melania
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lunedì 24 ottobre 2011
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ti cattura..
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Il regista ha ancora una volta lasciato la su firma di grande artista del cinema.Trama certamente poco comune,il film è intenso e ti cattura.Come sempre stupenda colonna sonora,splendida fotografia.Un film che non si dimentica.
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domenico maria
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lunedì 24 ottobre 2011
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provocazione e ossessione
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Nessun dubbio sul talento del regista e sulle totali capacità di guida per i suoi protagonisti.Certo stiamo parlando di una delle firme più originali e geniali almeno degli ultimi 20 anni.Resta sempre,infilzato come una spina nel fianco,un interrogativo magari scomodo e spiazzante,comunque direi essenziale.Quali sarebbero i messaggi da trasmettere?Quelli che una sorta di nuovo dottor Frankenstein,con tecniche molto più evolute,possa davvero riuscire a creare la perfetta bellezza,il perfetto modello di riferimento della razza umana?In certe scene Banderas,a dirla tutta,con un protagonista così fanatico ed esaltato,oltre che di perversione e ferocia rara,mi pareva un po' frenato,poco convinto.
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Nessun dubbio sul talento del regista e sulle totali capacità di guida per i suoi protagonisti.Certo stiamo parlando di una delle firme più originali e geniali almeno degli ultimi 20 anni.Resta sempre,infilzato come una spina nel fianco,un interrogativo magari scomodo e spiazzante,comunque direi essenziale.Quali sarebbero i messaggi da trasmettere?Quelli che una sorta di nuovo dottor Frankenstein,con tecniche molto più evolute,possa davvero riuscire a creare la perfetta bellezza,il perfetto modello di riferimento della razza umana?In certe scene Banderas,a dirla tutta,con un protagonista così fanatico ed esaltato,oltre che di perversione e ferocia rara,mi pareva un po' frenato,poco convinto.E,in molte scene,mi tornava alla mente il "Dottor Morte",Mengele,nei campi di sterminio,e i suoi deliranti esperimenti(riportati in una sorta di film fantasma "My father" con il vecchio Heston,regia di Egidio Eronico alcuni anni fa,che non credo di esagerare a dire che avremmo visto in tutta Italia,forse in qualche centinaio di persone).Certo,l'epoca e il contesto sono diversissimi:ma vedo in questo fanatico dottore,ascendenti letterari e anche cinematografici numerosi e anche mitici,in un certo senso;ci sta dentro anche un po' di Jekyll e Hyde,un po' del "Gabinetto del Dottor Caligaris",solo per fermarsi ai più celebri.Come mi confermava il collega di spagnolo,c'e poi sempre questa ossessione di morte,questo dna ispanico che direttamente o indirettamente trasuda da molte situazioni;ad esso si accompagna la ossessione,fateci caso,per ambienti dai colori estremi,nero,rosso fuoco(o sangue),bianco e molto di lugubre e notturno.Tanto,forse troppo,di viscerale,di compiaciutamente estremo,nel dramma,come nella trasgressione.Film così,registi così,certamente non lasciano indifferenti ma,dopo aver messo spietatamente a nudo le crudeltà,le miserie,le perversioni della specie umana,all'uscita,cosa resta in mano?La coscienza delle nostre potenziali infinite negatività e abiezioni?Se per "educare",stimolare lo spettatore,si pesca a piene mani in questo repertorio,non potrebbe venire il dubbio di essere davanti,semplicemente ad un geniale e speciale tipo di "voyeurisme"?Guardare tutti dal buco della serratura le arditissime trasgressioni dei personaggi,ci rende migliori,più sani,più sensibili?
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surf casting
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lunedì 24 ottobre 2011
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pedro ha fatto di meglio
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mah, sembra un film fatto per fare, senza convinzione. il primo tempo del tutto sconclusionato, nel secondo in effetti si ricompone il puzzle, ma il film non coinvolge, non emoziona come altri suoi grandi film. le tematiche sono le classiche del regista, identita' sessuali confuse, ipocrisie borghesi, vizi privati e pubbliche virtù, ma il tutto comincia ad essere un pò logoro. si tira a campare. convince poco.
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tiamaster
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giovedì 20 ottobre 2011
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il genio entra in un altra pelle!!!
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Molta gente ha paragonato questo film di almòdovar ai suoi capolavori assoluti,ad esempio "parla con lei" e "tutto su mia madre".è vero forse non arriva ai livelli di quei due film,però visto che come ho detto da titolo "il genio entra in un altra pelle" era prevedibile che questo film non fosse il suo capolavoro.Ora ,non sarà un capolavoro ma è un gran bel film,eccessivo come lo stesso almodòvar,con una tinta horror-grottesco che rende il film ancora più appetitoso.è un film che quando esci ti lascia qualcosa di strano dentro...come ha detto qualcuno prima di me su questo forum "scuote".Un film inusuale che non si vede tutti i giorni,molto almodòvariano,seppur in un suo nuovo stile.
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Molta gente ha paragonato questo film di almòdovar ai suoi capolavori assoluti,ad esempio "parla con lei" e "tutto su mia madre".è vero forse non arriva ai livelli di quei due film,però visto che come ho detto da titolo "il genio entra in un altra pelle" era prevedibile che questo film non fosse il suo capolavoro.Ora ,non sarà un capolavoro ma è un gran bel film,eccessivo come lo stesso almodòvar,con una tinta horror-grottesco che rende il film ancora più appetitoso.è un film che quando esci ti lascia qualcosa di strano dentro...come ha detto qualcuno prima di me su questo forum "scuote".Un film inusuale che non si vede tutti i giorni,molto almodòvariano,seppur in un suo nuovo stile.
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liver
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lunedì 17 ottobre 2011
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almodovar è così: prendere o lasciare
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Almodovar vuole sempre stupirci. Cerca gli argomenti più scomodi, più pericolosi, rischia.
"Tutto su mia madre" fu un capolavoro. "La pelle che abito" è comunque meno irreale di quello che potrebbe sembrare, tuttavia secondo me l'epilogo lascia a desiderare. Poteva giocare meglio.
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gpistoia39
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giovedì 13 ottobre 2011
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un grande pedro, una grande spagna
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io trovo che questo film è un capolavoro di Almadovar, a parte i fatti, sirrealisti e irreali, che secondo me servono solo per raccontarci, di come siamo messi oggi. Nel film Almadovar ci vuol comunicare le cose orribili che gli individui non dovrebbero mai fare: non dimenticarsi la deontologia professionale, non voler riportare in vita ciò che è morto, non voler imprigionare un amore a tutti i costi, cercare di stare bene nella propria pelle e non volere a tutti i costi stare in un pelle che non ci appartine. Inoltre mette in guardia come sempre le famose mamme mediterranee, qualsi sempre assetate di sangue di tutte le persone che non amano i propri figli. Madri protettive a tutti i costi disposte a seguire i propri figli anche nell'uccide.
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io trovo che questo film è un capolavoro di Almadovar, a parte i fatti, sirrealisti e irreali, che secondo me servono solo per raccontarci, di come siamo messi oggi. Nel film Almadovar ci vuol comunicare le cose orribili che gli individui non dovrebbero mai fare: non dimenticarsi la deontologia professionale, non voler riportare in vita ciò che è morto, non voler imprigionare un amore a tutti i costi, cercare di stare bene nella propria pelle e non volere a tutti i costi stare in un pelle che non ci appartine. Inoltre mette in guardia come sempre le famose mamme mediterranee, qualsi sempre assetate di sangue di tutte le persone che non amano i propri figli. Madri protettive a tutti i costi disposte a seguire i propri figli anche nell'uccide. E' un film sul quale molte persone preferiscono sorridere se pur amaramente, secondo me non c'è nulla da sorridere, perchè personaggi come Robert-Banderas ce ne sono molti. Bellissimo film, . un capolavoro, ripeto. gpistoia39. Ovvio 5 stelle
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giacomogabrielli
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mercoledì 12 ottobre 2011
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la nuova pelle di almodovar. ****
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Almodòvar lascia da parte il genere e le storie che hanno fatto di lui uno degli autori più apprezzati, per buttarsi stavolta in un dramma sofisticato ed eccentrico che sfiora il thriller. Una trama morbosa come ossessionati sono i suoi protagonisti. La regia come al solito non delude, aiutata da un'ottima fotografia. Le scene "alla Almodòvar" non mancano nemmeno stavolta, così da non deludere anche i più affezionati al regista. Bel ritorno per Banderas, qui uomo tutto d'un pezzo, quanto pazzo, che sembra non invecchiare mai. Bellissima lei, Elena Anaya (dai tratti che ricordano la Portman), che ci regala un'interpretazione dalle molte sfumature.
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Almodòvar lascia da parte il genere e le storie che hanno fatto di lui uno degli autori più apprezzati, per buttarsi stavolta in un dramma sofisticato ed eccentrico che sfiora il thriller. Una trama morbosa come ossessionati sono i suoi protagonisti. La regia come al solito non delude, aiutata da un'ottima fotografia. Le scene "alla Almodòvar" non mancano nemmeno stavolta, così da non deludere anche i più affezionati al regista. Bel ritorno per Banderas, qui uomo tutto d'un pezzo, quanto pazzo, che sembra non invecchiare mai. Bellissima lei, Elena Anaya (dai tratti che ricordano la Portman), che ci regala un'interpretazione dalle molte sfumature. Azzeccato il finale. LA NUOVA PELLE DI ALMODOVAR ****
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riccardo76
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lunedì 10 ottobre 2011
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una storia classica dal sapore vagamente horror
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Attraverso rimandi al gotico classico, con il mito del mad doctor e della sua creatura (Frankenstein), e al recente torture porn, accennato nelle immagini della cattura e della prigionia della vittima, Almodovar costruisce una cornice dal sapore vagamente horror e thriller per raccontare una sua storia classica. In definitiva una nuova veste, o, in questo caso, è più appropriato parlare di “una nuova pelle”, per un’altra delle sue grandi storie.
La pelle diventa sinonimo di prigione ed emblema di una non accettazione del proprio corpo e della propria sessualità, tematica assai cara al grande regista, che sviluppa in questo film con risvolti sorprendenti.
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Attraverso rimandi al gotico classico, con il mito del mad doctor e della sua creatura (Frankenstein), e al recente torture porn, accennato nelle immagini della cattura e della prigionia della vittima, Almodovar costruisce una cornice dal sapore vagamente horror e thriller per raccontare una sua storia classica. In definitiva una nuova veste, o, in questo caso, è più appropriato parlare di “una nuova pelle”, per un’altra delle sue grandi storie.
La pelle diventa sinonimo di prigione ed emblema di una non accettazione del proprio corpo e della propria sessualità, tematica assai cara al grande regista, che sviluppa in questo film con risvolti sorprendenti.
Tuttavia, permangono anche altre tematiche tipicamente almodovariane, come il rapporto particolare con la madre con un passato nascosto ai figli - fra l’altro impersonata dalla stessa attrice di Tutto Su Mia Madre, la bravissima Marisa Paredes – o l’amore folle e impossibile tra carnefice e vittima, che ricorda in un certo qual modo quello tra l’infermiere e la paziente in Parla con Lei.
Come il medico Banderas cuce ogni brandello della pelle fino a ricreare un eccellente rivestimento, il regista spagnolo incastra con chirurgica precisione ogni tassello della trama, fino a completare un elegante quanto sorprendente puzzle. Allora, alla fine tutto diverrà chiaro agli occhi dello spettatore, che vedrà nella sconvolgente rivelazione dell’identità della vittima un ennesimo colpo di genio di questo grandissimo artista che è Almodovar.
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graziellamazzoni
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lunedì 10 ottobre 2011
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la poetica di almodovar
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Il primo spettacolo è finito. Il film di Pedro Almodòvar, proiettato in una piccola sala, attrae meno di quello di Salemme (nella sala grande). Incrocio sulle scale un uomo sulla sessantina, capelli bianchi e occhialini di metallo, che mi guarda dicendo: "scuote". E’ cosi. Il film di Almodòvar "La pelle che abito" è un film che scuote. Perché la trama non è lineare, lontana dai classici criteri spazio-temporali, scorre intensamente tra il grottesco e il drammatico, in un susseguirsi di scene di ambiguità e di angoscia. Antonio Banderas recita con una maschera fissa, un automa, lui stesso già clone di un altro, la parte di uno chirurgo che dopo aver perso la moglie, rimasta carbonizzata in un incidente, s’impegna a costruire una pelle in laboratorio più resistente di quella umana.
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Il primo spettacolo è finito. Il film di Pedro Almodòvar, proiettato in una piccola sala, attrae meno di quello di Salemme (nella sala grande). Incrocio sulle scale un uomo sulla sessantina, capelli bianchi e occhialini di metallo, che mi guarda dicendo: "scuote". E’ cosi. Il film di Almodòvar "La pelle che abito" è un film che scuote. Perché la trama non è lineare, lontana dai classici criteri spazio-temporali, scorre intensamente tra il grottesco e il drammatico, in un susseguirsi di scene di ambiguità e di angoscia. Antonio Banderas recita con una maschera fissa, un automa, lui stesso già clone di un altro, la parte di uno chirurgo che dopo aver perso la moglie, rimasta carbonizzata in un incidente, s’impegna a costruire una pelle in laboratorio più resistente di quella umana. Il primo tempo scorre così, velato, misterioso, sfuggente. E nell’intervallo ognuno cerca di riordinare le idee, di trovare un filo che colleghi le varie scene. E mentre il pensiero decanta illudendoti di portarti a una verità, inizia il secondo tempo e i pezzi folli e disordinati raggiungono il loro posto naturale e il disegno appare, lentamente, sempre meno sfocato. Allora riconosci quello che ricordavi della “poetica" di Almòdovar: madri con segreti inconfessabili, corpi con identità diverse da quello che appaiono, uomini che sembrano donne, donne che sembrano uomini, ambienti raffinati e ricercati con repentini cambiamenti di stile (l’uomo tigre), legami affettivi al limite della patologia. E poi gli sguardi in primo piano, cosi profondi ma anche inespressivi, lo scivolare della telecamera su particolari apparentemente inutili (i tasti di un sassofono), i continui richiami all’arte figurativa. I titoli di coda scorrono su un fondo con un elica di dna che gira su stessa, e su gente, ancora al buio, che riflette, che si sente scossa, turbata, scombussolata da una realtà cosi surreale e in fondo cosi umana.
www.graziellamazzoni2.blogspot.com
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linodigianni
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lunedì 10 ottobre 2011
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un film non riuscito, ma non poteva diversamente
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Per tutta la prima parte, il film non esprime emozioni
si comporta come un serial televisivo freddo e glaciale.
Poi si scompongono le parti, si mischiano i ruoli
e si entra in quello che poteva essere un film
emozionante,e non è che un gioco delle parti
miscelato in dosi precise: ma il gusto resta
incerto.
Consigliato solo a chi non perde nessun film di Almodovar
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