padovanelladoc
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giovedì 17 agosto 2023
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wow
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Non l'ho ancora visto,sembra interessante,vi dirò poi...
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rikitikitawi
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venerdì 3 marzo 2023
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coinvolgente
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Una storia vera , il protagonista vive ed opera ancora , Il film si distingue per un'ottima regia ed interpretazione che riesce a coinvolgere lo spettatore .
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francis metal
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domenica 3 maggio 2020
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ancora?
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Non è più facile andare a comprare una copia dell'Esorcista? Ha senso spendere soldi e perdere tempo a girare l'ennesima brutta copia?
Addirittura la storia del prete che aveva la crisi di fede e la riacquista assistendo a un esorcismo è copiata.
Addirittura anche in questo film l'esorcista è un gesuita.
Potevate mettere, ad esempio, un domenicano... un po' di fantasia per favore.
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elgatoloco
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venerdì 1 dicembre 2017
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the rite film significativo
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"The Rite"(2011)di Mikael Hafstroem, con qualche fosco tono bergmaniano consono alla nordicità dell'autore, è un film che, partendo dal saggio di Matt Baglio che tratta un tema analogo, ci racconta di esorcisti(uno quasi"involontario", all'inizio)in maniera per nulla"appariscente"-spettacolare, ossia nulla in comune con"THe Exorcist"di Willaim Friedkin(non avevo letto se non in parte il classico letterario di WIlliam Peter Blatty)... Film intimo, dove l'horror non manca, ma è soprattutto dato da intermezzi interiori più che da quanto appare in maniera appariscente. Anthony Hopkins è l'esorcista .guida, mentre Colin O'Donoghue è un"allievo"esptremamente tomentato proprio abi imo, ossia nella sua scelta di fede.
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"The Rite"(2011)di Mikael Hafstroem, con qualche fosco tono bergmaniano consono alla nordicità dell'autore, è un film che, partendo dal saggio di Matt Baglio che tratta un tema analogo, ci racconta di esorcisti(uno quasi"involontario", all'inizio)in maniera per nulla"appariscente"-spettacolare, ossia nulla in comune con"THe Exorcist"di Willaim Friedkin(non avevo letto se non in parte il classico letterario di WIlliam Peter Blatty)... Film intimo, dove l'horror non manca, ma è soprattutto dato da intermezzi interiori più che da quanto appare in maniera appariscente. Anthony Hopkins è l'esorcista .guida, mentre Colin O'Donoghue è un"allievo"esptremamente tomentato proprio abi imo, ossia nella sua scelta di fede.vocazione, che poi, però ritroova la(sua) via, ma senza alcuna enfasi apologetica, né da parte del regista né dagli autori di dialoghi e sceneggiatura... Naturalmente qualche effetto"particolare" non manca, ma la scelta è fondata sulla volontà di spaventare con juicio, diciamo così, facendo riflettere su quanto si vede e si sente(anche la colonna sonora è adatta, senza fughe in avanti particolari, senza"bruciature"che indulgano alla spettacolarità, appunto, o magari all'esibizione, se non all'esibiozionismo(con Hopkins, già"Hannibal the Cannibal", sarebbe stato facile giocare sull'esagerazione). Brave anche Alice Braga e , nel ruolo dell'indemoniata, Marta Gastini, mentre la partecipazione speciale della Cucinotta non appare particolamente rilevante e neppure-direi-"evidente". Da vedere, eventualmente, con una certa calma, senza troppa fretta, facendo anche attenzione ai dialoghi, qui più"importanti"di quanto non lo siano in genere in altri film, di "genere"(questo sarebbe difficile etichettarlo) e non . El Gato
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st7no
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giovedì 13 luglio 2017
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tanto perplesso
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ho messo 3 stelle perche' spinto da una strana generosita' che nel mondo del cinema di solito non mi appartiene. Forse il titolo mi distrae e mi fa essere piu' buono..
Dopo l' esorcista, ho visto di tutto ma tra quello e tutto il seguito c'e' un autentico abissoooooooooooooooooooo.
idee, immagini, qualcosa di carino c'e', il prete che assorbe cosi tanto male da cadere anche lui nella stessa demoniaca possessione.... di Baal... tornato di moda, tanto ormai compare spesso con un certo ragionevole dubbio.... ce ne sono cosi tanti di demoni se vogliamo che insomma un po di fantasia, tra l' altro per chi si interessa di esorcismi, sapra' che e' uno di quei demoni che meno si riconosce nellle possessioni.
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ho messo 3 stelle perche' spinto da una strana generosita' che nel mondo del cinema di solito non mi appartiene. Forse il titolo mi distrae e mi fa essere piu' buono..
Dopo l' esorcista, ho visto di tutto ma tra quello e tutto il seguito c'e' un autentico abissoooooooooooooooooooo.
idee, immagini, qualcosa di carino c'e', il prete che assorbe cosi tanto male da cadere anche lui nella stessa demoniaca possessione.... di Baal... tornato di moda, tanto ormai compare spesso con un certo ragionevole dubbio.... ce ne sono cosi tanti di demoni se vogliamo che insomma un po di fantasia, tra l' altro per chi si interessa di esorcismi, sapra' che e' uno di quei demoni che meno si riconosce nellle possessioni. Comunque insomma, c'e' di peggio quindi tra un respiro e un altro, ci sono delle scene carine, ben fatte e descritte. Un po troppo altalenante ecco.... a tratti la tensione si sente ma tra una suspance e l' altra diciamo che l adrenalina scende ed e' difficilino farla risalire pero' dai, tra le tante porcherie, questo regge bene. La scena dei chiodi sputati, oserei dire, davvero molto bella e originale.
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mr.kurzmann
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mercoledì 13 novembre 2013
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al diavolo piace che non gli si creda
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Ovvero: l'inferno è pieno di gente che non credeva all'inferno.
Il Rito: storia di un seminarista che non credeva. Se siete abituati al cinema trash-horror-religioso, lasciate perdere. Pur con qualche licenza cinematografica si tratta di un film tremendamente serio e sicuramente meno spettacolare della realtà, con degli esorcismi ma...niente teste che si girano e zuppa di piselli.
Se non conoscete l'argomento vi darà numerosi spunti per riflettere e approfondire.
Do 4 stelle non tanto per la qualità del film che è comunque buona ma per il coraggio di aver portato seriamente sullo schermo un argomento del quale neppure molti sacerdoti parlano.
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Ovvero: l'inferno è pieno di gente che non credeva all'inferno.
Il Rito: storia di un seminarista che non credeva. Se siete abituati al cinema trash-horror-religioso, lasciate perdere. Pur con qualche licenza cinematografica si tratta di un film tremendamente serio e sicuramente meno spettacolare della realtà, con degli esorcismi ma...niente teste che si girano e zuppa di piselli.
Se non conoscete l'argomento vi darà numerosi spunti per riflettere e approfondire.
Do 4 stelle non tanto per la qualità del film che è comunque buona ma per il coraggio di aver portato seriamente sullo schermo un argomento del quale neppure molti sacerdoti parlano.
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amyblue
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martedì 1 ottobre 2013
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il demone degli stereotipi
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Due stelle, 'prodotto appena corretto' , mai definizione fu più adeguata. Niene di nuovo sul fronte occidentale, se pur con qualche soluzione indovinata (la storia del mulo, il prete/necroforo spretato, la ragazza madre, l'esorcisa posseduto), Il Rito lascia il tempo che trova e raggiunge la folta schiera dei film demoniaci senza arte ne' parte. Hopkins, eccellente interpree spesso sopravvalutato, qui fa la parte del leone mentre il resto del cast sta a guardare. Quello che più colpisce qui non sono le trovate visive francamente mediocri, tantomeno uno script che non fa acqua semplicemente perchè banale e canonico, bensì l'ambientazione palesemente ricostruita secondo tutti gli stereotipi del caso, ovviamene made in USA; d'accordo che ci troviamo a Roma e non a Bolzano, passi pure il traffico ingestibile in quei luoghi ma, siamo seri: davvero nel resto del mondo sono tenuti a credere che gli itaiani siano una masnada di supersiziosi con tratti mediorientali (basta girarci intorno, scelgono interpreti eccessivamente olivastri e corvini solo per marcare il territorio da buoni 'wasp') che vivono in stamberghette del secolo scorso, con stufe a gas/carbone per scaldarsi e che si curano in ospedali fatiscenti dai muri lerci? E' un ritratto impietoso e (spesso) gratuito.
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Due stelle, 'prodotto appena corretto' , mai definizione fu più adeguata. Niene di nuovo sul fronte occidentale, se pur con qualche soluzione indovinata (la storia del mulo, il prete/necroforo spretato, la ragazza madre, l'esorcisa posseduto), Il Rito lascia il tempo che trova e raggiunge la folta schiera dei film demoniaci senza arte ne' parte. Hopkins, eccellente interpree spesso sopravvalutato, qui fa la parte del leone mentre il resto del cast sta a guardare. Quello che più colpisce qui non sono le trovate visive francamente mediocri, tantomeno uno script che non fa acqua semplicemente perchè banale e canonico, bensì l'ambientazione palesemente ricostruita secondo tutti gli stereotipi del caso, ovviamene made in USA; d'accordo che ci troviamo a Roma e non a Bolzano, passi pure il traffico ingestibile in quei luoghi ma, siamo seri: davvero nel resto del mondo sono tenuti a credere che gli itaiani siano una masnada di supersiziosi con tratti mediorientali (basta girarci intorno, scelgono interpreti eccessivamente olivastri e corvini solo per marcare il territorio da buoni 'wasp') che vivono in stamberghette del secolo scorso, con stufe a gas/carbone per scaldarsi e che si curano in ospedali fatiscenti dai muri lerci? E' un ritratto impietoso e (spesso) gratuito.Che questi filmetti commerciali si girino a Washington quindi, chi da l'autorizzazione a questi spot calunniosi? La serietà e la capacità di un cineasta passa anche da qui, rappresentari il 'setting' senza ricorrere a forzature facili. Per divano e pop corn, comunque, può andar bene.
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lombaluca
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lunedì 17 dicembre 2012
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inquietante
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Inquietante è la bruttezza di questo film concentrato esclusivamente su esorcismi drammaticamente banali e privi di credibilità. Lo stile riecheggia quello del vero esorcista ma con qualità totalmente inferiori che non riescono a convincere lo spettatore. PESSIMO.
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fluturnenia
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lunedì 9 luglio 2012
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esorcismo come retorica di un melodramma pomposo
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La trama sebbene differente poggia le sue basi sulle stesse de ''L'ultimo esorcismo'': un prelato scettico ritrova o addirittura trova la fede di fronte all'inequivocabile autoaffermazione del maligno. Qui però il bene vince e forse non è un bene. Il Rito è una buona prova registica, supportata da narrativa, scenografia e tutte le altre componenti decisamente ineccepibili, ma anche pomposamente melodrammatico. Si autopontifica immerso tra incessanti sinfonie assordanti, che dovrebbero creare o quanto meno tenere viva la tensione ma che al contrario risultano soltanto prematuri campanelli d'allarme, e allegorie stucchevoli che sviano gli occhi dello spettatore e depauperano la concretezza di una storia dove difficilmente istrionismo e schiettezza possono coesistere.
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La trama sebbene differente poggia le sue basi sulle stesse de ''L'ultimo esorcismo'': un prelato scettico ritrova o addirittura trova la fede di fronte all'inequivocabile autoaffermazione del maligno. Qui però il bene vince e forse non è un bene. Il Rito è una buona prova registica, supportata da narrativa, scenografia e tutte le altre componenti decisamente ineccepibili, ma anche pomposamente melodrammatico. Si autopontifica immerso tra incessanti sinfonie assordanti, che dovrebbero creare o quanto meno tenere viva la tensione ma che al contrario risultano soltanto prematuri campanelli d'allarme, e allegorie stucchevoli che sviano gli occhi dello spettatore e depauperano la concretezza di una storia dove difficilmente istrionismo e schiettezza possono coesistere. Nota dolente i doppiaggi: tolti i 2 preti tutto il resto è da pomeriggio insieme. Esautorare la prova di Hopkins sarebbe mera prevenuta ipercriticità.
Due stelle sono poche tre troppe ma preferisco arrotondare per eccesso in virtù di un prodotto che non è di serie b.
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marbus
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venerdì 22 giugno 2012
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o rito cu tutt a mano
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Il diavolo probabilmente.... nei film holliwodiani , o vomita zuppa di piselli o veste Prada . Qui però il punto di focalizzazione si sposta dalla possessione demoniaca vera e propria ai dubbi del giovane che vuol farsi prete senza possedere ( appunto) la giusta dose di fede o convinzione. Ma viene incastrato dalle alte sfere della lobby talare e praticamente costretto a prendere "lezioni private" di esorcismo dallo scalcagnato veterano Hopkins che vive a Roma in una stamberga piena di gatti ed ha una borsa piena di ranocchi. Neanche vedendo una ragzzina incinta che si contorce, cambia voce e vomita chiodi , il giovane si convince dell'effettiva esistenza del demonio.
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Il diavolo probabilmente.... nei film holliwodiani , o vomita zuppa di piselli o veste Prada . Qui però il punto di focalizzazione si sposta dalla possessione demoniaca vera e propria ai dubbi del giovane che vuol farsi prete senza possedere ( appunto) la giusta dose di fede o convinzione. Ma viene incastrato dalle alte sfere della lobby talare e praticamente costretto a prendere "lezioni private" di esorcismo dallo scalcagnato veterano Hopkins che vive a Roma in una stamberga piena di gatti ed ha una borsa piena di ranocchi. Neanche vedendo una ragzzina incinta che si contorce, cambia voce e vomita chiodi , il giovane si convince dell'effettiva esistenza del demonio. Neanche vedendo un bambino con il torace pieno di morsi infertigli in sogno da un mulo con gli occhi rossi. E sopratutto neanche sentendo la Cucinotta che recita bene la sua unica battuta ( Padre, grazie per tutto quello che sta facendo per noi). Hopkins ce la mette tutta per convincerlo dell'esistenza del male ma il ragazzo, non avendo fede in Dio (probabilmente avendo visto la madre morire da piccolo) non può nenache credere nel suo opposto. Ed è su questo scetticismo che fa leva tutto il film , fino al finale in cui sarà prorpio il ragazzo a doversela vedere con lo stesso suo mentore posseduto dal demonio ( e sembra di vedere Hannibal Lecter) . Il film, tocca alcuni topoi del racconto cinematografico , i dubbi esistenziali dell'uomo di fede che deve scavare dentro di se , il male radicato nella vita quotidiana, il rapporto tra allievo e maestro, ma lo fa - grazie anche al mestiere del regista Hafstrom - in un modo non scontato. E la paura , a volte autentica, non viene tanto dal visto quanto dal nascosto. Al film nulla toglie e nulla mette la presenza di Giampiero Ingrassia e Cecilia Dazzi - in brevissimi camei ospedalieri - che evidentemente si trovavano li per caso. Per quelli che credono di non credere.
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