Oldboy |
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Un film di Spike Lee.
Con Josh Brolin, Elizabeth Olsen, Sharlto Copley, Samuel L. Jackson, Michael Imperioli.
continua»
Drammatico,
durata 104 min.
- USA 2013.
- Universal Pictures
uscita giovedì 5 dicembre 2013.
- VM 14 -
MYMONETRO
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Spike Lee ed Old Boy: ma se ne sentiva il bisogno?
di TommyF14Feedback: 634 | altri commenti e recensioni di TommyF14 |
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martedì 10 dicembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Spike Lee riporta sul grande schermo, dopo solo dieci anni, Old Boy, l’acclamatissimo capolavoro del Sud Coreano Park Chan-Wook, vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes, nel 2003. La storia è pressoché la stessa, salvo qualche piccolo ritocco sul finale; ma, nonostante la trama originaria fosse in sé altamente avvincente, Spike Lee riesce a rovinare quello che è un autentico gioiello del cinema contemporaneo, attraverso un remake, di cui non si sentiva davvero la necessità. Il regista americano omette parecchi dettagli che caricavano la vicenda di interesse (il tema dell’ipnosi, tanto per dirne una, che, per altro, consentiva anche di fornire una spiegazionead alcuni avvenimenti basilari per la storia del film) e finisce col violentare un’opera che, con la sua poetica, la sua energia e la sua eleganza, era stata a ragione paragonata ad una tragedia di Euripide. Ne scaturisce un esercizio meramente contemplativo di violenza becera e sconclusionata, fine a se stessa; taluni passaggi fondamentali dell’opera originaria, che trovavano espressione in alcune famose e profonde affermazioni, intorno a cui poggiava la struttura del racconto (“sia una roccia che un granello di sabbia nell’acqua affondano allo stesso modo …”; “ridi e il mondo riderà con te, piangi e piangerai da solo …”), diventano così, nella visione di Spike Lee, superflui e di conseguenza vengono radicalmente omessi. Il frettoloso finale, in cui, come si è detto, si notano i più evidenti interventi del regista americano, mostrano solo l’intento di arrivare velocemente alla conclusione della vicenda, perdendo totalmente il pathos che costituiva l’ingrediente essenziale dell’opera originale. Insomma: un esercizio di cui non si sentiva la necessità ed una grande delusione da parte di Spike Lee, che altre volte ci è invece molto piaciuto.
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