La quinta stagione |
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Un film di Peter Brosens, Jessica Woodworth.
Con Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle, Peter Van den Begin.
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Titolo originale La cinquième saison.
Drammatico,
durata 93 min.
- Belgio, Paesi Bassi, Francia 2012.
- Nomad Film
uscita giovedì 27 giugno 2013.
MYMONETRO
La quinta stagione
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La quinta stagione dell'uomodi FrancisDeckhauntFeedback: 1173 | altri commenti e recensioni di FrancisDeckhaunt |
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mercoledì 12 settembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
AVVISO: Contiene informazioni sul finale del film. La Cinquième Saison è l'ultimo capitolo della trilogia, dedicata al rapporto uomo-natura, creata dalla coppia di registi Peter Brosens e Jessica Woodworth. La storia è ambientata in una piccola comunità che vive coltivando i prodotti della terra, dipendendo completamente dalla natura; ed è proprio la natura stessa che, fermando il corso delle stagioni (indimenticabile la neve che cade in piena estate), trasformerà un tranquillo villaggio in una caccia al colpevole, o meglio al capro espiatorio. Quest'ultimo altri non poteva essere che lo straniero, un apicoltore, Pol, con un figlio disabile, che viene accusato di tutto quello che sta succedendo. Altro personaggio interessante è quello di Alice, un'innocente ragazzina che, con il peggiorarsi delle condizioni di vita, finisce con il prostituirsi in cambio di poche provviste. Ma la vera protagonista di questo film è la natura che, con la sua maestosità e imprevedibilità, riesce a modificare completamente la vita degli uomini. A sottolineare ciò i pochi dialoghi che in tutto il film vengono scambiati tra i personaggi e le inquadrature dalla forte componente fotografica, se non pittorica. Unendo riprese statiche costruite alla perfezione, lenti movimenti di macchina e lunghi piani sequenza, i registi hanno reso un possente ritratto del paesaggio fiammingo. Significative le scene, tra cui quella di apertura, dell'uomo che cerca di far cantare il suo gallo, senza successo, finendo per ucciderlo. Come se la natura intendesse farla pagare all'uomo e non volesse più dargli retta (che sia, appunto, un gallo che si rifiuta di cantare o un inverno che si rifiuta di finire), trasformandolo in una bestia. Così come l'uomo uccide il gallo, infatti, gli abitanti del villaggio finiscono per “sacrificare” Pol nella folle speranza di poter scacciare l'inverno una volta per tutte. Interessante la sequenza finale: dopo la morte di Pol e quella (che rimane in dubbio) di Alice, assistiamo all'arrivo di un gruppo di struzzi, l'ultimo dei quali si ferma a guardare verso di noi. Il film termina. Finale enigmatico che può figurare il ritorno della natura, quindi la tanto attesa primavera, che nel film non arriva mai. In diverse simbologie lo struzzo rappresenta, infatti, la rinascita, la resurrezione. In araldica, invece, raffigura la possibilità di dominare le difficoltà più dure. Che si apra un barlume di speranza sul futuro dell'uomo, fin'ora rappresentato nei suoi lati più oscuri?
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