 2014
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il finale contraddice tutto il film...
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Ottima la tensione, ma si indovina subito la trama. Stupisce sempre vedere "l'altra America" ...il finale non mi é piaciuto, ma forse é l'unico colpo di scena del film. Troppa violenza.
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kelevramh
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sabato 18 ottobre 2014
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il proletariato americano ai tempi di saddam
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Russell ( Christian Bale ) è un tranquillo operaio della cupa periferia americana che ha una ragazza della quale è innamorato pazzo , un padre vecchio e malato e un fratello , Rodney ( Casey Affleck ) , reduce dall'Iraq e debitore per il vizio del gioco verso John Petty ( Willem Dafoe ) , uno strozzino della zona , che inizia a fare combattimenti clandestini . Una sera Russell ha bevuto un pò e disgraziatamente fa un incidente dove muoiono una madre e un bambino . A quel punto perde la libertà , la ragazza ( che si fidanza con lo sceriffo della zona e ne rimane incinta ) e pure il padre ( che non riesce nemmeno a salutare stando in carcere ) . Quando esce i problemi non sono finiti , il fratello convince John ad andare a combattere sulle montagne del New Jersey dove regnano l'omertà e un pazzo sanguinario gangster ( Woody Harrelson ) al quale lo stesso John è debitore .
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Russell ( Christian Bale ) è un tranquillo operaio della cupa periferia americana che ha una ragazza della quale è innamorato pazzo , un padre vecchio e malato e un fratello , Rodney ( Casey Affleck ) , reduce dall'Iraq e debitore per il vizio del gioco verso John Petty ( Willem Dafoe ) , uno strozzino della zona , che inizia a fare combattimenti clandestini . Una sera Russell ha bevuto un pò e disgraziatamente fa un incidente dove muoiono una madre e un bambino . A quel punto perde la libertà , la ragazza ( che si fidanza con lo sceriffo della zona e ne rimane incinta ) e pure il padre ( che non riesce nemmeno a salutare stando in carcere ) . Quando esce i problemi non sono finiti , il fratello convince John ad andare a combattere sulle montagne del New Jersey dove regnano l'omertà e un pazzo sanguinario gangster ( Woody Harrelson ) al quale lo stesso John è debitore . Da quella trasferta i due non tornano più perché uccisi barbaramente e a Russell , al quale non è rimasto più niente se non un caro vecchio amico di famiglia , non resta che vendicarsi . Una sceneggiatura piuttosto lenta e con molti buchi , una regia e una fotografia tutto sommato buone e una interpretazione commovente e come sempre strepitosa di Christian Bale ( ottima anche quella di Casey Affleck ) rendono questo film alla fine godibile , da vedere . Certo è che con il cast di grandissima qualità che si ritrova fare un film un pò più che discreto è una sconfitta .
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gufus
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martedì 30 settembre 2014
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il piacere della recitazione
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Leggendo qua e là i commenti concordo sia con chi esalta il film sia con chi lo stronca. Non è cerchiobottismo, è che, pur rimanendo incollato allo schermo, mi rendevo conto che la sceneggiatura presentava alcuni buchi, che la regia era un po' stereotipata e che la storia seguiva cadenze un po' troppo manichee. Tuttavia l'insieme mi è risultato estremamente gradito forse perchè ha titillato furbescamente la mia vena malinconica o forse perchè gli attori, a cominciare da uno spettacolare C. Bale, un gigante, hanno fornito prove che già da sole ti disarcionavano il cuore, ti provocavano un subbuglio viscerale, archetipico. E' come un quadro pointillista, da vicino vedi puntini un po sconnessi, ma da lontano la figura si delinea e può inchiodare il tuo sguardo, o come una canzoncina dei Pearl Jam che ripete vecchie cadenze e non dice nulla di nuovo, ma il fatto che a dirlo, anzi ad urlarlo, sia Vedder cambia radicalmente le cose e ti investe di emozioni intense.
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Leggendo qua e là i commenti concordo sia con chi esalta il film sia con chi lo stronca. Non è cerchiobottismo, è che, pur rimanendo incollato allo schermo, mi rendevo conto che la sceneggiatura presentava alcuni buchi, che la regia era un po' stereotipata e che la storia seguiva cadenze un po' troppo manichee. Tuttavia l'insieme mi è risultato estremamente gradito forse perchè ha titillato furbescamente la mia vena malinconica o forse perchè gli attori, a cominciare da uno spettacolare C. Bale, un gigante, hanno fornito prove che già da sole ti disarcionavano il cuore, ti provocavano un subbuglio viscerale, archetipico. E' come un quadro pointillista, da vicino vedi puntini un po sconnessi, ma da lontano la figura si delinea e può inchiodare il tuo sguardo, o come una canzoncina dei Pearl Jam che ripete vecchie cadenze e non dice nulla di nuovo, ma il fatto che a dirlo, anzi ad urlarlo, sia Vedder cambia radicalmente le cose e ti investe di emozioni intense.
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enricofermi
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mercoledì 10 settembre 2014
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il sogno negato americano
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Non si può definire un thriller l’ultimo intenso lavoro di Scott Cooper laddove il regista usa sapientemente una confezione tutto sommato usuale per raccontarci invero un America di provincia, proletaria, povera e derelitta, senza avvenire, lontana anni luce dalle sfolgoranti luci della Grande Mela o di una qualsiasi Las Vegas hollywoodiana, espressa magistralmente nella fotografia algida, scolorita, costantemente livida di Takayanagi quasi a voler continuamente ricordare allo spettatore quel senso di fine imminente, di inutilità, di morte che corrode, sgretolandoli pian piano, i personaggi del film fino al loro tragico epilogo.
Cooper lavora per dissonanze e similitudini lungo tutto il corso del film, cacofonie ben rimarcate dalle note iniziali dei Pearl Jam (Release) quasi a voler negare ai personaggi una qualunque via d’uscita da una putrida palude di non-vita, come nella pietà del figlio più grande Russell, impersonato da un magistrale Christian Bale, davanti a un padre morente (I am myself, like you somehow).
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Non si può definire un thriller l’ultimo intenso lavoro di Scott Cooper laddove il regista usa sapientemente una confezione tutto sommato usuale per raccontarci invero un America di provincia, proletaria, povera e derelitta, senza avvenire, lontana anni luce dalle sfolgoranti luci della Grande Mela o di una qualsiasi Las Vegas hollywoodiana, espressa magistralmente nella fotografia algida, scolorita, costantemente livida di Takayanagi quasi a voler continuamente ricordare allo spettatore quel senso di fine imminente, di inutilità, di morte che corrode, sgretolandoli pian piano, i personaggi del film fino al loro tragico epilogo.
Cooper lavora per dissonanze e similitudini lungo tutto il corso del film, cacofonie ben rimarcate dalle note iniziali dei Pearl Jam (Release) quasi a voler negare ai personaggi una qualunque via d’uscita da una putrida palude di non-vita, come nella pietà del figlio più grande Russell, impersonato da un magistrale Christian Bale, davanti a un padre morente (I am myself, like you somehow).
Russell, forse l’unico personaggio per così dire vivo e positivo di tutto il film, costretto ad aiutare un fratello più giovane che, alla disperata ricerca di denaro, si infila in un gioco più grande di sé, fino a finire ucciso come un cervo in un bosco da squallidi cacciatori di vite umane, intrisi di violenza gratuita, fine a sé stessa.
Come gratuite sono le loro vite dentro all’apparente quiete dei monti Appalachi dove alla cura dei campi e dei boschi si sostituisce la desolazione delle metamfetamine fumate in pipe di vetro o iniettate negli alluci dentro a squallide baracche in disfacimento.
E’ tutta un’umanità disperata quella di Out of the furnace, titolo originale molto più obiettivo di una brutta traduzione italiana, fuori dalla vecchia fonderia prossima alla chiusura perché in Cina l’acciaio costa meno, fuori da un futuro che un’America a stelle e strisce nega ai propri figli, spedendoli in Iraq a combattere guerre che nessuno di loro ha capito per poi finire a farsi massacrare nella propria terra in combattimenti clandestini a pugni nudi dentro a fabbriche in abbandono lontane da tutto e da tutti.
Neppure la Chiesa sembra potere più nulla, neppure i sermoni calcati e opprimenti di un reverendo che parla ormai solamente a stesso in una chiesetta spoglia e quasi deserta.
Ricorda molto da vicino Winter’s Bone, Un gelido inverno, dove ai monti del Missouri si sostituisce la cintura di ruggine di un decrepito villaggio della Pennsylvania e ad un Russell, unico superstite destinato a ritornare per sempre in un carcere, una Ree adolescente dentro a un ruolo cui i padri hanno per sempre abdicato.
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etabeta
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giovedì 4 settembre 2014
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un po deludente rispetto alle aspettative
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concordo con mario nitti.
Pur non essendo io un gran recensore, ritengo che lo sceneggiatore poteva ed anche avrebbe dovuto realizzare una pellicola superiore.
Grandi attori a mio giudizio sprecati, ottima regia e fotografia, ma il film delude non solo nel finale, ma anche in alcuni "buchi" nella stessa, nei personaggi troppo estremi in tutto.
Un peccato a mio parere
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pressa catozzo
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giovedì 4 settembre 2014
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altman
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American dream? O american incubo? Altman ci ha insegnato che l'america non è quella patinata dei film anni 50 ma ben altro.
Opera completa che mette a nudo il dramma che sta vivendo un paese che sono più di 60 anni che perde tutte le guerre in cui si coinvolge e che non riesce ad esportare nessuna delle democrazie che ha in mente. Anzi al contrario ne riporta in casa drammi che solo la morte potrà dare pace alle vittime. So che è un film ma questa volta c'è poco da fantasticare ma da riconoscere che quello che abbiamo visto è la realtà.
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