penehlope
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lunedì 5 dicembre 2011
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8 minuti
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8 minuti e poi?...triste scadenza o l'esatto momento eterno, un bacio e andrà tutto bene, un bacio cambia l'ordine delle cose, un bacio risveglia come sempre e non solo nelle favole, eroi e principesse che decidono di cambiare il loro destino e di "salvare anche il mondo". Geniale film di grande sentimento.
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ignazio vendola
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sabato 3 dicembre 2011
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un film che potrebbe essere tratto da un racconto
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Un film che potrebbe essere tratto da un racconto di Philip Dick, a causa del felice connubio tra trama avvincente e psicologia. Il gioco è quello degli universi temporali paralleli (grande topos del cinema fantastico), ma l'essenza della trama è l'umanità dell'attore rendono tutto originale. Da vedere anche per i non appassionati di science fiction
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niky6900
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venerdì 18 novembre 2011
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film più che discreto
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Un prodotto davvero eccezionale, ottima la regia e scenggiatura.
Un ottima interpretazione di Jake Jyllenhaal, il capitano Colter Stevens.
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davrick
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domenica 6 novembre 2011
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molto bello
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ottimo film molto emzionante e molto bello
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bergamo73
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domenica 23 ottobre 2011
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quando l'arte è di famiglia
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Finchè sai che Duncan Jones è una bella speranza della Britannica regia va bene; quando ad un promettente esordio (Moon) segue un ottimo film come questo Source Code infatti, ti rendi conto di avere davanti uno di quei registi del quale non farsi scappare il prossimo film, e non è poco. Quando però scopri che il nome completo è Duncan Zowie Haywood Jones, cioè Zowie Bowie, figlio dell'immenso David Bowie e Mary Angela Barnett, proprio quello della canzone Kooks, allora un dubbio ti viene. Ti viene il dubbio che magari tra ventanni immenso sarà pure lui e così ce ne saranno due di fila. Una roba (permettetemi il poco culturale paragone calcistico) alla Cesare e Paolo Maldini.
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Finchè sai che Duncan Jones è una bella speranza della Britannica regia va bene; quando ad un promettente esordio (Moon) segue un ottimo film come questo Source Code infatti, ti rendi conto di avere davanti uno di quei registi del quale non farsi scappare il prossimo film, e non è poco. Quando però scopri che il nome completo è Duncan Zowie Haywood Jones, cioè Zowie Bowie, figlio dell'immenso David Bowie e Mary Angela Barnett, proprio quello della canzone Kooks, allora un dubbio ti viene. Ti viene il dubbio che magari tra ventanni immenso sarà pure lui e così ce ne saranno due di fila. Una roba (permettetemi il poco culturale paragone calcistico) alla Cesare e Paolo Maldini. Cose che non succedono poi così spesso insomma. La storia e la sceneggiatura sono di spessore, si parla di virtuale, reale, vite ed universi paralleli, fisica quantistica e medicina del futuro. Duncan Jones scende nel suo, laurea in filosofia, ed aggiunge metafisica, fantascienza metafora della condizione umana. Il connubio finale crea una piccola teoria delle stringhe fisico-cinematografica: materia, energia, tempo e spazio, tutte in una teoria, tutte in un film. La quinta stella in effetti non viene raggiunta per motivi in fondo veniali, come qualche milione di dollari di budget in più!! Il mondo degli "otto minuti" è recitato infatti in maniera estremamente credibile, quindi bravi Jake Gyllenhall e Michelle Monaghan, il resto invece soffre della mancanza di bravi caratteristi e si avvicina quasi ad una recitazione da serie tv. Anche le ambientazioni alla lunga risultano innaturalmente povere e limitanti, castrando il senso estetico. Motivi veniali come dicevamo, che non dipendono dalla sostanza quanto piuttosto dalla tornitura finale della forma. Peccato, perchè sui dettagli si costruiscono capolavori.
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cenox
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venerdì 21 ottobre 2011
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ottimo film con un budget così ristretto!
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Questo è uno di quei pochi film in cui il regista riesce a fare cinema di buon livello, pure avendo alle spalle un budget ristretto, che riduce le locations dove girare e l'utilizzo di effetti speciali di alto livello. Ma quando si riesce a produrre lo stesso un film interessante e innovativo, senza far risultare il mancato impiego di un congruo dispendio di finanze, allora si è compiuto un ottimo lavoro. Davvero complimenti al regista. Meriterebbe più di tre stelle al confronto con altri film che hanno alle spalle ingenti budget! La storia si svolge a Chicago, ove vi è stato un attentato su di un treno passeggeri, ed un altro e più pericoloso attentato sta per esserci.
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Questo è uno di quei pochi film in cui il regista riesce a fare cinema di buon livello, pure avendo alle spalle un budget ristretto, che riduce le locations dove girare e l'utilizzo di effetti speciali di alto livello. Ma quando si riesce a produrre lo stesso un film interessante e innovativo, senza far risultare il mancato impiego di un congruo dispendio di finanze, allora si è compiuto un ottimo lavoro. Davvero complimenti al regista. Meriterebbe più di tre stelle al confronto con altri film che hanno alle spalle ingenti budget! La storia si svolge a Chicago, ove vi è stato un attentato su di un treno passeggeri, ed un altro e più pericoloso attentato sta per esserci...per evitare tutto ciò, viene in aiuto la scienza (e che scienza!) che grazie all'utilizzo di un fantomatico programma riesce a far rivivere gli 8 minuti precedenti all'esplosione sul treno al Capitano Stevens (Gyllenhaal), che avrà il compito di rintracciare il terrorista per neutralizzarlo prima che il suo piano diabolico abbia inizio. Se questi espedienti fossero utilizzabili nella vita reale gli attacchi terrostici potrebbero essere prevenuti con successo, ma per ora bisogna accontentarsi di questo buon film.
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liuk©
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domenica 16 ottobre 2011
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mix di altri film
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prendiamo "Quantum Leap" mischiamolo con "Il giorno della Marmotta - Ricomincio da capo" poi aggiungiamo un tocco di "Matrix" ed ecco qui il nostro "Source Code". Film con forti pretese, quindi, che non riesce ad essere innovativo quanto basta per risultare interessante. Un forte senso di deja vu pervaderà lo spettatore dall'inizio alla fine della pellicola, non abbandonandolo per nemmeno un minuto.
Difficile quindi dare un giudizio su questo mischione, ma può valere la pena di vederlo quanto meno per giudicare.
Lasciamo stare i voti altissimi che vedo in Mymovies, non esageriamo, ma lasciamo una sufficienza almeno per l'intenzione.
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prendiamo "Quantum Leap" mischiamolo con "Il giorno della Marmotta - Ricomincio da capo" poi aggiungiamo un tocco di "Matrix" ed ecco qui il nostro "Source Code". Film con forti pretese, quindi, che non riesce ad essere innovativo quanto basta per risultare interessante. Un forte senso di deja vu pervaderà lo spettatore dall'inizio alla fine della pellicola, non abbandonandolo per nemmeno un minuto.
Difficile quindi dare un giudizio su questo mischione, ma può valere la pena di vederlo quanto meno per giudicare.
Lasciamo stare i voti altissimi che vedo in Mymovies, non esageriamo, ma lasciamo una sufficienza almeno per l'intenzione.
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(di kondor17)
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kyotrix
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venerdì 14 ottobre 2011
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bel film intrippante
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Se vi piacciono i film dalla trama intrippante ( viaggi spazio temporali, realta' parallele, ecc. ) questo film vi piacera' di sicuro!
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tiamaster
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domenica 25 settembre 2011
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non si vede tutti i giorni un film così.
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davvero sodisfatto,uno dei film migliori dell'2011 che ha superato le aspettative,un film abbastanza rompicapo specialmente alla fine quando il prottagonista manda un sms dalla dimensione parallela a vera farmiga nella realtà in una sorta di "triangolo infinito",molto bello con una trama notevole,idee geniali e attori bravi.un film così al di là del piaciere o doiare non si vede tutti i giorni.
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riccardo76
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sabato 17 settembre 2011
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una speranza per la lotta al terrorismo
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Il capitano Colter Stevens si risveglia su un treno; è confuso, non si ricorda perché è lì. Davanti a lui c’è una bella ragazza che gli sta parlando; da quello che dice, si direbbe che lo conosca bene, ma Colter non ha la minima idea di chi ella sia e non capisce perché si ostini a chiamarlo con un altro nome. Panico totale.
Questa è l’inquietante situazione iniziale di Source Code, di Duncan Jones (il regista dell’innovativo Moon), un elettrizzante thriller fantascientifico che riesce a tenere in tensione lo spettatore sin dalle prime sequenze, senza fargli mai abbassare la guardia, incuriosendolo e sorprendendolo continuamente con colpi di scena.
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Il capitano Colter Stevens si risveglia su un treno; è confuso, non si ricorda perché è lì. Davanti a lui c’è una bella ragazza che gli sta parlando; da quello che dice, si direbbe che lo conosca bene, ma Colter non ha la minima idea di chi ella sia e non capisce perché si ostini a chiamarlo con un altro nome. Panico totale.
Questa è l’inquietante situazione iniziale di Source Code, di Duncan Jones (il regista dell’innovativo Moon), un elettrizzante thriller fantascientifico che riesce a tenere in tensione lo spettatore sin dalle prime sequenze, senza fargli mai abbassare la guardia, incuriosendolo e sorprendendolo continuamente con colpi di scena. Quest’ultimo si trova infatti a dover cercare una spiegazione logica ad una situazione che non ha niente da invidiare agli episodi della serie Ai confini della realtà. Di logico poi ha ben poco persino la spiegazione che viene data, anche se il modo in cui è raccontata fa sì che la “sospensione dell’incredulità” dello spettatore venga mantenuta per tutto il film.
In un’America dove il terrorismo continua a colpire e a mietere vittime, l’esercito sembra aver trovato una strada da percorrere per combatterlo, attraverso la ricerca (fanta)scientifica: sfruttando la memoria cerebrale di vittime di attentati e trasferendola nella mente di valorosi uomini dell’esercito, gravemente feriti in guerra e prossimi alla morte, è possibile far rivivere a questi gli ultimi otto minuti prima dell’attentato, in modo da permettere loro di scoprire l’identità dell’attentatore. Ecco in sintesi il “Source Code”, un progetto utopistico nel quale si ritrova coinvolto a sua insaputa il capitano Coter, un eccellente Jake Gyllenhaall, che nel suo percorso iniziato nel 2003 con Donnie Darko ha dimostrato di essere un attore a tutto tondo, impersonando alla perfezione ruoli nei più svariati generi, dal dramma alla commedia, dall’action movie al thriller e alla fantascienza. Egli riesce a dare spessore al protagonista, facendone emergere anche il lato umano. Infatti, quello che gli viene richiesto nelle innumerevoli “immersioni” nel passato è di concentrarsi esclusivamente sulla ricerca dell’ordigno esplosivo e dell’attentatore, senza curarsi delle altre persone, in quanto ormai morte, e quindi considerate come semplici proiezioni del passato. Il progetto in effetti non prevede una modifica degli eventi passati, bensì di quelli futuri, attraverso l’individuazione dell’attentatore, in modo da scongiurare gli attentati successivi, in questo caso quello nel centro di Chicago. Ma Colter non riesce proprio a considerare soltanto delle proiezioni quei passeggeri, così reali e umani - e a tal proposito il regista insiste nel sottolineare la loro fisicità, mostrandoci il loro sudore e il loro sangue - soprattutto la bella che gli siede di fronte, della quale alla fine si innamora, assaporandone tutta la sua carnalità e umanità in un bacio passionale. Per tale motivo il capitano decide, andando contro gli ordini dei superiori e contro le leggi della logica spazio- temporale, di cercare di salvarli, con l’aiuto dell’impassibile Goodwin, impersonata da una sempre impeccabile Vera Farmiga, alla quale alla fine riuscirà a far sciogliere la rigida corazza del suo cuore. Ma l’umanità del capitano emerge anche e soprattutto dai suoi numerosi fallimenti prima compiere la missione, facendo diventare il film una metafora della vita di ogni uomo, che spesso si trova a fallire lungo il suo cammino e per quale il tempo non è mai abbastanza. Ma come ogni uomo, Colter impara dai suoi errori, e alla fine, mettendo a frutto la propria esperienza riesce ad andare avanti. Certo in questo caso il protagonista si trova avvantaggiato, in quanto ha la possibilità di ricominciare da capo ogni volta che fallisce, come in un videogioco, possibilità che ogni uomo desidererebbe avere e che rende il film altamente utopistico, soprattutto nelle finalità, estese al livello sociale.
Nell’era post 11 settembre il regista sembra aver pienamente impersonato le paure di una società afflitta e disillusa di fronte alla sua impotenza nei confronti della minaccia terroristica e sembra volerci regalare uno spiraglio di speranza, come mostra il bellissimo finale del film, una speranza che, curiosamente coincide nella realtà con quella data dall’uccisione di Bin Laden. Una riflessione perciò sorge spontanea: la speranza è reale o illusoria?
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