grazias88
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lunedì 2 gennaio 2012
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tutto cambia affinché nulla cambi
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Stephen, giovane consulente politico, è alle prese un’imperdibile occasione per la sua carriera e il suo futuro: le primarie in Ohio. Il suo candidato, il democratico Morris, potrebbe vincere e gareggiare per la presidenza degli Stati Uniti. Stephen ha molta fiducia che lui sia l’uomo giusto in grado di cambiare realmente le cose. Tutto ciò finché il giovane non viene casualmente a sapere come, nonostante il progressismo dei suoi discorsi elettorali, Morris non solo tragga vantaggi sessuali dalla sua posizione di potere, cosa piuttosto comune in politica, ma sia disposto a “far fuori” chiunque ostacoli la sua corsa verso la casa bianca, senza nessuno scrupolo e senza nessuna da lui osannata morale.
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Stephen, giovane consulente politico, è alle prese un’imperdibile occasione per la sua carriera e il suo futuro: le primarie in Ohio. Il suo candidato, il democratico Morris, potrebbe vincere e gareggiare per la presidenza degli Stati Uniti. Stephen ha molta fiducia che lui sia l’uomo giusto in grado di cambiare realmente le cose. Tutto ciò finché il giovane non viene casualmente a sapere come, nonostante il progressismo dei suoi discorsi elettorali, Morris non solo tragga vantaggi sessuali dalla sua posizione di potere, cosa piuttosto comune in politica, ma sia disposto a “far fuori” chiunque ostacoli la sua corsa verso la casa bianca, senza nessuno scrupolo e senza nessuna da lui osannata morale. Idem ovviamente per lo staff dei due contendenti alle primarie, sia del suo candidato che di quello avversario. In tutto questo spietato “cane-mangia-cane”, i primi a esser estromessi sono i giovani, gli inesperti e ingenui, tutti quelli che hanno meno potere: solo i più camaleontici e cinici possono arrivare alla stretta cima della piramide dove Morris si trova. Ogni mezzo è ammesso anche se ciò comporta tradire l’onestà di anni di una persona rovinandogli per sempre la carriera e, di conseguenza, anche la vita. Grazie ad accordi e ricatti con la stampa rimane solo il risultato delle azioni, mentre il come e il perché vengono messi a tacere o dissimulati, e guai se ciò non accade! Evitare a tutti costi lo scandalo è l’unica vera legge vigente in politica: ciò comporterebbe una fatale caduta verso la base più larga della piramide. Una volta compreso questo bestiale meccanismo, Stephen lascia da parte definitivamente quei residui di ideali che lo avevano accompagnato, e un po’ anche per vendetta e rivalsa, riesce a trovarsi stavolta lui in posizione di potere rispetto a Morris. Clooney qui ci dimostra nuovamente la sua bravura come regista, oltre che attore, sceneggiatore e produttore oltre che la sua grande capacità di cogliere l’essenza di un determinato ambiente e tempo. Bravissimi gli attori, in particolare Ryan Gosling, di una bravura mostruosa, ma anche i comprimari come Giamatti, Hoffman e la Wood. La figura interpretata da Clooney stesso mi ha molto ricordato quella sibillina di Piece Brosnan ne “L’uomo nell’ombra” di Roman Polanski. Presumo che Clooney si sia liberamente fatto ispirare dalle atmosfere e denunce di quel bel film noir. Il governatore Morris sembra proprio rappresentare pregi e difetti del prototipo del politico democratico made in Usa: dai vizi di Clinton alle, chissà se vere, promesse di Obama.Deve essere molto difficile dirigersi da solo, nonostante ciò la sua regia è molto fine e non si mostra mai eccessivamente e virtuosisticamente: abbondano i piani stretti perchè stretti e esclusivi sono gli scontri tra i titani della politica. Spiccano i due identici movimenti di macchina che seguono la femminilità delle due stagiste dello staff con l’obiettivo, più che riuscito, di ottenere un effetto dejavu e che aprono e chiudono circolarmente il film: le due ragazze per il meccanismo politico sono del tutto intercambiabili. L’unica vera cosa che è cambiata, dall’inizio alla fine di questa storia, è lo sguardo del protagonista, che se prima era fiducioso e ansioso per la vittoria, ora è molto freddo e distaccato dinnanzi al discorso del governatore Morris, le cui parole con tutta probabilità rimarranno tali.
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peninsula.eu
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domenica 4 marzo 2012
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forse il film dell'anno
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Bravo George Clooney, intellettuale sensibile e visionario capace di esprimere la propria disillusione esistenziale tirando in ballo persino il partito cui da sempre fa riferimento per tradizione di famiglia, oltre che per convinzione personale. In sostanza, un duro apologo su potere, ambizione e lealtà a conferma di un dato del quale, in Italia, siamo ben consapevoli: la politica è un trojaio in cui il più sano ha già contratto la rogna. Memorabile la scena del cellulare, degna di Alfred Hitchcock. Con scelta finissima e crudele, ma giusta, la sceneggiatura insinua il dubbio sull'esito finale della vicenda. Paul Giamatti e Philip Seymour Hoffman da candidare di corsa agli Oscar come non protagonisti.
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Bravo George Clooney, intellettuale sensibile e visionario capace di esprimere la propria disillusione esistenziale tirando in ballo persino il partito cui da sempre fa riferimento per tradizione di famiglia, oltre che per convinzione personale. In sostanza, un duro apologo su potere, ambizione e lealtà a conferma di un dato del quale, in Italia, siamo ben consapevoli: la politica è un trojaio in cui il più sano ha già contratto la rogna. Memorabile la scena del cellulare, degna di Alfred Hitchcock. Con scelta finissima e crudele, ma giusta, la sceneggiatura insinua il dubbio sull'esito finale della vicenda. Paul Giamatti e Philip Seymour Hoffman da candidare di corsa agli Oscar come non protagonisti. Grazie anche a Leonardo Di Caprio, che ci ha messo i soldi. VOTO: 7½ (ma crescerà)
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ultimoboyscout
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venerdì 18 maggio 2012
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l'altra faccia della politica.
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Tratto dalla piece di Beau Willimon, "Farragut North", fermata del metro nel centro di Washington a due passi dal quartiere lobbysta, il film ha due magnifici protagonisti. Clooney è il Senatore Morris, democratico, nel pieno della campagna elettorale presidenziale, Gosling è Myers, stratega del Senatore, idealista come pochi altri, da rimanere perplesso (eufemismo...) di fronte al numero stupefacente di compromessi che occorre accettare in nome del fine, da ottenere costi quel che costi. E' un film che rende ancora più netto il distacco tra gente comune (e perbene) e politici. Le lobbies premono, ottenendo, e i politici e (pre)potenti vari, pur di ottenere a loro volta ciò che vogliono, abbozzano e accettano.
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Tratto dalla piece di Beau Willimon, "Farragut North", fermata del metro nel centro di Washington a due passi dal quartiere lobbysta, il film ha due magnifici protagonisti. Clooney è il Senatore Morris, democratico, nel pieno della campagna elettorale presidenziale, Gosling è Myers, stratega del Senatore, idealista come pochi altri, da rimanere perplesso (eufemismo...) di fronte al numero stupefacente di compromessi che occorre accettare in nome del fine, da ottenere costi quel che costi. E' un film che rende ancora più netto il distacco tra gente comune (e perbene) e politici. Le lobbies premono, ottenendo, e i politici e (pre)potenti vari, pur di ottenere a loro volta ciò che vogliono, abbozzano e accettano. Senza dubbio il miglior film del Clooney regista, che quando dirige, interpreta e produce alza sempre un discreto polverone, spalleggiato da un cast a cinque stelle, non solo per la presenza di Gosling. Si tratta di un bagno di cinismo a tutti gli effetti, ma anche di cruda verità, non è un film politico, piuttosto sulla natura umana e su quanto si è disposti a sacrificare la propria anima in nome del successo, del potere e del denaro. Il punto di vista è quello di Stephen Myers, il guru, che di colpo sente e poi scopre il marcio, capisce di essere comodamente sacrificabile sull'altarino della politica e si rende conto di quanto possa essere seducente/seduttiva la bieca pratica del potere. Non vuole essere una pellicola d'avanguardia, tutto deve sottostare alla cosa più importante e cioè il messaggio, efficacissimo nel suo essere secco, caustico e immediato, il film rappresenta alla perfezione il bestiario del meglio (e soprattutto) del peggio che vive e vegeta nel mondo della politica e della comunicazione, tra corruzione, manipolazione, compromessi e "alti" ideali. Un'entrata a gamba tesa bella e buona, senza compromessi o mezzi termini, questa di Clooney sull'attualità che genera una pellicola rigorosa, sentita e molto composta. Il Senatore parla alla moglie di una linea sulla sabbia, da lui stesso tracciata, che ha dovuto spostare: il film mostra la deriva di quella linea (etica), cancellata e spostata a piacimento in nome dei propri interessi e per nascondere lo scheletro nell'armadio.
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great steven
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domenica 27 marzo 2016
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sguardo attento alle contraddizioni della politica
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LE IDI DI MARZO (USA, 2011) diretto da GEORGE CLOONEY. Interpretato da RYAN GOSLING, GEORGE CLOONEY, EVAN RACHEL WOOD, JEFFREY WRIGHT, PHILIP SEYMOUR HOFFMAN, PAUL GIAMATTI, MARISA TOMEI
Steven Myers è un brillante consulente che sta lavorando alla campagna presidenziale del governatore Mike Morris, candidato del Partito Democratico in corsa per ricoprire il ruolo di capo dello Stato, il cui avversario è il senatore repubblicano Thompson. Di un’onestà integerrima e apparentemente incorruttibile, Steven porta avanti il suo lavoro senza cedere alle lusinghe e mettendo in campo tutte le sue strabilianti abilità, ma il suo percorso sarà presto ostacolo da due scandali: nel primo caso, dovrà rendere conto ai colleghi e al suo datore di lavoro di un incontro avvenuto con Tom Duffy, il cinico organizzatore dei comizi del senatore Thompson, mentre nell’altro avrà a che fare con la gravidanza indesiderata di Molly Stearns, giovane stagista molto carina, figlia di un noto politico e intenzionata ad abortire il figlio avuto dallo stesso governatore.
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LE IDI DI MARZO (USA, 2011) diretto da GEORGE CLOONEY. Interpretato da RYAN GOSLING, GEORGE CLOONEY, EVAN RACHEL WOOD, JEFFREY WRIGHT, PHILIP SEYMOUR HOFFMAN, PAUL GIAMATTI, MARISA TOMEI
Steven Myers è un brillante consulente che sta lavorando alla campagna presidenziale del governatore Mike Morris, candidato del Partito Democratico in corsa per ricoprire il ruolo di capo dello Stato, il cui avversario è il senatore repubblicano Thompson. Di un’onestà integerrima e apparentemente incorruttibile, Steven porta avanti il suo lavoro senza cedere alle lusinghe e mettendo in campo tutte le sue strabilianti abilità, ma il suo percorso sarà presto ostacolo da due scandali: nel primo caso, dovrà rendere conto ai colleghi e al suo datore di lavoro di un incontro avvenuto con Tom Duffy, il cinico organizzatore dei comizi del senatore Thompson, mentre nell’altro avrà a che fare con la gravidanza indesiderata di Molly Stearns, giovane stagista molto carina, figlia di un noto politico e intenzionata ad abortire il figlio avuto dallo stesso governatore. La corruzione dilagante e il muro di certezze che crollano come un castello di carte obbligheranno Steven a ricredersi sulle sue posizioni e a capire che, nel mondo della politica, la meritocrazia e la capacità di aprirsi la strada a forza di illegalità fanno la differenza tra un consulente valido e uno disoccupato e fallito: pur prendendo il posto di Paul, il suo collaboratore più fidato che però lo pugnalerà inaspettatamente alle spalle, il giovane non ne resterà comunque soddisfatto. Gli unici due difetti di questo eccitante thriller, con cadenze profonde di noir, nel quale, come sempre, il regista affida la parte del protagonista a un altro attore, e si ritaglia per sé un ruolo importante ma incontestabilmente secondario, si riassumono brevemente: un semplicismo abbastanza fastidioso, che rende fin troppo elementare la dialettica che alberga nei cuori di questi personaggi che si sospettano l’un l’altro proprio per lavoro, e in secondo luogo un eccesso di volgarità nei dialoghi, forse non così necessaria per quanto il mestiere di politico vada ormai a braccetto con una concezione comunemente popolare della corruttibilità, del malcostume e del tradimento premeditato. Ma per il resto l’ultima fatica di Clooney dietro alla macchina da presa (e anche davanti, ma in fondo è un dato di secondo piano) si distingue per la lucidità inconfutabile con cui il tema politico tipicamente statunitense viene trattato: è un universo messo a nudo, spogliato di ogni convenzione e buttato in faccia allo spettatore in tutta la sua brutalità, caratteristica fondamentale per un ambiente nel quale il gioco di squadra può determinare sia la fortuna del singolo sia la rovina del gruppo intero. II punto forte rimane comunque un coacervo di interpretazioni a dir poco straordinarie, tutte quante da applauso: R. Gosling è un rampollo tutt’altro che malato di rampantismo, strenuamente contrario all’opportunismo e in grado di camminare sui carboni ardenti a costo di difendere la verità e il merito; Clooney, in un ruolo insolitamente negativo, brilla di luce propria nei panni di un politicante che più ipocrita non si potrebbe, la cui faccia di bronzo è invitante di fronte all’elettorato e cupamente sincera quando intrattiene relazioni meno pubbliche; Hoffman, in uno dei suoi ultimi ruoli più efficaci, centra il bersaglio con la sua recitazione pragmatica, fuori controllo e fuori misura, regalando un antieroe dei giorni nostri che ha fatto sua la lezione della necessità dell’egocentrismo in politica; P. Giamatti, altro antagonista assai al di fuori dei canoni abituali, dimostra di possedere corde drammatiche che non disdegnano incursioni nell’umorismo caustico più spregiudicato; una E. R. Wood birichina ma contemporaneamente anche intristita è la sorpresa femminile più gradevole dell’opera, senza nulla togliere alla giornalista volubile di M. Tomei, il cui voltagabbana improvviso e la cui tendenza a vendersi al miglior offerente mettono a segno una performance memorabile; e infine J. Wright, malgrado l’esiguità delle scene in cui compare, disegna col vetriolo un parlamentare repubblicano convinto dei suoi sistemi e capace di fare promesse importanti. Il riferimento all’assassinio di Giulio Cesare è pertinente, ma non solo: letto al contrario (nel senso cioè della rivalsa di un subalterno nei confronti del proprio superiore, allo scopo di conquistare una vittoria che poi non arriva), ha qualcosa di spietatamente geniale. Ottima anche la scelta di illuminare con scarsità le sequenze più intense: il buio aiuta sempre, cinematograficamente parlando, a sottolineare l’intrinseca drammaticità di alcuni momenti che, sullo schermo, rendono con un’efficienza a pieno vapore. Nemmeno un Oscar.
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fabio2
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mercoledì 28 dicembre 2011
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da e.r. alle soglie dell'oscar
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Non ci sarà un miglior attore protagonista, in questo film. Tutti al fotofinish, con un piccolo vantaggio per Philip Seymour Hoffman. Clooney preferisce regalarci una pellicola sugli intrighi, i backstages, della politica "stars and stripes". Niente sconti, solo il lato oscuro. Ci si lascia attrarre dalla ripetitiva, mai logorante, proiezione dei primi piani, sui volti dei protagonisti, per capire chi è il buono ed il cattivo. Fuori resta ancora un paese disincantato, ove tutto sembra risolto dimenticato, ed intanto dietro la bandiera tutti tramano. Film tremendamente reale, come Syriana, ove Clooney dimostra ancora una volta,che al di là del medico di pronto Soccorso, sa fare cinema sul serio.
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Non ci sarà un miglior attore protagonista, in questo film. Tutti al fotofinish, con un piccolo vantaggio per Philip Seymour Hoffman. Clooney preferisce regalarci una pellicola sugli intrighi, i backstages, della politica "stars and stripes". Niente sconti, solo il lato oscuro. Ci si lascia attrarre dalla ripetitiva, mai logorante, proiezione dei primi piani, sui volti dei protagonisti, per capire chi è il buono ed il cattivo. Fuori resta ancora un paese disincantato, ove tutto sembra risolto dimenticato, ed intanto dietro la bandiera tutti tramano. Film tremendamente reale, come Syriana, ove Clooney dimostra ancora una volta,che al di là del medico di pronto Soccorso, sa fare cinema sul serio.
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niloko
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mercoledì 7 marzo 2012
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the ides of superficiality
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Stephen Meyers (Ryan Gosling)è un giovane e brillante addetto stampa della campagna per le primarie presidenziali del Partito Democratico in Ohio. Il candidato, il governatore Mike Morris (George Clooney), è un convinto idealista e sostenitore dei profondi valori costituzionali.Stephen, tuttavia, è corteggiato dalla concorrenza ma non si lascia convincere tenendo fede ai suoi principi e alla fiducia che ha in Morris. Con il tempo scoprirà il lato oscuro della politica. Clooney, dopo “In amore niente regole” del 2007, ritorna dietro la macchina da presa dirigendo un film politicamente scorretto. L’intero film getta fango su tutta la politica vista come una corsa al potere.
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Stephen Meyers (Ryan Gosling)è un giovane e brillante addetto stampa della campagna per le primarie presidenziali del Partito Democratico in Ohio. Il candidato, il governatore Mike Morris (George Clooney), è un convinto idealista e sostenitore dei profondi valori costituzionali.Stephen, tuttavia, è corteggiato dalla concorrenza ma non si lascia convincere tenendo fede ai suoi principi e alla fiducia che ha in Morris. Con il tempo scoprirà il lato oscuro della politica. Clooney, dopo “In amore niente regole” del 2007, ritorna dietro la macchina da presa dirigendo un film politicamente scorretto. L’intero film getta fango su tutta la politica vista come una corsa al potere. La morte degli ideali è rappresentata da un susseguirsi di azioni che portano a far emergere inganni, finzioni e sporchi giochi di potere. Il rampollo di Hollywood, Ryan Gosling, si muove bene in un genere di film che fino ad adesso gli era sconosciuto , e dimostra di avere le capacità per far immedesimare il pubblico affinché abbia la possibilità di decidere che sia il buono o il cattivo del film. All’interno delle pellicola, insieme ai diversi giochi di luce e ombre che creano forti contrasti mettono in evidenza i singoli personaggi, sono presenti anche citazioni politiche, come per esempio lo slogan “I like Mike” (originariamente “I Like Ike “ utilizzato dal pubblicitario Peterson nella campagna presidenziale del 1952 di Eisenhower, sopranominato Ike). Per quanto la trama non sia banale, tuttavia, la pellicola è ricca di stereotipi visti e rivisti ed è portata avanti in maniera superficiale, In conclusione, comunque, risulta essere un buon film.(N.L)
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catcarlo
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lunedì 4 giugno 2012
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le idi di marzo
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Capita sovente che gli attori famosi che passano dietro alla macchina da presa mostrando qualche talento, diano alle loro regie un’impronta di classicità. Clooney conferma la regola e – dopo l’impegno ecologista di ‘Michael Clayton’, nel complesso migliore – dirige un dramma politico che sembra ispirarsi a certe pellicole degli anni Settanta, magari dirette da Alan J. Pakula. Attorniato da un bel gruppo di attori, fra cui spiccano i direttori di campagna rivali impersonati da Hoffman e Giamatti, e basandosi su un testo teatrale che, alla lunga, fa sentire troppo il suo peso, il bel George racconta della durezza e del cinismo insiti nel sottobosco politico, in cui destinati a spezzarsi sono gli anelli deboli.
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Capita sovente che gli attori famosi che passano dietro alla macchina da presa mostrando qualche talento, diano alle loro regie un’impronta di classicità. Clooney conferma la regola e – dopo l’impegno ecologista di ‘Michael Clayton’, nel complesso migliore – dirige un dramma politico che sembra ispirarsi a certe pellicole degli anni Settanta, magari dirette da Alan J. Pakula. Attorniato da un bel gruppo di attori, fra cui spiccano i direttori di campagna rivali impersonati da Hoffman e Giamatti, e basandosi su un testo teatrale che, alla lunga, fa sentire troppo il suo peso, il bel George racconta della durezza e del cinismo insiti nel sottobosco politico, in cui destinati a spezzarsi sono gli anelli deboli. Per se stesso, ritaglia la parte del fascinoso Mike Morris, governatore liberale lanciato verso la candidatura presidenziale per i Democratici: per arrivarci, sarà costretto a scendere al compromesso propostogli dal suo giovane addetto stampa (Gosling), che così riesce anche a far le scarpe al suo capo (Hoffman) passando con una certa disinvoltura sul cadavere di una giovane stagista. Ovviamente, nessuno si rivela quello che sembra all’inizio e chi ha i denti più affilati finisce per risultare vincente, in un dramma che per un’ora è teso e coinvolgente, tra dialoghi serrati e inquadrature strette sui visi dei protagonisti. Peccato che la conclusione risulti un po’ sfilacciata, patendo non tanto la prevedibilità quanto una certa fretta nell’arrivare alla fine – o, quantomeno, una mancanza di spunti validi su come farlo al meglio. La vaga sensazione di incompiutezza rischia di far passare in secondo piano gli interrogativi che la storia fa nascere: per realizzare gli ideali enunciati da Morris, è lecito turarsi il naso di fronte a qualsiasi comportamento? E, una volta accettato un compromesso, quanti altri – e riguardo a quali argomenti – potrebbero seguire? Certo, per uno spettatore italiano pare strano che la carriera di un politico possa essere messa a repentaglio da una botta-e-via con una stagista: se molti altri vizi descritti nel film si possono facilmente immaginare come elementi di accusa anche dalle nostre parti, questo sarebbe accolto dai più con un’alzata di spalle.
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onufrio
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venerdì 14 dicembre 2012
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stephen meyers for president
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Il governatore Stephen Meyers (G.Clooney) è impegnato nella campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti d'America, nodo cruciale è lo stato dell'Ohio, ed è qui che si svolge la trama; guidato da un giovine arrampicatore sociale (R.Gosling) e da un esperto e leale colloboratore del governatore (P.S.Hoffman), si tenta di battere il candidato Repubblicano trovando magari dei punti deboli sul suo conto.. punti deboli che verranno fuori invece sul conto del governatore, e che porteranno ad una girandola di eventi in cui ognuno dei protagonisti ne pagherà le conseguenze. Cast stellare, trama scorrevole, breve e concentrato.
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Il governatore Stephen Meyers (G.Clooney) è impegnato nella campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti d'America, nodo cruciale è lo stato dell'Ohio, ed è qui che si svolge la trama; guidato da un giovine arrampicatore sociale (R.Gosling) e da un esperto e leale colloboratore del governatore (P.S.Hoffman), si tenta di battere il candidato Repubblicano trovando magari dei punti deboli sul suo conto.. punti deboli che verranno fuori invece sul conto del governatore, e che porteranno ad una girandola di eventi in cui ognuno dei protagonisti ne pagherà le conseguenze. Cast stellare, trama scorrevole, breve e concentrato. Ottimo film.
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giorpost
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lunedì 7 dicembre 2015
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clooney ci mostra i retroscena della politica usa
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In tutto l' occidente abbiamo assistito, nell' ultimo decennio, a campagne elettorali incentrate sull' innovazione culturale, ma sempre con estrema timidezza e mai col necessario piglio. Tale aspetto è ancor più riscontrabile negli Stati Uniti ove nemmeno Obama è riuscito, pur con la sua storica elezione, a mutare gli scenari e a far pendere la bilancia verso un progresso civile, prim' ancora che economico. George Clooney, grazie al suo attivismo ed alla sua sapienza intellettuale decide di portare sul grande schermo quest' opera teatrale affrontando, al tempo stesso, due temi delicati come la laicità dello stato e il dietro le quinte della politica americana: Le idi di marzo (USA, 2011), titolo che prende spunto dalla congiura ordita contro Giulio Cesare ma che parla in realtà dell' ascesa, alle primarie del partito deomocratico, di Mike Morris, governatore progressista della Pennsylvania che punta al civico 1600 della Pennsylvania Avenue, sede della Casa Bianca.
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In tutto l' occidente abbiamo assistito, nell' ultimo decennio, a campagne elettorali incentrate sull' innovazione culturale, ma sempre con estrema timidezza e mai col necessario piglio. Tale aspetto è ancor più riscontrabile negli Stati Uniti ove nemmeno Obama è riuscito, pur con la sua storica elezione, a mutare gli scenari e a far pendere la bilancia verso un progresso civile, prim' ancora che economico. George Clooney, grazie al suo attivismo ed alla sua sapienza intellettuale decide di portare sul grande schermo quest' opera teatrale affrontando, al tempo stesso, due temi delicati come la laicità dello stato e il dietro le quinte della politica americana: Le idi di marzo (USA, 2011), titolo che prende spunto dalla congiura ordita contro Giulio Cesare ma che parla in realtà dell' ascesa, alle primarie del partito deomocratico, di Mike Morris, governatore progressista della Pennsylvania che punta al civico 1600 della Pennsylvania Avenue, sede della Casa Bianca.
Affiancato da un entourage di giovani intraprendenti e molto determinati, Morris basa la sua campagna proprio sui temi caldi inizialmente citati come l' addio alle guerre preventive, il consenso ai matrimoni gay ed una diversa redistribuzione delle ricchezze; l' appeal nell' elettorato è ampio e la corsa verso l' election day contro l' avversario repubblicano sembra pura formalità, ma non tutto può andare liscio come si vorrebbe in quanto occorre sempre fare i conti con i fatidici sondaggi e le ambizioni personali, come quelle del senatore Thompson, che potrebbe assicurare i voti necessari alla vittoria nell' Ohio a patto che gli venga garantita una poltrona di rilievo in caso di vittoria; Morris, poco avvezzo a compromessi, inizialmente respinge le lusinghe a va avanti per la sua strada seguendo i consigli del suo fidato addetto stampa, Stephen Meyers (Ryan Gosling). Meyers ha letteralmente "sposato la campagna" del governatore in cui ripone le speranze di cambiamento per la sua generazione, ma molto presto si troverà, suo malgrado, a doversi fronteggiare con un' inaspettata realtà fatta di torbidi inganni, tradimenti e fiducia mal riposta. Il vortice nel quale Stephen verrà catapultato lo toccherà in prima persona scatenando in lui una feroce reazione che lo porterà alle più alte vette di cinismo mai raggiunte, realizzando che in politica nessuno è esente da segreti inconfessabili, nemmeno se questi è del partito democratico...
Clooney, nella triplice veste di regista, sceneggiatore e attore, resiste alla tentazione di cucirsi addosso il film come avrebbe potuto fare, lasciando invece ampio spazio ad un quartetto d' interpreti di altissimo livello come lo stesso Gosling, certamente tra i migliori della sua età, uno strepitoso Philip Seymour Hoffman, nel ruolo di Paul Zara, capo del comitato elettorale, Paul Giamatti, alias Tom Duffy, alla guida del comitato avversario ed, infine, Marisa Tomei nella parte della giornalista procacciatrice di scoop ed ago della bilancia.
The Ides of March è una pellicola corale ed intensa che ci mostra i retroscena della politica USA, nella quale le prove attoriali sono tutte credibili e dove spicca il protagonista Gosling che mette sul piatto sagacemente una metamorfosi non comune, attraverso la quale prima è un intraprendente responsabile comunicazione, poi un avido e ambizioso scalatore capace di una rapida arrampicata verso la cima buttando giù gli avversari come birilli. A valorizzare il lavoro vanno citati una fotografia di grande stile e le suggestive inquadrature, tra le quali spicca il licenziamento di Paul Zara fuori dal barbiere, eseguito in 30 secondi da parte di Morris in persona: una sequenza alla Scorsese che trasmette tutto il cinismo degli uomini di potere.
Se volete gustarvi i retroscena della vita politica americana, non dovete perdervi questo film.
Voto: 8,5
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ferrux
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domenica 18 dicembre 2011
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chi è il vero cattivo?
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Moderna tragedia shakespeariana, confezionata in modo sapiente ed efficace, in un contesto moderno e credibile. La politica, arena ideale di conflitti, ambizioni, cinismo. Come il teatro umano in generale, d’altronde, dove l’amore infinito per se stessi e per il potere spinge gli uomini a pugnalarsi alle spalle e a infrangere qualunque regola di rispetto per l’altro. Chi tra i quattro protagonisti adulti (attori fenomenali) è il vero cattivo? Tutti e nessuno. Tutti comunque intrisi del cinismo più efferato. E in fin dei conti sono ciniche anche le due protagoniste femminili (anch’esse attrici bravissime): la giovane, minorenne e ingenua sì, ma assetata di potere seduttivo; la giornalista, scafata dispensatrice di segreti e di stiletti morali.
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Moderna tragedia shakespeariana, confezionata in modo sapiente ed efficace, in un contesto moderno e credibile. La politica, arena ideale di conflitti, ambizioni, cinismo. Come il teatro umano in generale, d’altronde, dove l’amore infinito per se stessi e per il potere spinge gli uomini a pugnalarsi alle spalle e a infrangere qualunque regola di rispetto per l’altro. Chi tra i quattro protagonisti adulti (attori fenomenali) è il vero cattivo? Tutti e nessuno. Tutti comunque intrisi del cinismo più efferato. E in fin dei conti sono ciniche anche le due protagoniste femminili (anch’esse attrici bravissime): la giovane, minorenne e ingenua sì, ma assetata di potere seduttivo; la giornalista, scafata dispensatrice di segreti e di stiletti morali. Un bel film, da vedere. Per riflettere.
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