firefist
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venerdì 30 settembre 2011
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un film incredibile e coinvolgente!!!
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Consiglio vivamente questo film, un vero capolavoro, qui almodòvar si è veramente superato!
é riuscito a dare a questo film un colpo di scena davvero strabiliante, da vedere assolutamente
e molto attentamente, ma visto la bellezza del film non credo che qualcuno possa distrarsi!!
cattura l'attenzione del pubblico e lo invoglia a seguire con molta attenzione il finale di questo
capolavoro!!!
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unknown_soldier
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giovedì 29 settembre 2011
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porno-horror d'autore
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il thriller si perde nel gioco di metamorfosi annunciate.
porno ed horror usati con la maestria d'autore, eppure i personaggi sembrano agire
senza mai rivelarsi totalmente.
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nino quincampoix
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giovedì 29 settembre 2011
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el arte es una garantia de salud mental
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Vera lo scrive sul muro della sua camera-gabbia e non si può non essere d'accordo. Questo film è perverso, forte, recitato bene (grande Marisa Paredes come sempre) e diretto ancora meglio (i colori colpiscono...giustamente - e i rimandi continui ai quadri appesi alle pareti sono dettagli da non sottovalutare). Un paio di dialoghi sono leggermente demenziali (ma credo sia un modo personale di Almodovar di farsi una risata con il pubblico, considerato il fatto che non è il primo film in cui li inserisce) e qua e là la sceneggiatura presenta qualche piccola leggerezza narrativa. Ma (anzi senza troppi ma) è uno dei film più belli del regista spagnolo.
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Vera lo scrive sul muro della sua camera-gabbia e non si può non essere d'accordo. Questo film è perverso, forte, recitato bene (grande Marisa Paredes come sempre) e diretto ancora meglio (i colori colpiscono...giustamente - e i rimandi continui ai quadri appesi alle pareti sono dettagli da non sottovalutare). Un paio di dialoghi sono leggermente demenziali (ma credo sia un modo personale di Almodovar di farsi una risata con il pubblico, considerato il fatto che non è il primo film in cui li inserisce) e qua e là la sceneggiatura presenta qualche piccola leggerezza narrativa. Ma (anzi senza troppi ma) è uno dei film più belli del regista spagnolo. Mi sono domandato adesso cosa gli toccherà dirigere, forse un remake de La casa nella prateria, perchè OLTRE non si può andare...o forse Almodovar ne sarà capace, chissà.
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lalli
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giovedì 29 settembre 2011
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pazzia (dis)umana
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un bel film co ottimi attori, il dottore pazzoide mi ha ricordato il dottore di Human Centipede, pazzesco...la fine è "quasi lieta" x fortuna, bravo Pedro, nn mi deludi mai, un film particolarissimo e sorprendente.
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lunfardo
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giovedì 29 settembre 2011
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mooolto bello
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Molto bello e intenso anche se non ho capito bene il senso. Meglio così che mi piacerà ancora anche la seconda volta. Misteriosissimo il personaggio del Tigrinho; semplicemente incredibile la voce della cantante nera Concha Buika, raramente ho sentito una cosa simile.
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giuliacanova
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mercoledì 28 settembre 2011
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meno polvere e più eleganza
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Almodovar o si ama o si detesta ma è innegabile che ha uno stile unico e riconoscibile. Nella trama del film le tinte forti del melodramma ci sono tutte, ma qui c'è anche una nuova eleganza formale che sposta l'occhio dalla romantica e polverosa visione dei sentimenti e dei drammi umani a cui il regista ci ha abituati per virare verso una visione più contemporanea, cupa ed inquietante, dove tutto scorre dietro monitor e pareti di vetro. Forse non c'è più possibilità di salvezza per chi si perde. Chi orchestra tutta la storia è un pragmatico uomo di scienza con il suo chirurgico piano di vendetta, che utilizza la tecnologia per mantenere il controllo sugli altri ma anche per rimanere distante da se stesso.
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Almodovar o si ama o si detesta ma è innegabile che ha uno stile unico e riconoscibile. Nella trama del film le tinte forti del melodramma ci sono tutte, ma qui c'è anche una nuova eleganza formale che sposta l'occhio dalla romantica e polverosa visione dei sentimenti e dei drammi umani a cui il regista ci ha abituati per virare verso una visione più contemporanea, cupa ed inquietante, dove tutto scorre dietro monitor e pareti di vetro. Forse non c'è più possibilità di salvezza per chi si perde. Chi orchestra tutta la storia è un pragmatico uomo di scienza con il suo chirurgico piano di vendetta, che utilizza la tecnologia per mantenere il controllo sugli altri ma anche per rimanere distante da se stesso. E non è un caso che proprio quando i suoi sentimenti avranno il sopravvento su questo glaciale controllo per lui sarà la fine. il film è supportato da una meravigliosa e funzionale fotografia, e come spesso accade nelle storie che racconta questo regista tutti i tasseli si ricompongono verso la fine del film per restituirci il senso del tutto.
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bobdex
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martedì 27 settembre 2011
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sotto la pelle
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sblob
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martedì 27 settembre 2011
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un uomo sull'orlo di una crisi di nervi
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Se sei di quelli che si straniscono davanti a un film col sogno nel sogno del sogno e, come certi dizionari del cinema, ritieni che Lo zoo di venere sia un film da due stelle, faresti meglio a non leggere perché quello che ho da dire sul nuovo film di Pedro Almodovar potrebbe urtare la tua sensibilità.
Con La pelle che abitoil regista spagnolo torna ai fasti di Donne sull'orlo di una crisi di nervi, suo primo vero capolavoro. Certo non con la stessa freschezza, sono passati degli anni e si invecchia, si diventa più esperti, più architetti e meno artisti e si deve competere con i tempi che cambiano velocemente e partorire qualcosa di nuovo non è facile quando tutto diventa decrepito nel giro di qualche mese.
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Se sei di quelli che si straniscono davanti a un film col sogno nel sogno del sogno e, come certi dizionari del cinema, ritieni che Lo zoo di venere sia un film da due stelle, faresti meglio a non leggere perché quello che ho da dire sul nuovo film di Pedro Almodovar potrebbe urtare la tua sensibilità.
Con La pelle che abitoil regista spagnolo torna ai fasti di Donne sull'orlo di una crisi di nervi, suo primo vero capolavoro. Certo non con la stessa freschezza, sono passati degli anni e si invecchia, si diventa più esperti, più architetti e meno artisti e si deve competere con i tempi che cambiano velocemente e partorire qualcosa di nuovo non è facile quando tutto diventa decrepito nel giro di qualche mese. Però ha fatto bene il bravo Pedro a fare un passo indietro (che in realtà ne ha fatti due avanti) rispetto all'arrancante Gli abbracci spezzatie anche al meno “almo” e più “drama” troppo presente nelle uscite dopo Tutto su mia madre(film completo) e Parla con lei(bello ma con parabola discendente).
In un certo modo qui si rispolverano quegli eccessi degli esordi (ricordo mogli con tendenze sadomasochiste e l'uso estremo di organi sessuali) che poi, come accade per chi non vuole fare un gioco per pochi, si sono evoluti nei drammi e nelle manie che anche la persona comune poteva comprendere (tematiche alla Veronica Castro al quadrato, o al cubo, si potrebbe dire).
È una commedia noir, dove ai momenti di più alta tensione spesso corrispondono scambi di battute completamente fuori contesto e, di conseguenza, dall'effetto comico. Mi verrebbe da dire che dall'almo-drama si è passati all'almo-noir. Un noir costruito alla perfezione, sin dall'ottimo inizio, con una dosata tensione, protagonisti introdotti col contagocce, piccoli suggerimenti che invogliano alla visione di due ore di film che scorrono velocissime (tranne forse per qualche momento in cui ci si dilunga in pur necessarie introduzioni di personaggi di cui altrimenti non si capirebbe il ruolo).
E poi ci sono i corpi, quelli riprodotti nei quadri della casa-prigione-laboratorio dove abita lo scienziato pazzo (un misto tra chirurgo plastico e esperto di genetica) Antonio Banderas, quello della bellissima bambola Alena Anaya esplorato in ogni suo centimetro e infine anche quello dello stesso Banderas.
Che dire inoltre del ritorno di quello che a mio parere è l'oggetto cult di Almodovar e che ricompare in pompa magna più protagonista che mai dai tempi di Donne sull'orlo...? Parlo ovviamente della pistola, la carabina, l'oggetto di difesa e di vendetta che serve a mantenere le distanze. In questo film, portando al parossismo l'uso decisivo e moderato che se ne fa nei noir, spunta fuori in continuazione, dal cassetto in cucina, dalla scrivania, nascosta in una borsetta, caricata con proiettili o narcotizzante.
Ma di cosa si tratta alla fine? Di un film che propone la castrazione ai colpevoli di violenza sessuale? Di un film sulle potenzialità o dei pericoli della ricerca biogenetica o transgenica? Sulla chirurgia plastica e sull'impossibilità di accettare la perdita di qualcosa? No. Come un noir che si rispetti, la pellicola ha il compito di tenere lo spettatore attaccato alla poltrona in uno stato continuo di sospensione e di attesa, dall'inizio alla fine. E Almodovar ci riesce benissimo con qualcosa di più di un esercizio di stile su cui, tra l'altro, aleggia lo spirito di Bunuel.
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nalipa
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martedì 27 settembre 2011
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grande almodòvar!!!
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Mi ha stupito il fatto che avevo letto recensioni nelle quali qualcuno diceva che non sembrava un film del bravissimo regista spagnolo.
Ho visto il film ed ....é assolutamente un film Almodovairano...c'é proprio tutto il suo stile: la scelta degli attori (Banderas é eccellente - avevo letto che era sotto/tono; Mah....), la cura dei particolari, la realtà della ' f a m i g l i a ' (Almodovar rappresenta, e non credo neanche esagerando tanto, come stanno le cose), gli incastri nella vicenda.
Insomma é difficile da raccontare ma é un film nel quale ci sono un sacco di riferimenti azzeccatissimi. dal mito di Pigmaglione alla follia di onnipotenza di Frankstein (forse non si scrive così...chiedo scusa), con riferimenti anche attuali riguardo le modificazioni genetiche/ estetiche.
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Mi ha stupito il fatto che avevo letto recensioni nelle quali qualcuno diceva che non sembrava un film del bravissimo regista spagnolo.
Ho visto il film ed ....é assolutamente un film Almodovairano...c'é proprio tutto il suo stile: la scelta degli attori (Banderas é eccellente - avevo letto che era sotto/tono; Mah....), la cura dei particolari, la realtà della ' f a m i g l i a ' (Almodovar rappresenta, e non credo neanche esagerando tanto, come stanno le cose), gli incastri nella vicenda.
Insomma é difficile da raccontare ma é un film nel quale ci sono un sacco di riferimenti azzeccatissimi. dal mito di Pigmaglione alla follia di onnipotenza di Frankstein (forse non si scrive così...chiedo scusa), con riferimenti anche attuali riguardo le modificazioni genetiche/ estetiche.
Grazie Pedro! Al prossimo film!
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sarak hellas
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martedì 27 settembre 2011
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l'umanità sotto pelle di almodòvar
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Almodòvar fa Cronenberg... e lo fa benissimo per almeno 20 minuti!!! Poi, purtroppo... o per fortuna, arriva in scena un maschione tigronato e tutto finisce a pizza e fichi. Cioè... Banderas in conferenza sembrava davvero l'Irons di Inseparabili, riprese glaciali, precise, minimali, asettiche, primissimi piani alla videodrome, esperimenti alla Goldblum, l'IDENTITA'!!! Tutto così inaspettato e sorprendente, tutto così calmo ma pieno di significati e significanti da presagire un'altra ora e mezza da sballo (almeno per il mio gusto) ed invece il gran vecchio Pedro gattone tira fuori le sue famigerate unghione e comincia a smanierarsi a manetta. Ecco il sangue, tanto sangue, che non mette paura manco ad un eunuco; le pistole brandite come cazzetti mosci; le sessualità esibite, disinibile, imbandite; la canzonetta de core e sentimento con performance in diretta.
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Almodòvar fa Cronenberg... e lo fa benissimo per almeno 20 minuti!!! Poi, purtroppo... o per fortuna, arriva in scena un maschione tigronato e tutto finisce a pizza e fichi. Cioè... Banderas in conferenza sembrava davvero l'Irons di Inseparabili, riprese glaciali, precise, minimali, asettiche, primissimi piani alla videodrome, esperimenti alla Goldblum, l'IDENTITA'!!! Tutto così inaspettato e sorprendente, tutto così calmo ma pieno di significati e significanti da presagire un'altra ora e mezza da sballo (almeno per il mio gusto) ed invece il gran vecchio Pedro gattone tira fuori le sue famigerate unghione e comincia a smanierarsi a manetta. Ecco il sangue, tanto sangue, che non mette paura manco ad un eunuco; le pistole brandite come cazzetti mosci; le sessualità esibite, disinibile, imbandite; la canzonetta de core e sentimento con performance in diretta... un classico oramai; tutta la morbosità e l'irriverenza che ci si aspetta da Almodòvar... né più né meno. Solo che stavolta si fa un po' fatica a rimettere insieme tutti i pezzi, nonostante la splendida precisione narrativa della sceneggiatura (che classicamente ricostruisce) c'è sempre qualcosa che rimane sospesa... una sensazione di "bello a metà" che rimane per tutto il film. E' quel sentimentalismo melodrammatico profondo di Almodòvar a contrastare con l'aria rarefatta del concept iniziale e portante, è il suo colore a mischiarsi con l'algido... continuamente, è il suo manierismo a sbattere contro l'innovazione, è un certo macchiettismo a sporcare la rigidezza necessaria, è Almodòvar che proprio non riesce a trattenersi e a tradirsi pur avendo tra le mani qualcosa di veramente forte, nuovo, diverso, serio... anzi serissimo. Così la nascita di una nuova carne, invece di celebrarsi compiutamente spalancandoci un orrore interno da portarci a casa, cede miseramente il passo al sentimentale... di punto in bianco in un finale che va di corsa al pianto, all'approdo umano, in un film in cui sentimenti e rancori e amori si ammucchiano e sovrappongono sembrando sempre la stessa cosa. L'umano alla fine vince e non poteva che essere questo con Almodòvar.
E succede che uno se ne va pensando a cosa avrebbe visto se dopo i primi venti minuti fosse stato Cronenberg a continuare il film, ma pure un po' contento alla fine che Almodòvar non sia Cronenberg: un bello a metà insomma... come dire "che figata, però... ma sì".
Allora si può dire anche che il titolo del film fa cagare, perché è inutilmente didascalico e ce ne sarebbero stati un milione di più appropriati, così come la locandina che hanno scelto a rappresentarlo, soprattutto quando per tutto il film si sono viste alcune immagini davvero belle che avrebbero fatto meglio al caso, roba da contenitore, roba esteriore uno potrebbe dire... ma in effetti in un film che parla di identità, esteriorità e sentimenti come non badare anche al contenitore?
E allora diciamo pure che la colonna sonora di Alberto Iglesias è bella... anzi bellissima e che Elena Anaya (nel ruolo che avrebbe dovuto essere di Penelope Cruz) è meravigliosa... in tutti i sensi.
Un film che piacerà o farà schifo senza mezze misure... per i più; per altri, come me, un film bello a metà... perché non sempre si può metter d'accordo la ragione col sentimento.
p.s.:
Un film da 3 stelle e mezzo... ma non si poteva fare.
Almodòvar cita e ricita di striscio, facendo anche belli e dovuti omaggi. Il cinèfilo sarà contento di questo.
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