newshoes
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domenica 9 ottobre 2011
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con soli 8 € tutti i film di pedrone
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"La pelle che abito" è quel genere di film che, appena fuori dalla sala, ti lascia un amaro sapore in bocca e una grossa domanda si fa spazio nella testa - tra il desiderio della toilette e quello di una sigaretta: - Ma Pedro, come sta? - Ci vuole un bello stuolo di menti allenate da anni e anni di visione forzata di Beautiful, Star Wars, Karate Kid e Otto sotto un tetto - per scrivere un film del genere. Che poi.. quale genere? Thriller? Drammatico? Comedy? Dalla comparsa di Fulgenzio in poi è una continua risata, nel momento stesso in cui si riesce ad individuare il finale (anzi, i finali) ho dovuto appellarmi a tutte le mie forze per non ridere sguaiatamente. È un film comico che riunisce tutte le pippe mentali di Almodòvar degli ultimi 30 anni.
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"La pelle che abito" è quel genere di film che, appena fuori dalla sala, ti lascia un amaro sapore in bocca e una grossa domanda si fa spazio nella testa - tra il desiderio della toilette e quello di una sigaretta: - Ma Pedro, come sta? - Ci vuole un bello stuolo di menti allenate da anni e anni di visione forzata di Beautiful, Star Wars, Karate Kid e Otto sotto un tetto - per scrivere un film del genere. Che poi.. quale genere? Thriller? Drammatico? Comedy? Dalla comparsa di Fulgenzio in poi è una continua risata, nel momento stesso in cui si riesce ad individuare il finale (anzi, i finali) ho dovuto appellarmi a tutte le mie forze per non ridere sguaiatamente. È un film comico che riunisce tutte le pippe mentali di Almodòvar degli ultimi 30 anni. Non oso immaginare il colloquio tra Pedrone e il produttore. "Quiero asèr una pelicùla dove uno se innamora de una che però prima è uomo e lui la trasforma in donna perchè lo vuole punire perchè ha violentato la figlia che è impazzita perchè ha visto la madre sfigurata suicidarsi perchè è vittima di un incendio perchè è scappata con l'uomo tigre che uccise il toro, che bevve l'acqua,che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò. Detto questo chapeaux, è certamente un film che non annoia, ma suggerisco una buona compagnia e un bel bicchiere di Amarone della Valpolicella prima e dopo la visione.
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lino.paolini
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domenica 9 ottobre 2011
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che bella cosa una giornata di sole
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Non avevo visto il trailer e sono andato a vedere il film senza alcuna indicazione. Sono rimasto deluso e spero in meglio nel prossimo film. Un saluto a tutti.
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gattaluna
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domenica 9 ottobre 2011
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un genio cambia pelle
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Uscendo dal cinema ho pensato: in molti diranno che non è il miglior Almodovar. Non emoziona come altri suoi film (tutto sua mia madre per esempio), ma è comunque interessante. Un genio ha il diritto di cambiare pelle quando vuole.
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ralphscott
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sabato 8 ottobre 2011
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forse il suo miglior film
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Tutte le ossessioni del buon Pedro son radunate nella sua ultima fatica. Suggestioni innumerevoli,da Bunuel a Jess Franco. Film talmente coerente ed ammaliante da non spostare nemmeno per un attimo l'attenzione sulla verosimiglianza della storia,ricca,ricchissima di sublimi assurdità,come sempre. Nell'uso del colore,il regista spagnolo rimane tutt'ora insuperabile:il rosso del rideau,il nero delle lenzuola,il viola dell'abito della ragazza stuprata,... E che dire degli arredi della casa? Godetevi le inquadrature dall'alto,quando le lampade più insolite fan da corollario ai tappeti optical,grandi sovrani dell'appartamento. Banderas efficacissimo nella parte dello scienziato folle,sensuale e sicuro di se.
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Tutte le ossessioni del buon Pedro son radunate nella sua ultima fatica. Suggestioni innumerevoli,da Bunuel a Jess Franco. Film talmente coerente ed ammaliante da non spostare nemmeno per un attimo l'attenzione sulla verosimiglianza della storia,ricca,ricchissima di sublimi assurdità,come sempre. Nell'uso del colore,il regista spagnolo rimane tutt'ora insuperabile:il rosso del rideau,il nero delle lenzuola,il viola dell'abito della ragazza stuprata,... E che dire degli arredi della casa? Godetevi le inquadrature dall'alto,quando le lampade più insolite fan da corollario ai tappeti optical,grandi sovrani dell'appartamento. Banderas efficacissimo nella parte dello scienziato folle,sensuale e sicuro di se. La Paredes splendida attrice,carnale e commovente. A voler trovare una pecca,la presenza di suo figlio,mascherato da tigre,eccede nella caricatura e nel kitsch. In quest'annata povera di film emozionanti,La pelle che abito mi riconcilia col grande schermo.
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pauline
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sabato 8 ottobre 2011
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la pelle che almodovar 'fa abitare'...
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Se un film ti 'segue' in ufficio il giorno dopo, mentre guidi o resti in silenzio dopo averlo visto, ha raggiunto il suo scopo: durare ben oltre il tempo del suo metraggio, in una 'gara' spasmodica' di pensieri, sbalordimenti, ammirazioni visive e introspettive di tutto ciò che Almodovar mette in scena: fantasia, eccesso, dramma, psicoanalisi sino all'estremo con un suo possibile fallimento, ironia, dialoghi cuciti senza sbavature o eccessi.
Mi ha fatto entrare in una nuova pelle: la sua, ed è stato un privilegio ed un cibo sano per la mia mente.
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g_andrini
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sabato 8 ottobre 2011
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piacevole
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Molto particolare, quasi un horror, anche se lo classifico come thriller psicologico.
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joetex
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venerdì 7 ottobre 2011
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grande pedro!!
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Pedro Aldomovar riesce a trasmetterci il gelido pensiero di Ledgard, come fosse un moderno Frankenstein, nel suo primo film di genere Horror-Thriller, facendo il verso a Cronenberg, sguazzando tra ossessioni medico-sentimentali, chirugia psicopatica condita di stupri e conseguenti vendette.
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cinemaniacodoc
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venerdì 7 ottobre 2011
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anche i geni fanno polpettoni
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Che Almodovar sia un genio non vi sono dubbi. Soprattutto è chiaro a ciascuno di noi il suo talento che ci ha regalato capolavori come "Legami", "Donne sull'orlo di una crisi di nervi", "Volver"... Ma ogni tanto può capitare un passo falso, un'opera pefettamente sbagliata e "La pelle che abito" è un film assolutamente sbagliato. Gli ingredienti cari al regista ci sono tutti: transessualità, sregolatezze kitsch, madri con segreti nascosti, ecc...
Ad essere completamente assente è la chiarezza narrativa e lo sviluppo della storia, mai così confuso, così palesemente fuori tono, che butta via idee geniali come quella di utilizzare Banderas nel ruolo di novello Frankenstein alle prese con la trans-formazione di un ragazzo nella moglie perduta, inserendo bestialità come un fratellastro cretino e animalesco vestito da felino, una figlia idiota o una madre affetta da una sorta di candida imbecillità, annacquando un plot di per sé originale che, purtroppo, Almodovar non è stato in grado di gestire da par suo.
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svampa
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venerdì 7 ottobre 2011
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l'uomo trasformato in donna, da chi sarà attratto?
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C’è chi pensa che la storia in un film sia la cosa principale. Io sostengo che la storia conti non più del 15%. Quello che conta è il saper mettere in scena una situazione e renderla verosimile alla realtà. I grandi registi sanno fare questo: ricreare un contesto che non sia macchinoso e che faccia credere che quella sia vita reale, spiata magari da un obiettivo nascosto.
La differenza tra il cinema professionale e quello amatoriale sta proprio in questo. Vediamo molti film di giovani autori, che non riescono ad abbattere questa barriera del saper rappresentare il reale, ed i loro film perciò divengono finti, poco credibili. Almodovar in questa pellicola racconta la realtà, centrando l’obiettivo di far calare lo spettatore all’interno del suo mondo.
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C’è chi pensa che la storia in un film sia la cosa principale. Io sostengo che la storia conti non più del 15%. Quello che conta è il saper mettere in scena una situazione e renderla verosimile alla realtà. I grandi registi sanno fare questo: ricreare un contesto che non sia macchinoso e che faccia credere che quella sia vita reale, spiata magari da un obiettivo nascosto.
La differenza tra il cinema professionale e quello amatoriale sta proprio in questo. Vediamo molti film di giovani autori, che non riescono ad abbattere questa barriera del saper rappresentare il reale, ed i loro film perciò divengono finti, poco credibili. Almodovar in questa pellicola racconta la realtà, centrando l’obiettivo di far calare lo spettatore all’interno del suo mondo. Rispetto ai precedenti film, girati in formato anamorfico (cinemascope 2,35:1) sceglie un formato meno panoramico ma più concreto, un classico flat (aspect ratio 16:9), che lascia i bordi neri sia a destra che sinistra dello schermo. E’ un formato più pratico, più adatto a raccontare storie complesse ed articolate. Il regista (come nel suo stile) lavora con pochi movimenti di macchina: la mdp è quasi sempre fissa. Utilizza una struttura simile a “La mala educaciòn”, con molti salti temporali, sia in avanti che in indietro. Questo impianto crea una sorta di disorientamento voluto che rafforza la vena noir del film. Anche le perversioni sessuali (consuete nel suo cinema) hanno diverse similitudini a La mala educaciòn; ci sono degli stupri, degli accoppiamenti voluti o non voluti (poco importa) tra individui dello stesso sesso. Sono atti sessuali accettati ma non sempre appaganti: spesso servono solo a compiacere uno dei due. In “La pelle che abito”, il ragazzo rapito e trasformato in donna si concede fisicamente a Robert (Banderas), ma l’atto sessuale procura dolore. Nonostante ciò lei/lui viene gratificato/a da questa condizione di procurare piacere all’altro. La stessa donna/uomo prima ancora viene violentata dal fratellastro di Robert, uno strano individuo ricercato dalla polizia e mascherato da uomo tigre. Anche qui, va analizzata la perversione sessuale: un ragazzotto volgare, grosso e con ampie cicatrici sul volto, stupra la giovane e bellissima ragazza tenuta prigioniera da Robert, chirurgo plastico. Il coito procura dolore alla donna, poiché ha una vagina ricostruita in una vagionoplastica, visto che lei prima era un lui. Si intrecciano quindi dolori carnali a dolori della mente. La donna/uomo, riesce a fuggire da Robert (uccidendolo) e torna a casa dalla madre. Non ha più le sembianze di prima, per cui è irriconoscibile. Almodovar ci pone di fronte ad un dolore immenso: un ragazzo si trova completamente sfigurato e trasformato in donna. Quel ragazzo era tra l’altro un grande amante delle donne: è stato colui che ha fatto sesso con la figlia di Robert (da qui la sua vendetta) e cerca ripetutamente di sedurre una ragazza lesbica (torna la perversione) che lavora con lui. Come può sentirsi un uomo virile come lui, trasformato in una delicata e bellissima donna? Donna che attrae ora le attenzione di tutti i maschi (vista la sua straordinaria bellezza). Come può un uomo (non gay) vivere la propria vita sessuale nel corpo di una deliziosa fanciulla? Evidentemente solo attraverso l’omosessualità. È questa la perversione che il regista ci vuol trasmettere.
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paride86
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giovedì 6 ottobre 2011
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assurdo e inquietante
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Film sorprendente e molto diverso dal cinema cui Almodovar ci ha abituati, "La pelle che abito" è un oggetto sorprendente e controverso.
E' notevole la capacità del regista di rendere credibili anche le cose più assurde, avvalendosi di attori sempre all'altezza delle parti che interpretano - Banderas qui brilla più di tutti nella pare del cattivo che, tuttavia, non si riesce a odiare.
Si possono trovare, comunque, alcuni feticci tipici di Almodovar: l'attenzione maniacale agli arredi, le maternità/paternità celate, l'insistenza sul nudo maschile e femminile.
Insomma, un film davvero particolare e, secondo me, da vedere.
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Film sorprendente e molto diverso dal cinema cui Almodovar ci ha abituati, "La pelle che abito" è un oggetto sorprendente e controverso.
E' notevole la capacità del regista di rendere credibili anche le cose più assurde, avvalendosi di attori sempre all'altezza delle parti che interpretano - Banderas qui brilla più di tutti nella pare del cattivo che, tuttavia, non si riesce a odiare.
Si possono trovare, comunque, alcuni feticci tipici di Almodovar: l'attenzione maniacale agli arredi, le maternità/paternità celate, l'insistenza sul nudo maschile e femminile.
Insomma, un film davvero particolare e, secondo me, da vedere. Anche per chi non ama Almodovar.
Ps: non fate l'errore di leggere recensioni, anche se brevi: a me un commento su "L'Espresso" ha rovinato il colpo di scena finale, ed è stato un vero peccato.
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