angelo cicchetti
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sabato 5 marzo 2011
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diamine, ci voleva proprio!
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Un film di Lucio Pellegrini, una pellicola che si lascia osservare e non vedere solamente, e quando è finita ci accorgiamo di aver assistito ad una chicca (in senso buono del termine) del cinema italiano.
Diamine, ci voleva proprio! Insomma, questo film è la prova che non sempre c' è bisogno di un linguaggio riflessivo ed estenuante per esprimere un buon significato e insieme una buona morale. Non dico che ci troviamo davanti ad una pellicola meravigliosa, ma sicuramente da osservare e ripeto non solamente vedere. Stefano Accorsi riveste i panni di un medico che, in seguito a delusioni morali e amorose, decide di andare in Kenia per prestare il suo servizio.
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Un film di Lucio Pellegrini, una pellicola che si lascia osservare e non vedere solamente, e quando è finita ci accorgiamo di aver assistito ad una chicca (in senso buono del termine) del cinema italiano.
Diamine, ci voleva proprio! Insomma, questo film è la prova che non sempre c' è bisogno di un linguaggio riflessivo ed estenuante per esprimere un buon significato e insieme una buona morale. Non dico che ci troviamo davanti ad una pellicola meravigliosa, ma sicuramente da osservare e ripeto non solamente vedere. Stefano Accorsi riveste i panni di un medico che, in seguito a delusioni morali e amorose, decide di andare in Kenia per prestare il suo servizio. Il terzetto del film si compone, oltre a Stefano Accorsi, con Pierfrancesco Favino e a Vittoria Puccini, i quali questi ultimi raggiungono il medico umanitario in Kenia. Da qui prenderanno piede le vicissitudini di questo trio, che porteranno ad un finale a sorpresa. Vorrei solo dire che il cast di attori è fantastico e oltre alla bravura di Stefano Accorsi, quella di Favino è superba. Non molto convincente invece è Vittoria Puccini. Sembra che il cinema italiano si stia risollevando... e speriamo ancora che il regista Lucio Pellegrini ci regali ancora pellicole belle come questa.
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gioska
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martedì 8 marzo 2011
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il film che non ti aspetti: “la vita facile”
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Il triangolo no! cantava Renato Zero ma sbagliava di grosso. Il triangolo attira, il triangolo è sexy, è struggente, è straziante, può essere hot, può essere sofferto, oppure no. Il triangolo, almeno al cinema, vale sempre e piace, piace tantissimo, soprattutto alle donne. E proprio di un trio di amici parla La vita facile di Lucio Pellegrini, al cinema da venerdì 4 Marzo. C’è Mario (Pierfrancesco Favino), aitante professorino guru dell’ospedale, burino e maneggione, ricco quanto basta per poter garantire una vita di comfort, una vita facile, insomma, alla sua bella Ginevra (Vittoria Puccini), capricciosetta dama dell’elite romana che mai ha dimenticato l’amicizia con Luca (Stefano Accorsi), anche lui dottore, anche lui innamorato di lei e fuggito a fare il volontario in Kenya per dimenticare.
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Il triangolo no! cantava Renato Zero ma sbagliava di grosso. Il triangolo attira, il triangolo è sexy, è struggente, è straziante, può essere hot, può essere sofferto, oppure no. Il triangolo, almeno al cinema, vale sempre e piace, piace tantissimo, soprattutto alle donne. E proprio di un trio di amici parla La vita facile di Lucio Pellegrini, al cinema da venerdì 4 Marzo. C’è Mario (Pierfrancesco Favino), aitante professorino guru dell’ospedale, burino e maneggione, ricco quanto basta per poter garantire una vita di comfort, una vita facile, insomma, alla sua bella Ginevra (Vittoria Puccini), capricciosetta dama dell’elite romana che mai ha dimenticato l’amicizia con Luca (Stefano Accorsi), anche lui dottore, anche lui innamorato di lei e fuggito a fare il volontario in Kenya per dimenticare. A causa di problemi con la giustizia, Mario raggiunge l’amico in Africa, dove scopre che la vita non solo non è facile, ma può anche essere fastidiosamente vera, reale, complicata: l’ospedale non è nel centro di Roma ma in un assolato campo, e poi ci sono le zanzare, la polvere, il cibo che non basta, e i bambini malati di lebbra, e le tribù che ti minacciano di morte. Quando nei film, soprattutto italiani, c’è di mezzo l’Africa, è quasi normale aspettarsi la riflessione antropologica sullo status di queste popolazioni. Ed è anche una cosa buona e giusta. Così, sin dai primi minuti del film, ti aspetti che qualcuno muoia, sai già che Mario sarà redento dalla sua attività (forzata) di volontario, che Ginevra in realtà ama Luca, che i bimbi dell’ospedale moriranno decimati da qualche strana febbre incurabile, che l’infermiera Elsa (Camilla Filippi), per contrappasso dopo aver aiutato tante mamme a partorire, avrà il bambino che aspetta nelle sterpaglie tra atroci dolori e così via. Invece La vita facile è proprio una commedia. E si ride, perché Favino è divertente, e poi ti stupisce, perché la Puccini non è la solita donnina dilaniata dal dubbio (“Chi sceglierò, mio Dio, chi sceglierò tra i due?“) ma un’arpia indecisa e insicura che si nutre dell’amore dei due uomini per lei e li sfrutta fino alla fine, fino alla giusta punizione.C’è il tradimento, ci sono i pugni tra vecchi amici che si contendono la donna, c’è l’Africa e ci sono i suoi problemi, ma sono raccontati in modo lieve, ironico: è uno stile, quello di Pellegrini, che nonostante tutto commuove. E ti rivedi nel personaggio di Favino, al centro di un magna-magna a base di tangenti, ché in fondo la vita facile gli piace ma forse può farne anche a meno e in quello di Accorsi, che in questo film sprizza, dopo anni, un barlume di vita dalle movenze e dagli occhi (non lo avevano imbalsamato dopo L’ultimo bacio?). L’unica che, a livello narrativo, ne esce a pezzi è la Puccini, viscida “cattiva” e opportunista che non si merita la vita facile che fa, nè l’amore dei due uomini che per lei hanno cambiato la propria vita. Però, nel suo essere strana, capricciosa e politically uncorrect, la bella Vittoria è vera e reale, facendoti amare un po’ di più questo film che ti lascia in bocca il sapore dolce della risata e negli occhi la luce della sopresa.
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lollo 2
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domenica 6 marzo 2011
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quello che ci voleva
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Finalmente una commedia all'italiana come si deve, con attori ispirati e un grande lavoro tecnico, specialmente del direttore della fotografia. il film danza tra i personaggi con grande grazia e la giusta cattiveria, favino è un grandissimo.
da vedere e rivedere
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(di alila)
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cortomaltese22
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lunedì 14 marzo 2011
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meglio di manuale d'amore
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Finalmente una commedia che parte da un'idea diversa rispetto alle solite.L'evoluzione della storia non mi pare però così ben organizzata.Non è un capolavoro ma neanche un film da buttare. Per quanto riguarda gli attori, di sicuro il migliore rimane Favino mentre vorrei quasi lanciare una campagna di sensibilizzazione per non dover vedere più il seno di Vittoria Puccini sempre riproposto in ogni sua interpretazione.
Con sincerità devo dire che ero un pò prevenuto prima di entrare in sala.
3 stelle per il coraggio nello scegliere di raccontare realtà lontane dalle nostre vite facili
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spike
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domenica 13 marzo 2011
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la commedia cerca di rialzarsi
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Segni di vita per la commedia all'italiana. Pur con tutti i difetti che altri spettatori hanno sottolineato a me è sembrato che qualcosa tenti di muoversi. Un film italiano che onestamente capita poco di vedere al cinema: temi importanti intrecciati a "sottotrame" da commedia. Buona interpretazione di Favino, ottima Camilla Filippi.
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il superanto
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venerdì 23 settembre 2011
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vite a confronto
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La vita facile è un gran bel film. Uno di quelli che appena esci dal cinema ti da la soddisfazione di aver ben speso i tuoi soldi. Merita davvero di essere visto, sia perchè ti cattura sin dall'inizio e ti porta dentro un mondo così diverso eppure così vicino e attuale, ma anche perchè francamente è ben recitato.
Per un amante dell'Africa come me è stata una gioia vedere un film così ben fatto e che soprattuto ti fa riflettere sul valore della vita.
La vita. Sin dalle prime scene si capisce che il regista vuole operare un confronto tra due vite, ma ampio respiro dedica alla vita semplice, fatta d'amore e di poco.
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La vita facile è un gran bel film. Uno di quelli che appena esci dal cinema ti da la soddisfazione di aver ben speso i tuoi soldi. Merita davvero di essere visto, sia perchè ti cattura sin dall'inizio e ti porta dentro un mondo così diverso eppure così vicino e attuale, ma anche perchè francamente è ben recitato.
Per un amante dell'Africa come me è stata una gioia vedere un film così ben fatto e che soprattuto ti fa riflettere sul valore della vita.
La vita. Sin dalle prime scene si capisce che il regista vuole operare un confronto tra due vite, ma ampio respiro dedica alla vita semplice, fatta d'amore e di poco. Un grande obiettivo se confrontato alla vita che oggi siamo portati a fare, fondata sull'utilitarismo, così complicata, così difficile che un viaggio in Africa potrebbe davvero cambiare la nostra opinione.
E' chiaro che il regista questo l'ha capito ed infatti ha deciso di dedicarsi alla vita africana, primordiale, lasciando pochi spazi alla storia. Una storia c'è, una storia di corruzione, di inganni, di torti, una storia che non troverebbe posto nella vita semplice. Si perchè per me la vita facile non è quella di tutti i giorni con gli agi e le comodità, dietro a questo si nasconde lo stress, la monotonia di tutti i giorni, la nostra non è una vita facile.
Detto questo, personalmente se avessi diretto io il film avrei cercato sicuramente un finale diverso, ma l'importante è che il messaggio sia arrivato chiaro alla gente. Il film finisce con uno scambio di vite, un finale triste potrebbero dire alcuni, ma no.. nella vita facile (non quella romana, ripeto) non c'è nulla di triste.
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jeffer
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mercoledì 16 marzo 2011
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storia ben costruita senza punti di riferimento
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Devo dire di aver trovato questo film molto piacevole.
Una storia non banale che racconta le vicende di tre persone tutti con un tratto caratteriale in comune: l'egoismo.
Tutto ruota intorno alla paura di affrontare i problemi, sulla fuga dei personaggi dal luogo dove vivono, da loro stessi.
Non c'è un approfondimento di quello che c'è intorno, tutto fa da sfondo alle storie dei tre protagonisti.
Alla fine non ci sono ne vincitori ne vinti, alla fine ognuno è solo e in fuga.
Non è una commedia nel senso stretto del temine ma è un film molto piacevole che parla di problemi psicologici "occidentali" molto comuni (in contrasto con una vita più semplice ma molto profonda come quella africana).
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Devo dire di aver trovato questo film molto piacevole.
Una storia non banale che racconta le vicende di tre persone tutti con un tratto caratteriale in comune: l'egoismo.
Tutto ruota intorno alla paura di affrontare i problemi, sulla fuga dei personaggi dal luogo dove vivono, da loro stessi.
Non c'è un approfondimento di quello che c'è intorno, tutto fa da sfondo alle storie dei tre protagonisti.
Alla fine non ci sono ne vincitori ne vinti, alla fine ognuno è solo e in fuga.
Non è una commedia nel senso stretto del temine ma è un film molto piacevole che parla di problemi psicologici "occidentali" molto comuni (in contrasto con una vita più semplice ma molto profonda come quella africana).
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giuliacanova
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lunedì 28 marzo 2011
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vale il prezzo del biglietto
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Premetto che questo non è il genere di commedia che gode dei miei entusiasmi come spettatrice ma, sarà l'effetto della deludente visione degli altri film italiani in questi giorni nelle sale, questo film mi è parso più che dignitoso. E' vero che ha un andamento lento e la storia non lascia grandi spiragli per la curiosità dello spettatore, ma c'è da dire che è girato con garbo, ha una bella location africana sottotono che ce la restituisce senza i soliti orpelli folkloristici, e un finale che in qualche modo non si arruffiana in soluzioni scontate di sceneggiatura.
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Premetto che questo non è il genere di commedia che gode dei miei entusiasmi come spettatrice ma, sarà l'effetto della deludente visione degli altri film italiani in questi giorni nelle sale, questo film mi è parso più che dignitoso. E' vero che ha un andamento lento e la storia non lascia grandi spiragli per la curiosità dello spettatore, ma c'è da dire che è girato con garbo, ha una bella location africana sottotono che ce la restituisce senza i soliti orpelli folkloristici, e un finale che in qualche modo non si arruffiana in soluzioni scontate di sceneggiatura. I personaggi negativi infatti restano quello che sono dall'inizio, cinici ed egoisti, senza buonismi di maniera che vorrebbero l'esperienza in terra africana come scontata chiave di volta per cambiare le proprie esistenze. Se devo fare un piccolo appunto è sul cast. Sono tutti attori di capacità collaudata in questo genere di commedia, ma ormai fanno il giro delle sette chiese a corpo unico...assortiti sempre allo stesso modo in ogni film. La mia prima sufficienza piena tra gli ultimi film italiani i programmazione, nonostante tutte le riserve che avevo prima di vederlo.
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filippo catani
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mercoledì 11 gennaio 2012
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alti e bassi
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Un giovane medico italiano è da anni responsabile di un centro medico in Kenya. L'improvviso arrivo del vecchio amico nonche professore in un ospedale privato sconvolgerà la vita del medico così quanto la visita della moglie dello specialista.
Un film che fa sicuramente un'ottima pubblicità a chi si impegna per cercare di fare del bene alle popolazioni più disagiate e che si scaglia senza ambiguità e mezzi termini contro la "medicina privata" e quanto ci sta attorno tra parcelle e tangenti. Funziona bene anche la coppia Accorsi-Favino. Il problema è rappresentato dal trito e ritrito triangolo amoroso in cui il film finisce per smarrire quanto di buono aveva fatto in precedenza.
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Un giovane medico italiano è da anni responsabile di un centro medico in Kenya. L'improvviso arrivo del vecchio amico nonche professore in un ospedale privato sconvolgerà la vita del medico così quanto la visita della moglie dello specialista.
Un film che fa sicuramente un'ottima pubblicità a chi si impegna per cercare di fare del bene alle popolazioni più disagiate e che si scaglia senza ambiguità e mezzi termini contro la "medicina privata" e quanto ci sta attorno tra parcelle e tangenti. Funziona bene anche la coppia Accorsi-Favino. Il problema è rappresentato dal trito e ritrito triangolo amoroso in cui il film finisce per smarrire quanto di buono aveva fatto in precedenza. Il ruolo della Puccini è assolutamente superfluo e sciatto. Insomma è vero che il tutto si risolve in maniera non troppo banale ma ci si poteva limitare alla storia tra il medico che sceglie di operare tra mille difficoltà e quello che lo raggiunge solo per evitare un mandato di cattura. Occasione semipersa.
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rosenkreutz
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sabato 9 luglio 2011
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amicizia, amore e tradimenti in salsa africana
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Luca (Stefano Accorsi) e Mario (Pierfrancesco Favino) sono amici (ma lo sono veramente?) entrambi medici, entrambi innamorati (con qualche differenza) della stessa donna. Lei ama Luca ma sposa Mario. Il perché non è detto espressamente, ma si può facilmente intuire: Mario è un vincente, è lanciato, può garantire a Ginevra (Vittoria Puccini) ogni sorta di comfort, una vita alla grande. La delusione di Luca è tale da spingerlo a lasciare l'Italia per impiantarsi in Kenia a dirigere un piccolo ospedale male attrezzato e praticamente privo di risorse. Mario abbandona Roma e lo raggiunge, non per altruismo, ma per necessità. È invischiato in qualche losco affare di tangenti sulla fornitura di valvole cardiache non propriamente a norma.
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Luca (Stefano Accorsi) e Mario (Pierfrancesco Favino) sono amici (ma lo sono veramente?) entrambi medici, entrambi innamorati (con qualche differenza) della stessa donna. Lei ama Luca ma sposa Mario. Il perché non è detto espressamente, ma si può facilmente intuire: Mario è un vincente, è lanciato, può garantire a Ginevra (Vittoria Puccini) ogni sorta di comfort, una vita alla grande. La delusione di Luca è tale da spingerlo a lasciare l'Italia per impiantarsi in Kenia a dirigere un piccolo ospedale male attrezzato e praticamente privo di risorse. Mario abbandona Roma e lo raggiunge, non per altruismo, ma per necessità. È invischiato in qualche losco affare di tangenti sulla fornitura di valvole cardiache non propriamente a norma. Da qui si sviluppa la storia africana dei protagonisti, inframmezzata da qualche flashback chiarificatore. Luca non è proprio quell’amico fedele e idealista che vorrebbe apparire, e Mario alla fin fine si dimostra migliore di quello che appare. Ginevra invece si evidenzia per quello che è: infantile, viziata e irresponsabile.
Un film mediocre che si salva unicamente per la performance del duetto Favino-Accorsi e per il finale tutto a sorpresa in cui i protagonisti maschili in qualche modo recuperano umanità: Mario addirittura scopre una vocazione paterna prendendosi cura di un bambino tubercolotico e Luca, pur abbandonando per sempre l’ospedale, dimostra un autentico attaccamento verso di esso. Ginevra è l’unica che ne esce irrimediabilmente perdente e con le ossa rotte.
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