marezia
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martedì 19 aprile 2011
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ultima considerazione
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E' SCONCERTANTE che a rifilare questo pacco sia stata la Fandango. Io ci sono andata SOLO per stare in compagnia perché già il trailer mi aveva DISGUSTATA ma, dico io, quello che IO ho visto in 1' di tv non è stato notato da nessuno durante le fasi del casting, della stesura del copione? Nessuno ha capito l'italiano? Il libro aveva anche le illustrazioni...
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vervain
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lunedì 18 aprile 2011
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un film da non fare
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Questo film non ha rispecchiato minimamente quello che mi aspettavo. Bruno Ganz manca del tutto di quel guizzo di indomabile curiosità che animava lo sguardo e la parola del grande Terzani. E' un film basato molto di più sulla morte che non sulla vita (ma Terzani sarebbe stato d'accordo?). Gli episodi salienti che fanno emozionare leggendo il libro,scritti così bene che pare davvero di vedere le scene mentre si svolgono sotto i nostri occhi, nel film sono appena sfiorati o vengono tralasciati del tutto, per cui lo spettatore si perde, non può entrare nel vero spirito di una vita così particolare. A questo punto dico: perchè fare un film così?
[+] no, non lo sarebbe stato minimamente.
(di marezia)
[ - ] no, non lo sarebbe stato minimamente.
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marezia
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lunedì 18 aprile 2011
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quanto alla recesione d'ingresso...
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Non lo so, Nicoletta Dose l'ha VISTO? L'ha SENTITO? O ha notato solo i bei paesaggi? Non ho parole...
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marezia
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domenica 17 aprile 2011
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bufala pazzesca
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Riduzione PESSIMA di un libro straordinario, aggravata da un DOPPIAGGIO che snatura il senso della sua fonte IN MODO SMACCATO. Chi ha curato la sceneggiatura non ha capito NIENTE di quello che ha letto ed il fatto che ci sia anche la mano del figlio è grave perché non può non aver capito quello che stava venendo fuori da questo coraggioso, niente da dire, esperimento. Ganz è palesemente INADATTO e lo è fin da subito in quanto lontano dall'ironia leggera di Terzani, lontanno dalla sua forza nel parlare di storia, di politica, del compito del giornalista, lontano da tutto... tranne che dal sembrare UNA MACCHIETTA, ahimè! Che dire? LEGGETE IL LIBRO e capirete in 4 pagine quello che i due genii hanno spalmato in 98' di farneticazioni leggere come le nuvole.
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Riduzione PESSIMA di un libro straordinario, aggravata da un DOPPIAGGIO che snatura il senso della sua fonte IN MODO SMACCATO. Chi ha curato la sceneggiatura non ha capito NIENTE di quello che ha letto ed il fatto che ci sia anche la mano del figlio è grave perché non può non aver capito quello che stava venendo fuori da questo coraggioso, niente da dire, esperimento. Ganz è palesemente INADATTO e lo è fin da subito in quanto lontano dall'ironia leggera di Terzani, lontanno dalla sua forza nel parlare di storia, di politica, del compito del giornalista, lontano da tutto... tranne che dal sembrare UNA MACCHIETTA, ahimè! Che dire? LEGGETE IL LIBRO e capirete in 4 pagine quello che i due genii hanno spalmato in 98' di farneticazioni leggere come le nuvole...
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thai2492
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domenica 17 aprile 2011
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tutto ciò che ha inizio ha una fine
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Una storia reale che spesso vogliamo non vedere e sentire, un argomento, la morte che spaventa ma che è il fatto più naturale che vi sia. Miliardi di esseri prima di noi vi sono passati e come dice il protagonista siamo su un enorme cimitero sul quale grazie la natura vive. Dalla cicala all' elefante, tutto e tutti. E gli eventi, gli ideali che crollano e che si ridimensionano sono la realtà.
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ensciac
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sabato 16 aprile 2011
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riflessivo
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Un film bello da vedere, ma splendido da ascoltare. Terzani che racconta al figlio la propria vita, tutte le idee i ricordi emozionanti di ogni piccolo/grande momento goduto al massimo della sua emozionante storia. Mentre il suo corpo lo sta per abbandonare, con la sua lucidità è capace di emozionare e commuovere.Un film assolutamente da vedere.
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lorintenzo
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mercoledì 13 aprile 2011
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un dialogo di 500 pagine e una produzione da 500e
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Non si puo fare un film a basso costo su un liibro come quello di Folco/Tiziano Terzani.!! Per chi ha letto il libro,i dialoghi fra padre e figlio che devono per forza seguire tempi cinematografici vengono sminuiti. il senso di una serie di aneddoti fondamentali per capire il personaggio Tiziano Terzani viene tralasciato. Dal libro traspare un ego piuttosto forte del giornalista. Anche per questo motivo il libro magari potrebbe essere criticato. Del film invece questo è l'unico elogio possibile. Bruno Ganz (che è piu forte di me,ma quando si confessa mi ricorda troppo Hitler nella Caduta!) mostra bene il carisma di un uomo che accentra su di se l'attenzione di tutta una famglia e di chiunque lo conosca.
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Non si puo fare un film a basso costo su un liibro come quello di Folco/Tiziano Terzani.!! Per chi ha letto il libro,i dialoghi fra padre e figlio che devono per forza seguire tempi cinematografici vengono sminuiti. il senso di una serie di aneddoti fondamentali per capire il personaggio Tiziano Terzani viene tralasciato. Dal libro traspare un ego piuttosto forte del giornalista. Anche per questo motivo il libro magari potrebbe essere criticato. Del film invece questo è l'unico elogio possibile. Bruno Ganz (che è piu forte di me,ma quando si confessa mi ricorda troppo Hitler nella Caduta!) mostra bene il carisma di un uomo che accentra su di se l'attenzione di tutta una famglia e di chiunque lo conosca.Bravo Elio Germano sempre al limite della nevrosi emotiva in quasi tutti i suoi film,ma comunque molto credibile e intenso. Peccato però. Serviva un film sullo stile del Curioso Caso di Benjamin Button,con una voce fuori campo che spiegasse il senso di certe esperienze e nel mezzo,solo per mantenersi fedele al libro il dialogo fra i due. COsi come è stato fatto invece,risulta noioso per i lettori e assolutamente superficiale e difficilmente apprezzabile per chi non ha letto mai niente di uno dei piu grandi giornalisti/scrittori del nostro tempo : Tiziano Terzani.
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sixy89
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domenica 10 aprile 2011
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grandi contenuti ma di poco impatto
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Un film più da ascoltare che da vedere, una lunga e profonda riflessione sulla vita e sulla morte attraverso le parole di Terzani.
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abruzzowolf
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sabato 9 aprile 2011
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la vera rivoluzione è quella interiore.
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E' un film per chi ama meditare. Per chi sa che la vera rivoluzione è quella interiore. E' la storia vera, tratta dal libro omonimo. L'incontro fra Tersani ormai malato terminale che vive in una baita sui monti della Toscana, in prov, di Pisotia, con la moglie Angela che lo assite, che chiede con un telegramma a suo figlio, che lavora in America, di tornare per poterci parlare e scrivere l'ultimo libro. Tersani è stato un giornalista coraggioso che ha lavorato in Oriente, Cina, guerra del Vietnam ecc. per varie testate importanti italiane e tedesche. E' vissuto anche in Tibet. Nel film c'è una religiosità, una trascendenza ma non certamente quella bigotta. Il film ripercorre dalle parole di Tersani con un volo Pindarico l'essenza del pensiero giovanile degli anni anni '60, il '68 ecc.
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E' un film per chi ama meditare. Per chi sa che la vera rivoluzione è quella interiore. E' la storia vera, tratta dal libro omonimo. L'incontro fra Tersani ormai malato terminale che vive in una baita sui monti della Toscana, in prov, di Pisotia, con la moglie Angela che lo assite, che chiede con un telegramma a suo figlio, che lavora in America, di tornare per poterci parlare e scrivere l'ultimo libro. Tersani è stato un giornalista coraggioso che ha lavorato in Oriente, Cina, guerra del Vietnam ecc. per varie testate importanti italiane e tedesche. E' vissuto anche in Tibet. Nel film c'è una religiosità, una trascendenza ma non certamente quella bigotta. Il film ripercorre dalle parole di Tersani con un volo Pindarico l'essenza del pensiero giovanile degli anni anni '60, il '68 ecc..delle illusioni, dellea "Fantasia al Potere", fino alla saggezza di chi serenamente sa affrontare l'ultimo viaggio attraverso le sue ceneri affidate dalla cima della montagna al vento all' aria, come inizio per un nuovo volo.
Giovanni, Abruzzowolf.
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aesse
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venerdì 8 aprile 2011
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la chiusura del cerchio
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LA CHIUSURA DEL CERCHIO
Lo sappiamo bene come anche gli “inarrivabili”, una volta incappati nella malattia o nella vecchiaia, peggio ancora in tutte e due, indulgendo nell’umana debolezza di identificarsi con le proprie viscere fanno sì che la loro malandata carcassa diventi prepotentemente l’io che li rappresenta al mondo.
Chi ha avuto la fortuna di incontrare il balenante sguardo calamitoso di Tiziano Terzani, come me, che devo al dono generoso della sua esperienza di consapevolezza i miei viaggi fuori e dentro di me, sa che la sua è stata una meravigliosa eccezione: una personalissima e nobile chiusura del cerchio della vita.
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LA CHIUSURA DEL CERCHIO
Lo sappiamo bene come anche gli “inarrivabili”, una volta incappati nella malattia o nella vecchiaia, peggio ancora in tutte e due, indulgendo nell’umana debolezza di identificarsi con le proprie viscere fanno sì che la loro malandata carcassa diventi prepotentemente l’io che li rappresenta al mondo.
Chi ha avuto la fortuna di incontrare il balenante sguardo calamitoso di Tiziano Terzani, come me, che devo al dono generoso della sua esperienza di consapevolezza i miei viaggi fuori e dentro di me, sa che la sua è stata una meravigliosa eccezione: una personalissima e nobile chiusura del cerchio della vita. Tanto più la malattia lo divorava, quando sarebbe stato lecito pensarlo alla mercè di quella corporalità che ne comunicava la prossima fine come si racconta bene nel film che ha lo stesso titolo dell’ultimo libro- intervista scritto dal figlio Folco, il suo testamento spirituale “ La fine è il mio inizio”, tanto più l’energia forte, pulita e generosa che lo ha contraddistinto cresceva e cresceva… aveva una gran voglia di dirci cosa aveva capito…
Questa sua esclusiva peculiarità manca in questa trasposizione cinematografica, il Tiziano del film è statico e didascalico, Bruno Ganz che lo interpreta non riesce a fare ricordare, se non per insopportabile differenza, ciò che Tiziano era. Non so se il motivo sia da attribuire al fatto che questo “ La fine è il mio inizio” del tedesco Pluhar non è un film, né un docofilm, magari!... ma piuttosto un libro recitato… Salvo che per pochi minuti, tutti ad appannaggio del giovane Germano bravo a a riportarci il Folco che abbiamo imparato a conoscere attraverso le domande poste al padre a cui dobbiamo le tanto illuminanti risposte, per il resto il linguaggio cinematografico non è stato preso in considerazione da questa opera che ho sentito definire povera, asciutta, essenziale a mio avviso non centrando il nucleo del problema e cioè che stiamo giudicando un film che un film non è, non so se per scelta o per incapacità ad esserlo. Certo è vero che Terzani amava dire che il cinema e i suoi prodotti cioè i film sono come “ scuregge” che fanno tanto puzzo ma poi dopo poco non resta più niente e invece i libri restano ma fare un film-libro, come secondo me questo è perché una sceneggiatura cinematografica non può essere la pedissequa se pure più essenziale riproposizione del libro pena perderne la magia senza produrre, per converso, l’emozione che il linguaggio delle immagini solo può provocare, non rende giustizia alla sua testimonianza. Emozioni, momenti di grato lirismo eppure ci sono nelle immagini di silenzio del pellegrinaggio di Tiziano e Folco sui monti dell’Orsigna e nella scena finale in cui ormai polvere se ne sale in cielo a formare quella nuvoletta da cui mi piace pensare ci guardi e sonoramente rida pronto ad accettare la scommessa che un vero film coraggioso e innamorato potrebbe proporre.
ANTONELLA SENSI
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