gianni tosin
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venerdì 8 aprile 2011
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chiaro-scuri nell'infuturarsi dell'archetipo umano
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Perchè non è stata pubblicato il mio commento di ieri ?
Era troppo negativo ? Per questo è stato censurato ?
Non sono capace io di visualizzarlo ?
Non sono gradite le persone che hanno una propria opinione ?
Beh, se mi devo cancellare ditemelo (non rispondendomi) e toglierò il disturbo.
Gianni Tosin
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gianni tosin
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giovedì 7 aprile 2011
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un' ora di troppo !
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Poteva durare mezz'ora !
Chi ha visto il film ma non ha letto i libri di Tiziano non sarà certo spinto a farlo; chi ha letto i libri e poi ha visto il film, come me, ha sofferto un po'.
Un'operazione che, fatta salva la buona fede degli organizzatori, farebbe pensare ad un malriuscito tentativo di speculazione economica...Controproducente, mi pare...
Film con un ritmo troppo lento, modesta la fotografia, decisamente malriuscita la sovrapposizione elettronica delle nuvole dietro il monte, mortificate anche le musiche dell'ottimo Einaudi e la sceneggiatura, poi, assolutamente anti-empatica...noiosetto, insomma !
Niente paura ! Non sono un critico cinematografico, ho solo letto alcuni libri di Tiziano (ancora non tutti) e poi sono Vecchio ed ho appena la licenza di scuola media inferiore.
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Poteva durare mezz'ora !
Chi ha visto il film ma non ha letto i libri di Tiziano non sarà certo spinto a farlo; chi ha letto i libri e poi ha visto il film, come me, ha sofferto un po'.
Un'operazione che, fatta salva la buona fede degli organizzatori, farebbe pensare ad un malriuscito tentativo di speculazione economica...Controproducente, mi pare...
Film con un ritmo troppo lento, modesta la fotografia, decisamente malriuscita la sovrapposizione elettronica delle nuvole dietro il monte, mortificate anche le musiche dell'ottimo Einaudi e la sceneggiatura, poi, assolutamente anti-empatica...noiosetto, insomma !
Niente paura ! Non sono un critico cinematografico, ho solo letto alcuni libri di Tiziano (ancora non tutti) e poi sono Vecchio ed ho appena la licenza di scuola media inferiore... Non faccio testo !!!
Forse il film sarà confezionato per un pubblico più colto e qualificato... le Polveri di T.T. mi perdonino l'eresia!
Ottimi la "Sala 2" dell' Eurcine ed alcuni attori: Tiziano, Angela , Saskia, i corvi ed il micio; modesto Folco.
Ho portato al cinema mia moglie, caricata dalla mia propaganda sull'eccezionalità di Tiziano ma è rimasta, come me e, sentiti i commenti, alcuni degli scarsi spettatori, assai delusa...Credo che non sarà invogliata a saperne di più... Beh, io comunque ce la metterò tutta per convincerla...
Mannaggia !
Gianni Tosin ( giannitosin@tiscali.it )
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akela
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giovedì 7 aprile 2011
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profondo e intenso !!!
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semplicemente stupendo e commovente !!!
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(di gianni tosin)
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potassio2
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mercoledì 6 aprile 2011
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peccato perchè le premesse erano positive!
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Il libro è veramente stupendo!! E' un vero peccato che il film non possa competere minimamente con questo perchè con un ritmo eccessivamente lento! Era da tanto che non mi capitava di sbadigliare al cinema, stavolta l'ho dovuto fare. Elio Germano sarà pure un bravo attore ma nè in questo film, nè ne "La nostra vita" di Daniele Lucchetti ho apprezzato la sua interpretazione.
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vince mas
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mercoledì 6 aprile 2011
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un film di senso non comune
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Dopo essersi sottoposto alle cure contro il cancro e dopo averne subito l'inumana e inefficace ferocia, Tiziano decide di rinunciare alle terapie e di compiere un viaggio interiore alla scoperta della sua vera essenza. Un cammino per imparare a fare quello che miliardi di esseri hanno fatto prima di lui: morire. L'isolamento serve a fare silenzio, ad ascoltare la voce della natura, ma soprattutto la voce del cosmo, che parla anche e soprattutto da dentro. Prima sull'Himalaya, poi ad Orsigna.
Lontano da suggestioni new age, Tiziano diventa Atman, senza nome. L'io si è abbeverato a piene mani alla sorgente della vita, con la voglia matta di riscattare un'infanzia all'insegna della povertà.
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Dopo essersi sottoposto alle cure contro il cancro e dopo averne subito l'inumana e inefficace ferocia, Tiziano decide di rinunciare alle terapie e di compiere un viaggio interiore alla scoperta della sua vera essenza. Un cammino per imparare a fare quello che miliardi di esseri hanno fatto prima di lui: morire. L'isolamento serve a fare silenzio, ad ascoltare la voce della natura, ma soprattutto la voce del cosmo, che parla anche e soprattutto da dentro. Prima sull'Himalaya, poi ad Orsigna.
Lontano da suggestioni new age, Tiziano diventa Atman, senza nome. L'io si è abbeverato a piene mani alla sorgente della vita, con la voglia matta di riscattare un'infanzia all'insegna della povertà. Quando, satollo di vita, si è ammalato, Tiziano si è preparato a morire dopo un percorso umano ricco di senso e di esperienza. Dopo aver cercato l'assoluto anche attraverso la lente deformante e deforme dell'ideologia maoista, un modo per ampliare comunque i confini dell'io in chiave sociale e politica, Tiziano si ritira dal "mondo" per farsi Uni-verso.
Un grande Bruno Ganz, anche se doppiato malissimo, ha reso al meglio la verve di Terzani, per indole lontano anni luce dalle placide meditazioni buddiste. Un toscanaccio che, attraverso l'alchimia meditativa, immaginativa e filosofica, trasforma in oro il metallo, comunque prezioso, della propria natura, incline alle passioni e alla corsa sfrenata dentro la vita più che alla contemplazione. Propellente ancora più efficace per stemperare la fiamma dell'ego e cogliersi tutt'uno.
Meno incisivo rispetto ad altre superbe interpretazioni, Elio Germano, che forse si è calato con troppo zelo nelle inquietudini di Folco, senza dare valore aggiunto ad un personaggio che avrebbe potuto avere una sua peculiare efficacia nell'ambito della trasposizione cinematografica. Nel litigio con il figlio c'è tutta la voglia del padre di pungolarlo e spronarlo, non fosse altro per verificare che ormai può camminare da solo nel mondo. Ecco il grande insegnamento di Terzani: nessuna filosofia di vita può essere giusta se ti allontana dal mondo. "La felicità è nulla se non è condivisa", avrebbe detto Sean Penn, mutuando Tolstoj, nel suo "Into the wild". Prima bisogna partecipare.
Allo spettatore il film richiede attenzione, ascolto e contemplazione, non ci sono flashback per rappresentare i tanti ricordi evocati da Terzani. Non c'è spettacolo nella narrazione, ma spazio per l'intuizione e per lasciare spazio ad ognuno di dare un significato che vada oltre i limiti delle parole. I tempi e i luoghi di Orsigna scandiscono il ritmo di un film meditativo, che scava dentro e, goccia a goccia, stilla il suo senso non comune. Un senso che non ha nome.
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simonk92
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martedì 5 aprile 2011
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riflessione sulla vita
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Il film di Jo Baier racconta gli ultimi momenti della vita di Tiziano Terzani, giornalista e scrittore italiano.
In questo contesto che il protagonista decide di chiamare il figlio Folco per trascorrere gli ultimi istanti della vita insieme a lui e insieme alla moglie Angela.
Il film è formato da un insieme di dialoghi ,di racconti e di esperienze passate che il protagonista racconta al figlio per rivivere la storia della propria vita e per sentirsi più leggero, in pace.
Le vicende del film si svolgono nei bellissimi paesaggi della Toscana e, grazie ad una grande interpretazione di Bruno Ganz, il film risulta interessante e commuovente.
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marezia
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martedì 5 aprile 2011
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utile consiglio
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Da intendere come un omaggio alla memoria e per questo motivo INGIUNDICABILE. Da guardare e BASTA.
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(di gianni tosin)
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giuliacanova
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martedì 5 aprile 2011
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da ascoltare più che guardare
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Film più da ascoltare che da guardare, quindi da un punto di vista cinematografico mi appare un'operazione senza peso, e leggere il libro da cui è tratta la sceneggiatura è sicuramente più interessante. Forse più che altro può essere utile a far conoscere la figura del protagonista e il suo pensiero a chi ancora non lo conosce. Bruno Ganz meraviglioso interprete, ed Elio Germano davanti a lui appare inadeguato.
Nonostante non sia un film di immagini, ma di parole contrapposte ai silenzi, tuttavia si "ascolta" sino alla fine senza annoiarsi.
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ruggero
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lunedì 4 aprile 2011
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una occasione perduta
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Gli ultimi giorni di vita del giornalista Terzani ritiratosi a morire sulle montagne di Pistoia, piccolo Tibet racccolto dopo le sue tante frequentazioni d'Oriente. Terzani affronta serenamente la morte e si piega solo al dolore che il corpo gli rimanda senza però che la mente ceda alla tentazione dell'autocommiserazione.
Il dialogo tra un padre spesso assente durante la sua vita avventurosa e il figlio che ne raccoglie i ricordi.
Una situazione con tante potenzialità espressive non sviluppate però in questo film. La scelta di attori tedeschi mal doppiati ( al limite del caricaturale) sembra assai discutibile e la regia non riesce mai a rendere la narrazione compiutamente coinvolgente.
Si intravede quello che sarebbe potuto essere e che questo film non è; si intravede la spiritualità di un grande uomo, probabilmente anche scomodo per chi gli ha vissuto a fianco o lo ha aspettato per una vita.
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Gli ultimi giorni di vita del giornalista Terzani ritiratosi a morire sulle montagne di Pistoia, piccolo Tibet racccolto dopo le sue tante frequentazioni d'Oriente. Terzani affronta serenamente la morte e si piega solo al dolore che il corpo gli rimanda senza però che la mente ceda alla tentazione dell'autocommiserazione.
Il dialogo tra un padre spesso assente durante la sua vita avventurosa e il figlio che ne raccoglie i ricordi.
Una situazione con tante potenzialità espressive non sviluppate però in questo film. La scelta di attori tedeschi mal doppiati ( al limite del caricaturale) sembra assai discutibile e la regia non riesce mai a rendere la narrazione compiutamente coinvolgente.
Si intravede quello che sarebbe potuto essere e che questo film non è; si intravede la spiritualità di un grande uomo, probabilmente anche scomodo per chi gli ha vissuto a fianco o lo ha aspettato per una vita. Si intravede la sua spiritualità.
Ma alla fine, nonostante qualche bella ripresa delle montagne, il film resta solo un dignitoso tentativo di un testamento spirituale.
Un tentativo mal riuscito. Si poteva proprio far meglio.
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algernon
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sabato 2 aprile 2011
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fusione cosmica
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film interessante, confessioni in forma di intervista di Tiziano Terzani al figlio Folco, nella casa rifugio nell'Appennino pistoiese. si vede un uomo, prossimo alla morte e felice di aver vissuto, raccontare con grande fervore le sue grandi esperienze di giornalista e scrittore in giro per il mondo, nel Vietnam dei Vietcong, nella cina della rivoluzione culturale, da eremita nell'Himalaya. il racconto di un uomo in perenne ricerca di una immersione totale nel mondo delle sue esperienze di viaggio, non solo contemplare le meraviglie naturali, umane, sociali, del tutto, ma esserne parte, fondersi, perdersi, in un'esaltazione cosmica di sé stesso. come si suggerisce in una delle scene finali, sulla cima di una montagna.
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film interessante, confessioni in forma di intervista di Tiziano Terzani al figlio Folco, nella casa rifugio nell'Appennino pistoiese. si vede un uomo, prossimo alla morte e felice di aver vissuto, raccontare con grande fervore le sue grandi esperienze di giornalista e scrittore in giro per il mondo, nel Vietnam dei Vietcong, nella cina della rivoluzione culturale, da eremita nell'Himalaya. il racconto di un uomo in perenne ricerca di una immersione totale nel mondo delle sue esperienze di viaggio, non solo contemplare le meraviglie naturali, umane, sociali, del tutto, ma esserne parte, fondersi, perdersi, in un'esaltazione cosmica di sé stesso. come si suggerisce in una delle scene finali, sulla cima di una montagna. certamente il film aggiunge ben poco a chi già conosce l'opera di Terzani, ha comunque la funzione di avvicinare lo spettatore al personaggio. bravo Bruno Ganz. bella fotografia degli incantevoli paesaggi.
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