elypurple
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giovedì 9 giugno 2011
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memento, il ritorno
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A parte il lieto fine che si sa "se siamo americani ci piace", il film è coinvolgente, originale, ben interpretato da Jake Gyllenhaal, convincente specialmente come attore drammatico (ammetto una spropositata simpatia per lui grazie a "Donnie Darko").
Il film ha fatto riaffiorare il piacevole ricordo di "Memento" di Nolan, depositato nella mia memoria a lungo termine, alla quale andrà ad aggiungersi "Source Code". Consigliato.
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weach
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lunedì 6 giugno 2011
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buttarsi ma con il paracadute
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È se gli universi paralleli fossero solo un abbaglio?Magari come la teoria del tutto?
Se dovessimo attendere alcuni centinaia di anni per avere possesso di una verità complessa?
Se il paradosso temporale , lo spazio tempo fossero solo uno specchi di qualcosa ancora non ben compreso?
Se “toe “ fosse solo vana gloria ?
Se la fisica quantistica fosse solo una invito ad una introspezione nell’infinitamente piccolo non compatibile con un macro cosmo?
De resto il mondo dubitativo è sempre presente nella storia dell’uomo, fino all’ultimo attimo di vita.
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È se gli universi paralleli fossero solo un abbaglio?Magari come la teoria del tutto?
Se dovessimo attendere alcuni centinaia di anni per avere possesso di una verità complessa?
Se il paradosso temporale , lo spazio tempo fossero solo uno specchi di qualcosa ancora non ben compreso?
Se “toe “ fosse solo vana gloria ?
Se la fisica quantistica fosse solo una invito ad una introspezione nell’infinitamente piccolo non compatibile con un macro cosmo?
De resto il mondo dubitativo è sempre presente nella storia dell’uomo, fino all’ultimo attimo di vita.
Non per nulla il “sofferto” Stephen Hawking che era una volta fermo assertore della teoria del tutto oggi dice: “alcune persone si arrabbierebbero molto se non esistesse una teoria definitiva, che possa essere formulata come un numero finito di principi. Io appartenevo a quel gruppo di persone, ma ho cambiato idea”.
Source code ,un poco su filone di Inception di Christopher Nolan ,accetta di confrontarsi con un multi mondo, dove spazio e tempo sembrano annegare , sempre però con voglia di mantenere un collegamento con consapevolezza, introspezione , sentimento , incertezze.
L’azione non travolge l’intelletto ma si coniuga con moderate pause , dove tutto può scorrere in modo più equilibrato.
Abbiamo apprezzato ‘l’”esordiente” Duncan Jones in Moon per la sua grande capacità di attingere dal silenzio; qui in Source Code lo apprezziamo per un certo senso di equilibrio, tipico delle persone intelligenti, quello di avere il coraggio di “buttarsi ma con il paracadute”.
Eccellenti film di fantascienza, azione , forse thriller esistenziale.
Stevens del resto è un anima complessa che non vuole dimenticarsi di se stesso.
Complimenti a Jones che si conferma e merita tutta la nostra attenzione .
Un lavoro che onora l’originalità di un regista intenso ed un nostro approfondimento nella privata riflessione .
Buona visione
Weach illuminati
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alexambro
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giovedì 2 giugno 2011
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bello senza pretese
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Se non ci si fa molte domande sul come tutto ciò può o potra mai essere possibile è un film molto piacevole da vedere.
[+] vero
(di roberto gay)
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federico rivelli
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domenica 29 maggio 2011
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essere creatori di infiniti futuri
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Il giovane autore britannico dimostra ancora una volta quanto sia importante, per indagare la realtà del presente, poter immaginare il comportamento di personaggi che vivono in mondi immaginari, spesso verosimili, ma sempre innovativi ed estremi in più di un particolare.
Prosegue, dunque, la rinascita della fantascienza ontologica, fondata sul fatto che al centro del film stia proprio l’essere umano e, specialmente, la sua relazione con ogni aspetto che la science fiction possa immaginare.
Così ogni cosa è compresa e conosciuta attraverso il filtro del personaggio, attraverso le sue reazioni, la sua personale esperienza, il suo approccio sensibile.
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Il giovane autore britannico dimostra ancora una volta quanto sia importante, per indagare la realtà del presente, poter immaginare il comportamento di personaggi che vivono in mondi immaginari, spesso verosimili, ma sempre innovativi ed estremi in più di un particolare.
Prosegue, dunque, la rinascita della fantascienza ontologica, fondata sul fatto che al centro del film stia proprio l’essere umano e, specialmente, la sua relazione con ogni aspetto che la science fiction possa immaginare.
Così ogni cosa è compresa e conosciuta attraverso il filtro del personaggio, attraverso le sue reazioni, la sua personale esperienza, il suo approccio sensibile. Tutto ciò riesce a creare notevoli spunti di riflessione, che il pubblico può cogliere, o semplicemente trascurare, decidendo di godersi comunque un thriller originale, ben realizzato e costruito.
Duncan jones in questa seconda prova gioca nuovamente con gli elementi classici del cinema, modificandone le caratteristiche e gli scopi, apportando tutte quelle piccole variazioni che mostrano le infinite possibilità interpretative della mente umana.
Sembra essere, infatti, una insita indole del regista quella di ricavare dai modelli più classici e consolidati della settima arte un qualcosa di nuovo, che conservi il ricordo di ciò che fu, ma che allo stesso tempo si evolva in altro, in nuova forma, in nuovo significato, a volte addirittura speculare al primo, come se si guardasse il tutto attraverso l’ausilio di uno specchio.
E allora apparirà chiaro come sia possibile immaginare un robot buono e comprensivo, la dove l’archetipo si mostrava maligno (il personaggio di Gerty in “Moon”) o come si possa annullare la suspense, originata dall’esplosione imminente di una bomba, attraverso la circoscrizione dell’eccezionalità dell’evento ad un qualcosa di atteso, ripetitivo e prevedibile.
Queste evoluzioni mai banali dei fatti, queste piccole distorsioni delle scene già viste un migliaio di volte in altrettanti film, rendono il lavoro del giovane regista estremamente unico ed originale.
Danno, inoltre, la possibilità di aprire nuove prospettive d’osservazione sulla vicenda in atto, mettendo in luce il fatto che la comprensione risulta essere sempre frutto dell’interpretazione molteplice ed irripetibile di ogni istante.
Ogni momento, dunque, non potrà mai essere riosservato alla stessa maniera, ma sarà continuamente mostrato attraverso nuove angolazioni. Ciò significa essere creatori di infiniti futuri , sempre nuovi ed ogni volta differenti.
Infine, non è da sottovalutare l’importante connubio che quest’opera riesce a raggiungere tra puro intrattenimento e rilevante riflessione, tanto da mostrare più strati di lettura che possono essere scelti a seconda della personalità o del fine dello stesso spettatore.
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blade
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domenica 29 maggio 2011
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niente viaggi nel tempo o universi paralleli......
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Lascite stare i viaggi nel tempo, i film d'azione, gli universi paralleli, o qualcosa di già visto prima! Questo film è il più riuscito sul concetto che vedo non percepito e capito, su qualcosa di veramente rivoluzionario e talmente sottile da essere ancora oggi non realizzato hai più. la soluzione del nostro univeso stà nella percezione della nostra mente, ciò che tutti intendono con universi paralleli o viaggi nel tempo riescono il primo solo in modo fantasioso, il secondo in modo non risolutivo a tutti gli effetti a cambiare la nostra esistenza. Qui vediamo come noi stessi con la nostra mente possiamo fare questo e come magicamente possiamo far coincidere la nostra vita con il nostro destino, i nostro sogno.
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Lascite stare i viaggi nel tempo, i film d'azione, gli universi paralleli, o qualcosa di già visto prima! Questo film è il più riuscito sul concetto che vedo non percepito e capito, su qualcosa di veramente rivoluzionario e talmente sottile da essere ancora oggi non realizzato hai più. la soluzione del nostro univeso stà nella percezione della nostra mente, ciò che tutti intendono con universi paralleli o viaggi nel tempo riescono il primo solo in modo fantasioso, il secondo in modo non risolutivo a tutti gli effetti a cambiare la nostra esistenza. Qui vediamo come noi stessi con la nostra mente possiamo fare questo e come magicamente possiamo far coincidere la nostra vita con il nostro destino, i nostro sogno. La vita è ciò che noi percepiamo e ciò che noi vogliamo, su di essa possiamo agire come guida noi stessi con una visione ampliata e universale "tutto andrà bene", perchè noi non possiamo sapere in quali infiniti modi essa possa evolversi e cambiare. Lo trovo un film fantastico, e guardandolo mi sembra, grazie alle qualità del regista che non sono quelle di apparire ma di sentire dall'interno il mondo, mi sembra di leggere un libro, perchè come pochi film sanno fare e per pochi intendo veramente pochi, fanno immaginare oltre è come un libro che ti dà solo un parametro in cui con la tua memoria crei le immagini e il contenuto per te. Finalmente qualcosa di inaspettato, che l'esercito delle 12 scimmie aveva abbozzato nella sua atmosfera, direi che finalmente dopo Blade runner in questione di tempo siamo di fronte ad un altro capolavoro, solo che non è facile capirlo perche questo è un capolavoro di spiritualità mentale, espressa in maniera finalmente coordinata ed espressa fantascientificamente. Grazie Duncan Jones, come dico grazie a tuo padre, fino ad ora ricordo solo un regista che mi ha dato una soddisfazione tale e parlo di Alfred Hitchcok.
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juzadellenuvole-
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sabato 28 maggio 2011
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8 minuti che ne durano 93, eppure l'idea riesce
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Per la sceneggiatura di questo film ci si è sicuramente trovati di fronte a grandi insidie: come rendere avvincenti 8 minuti abbastanza da trattenere gli spettatori nella sala per tutta la proiezione? bhe la soluzione al problema è stata trovata, e nel migliore dei modi, dando al protagonista ampia libertà nel ricordo del povero Sean Fentress. infatti sarebbe scorretto dire che il protagonista rivive i ricordi. Piuttosto si dovrebbe spiegare che Jake Gyllenhaal mette su un thriller in una situazione che pare normale: un treno coi suoi passeggeri e un uomo che all'improvviso (8 minuti prima dell'incidente) si rende conto che tutti stanno per morire, che deve trovare bomba e terrorista, e che sembra già sapere tutto quello che succede attorno a lui.
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Per la sceneggiatura di questo film ci si è sicuramente trovati di fronte a grandi insidie: come rendere avvincenti 8 minuti abbastanza da trattenere gli spettatori nella sala per tutta la proiezione? bhe la soluzione al problema è stata trovata, e nel migliore dei modi, dando al protagonista ampia libertà nel ricordo del povero Sean Fentress. infatti sarebbe scorretto dire che il protagonista rivive i ricordi. Piuttosto si dovrebbe spiegare che Jake Gyllenhaal mette su un thriller in una situazione che pare normale: un treno coi suoi passeggeri e un uomo che all'improvviso (8 minuti prima dell'incidente) si rende conto che tutti stanno per morire, che deve trovare bomba e terrorista, e che sembra già sapere tutto quello che succede attorno a lui.
come cornice di questa scena abbiamo la storia fantascentifica del source code, il macchinario che consente di vivere gli ultimi 8 minuti di un defunto il cui cervello è in buono stato a soldati con caratteristiche "speciali" che non rivelerò in quanto spoiler...
e così quella che poteva sembrare una banale e noiosa ripetizione di scene diviene "una sconvolgente e adrenalinica ripetizione di scene". L'idea non era delle migliori in assoluto, ma il risultato è il migliore che potesse uscire.
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tommaso battimiello
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venerdì 27 maggio 2011
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mah ...
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Mah... secondo me qua si sta esagerando tirando fuori dei significati dove davvero non ci sono. A me è sembrato un buon thriller che strizza l'occhio alla fantascienza ma niente di che. Finale strappalacrime e troppo buonista da voltastomaco. Se per te questo è un film con contenuti filosofici ... aeh ... stiamo a cavallo ....
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ginger snaps
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venerdì 27 maggio 2011
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stupendo melodramma fantascentifico
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Anche io come il regista Duncan Jones avrei scelto il camaleontico interprete di Donny Darko. Senza svelare troppo i contenuti il bravo Duncan ha saputo creare la giusta atmosfera e creare curiosità, pur raccontando una storia che meravigliosamente giunge a un lieto fine fantastico. Riescono la trama e gli eventi incalzanti a mantenere lo spettatore sul filo del rasoio Consiglierei la visione senza troppo indagare sulla trama, solo così potrà essere gustato facendo cresere una bella adrenalina. Qualche spunto è stato preso da recenti pellicole, ma il regista ha saputo molto bene modificare e reinventare. Dieci e lode per il cast, ma sopratutto per il bellissimo e bravissimo Jack Gyllenhaal, che copre il ruolo di protagonista.
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Anche io come il regista Duncan Jones avrei scelto il camaleontico interprete di Donny Darko. Senza svelare troppo i contenuti il bravo Duncan ha saputo creare la giusta atmosfera e creare curiosità, pur raccontando una storia che meravigliosamente giunge a un lieto fine fantastico. Riescono la trama e gli eventi incalzanti a mantenere lo spettatore sul filo del rasoio Consiglierei la visione senza troppo indagare sulla trama, solo così potrà essere gustato facendo cresere una bella adrenalina. Qualche spunto è stato preso da recenti pellicole, ma il regista ha saputo molto bene modificare e reinventare. Dieci e lode per il cast, ma sopratutto per il bellissimo e bravissimo Jack Gyllenhaal, che copre il ruolo di protagonista. Cala il sipario e si respira uan dolce aria fresca. Da vedere assolutamente per gli amanti del cinema fantascentifico. Ritengo questo film una vera originalità
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darth vader 21
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domenica 22 maggio 2011
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semplicemente fantastico!!!
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Da vedere assolutamente!!! Un film adrenalinico che riflette sul tema ormai ampiamente sfruttato degli universi paralleli, offrendone un'interpretazione originale e coinvolgente. La suspance rimane sempre a livelli elevatissimi e ti ritrovi immerso nel film, lo vivi secondo per secondo, stazione dopo stazione. Particolarmente convincente è l'"ultimo" ciclo di otto minuti in cui il protagonista riflette e fa riflettere sulla reale importanza della vita, sull'effimerità delle cose materiali e sul fatto che un mondo migliore è sempre possibile...basta volerlo...
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etta calì
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lunedì 16 maggio 2011
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8 minuti per lottare contro il tempo
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"Source code" affonda le sue radici in un terreno ignoto potenzialmente fertile di fantasiose e strabilianti trasposizioni cinematografiche: il tema della distorsione di tempo e spazio, degli ignoti labirinti della mente, del potere umano di cambiare il proprio destino, di modificare il passato e il futuro. Ampiamente accattivante, il film di Duncan Jones spalanca le porte allo spettatore, che si trova catapultato nella contorta ed avvincente storia di Colter Stevens, interpretato da un Jake Gyllenhaal coinvolgente e genuino.
8 minuti destinati a ripetersi innumerevoli volte sono qui ben sfruttati per sostenere una solida e labirintica trama, le cui caratteristiche da un punto di vista esteta-architettonico appaiono armoniosamente concatenate.
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"Source code" affonda le sue radici in un terreno ignoto potenzialmente fertile di fantasiose e strabilianti trasposizioni cinematografiche: il tema della distorsione di tempo e spazio, degli ignoti labirinti della mente, del potere umano di cambiare il proprio destino, di modificare il passato e il futuro. Ampiamente accattivante, il film di Duncan Jones spalanca le porte allo spettatore, che si trova catapultato nella contorta ed avvincente storia di Colter Stevens, interpretato da un Jake Gyllenhaal coinvolgente e genuino.
8 minuti destinati a ripetersi innumerevoli volte sono qui ben sfruttati per sostenere una solida e labirintica trama, le cui caratteristiche da un punto di vista esteta-architettonico appaiono armoniosamente concatenate. Pochissimi minuti quindi, che inizialmente non sembrerebbero gettare un chissà quale gran numero di prospettive speranzose riguardo una strada alternativa da poter intraprendere, alla ricerca di un finale compiutamente adatto...eppure la storia si intreccia e si snoda con bravura ed inaspettato fascino, portando inevitabilmente il pubblico a ragionare e ad emozionarsi (due aspetti che non sempre coesistono film di questo spessore tematico).
Ben realizzato e abbastanza originale, supportato da un cast efficace, "Source code" non si limita a mettere il punto dove potrebbe: si spinge oltre, ignorando il rischio, fino a richiudere con orgoglio il vertiginoso cerchio della narrazione ed attribuire così un intenso significato alla vicenda. Se 8 minuti bastano per tentare di cambiare le sorti delle vicende raccontate, questi 90 sono ampiamente sufficienti a convincere lo spettatore, senza dubbio eccitato e anche un pò divertito!
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