La quinta stagione |
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Un film di Peter Brosens, Jessica Woodworth.
Con Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle, Peter Van den Begin.
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Titolo originale La cinquième saison.
Drammatico,
durata 93 min.
- Belgio, Paesi Bassi, Francia 2012.
- Nomad Film
uscita giovedì 27 giugno 2013.
MYMONETRO
La quinta stagione
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Xenofobia e Natura moribondadi Giorgio RobinoFeedback: 206 | altri commenti e recensioni di Giorgio Robino |
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lunedì 14 settembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Già mentre guardavo questo "horror quieto" o film di fantapolitica", come è stato definito, ho pensato che il fim piacerebbe a registi come Bergman, a Buñuel, a Godard, a Jodoroskij (sicuramente! ed a cui si potrebbe chiedere). Quello che mi è piaciuto ma allo stesso tempo mi ha dato fastidio è la FOTOGRAFIA, ricerca troppo perfetta e statica della pittura quasi in ogni fotogramma, nei movimenti di macchina lenti e sempre con movimenti lineari non-conformi al punto di vista umano (orrizzontale): dal basso all'alto, dall'alto al basso, orrizzontali ma circolari; tutto bello c'è però un pò di autocompiacimento nel lento procedere del procedere fotografico semistatico. Sta cosa dopo un pò non la sopportavo più, ma forse poco importa perchè inquest'opera è interessante il messaggio. Questa "favola" simbolica, nella sua antichità (vedi santa inquisizione e l'uccisione delle streghe) è però una protesta POLITICA molto attuale: Il fim denuncia la devastazione ambientale sulla Terra e l'abbruttimento conseguente dell'uomo che ridotto allo stremo della soppravivenza, cerca capi espiatori, in chi ? Ovviamente nello STRANIERO. Quindi parla ovviamente di un tema MOLTO ATTUALE ora nel 2015 qui da noi, ma certamente non è un tema nuovo e perfettamente a tempo già nel 2012 quando il film uscì. Ecco quello che critico del film, a parte le questioni di estetizzazione, che sono un peccato minore dai, è non avere approfondito un pò meglio le ragioni per cui la Natura smette di vivere, di produrre; Ok, si può ben intuire, immaginare le ragioni, che potrebbero essere un inquinamento globale, una qualche catastrofe ecologica, etc. etc. ma l'ambigiuità (sicuramente voluta) è che tutta la storia riguarda un piccolo paesino rurale, che vive di agricoltura e piccoli commerci sempre agricoli, con metodi di vita, di coltivazione pure antichi, a-tecnologici... Ed anche le ragioni della desertificazione della coscienza umana sono lasciate all'immaginazione dello spettatore, che ha come mezzi per capire solo le allegorie psichedeliche ed i simbolismi... le maschere, i fiori di plastica. Ultima nota: anche se a me appaiono evidenti i richiami all'Inquisizione della Chiesa Cattolica... ai riti stile Ku Klux Klan,non c'è nessun riferimento esplicito al potere religioso. Il film è quindi volutamente astratto, "laico" da ogni riferimento contingente, religioso, sociale (la xenofobia non è quella che ci si potrebbe aspettare rappresentata, dell'"invasione" del terzo mondo all'Europa (rurale e bianchissima), ma lo straniero è rappresentato da un colto tedesco, ridottosi ad essere apicoltore home-less!).
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