babis
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sabato 2 giugno 2012
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il topo come unità monetaria
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Il film racconta una giornata fondamentale nella vita del ricco Eric Packer, una giornata trascorsa quasi esclusivamente nella sua limousine, diretta dal suo barbiere di fiducia per "aggiustare il taglio", passando nel traffico di Manhattan nella giornata di visita del Presidente USA; le ore trascorrono in maniera claustrofobica all'interno di uno spazio angusto e buio, illuminato dai personaggi che frequentano Eric, la moglie, l'amante e la guardia del corpo; e tutto diventa angoscia...fino alla scena finale, dominata dall'uomo che vuole uccidere il protagonista, simbolo del capitalismo che lui detesta. Robert Pattinson interpreta alla perfezione il crollo non solo del capitalismo, ma del niente che c'è dietro il capitalismo, perchè è tutta forma, ricerca della perfezione (prostata asimmetrica) e vuoto affettivo.
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Il film racconta una giornata fondamentale nella vita del ricco Eric Packer, una giornata trascorsa quasi esclusivamente nella sua limousine, diretta dal suo barbiere di fiducia per "aggiustare il taglio", passando nel traffico di Manhattan nella giornata di visita del Presidente USA; le ore trascorrono in maniera claustrofobica all'interno di uno spazio angusto e buio, illuminato dai personaggi che frequentano Eric, la moglie, l'amante e la guardia del corpo; e tutto diventa angoscia...fino alla scena finale, dominata dall'uomo che vuole uccidere il protagonista, simbolo del capitalismo che lui detesta. Robert Pattinson interpreta alla perfezione il crollo non solo del capitalismo, ma del niente che c'è dietro il capitalismo, perchè è tutta forma, ricerca della perfezione (prostata asimmetrica) e vuoto affettivo.
Sicuramente un ottimo film d'autore sulla società contemporanea.
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paride86
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lunedì 4 giugno 2012
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magnifico
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"Cosmopolis", un film importante, colto e grottescamente sofisticato: da vedere assolutamente, David Cronenberg non è mai stato così in forma.
Il grande cinema è morto? No, non credo.
I grandi registi sono in via di estinzione? Probabilmente sì, visto che i film più belli degli ultimi anni sono stati firmati da gente che ha passato da parecchio i 50.
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"Cosmopolis", un film importante, colto e grottescamente sofisticato: da vedere assolutamente, David Cronenberg non è mai stato così in forma.
Il grande cinema è morto? No, non credo.
I grandi registi sono in via di estinzione? Probabilmente sì, visto che i film più belli degli ultimi anni sono stati firmati da gente che ha passato da parecchio i 50...
Anche Robert Pattinson è stato una bella sorpresa: un attore di valore che adesso, dopo questo film, si è definitivamente liberato dello stereotipo di vampiro sexy per adolescenti isteriche.
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(di francesco2)
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mattevanger
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giovedì 31 maggio 2012
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calma apparente
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Un determinato e ricco giovane con la carrierra in ascesa nel mondo finanziario (Robert Pattinson), un bodyguard sempre attento e aggiornato in tempo reale al fine di garantire la sicurezza del suo assistito, una limousine bianca accessoriata all'inverosimile, un tragitto da compiere (recarsi dalla parte opposta di Manhattan per tagliarsi i capelli). Sono apparentemente pochi gli ingredienti di questo film dai quali però emergono molteplici argomenti, spunti di riflessione e dubbi amletici che tormentano lo spettatore non solo durante il film, ma anche una volta fuori dalla sala cinematografica. Tratto dall'omonimo romanzo di De Lillo, "Cosmopolis" fa parte di quei film dei quali non si può dare un giudizio a caldo, è un film che va metabolizzato, compreso e poi, solo dopo, assimilato.
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Un determinato e ricco giovane con la carrierra in ascesa nel mondo finanziario (Robert Pattinson), un bodyguard sempre attento e aggiornato in tempo reale al fine di garantire la sicurezza del suo assistito, una limousine bianca accessoriata all'inverosimile, un tragitto da compiere (recarsi dalla parte opposta di Manhattan per tagliarsi i capelli). Sono apparentemente pochi gli ingredienti di questo film dai quali però emergono molteplici argomenti, spunti di riflessione e dubbi amletici che tormentano lo spettatore non solo durante il film, ma anche una volta fuori dalla sala cinematografica. Tratto dall'omonimo romanzo di De Lillo, "Cosmopolis" fa parte di quei film dei quali non si può dare un giudizio a caldo, è un film che va metabolizzato, compreso e poi, solo dopo, assimilato.
Il viaggio verso il tanto desiderato barbiere è solo uno spunto, un espediente durante il quale Eric Packer (Robert Pattinson) incontra diversi consulenti con i quali cerca di affrontare la crisi finanziaria che sta attraversando la sua azienda. Ognuno di questi personaggi è il mezzo attraverso il quale vengono trattati molteplici argomenti attraverso l'utilizzo di dialoghi (presi in parte dall'omonimo libro) complessi, filosofici e talvolta surreali. Tutto ciò avviene all'interno della limousine: ambiente lussuoso, tecnologico e soprattutto ovattatto e insonorizzato perfettamente dal mondo esterno. E' proprio questo il punto: volta per volta personaggi del mondo esterno (reale e tangibile) entrano nella limousine, che rappresenta il mondo surreale, fittizio, fatto di dialoghi penetranti e devianti, fatto di calma apparente, informazioni caotiche e complesse, termini tecnici e forbiti, fatto di lunghi silenzi (il senso di vuoto è devastante) e di svariate osservazioni sul mondo esterno. Il viaggio verso il barbiere è un "cammino" ( la limousine a causa di una manifestazione viaggia a passo d'uomo) nella scoperta della personalità, dell' io interiore, delle fobie, delle paure, delle manie del protagonista finchè egli, soddisfatto di aver compreso se stesso, ma anche ciò che lo circonda non arriva ad affrontare la realtà.
Innumerevoli sono le interpretazioni, i significati e le "spiegazioni" che si possono dare a questo film, ed è proprio questa la sua forza.
Interessante sarà vedere la faccia di orde di teenagers uscire dalla sale schifati e contrariati per non aver capito nulla del film appena visto, attratti solo dal loro idolo di Twilight.
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alessandro guatti
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domenica 3 giugno 2012
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duro ritratto della crisi della contemporaneità
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Una limousine bianca attraversa Manhattan a passo d’uomo: in città c’è il Presidente (“quello degli Stati Uniti”, sia chiaro) e le strade sono bloccate. Ci sono anche i rivoltosi che protestano contro la situazione economica. E sociale. E politica. E all’interno dell’auto, Erick Packer, giovane dirigente della finanza con un’ossessione: “aggiustare il taglio” dal suo parrucchiere di fiducia. Che si trova dall’altra parte della città, naturalmente. Sfidando il traffico e le minacce alla sua vita (il suo capo della sicurezza gli comunica il graduale avvicinamento di qualcuno che mira alla sua incolumità), Erick scivola da una capo all’altro della città e al contempo negli abissi di una crisi personale e finanziaria.
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Una limousine bianca attraversa Manhattan a passo d’uomo: in città c’è il Presidente (“quello degli Stati Uniti”, sia chiaro) e le strade sono bloccate. Ci sono anche i rivoltosi che protestano contro la situazione economica. E sociale. E politica. E all’interno dell’auto, Erick Packer, giovane dirigente della finanza con un’ossessione: “aggiustare il taglio” dal suo parrucchiere di fiducia. Che si trova dall’altra parte della città, naturalmente. Sfidando il traffico e le minacce alla sua vita (il suo capo della sicurezza gli comunica il graduale avvicinamento di qualcuno che mira alla sua incolumità), Erick scivola da una capo all’altro della città e al contempo negli abissi di una crisi personale e finanziaria. Che, per lui, sono praticamente la stessa cosa: non riuscire a prevedere l’andamento di certi titoli finanziari esteri lo getta in uno stato di profonda insicurezza. Attraverso dialoghi con analisti, teorici della finanza, dipendenti e donne di vario titolo (quasi tutti svolti all’interno della limousine), Cronenberg delinea un ritratto angosciante che riflette il contemporaneo capitalismo finanziario: una realtà a sé stante, che malgrado tutto resta separata dal mondo. La limousine, fulcro spaziale dell’intero film, diventa così metafora dell’universo dell’economia finanziaria che attraversa la vita ordinaria della gente causando disastri sociali dei quali, però, non sembra avere piena consapevolezza. O forse, semplicemente, non se ne cura. Erick, modello del giovane rampante che ormai crede di poter ottenere tutto ciò che vuole, non riesce in realtà ad avere né l’amore della moglie, né una vera “padronanza” dell’arte e della cultura: le opere di Rotko sono per lui soltanto oggetti da possedere (per vedere i quali la gente dovrà pagarlo) e la libreria è solo l’anticamera per un motel dove consumare l’atto sessuale, per lui unico mezzo di entrare in contatto con l’universo femminile. Cosmopolisè un film claustrofobico, girato quasi tutto in interni di piccole dimensioni, in cui Cronenberg, che dirige magistralmente un Robert Pattinson sempre più convincente, esplora l’esplodere della follia, che conduce Erick a improvvisi scoppi di violenza e ad azioni apparentemente incomprensibili, come andare volontariamente incontro a colui che attenta alla sua vita e che, forse, non è altro che quella parte di sé che gli ricorda tutto ciò che ha calpestato (o sacrificato) per diventare l’uomo che è oggi.
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(di alessandro guatti)
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zoom e controzoom
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lunedì 28 maggio 2012
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prostata assimetrica
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I primi dieci minuti del film danno un senso di scollamento tale da desiderare di essere altrove : quello che dicono i due personaggi dentro la limousine, è assolutamente incomprensibile. L'atmosfera ovattata del lussuoso interno location clautrofobica, l'assenza di rumori - la musica non inizia subito e si nota molto quando questo accade -, la lentezza e la monotonia del ripetersi del clichè rapporto uomo/donna, fanno sprofondare in un annullamento della reattività che si riesce ad accettare solo quando si può mettere a fuoco di che cosa si sta trattanto. Indubbiamente un film di alto livello, non facilmente assimilabile e non per tutti, anche se la terza parte fotograficamente è più attraente e precisa nei ritagli degli spazi, nelle inquadrature dei personaggi, nei cromatismi piuttosto densi e dai toni caldi, e per il ritmo che leggermente si anima.
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I primi dieci minuti del film danno un senso di scollamento tale da desiderare di essere altrove : quello che dicono i due personaggi dentro la limousine, è assolutamente incomprensibile. L'atmosfera ovattata del lussuoso interno location clautrofobica, l'assenza di rumori - la musica non inizia subito e si nota molto quando questo accade -, la lentezza e la monotonia del ripetersi del clichè rapporto uomo/donna, fanno sprofondare in un annullamento della reattività che si riesce ad accettare solo quando si può mettere a fuoco di che cosa si sta trattanto. Indubbiamente un film di alto livello, non facilmente assimilabile e non per tutti, anche se la terza parte fotograficamente è più attraente e precisa nei ritagli degli spazi, nelle inquadrature dei personaggi, nei cromatismi piuttosto densi e dai toni caldi, e per il ritmo che leggermente si anima.
Le figure femminili sono donne di/per fare sesso, il tono della conversazione tra loro ed Erick, è decisamente variato se è in fase attiva ssessuale o se conversano di affari.
Le figure maschili vivono all'interno di un'apatia esistenziale, animata al massimo da una minaccia o da un mito defunto, e sono tutte conseguenti ad un non senso, ad un tedio esistenziale nel quale sono immersi saturi, senza mezze misure, di benessere o di malstare.
L'unico personaggio che si salva da tutta questa devastante "depravazione futurista",è il barbiere che ancora conserva in sè, e la poltroncina ad automobilina per bambini ne è il testimone, i ricordi di un'altra vita con un rapporto sociale più consolidato e fertile.
Il film si regge su di un forte simbolismo non immediato e i lunghi dialoghi non aiutano ad entrare nel contesto : troppo intelettualizzati, Antonioni docet, anche se proiettati in un ben smunto futuro molto umanamente desolante.
L'assimetria in un mondo privato delle spinte di affettività, di motivazioni, è un pregio in quanto rarità non omologata, ma il ricco Erick è troppo giovane per saperne non solo il significato letterale, ma pure il senso più profondo.
Lo troverà attraverso la morte ? il finale è ambiguo, ma troncato di netto come la chiusura di un libro più che un punto di domanda, ma lascia aperta la domanda a chi vivrà domani se effettivamente si stia andando verso quella qualità della vita.
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(di crash76)
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vales.
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venerdì 8 giugno 2012
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la crisi secondo cronenberg
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Cronenberg torna al suo stile più classico scegliendo come protagonista Robert Pattinson, uno degli attori della sua generazione più noti e disprezzati dalla critica. Scelta quindi molto discussa, che però il cineasta canadese ha giustificato in più occasioni e più modi, tessendo lodi sul giovane attore inglese. Lo ha voluto perchè ha riconosciuto in lui il suo vero potenziale nel semisconosciuto "Little ashes", in cui , poco più che ventenne, veste addirittura i panni del folle e geniale Dalì.
Ed anche perchè aveva le doti fisiche, l'accento e l'intonazione vocale adatte per il suo personaggio, l'agente di borsa miliardario Eric Packer. Il regista è rimasto colpito a tal punto da Pattinson che ha già confermato una loro seconda collaborazione.
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Cronenberg torna al suo stile più classico scegliendo come protagonista Robert Pattinson, uno degli attori della sua generazione più noti e disprezzati dalla critica. Scelta quindi molto discussa, che però il cineasta canadese ha giustificato in più occasioni e più modi, tessendo lodi sul giovane attore inglese. Lo ha voluto perchè ha riconosciuto in lui il suo vero potenziale nel semisconosciuto "Little ashes", in cui , poco più che ventenne, veste addirittura i panni del folle e geniale Dalì.
Ed anche perchè aveva le doti fisiche, l'accento e l'intonazione vocale adatte per il suo personaggio, l'agente di borsa miliardario Eric Packer. Il regista è rimasto colpito a tal punto da Pattinson che ha già confermato una loro seconda collaborazione...
Magari per molti tutto ciò non significa automaticamente che l'attore abbia talento, ma non si può negare che la sua prova in "Cosmopolis" sia finora la più riuscita. Si dimostra perfetto per la parte di questo uomo glaciale, apatico, inquieto ed autolesionista. Ruolo non facile, che non si può pienamente comprendere senza conoscerne la sua versione cartacea, certamente più dettagliata, perchè fornisce inoltre lunghe pagine di suoi monologhi e pensieri.
Mancano rispetto al libro anche un paio di scene ( una, l'unica, con un pizzico di sentimento, e il finale, sinceramente più spettacolare e d'effetto tramite le parole di De Lillo...) che il regista ha scartato per porre in primo piano gli aspetti a lui più cari: la crisi economica - oltre che esistenziale - la violenza, il sesso.
In generale, rispetto alle premesse, non si spinge troppo oltre nelle scene più forti (ad esempio, c'è un solo nudo femminile integrale, mentre nel libro ci sono più nudi e situazioni più spinte). A spiazzare sono più che altro i dialoghi, tanto vuoti quanto significativi, poichè espressione di una società "malata". Eric Packer sente vicino il proprio tramonto ed è consciamente lui stesso ad anticiparlo. Nessuna fatalità dunque: è un antieroe, sprezzante del pericolo e incapace di provare sentimenti come amore, simpatia o amicizia. Pieno di paure e manie anche, ma il suo maggiore tormento è...la vita stessa.
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(di vandamme84)
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ciuff
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sabato 2 giugno 2012
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un film difficile ma da non perdere
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Se soffri di claustrofobia, la prima parte del film ti porterà a pensare che hai sbagliato a dar credito ad un regista tanto bravo...Ma se resisti ed accetti l'opprimente limousine, alla fine ti sentirai migliore...non solo perché avrai la sensazione di aver superato una dura prova, ma soprattutto per aver condiviso emozioni forti e aver potuto apprezzare la genialità di Cronenberg e la bravura dei protagonisti. Troppe metafore? non direi...la denuncia è più efficace se non troppo banale.
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venarte
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giovedì 5 luglio 2012
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cosmopolis: sesso, follia e paranoia
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Eric Packer, “giovane, in gamba e allevato dai lupi”, è un ventottenne miliardario, asso della New Economy, che decide di farsi aggiustare il taglio dei capelli dal suo barbiere. Incurante dei pericoli di un possibile attentato al presidente degli Stati Uniti in visita a New York, Eric parte da Wall Street, a bordo della sua limousine ipertecnologica, per un viaggio allucinante attraverso la Grande Mela. Durante la traversata, le sue manie e paranoie raggiungono l’esasperazione trascinandolo in un turbine di sesso, follia e autodistruzione. Ipocondriaco e ossessionato dalla sua incolumità, questo novello Icaro, in cerca dell’armonia e della perfezione, precipita nel vuoto delle sue psicosi e si troverà ben presto a confrontarsi con se stesso.
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Eric Packer, “giovane, in gamba e allevato dai lupi”, è un ventottenne miliardario, asso della New Economy, che decide di farsi aggiustare il taglio dei capelli dal suo barbiere. Incurante dei pericoli di un possibile attentato al presidente degli Stati Uniti in visita a New York, Eric parte da Wall Street, a bordo della sua limousine ipertecnologica, per un viaggio allucinante attraverso la Grande Mela. Durante la traversata, le sue manie e paranoie raggiungono l’esasperazione trascinandolo in un turbine di sesso, follia e autodistruzione. Ipocondriaco e ossessionato dalla sua incolumità, questo novello Icaro, in cerca dell’armonia e della perfezione, precipita nel vuoto delle sue psicosi e si troverà ben presto a confrontarsi con se stesso.
Dialoghi al limite dell’inverosimile e frasi lapidarie come “il talento è più erotico quando è sprecato” o “il futuro è destinato a fallire”, condiscono questa nuova fatica del regista David Cronenberg che torna alle sue tematiche allucinogene dopo il biografico A dangerous method.
Tratto dall’omonimo romanzo dell’italo-americano Don DeLillo, il film mostra l’implosione del capitalismo (“il topo diventò l’unità monetaria”) parallelamente alla parabola discendente del protagonista.
Decisamente nel suo primo ruolo difficile, il bel Robert Pattinson impersona un Eric alquanto composto e inespressivo, dando l’impressione di essere ancora legato e dipendente dall’Edward di Twilight, tranne per i denti da vampiro che in Cosmopolis non spuntano.
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vales.
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mercoledì 30 maggio 2012
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spiazzante
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Difficile da capire se non si conoscono il libro da cui è tratto (l'omonimo di Don De Lillo) e il regista, questo film è senza dubbio difficile e non popolare, ma degno di essere visto e rivisto.
Punto forte del film è proprio la sua fonte, coi suoi dialoghi - per una volta! - letteralmente riportati sullo schermo. Apparentemente illogici, sono invece espressione del vuoto della contemporaneità, della crisi esistenziale del protagonista, Eric Packer, che ha il volto e la voce azzeccatissimi di un inedito Robert Pattinson.
L'attore inglese ci cimenta col cinema d'autore misurandosi con un ruolo per nulla semplice. E convince: glaciale quando serve, ma non per questo inespressivo. Bene anche il resto del cast (l'inquietante Giamatti in particolare), anche se fa più da "contorno" al suo protagonista.
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Difficile da capire se non si conoscono il libro da cui è tratto (l'omonimo di Don De Lillo) e il regista, questo film è senza dubbio difficile e non popolare, ma degno di essere visto e rivisto.
Punto forte del film è proprio la sua fonte, coi suoi dialoghi - per una volta! - letteralmente riportati sullo schermo. Apparentemente illogici, sono invece espressione del vuoto della contemporaneità, della crisi esistenziale del protagonista, Eric Packer, che ha il volto e la voce azzeccatissimi di un inedito Robert Pattinson.
L'attore inglese ci cimenta col cinema d'autore misurandosi con un ruolo per nulla semplice. E convince: glaciale quando serve, ma non per questo inespressivo. Bene anche il resto del cast (l'inquietante Giamatti in particolare), anche se fa più da "contorno" al suo protagonista. Adatte le musiche del bravissimo Shore ed efficace - anche se poco inventiva - la regia di Cronenberg. Uniche pecche certi cambiamenti rispetto al libro e il doppiaggio, in particolare quello di Crescentini, che penalizza Pattinson, facendolo parlare ancora col tono di Edward Cullen...Se si vede la versione originale, invece, ci si accorge subito di come l’attore 26enne dia personalità ad Eric anche tramite l'intonazione vocale logorroica. Per quanto riguarda i cambiamenti, avrei voluto vedere una scena a mio avviso importante che è stata totalmente tagliata, ovvero l'ultimo incontro tra Eric e la moglie Elise, interpretata dall'elegante Sarah Gadon. E poi forse sarebbe stato più interessante dare maggiore spazio anche alla città: nel libro Eric, pur stando spesso dentro la sua limousine supersicura e tecnologica, la guarda continuamente, osserva tutto e tutti. Nel film invece questo elemento non emerge, il personaggio sembra ancora più estraneo a tutto ciò che lo circonda. E in effetti non gli importa granchè, ma lo analizza di continuo. A parte questo, il film è eccezionale, scorre lentamente nella prima parte - proprio come il libro – per poi regalare un crescendo di tensione sino all’ultimo minuto. Anche a me…che conoscevo già tutta la storia avendo letto il libro.
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(di vandamme84)
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salvatore marfella
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giovedì 7 giugno 2012
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film nerissimo sugli spettri della modernita'
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Film straordinario, spiazzante, volutamente sgradevole nei suoi eccessi quasi programmatici, è qualcosa di più di una splendida allegoria sulla Fine del Capitalismo. E' un film sulla nevrosi quotidiana, sulla paranoia del Nemico da abbattere o da cui difendersi. Lo sguardo lucido e freddo della macchina da presa si appunta non solo sul protagonista, che si aggira come uno spettro o ospita nella sua vettura altri spettri, ma anche sulla follia della Massa, sulla sua irrazionalità, sulla sua incapacità di centrare il bersaglio nelle sue proteste contro un avversario sempre più evanescente. Fra i riferimenti letterari, oltre al testo di De Lillo, da cui è tratto, è impossibile non pensare ai racconti di William Gibson, al cyberpunk, all'iperrealismo e persino all'"Odissea" di Omero.
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Film straordinario, spiazzante, volutamente sgradevole nei suoi eccessi quasi programmatici, è qualcosa di più di una splendida allegoria sulla Fine del Capitalismo. E' un film sulla nevrosi quotidiana, sulla paranoia del Nemico da abbattere o da cui difendersi. Lo sguardo lucido e freddo della macchina da presa si appunta non solo sul protagonista, che si aggira come uno spettro o ospita nella sua vettura altri spettri, ma anche sulla follia della Massa, sulla sua irrazionalità, sulla sua incapacità di centrare il bersaglio nelle sue proteste contro un avversario sempre più evanescente. Fra i riferimenti letterari, oltre al testo di De Lillo, da cui è tratto, è impossibile non pensare ai racconti di William Gibson, al cyberpunk, all'iperrealismo e persino all'"Odissea" di Omero. Film nerissimo e gelido, senza speranza, è un film sul Presente ma che si proietta, sia come "testo" che come discorso sulla realtà, avanti di almeno 20 anni. Non esistono mezze misure per "COSMOPOLIS": prendere o lasciare. Noi prendiamo!
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