johnny1988
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giovedì 27 settembre 2012
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meglio full monty
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Budget di 7 milioni di dollari, una misura giusta per illudere il pubblico che si tratti di un cosiddetto "indipendent movie", quando di dipendenze ne mostra parecchie, e senza veli! Una firma (quasi) sicura come quella di Soderbergh, figura ormai sul viale del tramonto, un uomo che come il capo dello strip clup si esibisce in un'ultima performance, ma se il personaggio di Matthew McConaughey sembra ancora non aver consumato le sue ultime cartucce, il regista in carne e ossa sembra aver gettato la spugna. La classicità latente a cui Soderbergh ci ha abituati ci è nota tanto quanto il successo che riscuote sempre e comunque fra i portafogli e nell'immaginario dello spettatore comune e velleitario, se non nostalgico del cinema di vecchio standard.
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Budget di 7 milioni di dollari, una misura giusta per illudere il pubblico che si tratti di un cosiddetto "indipendent movie", quando di dipendenze ne mostra parecchie, e senza veli! Una firma (quasi) sicura come quella di Soderbergh, figura ormai sul viale del tramonto, un uomo che come il capo dello strip clup si esibisce in un'ultima performance, ma se il personaggio di Matthew McConaughey sembra ancora non aver consumato le sue ultime cartucce, il regista in carne e ossa sembra aver gettato la spugna. La classicità latente a cui Soderbergh ci ha abituati ci è nota tanto quanto il successo che riscuote sempre e comunque fra i portafogli e nell'immaginario dello spettatore comune e velleitario, se non nostalgico del cinema di vecchio standard. Ma ben inteso, parliamo di quel vecchio cinema di belle maniere senza autocompiacimenti boriosi e tratti da sceneggiature piacevoli. E qui diamo merito al regista. Ma parliamo anche, ed è giusto metterlo alla berlina, di un cinema, quasi il più delle volte, senza arte nè parte. Lo vediamo bene in Solaris, Intrigo a Berlino, Erin Brokovich, Ocean's Eleven solo per citare degli esempi. Soderbergh sa sempre rinnovare ESTETICAMENTE storie intelligenti scritte prima di lui, e quello che può sembrare più personale si rivela non essere mai farina del suo sacco. E usciamo (almeno io) dalla sala con un senso incolmabile di vuoto, comprensibile solo alla luce della lettura generale della sua filmografia. E' innegabile anche stavolta il talento visivo della regia e dell'abilità di un uomo che sa sfruttare il mercato più diretto. La trama (ma poi, quale trama?!) punta vincente su stalloni più da monta occasionale che da "sussurri" eterni. Impressionanti le coreografie, le abilità pirotecniche di Tatum, la scultura degli stripper (che spinge semmai sempre più ad abbonarsi alle palestre per reggere il confronto col quotidiano sociale), ma imbarazzanti i tentativi fasulli di costruire una trama laddove ce n'era troppo bisogno per non dare solo l'illusione che si pagasse il biglietto per vedere un pubblico in calore. Certo, a ben riflettere, si nota facilmente l'analogia fra ciò che si vede e ciò che può davvero accadere in uno strip club, ma il cinema ci dà (e deve!) dare anche la possibilità di sognare e di avere dei modelli di riferimento, e non solo forse mettere a nudo (quasi letteralmente) tutta (quasi letteralmente) la frustrazione di un regista che sembra rassegnarsi all'idea di non avere nulla da dire, se non confessare la propria mediocrità artistica. E lo vediamo bene tra un autoburlesco McConaughey (già citazione di un altro precedente autoironico Brad Pitt per i più originali Coen), una confessione campata a forza di un bovino Tatum (che ricorda più Step Up o Zoolander!!), una materna quanto irritante "brava ragazza" (anni luce lontana dalla purezza della Fata Turchina) e di un altro manzo come Alex Pettyfer che pare fare il verso ai divi degli anni '50 o al dramma del Berry Lyndon dei poveri. Un film che non ha niente da dire e non ispira sensualità per le donne (se no, alzi la mano chi vuole mettere in discussione la propria intelligenza) nè provoca gli uomini più ostili. Quello che si vede è gente che ha imparato a fingersi un dio davanti a uno specchio. Un film impossibile da non sapere di già visto, dalla tv a Full Monty (un capolavoro al confronto!), sebbene si salvino chicche ironiche come gli stripper dietro le quinte che si pompano - proprio di tutto - o battute come "Quante bocche hai messo incinte?". Di spessore c'è solo l'addominale e il tanga. E il finale è troppo consolatorio e spiccio per non suscitare il dubbio che Soderbergh sia consapevole di tutto ciò o meno.
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astromelia
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mercoledì 26 settembre 2012
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osato non fino in fondo
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il film scorre gradevolmente ma forse la trama deja vu blocca l'autenticità che altrimenti avrebbe appagato lo spettatore,piacevole vedute per un pubblico femminile anche se non irresistibili,una realtà portata sullo schermo ma non sondata appieno
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abigail76
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mercoledì 26 settembre 2012
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mi aspettavo qualcosa di più
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E' vero, non c'era da pretendere, ma un po' più di sostanza l'avrei gradita. Non apprezzo i tagli delle scene, fatti un po' a caso e di fretta. La storia ha sapore di vecchio, di qualcosa che hai già visto nella realtà dei locali notturni. Il finale è quasi scontato anche se sul più bello si accendono le luci e rimani con l'impressione che forse il meglio stava per arrivare.
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gabriele.vertullo
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martedì 25 settembre 2012
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luci ed ombre nel mondo dello strip maschile
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I vibranti spogliarellisti di “Magic Mike” arrivano sui nostri schermi (dopo lo straordinario successo al box office americano e con la promozione strappata alla critica d’oltreoceano) per eccitare tutte le donne del mondo e suscitare l’invidia dei comuni mortali con i loro corpi scultorei; perché quando lo strip club Xquisite apre le sue porte, il palco si trasforma nell’Olimpo, e la deificazione degli aitanti ragazzoni appare evidente dalle urla entusiaste delle spettatrici (di tutte le età).
La storia esplicitamente strizza l’occhio alla biografia dell’attore protagonista Channing Tatum, che a 19 anni lavorò come spogliarellista proprio a Tampa (stessa ambientazione del film).
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I vibranti spogliarellisti di “Magic Mike” arrivano sui nostri schermi (dopo lo straordinario successo al box office americano e con la promozione strappata alla critica d’oltreoceano) per eccitare tutte le donne del mondo e suscitare l’invidia dei comuni mortali con i loro corpi scultorei; perché quando lo strip club Xquisite apre le sue porte, il palco si trasforma nell’Olimpo, e la deificazione degli aitanti ragazzoni appare evidente dalle urla entusiaste delle spettatrici (di tutte le età).
La storia esplicitamente strizza l’occhio alla biografia dell’attore protagonista Channing Tatum, che a 19 anni lavorò come spogliarellista proprio a Tampa (stessa ambientazione del film). Che Tatum sia a “casa” si sente e ce lo trasmette, probabilmente mai così irresistibile nella sua carriera cinematografica.
Nel film Mike è un artista che costruisce mobili con oggetti destinati alla discarica, con il grande sogno di aprirsi un’ attività commerciale propria; per ottenere i mezzi economici sufficienti si improvvisa stripper e muratore, e proprio in cantiere Mike incontra Adam, un ragazzo senza prospettive e senza speranze espulso dal college. Da questo momento si instaura tra i due un rapporto che riecheggia la vicenda wildiana di Dorian Gray e il suo precettore; perché sì, Mike, da mentore, suffraga per l’iniziazione, l’apoteosi e l’inevitabile caduta del giovane neofita, in un mondo in cui l’estetica e l’edonismo appaiono gli unici traguardi desiderabili.
“Magic Mike” non si limita solo ad intrattenere lo spettatore (come fanno invece gli spogliarellisti tutti ormoni e steroidi del club), ma indaga e si insinua come una telecamera dietro le quinte per svelare uno scenario e una realtà spesso fatua ed effimera, evidenziando luci ed ombre di un mondo affogato negli eccessi.
Così Mike diventa emblema e sintomo di una realtà controversa: nello scorrere della storia un focolaio di coscienza si accende in lui che cresce e si alimenta anche (e soprattutto) per gli errori commessi, per la delusione di chi in lui aveva posto fiducia, la Brooke, sorella del giovane Adam, il personaggio più integro e incorrotto della storia; e di chi lui si fidava, Dallas, proprietario del club, interpretato da un egocentrico e vanesio Matthew McConaughey. Negli occhi e nei suoi sguardi vuoti Mike tradisce una forte solitudine e un profondo bisogno di affetti veri e puri, unica soluzione per colmare i vuoti esistenziali solo apparentemente sopperiti nel letto da ragazze di cui non conosceva neanche il nome.
In conclusione “Magic Mike” è un film schietto, che evita ogni via traversa, mostrando una realtà, e raccontando una storia, senza pudore, ma senza volgarità. Il regista Steven Soderbergh ci dimostra ancora una volta di sapere come “muovere” un gruppo di prestanti uomini, dopo la trilogia dei divissimi ladri di “Ocean’s”.
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jaylee
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martedì 25 settembre 2012
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dentro il pacco, niente
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Steven Soderbergh è uno dei registi più quotati di Hollywood,capace di sfornare tutta una serie di pellicole che spaziano dal commerciale puro ma di un certo livello (Ocean’s 11, 12 e 13, Erin Brockovich), fino al mainstream più raffinato (Traffic, Solaris, Contagion), ma anche qualche puntata nel decisamente impegnato (la biografia di El Che –Guevara ovviamente), o allo sperimentale (Bubble).
Eclettico, ma anche discontinuo, rimane comunque un nome di richiamo e in qualche modo di “garanzia” sul prodotto finale. Purtroppo Magic Mike, rimarrà, almeno sino al prossimo film, il punto più basso della carriera del regista originario di Atlanta.
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Steven Soderbergh è uno dei registi più quotati di Hollywood,capace di sfornare tutta una serie di pellicole che spaziano dal commerciale puro ma di un certo livello (Ocean’s 11, 12 e 13, Erin Brockovich), fino al mainstream più raffinato (Traffic, Solaris, Contagion), ma anche qualche puntata nel decisamente impegnato (la biografia di El Che –Guevara ovviamente), o allo sperimentale (Bubble).
Eclettico, ma anche discontinuo, rimane comunque un nome di richiamo e in qualche modo di “garanzia” sul prodotto finale. Purtroppo Magic Mike, rimarrà, almeno sino al prossimo film, il punto più basso della carriera del regista originario di Atlanta.
la trama è ambientata in Florida e ha come protagonista Mike (Channing Tatum) di giorno imprenditore ed artigiano e di notte stella dell’Exquisite, locale per sole donne dove si esibisce come spogliarellista e ballerino nel locale di Dallas (Matthew Mc Conaughey); accoglierà nella sua tribù di muscolosi adoni il giovane Adam (Alex Pettyfer) e conoscerà la sorella di lui Brooke (Cody Horn). Nell’arco di 3 mesi, il film ci mostra Mike che si esibisce per raccogliere abbastanza denaro per lanciare la sua impresa artigianale, ma nel frattempo succederanno contrattempi che incideranno pesantemente sul suo modo di pensare e sul suo stile di vita…
inutile aggiungere dettagli alla trama, perché ad essere sinceri, e tematiche “scabrose” a parte, si tratta di un percorso di “redenzione” scontato e anche moralisticheggiante. che più scontato non si può. Non c’è una sola sorpresa nel film, e tutto si sviluppa (storia romantica inclusa) come da copione standard di Hollywood.
Punto di forza del film sono senz’altro le coreografie di questi omaccioni in tanga che sono assolutamente ben fatte (davvero bravo Channing Tatum), ma purtroppo finiscono col diventare l’ossatura unica del film, patinate, ben dirette, ma non certo più di un qualunque Step Up. Soderbergh vuole evidenziare tutte le contraddizioni di un Sogno Americano che si nutre di illusioni temporanee, fino a che l’illusione sostituisce il sogno per permettere agli individui di sopravvivere, una gigantesca ruota del criceto dove per avere successo corri senza pensare dove o come o perché. In qualche modo lo fa, anche arricchendo il tutto con alcuni stilemi classici del suo repertorio, come la luce dorata di alcune scene o alcuni stacchi netti; ma la storia risulta così povera e le recitazioni così poco interessanti (tra un Tatum mono-espressione, una Horn perennemente ingrugnita, un Pettyfer piatto ed un McConaughey – il meno peggio del gruppo, il che è tutto dire- intento a fare il verso al Tom Cruise di Magnolia) da rendere incomprensibili le motivazioni per cui il regista abbia accettato di girare questo bel “pacco” (ogni doppio senso è puramente voluto).
In definitiva, Magic Mike è una buona alternativa economica per l'uscita tra amiche per La Festa delle Donne… forse il lancio del dvd cadrà proprio a pennello (www.versionekowalski.it).
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epidemic
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martedì 25 settembre 2012
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sodebergh affonda
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Io vedo solo un filmetto di mestiere che strizza l'occhio alla semplice commedia americana senza scavare nell'animo umano...restano le coreografie, i torsi nudi e una storiella cucita addosso solo per dare un senso al film. Sodebergh affonda in pieno! il film è inutile e molto prossimo alla tv generalista...
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donni romani
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lunedì 24 settembre 2012
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una trasgressione all'acqua di rose
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Tu quoque Sodebergh? Dopo le delusioni stagionali di Peter Weir e Ridley Scott anche Sodebergh ci lascia un po' d'amaro in bocca. Perchè l'impianto narrativo di Magic Mike - dietro l'apparente trasgressione di nudi maschili e ambienti "facili" in cui circola droga e si fa sesso occasionale - è di quelli classici che più classici non si può: ragazzo dalla vita dissoluta incontra una brava ragazza che gli fa capire il vuoto di una vita notturna e superficiale e lascia tutto per lei. Tutto qua? Quasi, perchè nel raccontare la storia di Mike - uno statuario Channing Tatum molto disinvolto in un ruolo sulla carta ostico - che lavora in cantiere di giorno e fa lo spogliarellista di notte per mettere da parte i soldi necessari a finanziare il suo sogno imprenditoriale di creatore di mobili, Sodebergh ci mette sicuramente la sua perizia registica, con scene molto ben coreografate, ma non inventa nulla, non provoca, non graffia e non fa neanche analisi o satira sociale, perchè la favola morale, a lieto fine ovviamente, segue le tappe del film di genere senza scartare mai.
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Tu quoque Sodebergh? Dopo le delusioni stagionali di Peter Weir e Ridley Scott anche Sodebergh ci lascia un po' d'amaro in bocca. Perchè l'impianto narrativo di Magic Mike - dietro l'apparente trasgressione di nudi maschili e ambienti "facili" in cui circola droga e si fa sesso occasionale - è di quelli classici che più classici non si può: ragazzo dalla vita dissoluta incontra una brava ragazza che gli fa capire il vuoto di una vita notturna e superficiale e lascia tutto per lei. Tutto qua? Quasi, perchè nel raccontare la storia di Mike - uno statuario Channing Tatum molto disinvolto in un ruolo sulla carta ostico - che lavora in cantiere di giorno e fa lo spogliarellista di notte per mettere da parte i soldi necessari a finanziare il suo sogno imprenditoriale di creatore di mobili, Sodebergh ci mette sicuramente la sua perizia registica, con scene molto ben coreografate, ma non inventa nulla, non provoca, non graffia e non fa neanche analisi o satira sociale, perchè la favola morale, a lieto fine ovviamente, segue le tappe del film di genere senza scartare mai. Le note positive sono le performance dei protagonisti, Mc Conaughey su tutti, che esibiscono muscoli e fragilità caratteriali con uguale bravura, e la figura di Kid, ragazzo timido all'inizio e sempre più oscuro man mano che prende consapevolezza delle possibilità che si aprono a chi è disposto ad infrangere le regole, paradigma di una società sempre più sbilenca ed incapace di offrire modelli positivi ai giovani. La figura di Brooke, sorella di Kid che aprirà gli occhi a Mike è talmente abbozzata da risultare inconsistente, ed è un peccato, perchè i confronti fra Mike e Brooke avrebbero potuto avere uno spessore ben maggiore, una tensione sessuale ed un'urgenza che avrebbero giustificato la scelta finale di Mike, ma forse Sodebergh ha avuto paura di aggiungere una nota troppo romantica ad un film dove la sessualità è esplicita in ogni scena ma la sensualità latita. Con una sceneggiatura più accurata e più coraggiosa si sarebbe potuto mettere in scena una realtà complessa e sfaccettata - perchè non analizzare cosa spinge valanghe di donne ad entusiasmarsi per un corpo maschile palesemente lontano ed asettico per esempio? - mentre Sodebergh si limita a declinare una trama da manuale della cinematografia hollywoodiana in un contesto antitetico ma edulcorato per l'occasione.
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[+] non si cerca la trasgressione!
(di derriev)
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marcocremona
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lunedì 24 settembre 2012
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anche l'uomo ha un corpo
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In una sala completamente invasa da ragazze (anche sopra i 50 anni) urlanti e anche un pò sboccate mi sono goduto un film davvero piacevole. Come sempre Soderberg non promette mari e monti ma porta a termine il compitino cercando cmq di aggiungere ad una storia banalotta (l'alievo supera il maestro ma non è sempre un bene) alcune sottotrame interessanti (ad esempio la crisi del capitalismo o la quotidianità delle sostanze stupefacenti). Bravo Tatum. Mefistofelico McConaughey. Bellissima la fotografia soprattutto nelle scene di "mare" con una luce quasi granata. Davvero pessimo il doppiaggio: non so se era un problema della mia sala ma era tutto fuori sincro (credo si dica così).
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In una sala completamente invasa da ragazze (anche sopra i 50 anni) urlanti e anche un pò sboccate mi sono goduto un film davvero piacevole. Come sempre Soderberg non promette mari e monti ma porta a termine il compitino cercando cmq di aggiungere ad una storia banalotta (l'alievo supera il maestro ma non è sempre un bene) alcune sottotrame interessanti (ad esempio la crisi del capitalismo o la quotidianità delle sostanze stupefacenti). Bravo Tatum. Mefistofelico McConaughey. Bellissima la fotografia soprattutto nelle scene di "mare" con una luce quasi granata. Davvero pessimo il doppiaggio: non so se era un problema della mia sala ma era tutto fuori sincro (credo si dica così). C'è pure un pò di fantascienza: uno stripper fisicatissimo e curatissimo pure nelle sopracciaglia con la passione dell'arredamento e dei mobili ricilati non può essere eterosessuale! Come sempre penso che Tatum abbia un paio d'orecchie troppo piccole su un collo troppo grosso. Dannata invidia.
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[+] esperienza diversa
(di sessantasette)
[ - ] esperienza diversa
[+] bravo tatum??
(di johnny1988)
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flyanto
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lunedì 24 settembre 2012
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il mondo degli strippers maschili racc da soderber
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Basato sulla storia quasi autobiografica dello stesso protagonista (Tatum Channing) che agli esordi della sua carriera ha lavorato come sexy ballerino nei club di strip tease maschili, il film racconta questo ambiente border line fatto di sesso superficiale, cocaina e guadagni facili. Questa pellicola di Steven Soderbergh in realtà non dice nulla di nuovo e non si distacca neppure milto dai tanti precedenti films dello stesso genere riguardanti le storie di strippers per lo più di genere femminile. La trama risulta pertanto abbastanza banale ma il realismo con cui viene descritto questo particolare ambiente e soprattutto gli ottimi, coreograficamente parlando, numeri di balletto di genere esplicitamente sessuale, sono i due elementi di pregio del film (in aggiunta ovviamente alla ben nutrita schiera di ragazzi esteticamente al top per ciò che riguarda sia il fisico che i volti).
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aragornvr
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lunedì 24 settembre 2012
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pessimo
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Da molto non vedevo un film, al cinema, che tutto ha per essere un tv movie di serie b, dagli attori alla storia (?), dalle scenografie al finale. Scontato, banale, inutile. Ottimo per vedere dei bei ragazzi. E basta.
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