louise dominici
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louise dominici
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mercoledì 7 aprile 2021
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un'occasione persa
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un'occasione persa. l'idea era buona, ma il risultato è a dir poco deludente. Ha la pretesa di esplorare il mondo femminile e poteva essere un'occasione per entrambe le parti, sia per le ragazze che si prostituiscono che per la giornalista. Niente di tutto cio', dialoghi banali e assurdi, con domande poco pertinenti . Dobbiamo vedere la protagonista alle prese col frigorifero e la spesa...?Scene hard assai esplicite che invece potevano essere raccontate comprendendo il vero vissuto delle ragazze ,tutto sospeso, anche il rapporto col marito....li' c'era da lavorare! invece non capiamo...fatto male veramente, anche se le attrici danno il meglio. E lasciamo stare la musica classica....Si può vedere solo per curiosità e rimanerne delusi.
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un'occasione persa. l'idea era buona, ma il risultato è a dir poco deludente. Ha la pretesa di esplorare il mondo femminile e poteva essere un'occasione per entrambe le parti, sia per le ragazze che si prostituiscono che per la giornalista. Niente di tutto cio', dialoghi banali e assurdi, con domande poco pertinenti . Dobbiamo vedere la protagonista alle prese col frigorifero e la spesa...?Scene hard assai esplicite che invece potevano essere raccontate comprendendo il vero vissuto delle ragazze ,tutto sospeso, anche il rapporto col marito....li' c'era da lavorare! invece non capiamo...fatto male veramente, anche se le attrici danno il meglio. E lasciamo stare la musica classica....Si può vedere solo per curiosità e rimanerne delusi. Mi meravigliano le solite critiche positive....ma chi sono questi entusiasti? sono veramente convinti o seguono una logica commerciale?
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achab50
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domenica 13 marzo 2016
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il vero motivo
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Dopo sei minuti sei di titoli di testa il film parte. Parte è una parola grossa perchè il tempo è quello di un valzer lento, lentissimo; è un vecchio trucco: non hai riso per fare la minestra a tutti? Allunga il brodo.
La trama è apparentemente pruriginosa: una giornalista fa una inchiesta nel mondo delle escort. Inchiesta è una parola grossa perchè la tapina interroga due, diconsi due escort in una città come Parigi dove si contano a migliaia. Comunque il risultato è che dette ragazze lo fanno per denaro (ma va?) per bisogno (id) ed incontrano uomini gentili, uomini fuori di testa, uomini sadici, uomini normali, giovani e vecchi e persino uno che suona la chitarra.
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Dopo sei minuti sei di titoli di testa il film parte. Parte è una parola grossa perchè il tempo è quello di un valzer lento, lentissimo; è un vecchio trucco: non hai riso per fare la minestra a tutti? Allunga il brodo.
La trama è apparentemente pruriginosa: una giornalista fa una inchiesta nel mondo delle escort. Inchiesta è una parola grossa perchè la tapina interroga due, diconsi due escort in una città come Parigi dove si contano a migliaia. Comunque il risultato è che dette ragazze lo fanno per denaro (ma va?) per bisogno (id) ed incontrano uomini gentili, uomini fuori di testa, uomini sadici, uomini normali, giovani e vecchi e persino uno che suona la chitarra. Chi l'avrebbe mai detto!
Spaventata da questo risultato davvero impressionante la signora esce di testa ed esce anche di casa proprio la sera in cui il marito ha invitato il suo capo. La mattina del giorno dopo è più bella ed il marito le apre il vasetto della nutella.
Il film è tutto qui, anzi anche io ho agghindato un po' il racconto perchè mi sembrava troppo striminzito.
Mentre scorrono 5 minuti 5 di titoli di coda e l'increduto spettatore continua a chiedersi il perchè, all'improvviso in un lampo si comprende che i soldi spesi vengono dall'Unione Europea la quale si è fatta mungere come un qualsiasi ministero della cultura italiano. Spettacolare l'elenco degli aiuti registi per un film che poteva essere girato, e forse lo è stato, con uno smartphone. Una trentina di persone fra i quali spicca un certo Romain Carciofo (sic) che qui ci sta come la fava nel baccello, come direbbe il compianto Stanlio.
Per il resto, la Binoche si carica sulle spalle l'intero film, ma quando non c'è niente da dire, nemmeno il miglior attore riesce a dire qualcosa. Colori sempre scuri, alcuni minuti in bianco/nero, soluzione apprezzabile, colonna sonora che scomoda Hendel, Mahler, e persino un certo Antonio Lucio (sic) Vivaldi. Tutta in interni, claustrofobica la scenografia.
Una stella strameritata, ma ne dò due per l'interpretazione della povera Binoche. RIP
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rita branca
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venerdì 23 gennaio 2015
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“una lotta senza fine”
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Elles (2011) film di Malgoska Szumowska con Juliette Binoche, Anaïs Demou-stier, Joanna Kulig, Luis-Do de Lencquesaing, Krystyna Janda ed altri
Film per adulti sul tema sempre scottante del fenomeno della prostituzione, in questo caso di studentesse nella società contemporanea francese.
Anne, un’affermata giornalista parigina, assai bene interpretata dalla bravissima Juliette Binoche, deve raccogliere dati sull’argomento per un articolo che è urgentemente richiesto dalla rivista per la quale lavora. La protagonista, moglie e madre di un bambino e di un adolescente, cerca di conciliare al meglio le pressanti richieste del capo con le esigenze della famiglia che, come spesso avviene alla donna contemporanea impegnata su più fronti, le procurano intenso stress e la fanno interrogare sul suo ruolo di moglie e madre, sulla qualità con cui lo svolge e sullo stato della relazione che intercorre fra lei e gli altri membri della famiglia e specialmente col marito, che viene messo sotto accusa.
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Elles (2011) film di Malgoska Szumowska con Juliette Binoche, Anaïs Demou-stier, Joanna Kulig, Luis-Do de Lencquesaing, Krystyna Janda ed altri
Film per adulti sul tema sempre scottante del fenomeno della prostituzione, in questo caso di studentesse nella società contemporanea francese.
Anne, un’affermata giornalista parigina, assai bene interpretata dalla bravissima Juliette Binoche, deve raccogliere dati sull’argomento per un articolo che è urgentemente richiesto dalla rivista per la quale lavora. La protagonista, moglie e madre di un bambino e di un adolescente, cerca di conciliare al meglio le pressanti richieste del capo con le esigenze della famiglia che, come spesso avviene alla donna contemporanea impegnata su più fronti, le procurano intenso stress e la fanno interrogare sul suo ruolo di moglie e madre, sulla qualità con cui lo svolge e sullo stato della relazione che intercorre fra lei e gli altri membri della famiglia e specialmente col marito, che viene messo sotto accusa.
Tutto ciò scaturisce dalle inevitabili riflessioni provocate dalle interviste scottanti delle giovani prostitute con cui viene a contatto per motivi professionali. Le scene realistiche, la splendida fotografia, le efficaci situazioni, gli essenziali dialoghi del film inevitabilmente coinvolgono vigorosamente lo spettatore per il fascino da sempre esercitato sull’uomo dalla figura della prostituta e per quanto riguarda invece il pubblico femminile per una sorta di vaga, imprecisata paura, mescolata a invidia, gelosia, ostilità, rivalità difficili da confessare nei confronti di un’oscura nemica ufficialmente denigrata, ma segretamente bramata dagli uomini a prescindere dalla formazione culturale e dalla classe sociale di appartenenza, ma soprattutto a prescindere dallo stato civile ( la maggioranza dei clienti sono sposati o fidanzati!).
Magnifica l’interpretazione della tormentata donna occidentale contemporanea di Juliette Binoche, che scopre lati sconosciuti della sua personalità attraverso sentieri inconsueti.
Molto interessante!
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gianleo67
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mercoledì 14 gennaio 2015
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les tentations d'une mère bourgeoise
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Giornalista francese della rivista 'Elle' è impegnata in un reportage sulla prostituzione femminile ed intervista allo scopo due giovani studentesse 'fuori sede' che arrotondano le magre finanze attraverso la redditizia attività di escort per facoltosi ed annoiati uomini di mezza età. Divisa tra un menage matrimoniale grigio e monotono e la cura per i figli ancora giovani, inizia a rivalutare il valore sociale e umano di un mestiere (il più vecchio del mondo) su cui nutriva più di un pregiudizio, riconsiderando le sue priorità e le represse frustrazioni della sua agiata vita borghese. Ritornerà presto nei ranghi.
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Giornalista francese della rivista 'Elle' è impegnata in un reportage sulla prostituzione femminile ed intervista allo scopo due giovani studentesse 'fuori sede' che arrotondano le magre finanze attraverso la redditizia attività di escort per facoltosi ed annoiati uomini di mezza età. Divisa tra un menage matrimoniale grigio e monotono e la cura per i figli ancora giovani, inizia a rivalutare il valore sociale e umano di un mestiere (il più vecchio del mondo) su cui nutriva più di un pregiudizio, riconsiderando le sue priorità e le represse frustrazioni della sua agiata vita borghese. Ritornerà presto nei ranghi.
Dopo l'apprezzabile e misconosciuto 'Slovenka' di Damian Kozole del 2009 e prima del meno riuscito esercizio di stile in 'Jeune et Jolie' di Francois Ozon, questa incursione della polacca Malgorzata Szumowska nel fenomeno della prostituzione giovanile di lusso ai tempi della crisi segna il passo di un simil reportage in forma di dramma sociale che si sposta continuamente (nel 'loop in flashback' della documentazione giornalistica) tra velleità sociologiche e uno psicologismo d'accatto che mantiene una materia così difficile e problematica sotto il punto zero di un raffeddamento emotivo che finisce per svuotarlo da ogni residuo significato drammatico o da qualsivolglia realismo simbolico. Se è apprezzabile il tentativo di spostare il punto di vista sulla questione sull'orizzonte empatico dell'altra metà del cielo (francese) e se non si risparmia certo nel rivelarci i retroscena scabrosi di una professione non priva di facili attrattive (tanti soldi, abbastanza facili e di tanto in tanto si gode pure), la messa in crisi dei valori borghesi alla prova del nove di una liberazione sessuale 'a scopo di lucro' finisce per ridicolizzare tanto la sua brava protagonista (una Binoche che invecchia abbastanza bene) costretta a masturbarsi nello sgabuzzino degli attrezzi, tanto le avvenenti e disinvolte studentesse il cui problema più grande sarebbe quello di malcelare ai familiari gli ingenti proventi di un'attività professionale tanto stigmatizzata quanto socialmente riprovevole. Se la tesi è quella che forse c'è maggiore dignità e consapevolezza nella falsa gabbia di un meretricio con annesso 'diritto allo studio' piuttosto che nella soffocante e insulsa prigionia di una mortificante vita borghese, e se le insoddisfazioni di quest'ultima (tanto dei mariti che delle mogli) finisce per alimentare il mercato della seconda (giovani ragazze che svolgerebbero una malintesa pratica psico-riabilitativa e che vengono pagate per rivelarne i segreti), si finisce per banalizzare l'ovvio con l'aggravante di un repertorio che pesca qua e là nello psico-dramma familiare tra gli irretimenti da complesso di Elettra e l'inevitabile coinvolgimento sentimentale di una professionista del sesso che non dovrebbe mai baciare un cliente appena più giovane del solito (lo Swann Arlaud di Xanadu: sai che fantasia!). Superficiale e decisamente noioso sembra non avere nemmeno il merito dell'ironia e del sarcasmo piuttosto che una vera ambizione autoriale, accontentandosi delle innocenti evasioni di un lirismo da 'chansonnier francais' ('Les feuilles mortes' di Jacques Prévert) subito rientrate nei ranghi di una rassicurante colazione a base di 'Coco Pops'. Presentato,come il già citato film di Kozole,al Toronto International Film Festival del 2011.
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valemarconi
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giovedì 18 dicembre 2014
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film orrendo
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Ecco, quando escono questo genere di film con queste sceneggiature senza senso io le chiamo "cinema spazzatura", ma mi stupisco che un'attrice impegnata come Juliette Binoche possa aver accettato tale mediocrità... Non c'è da stupirsi che la critica intellettuale abbia apprezzato questo schifo. Ma che tipo di messaggio vuol veicolare questo film? Che siccome il matrimonio puo' diventare routine allora è meglio la vita che conducono queste prostitute di lusso?Non riesco a comprendere. Una storia noiosa, un pretesto per far vedere ragazzine che fanno sesso violento gratuito, dei dialoghi bruttissimi, una brutta fotografia, perfino la juliette binoche (che io amo come attrice) è sprecata in questo film, risulta brutta e recita malissimo.
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Ecco, quando escono questo genere di film con queste sceneggiature senza senso io le chiamo "cinema spazzatura", ma mi stupisco che un'attrice impegnata come Juliette Binoche possa aver accettato tale mediocrità... Non c'è da stupirsi che la critica intellettuale abbia apprezzato questo schifo. Ma che tipo di messaggio vuol veicolare questo film? Che siccome il matrimonio puo' diventare routine allora è meglio la vita che conducono queste prostitute di lusso?Non riesco a comprendere. Una storia noiosa, un pretesto per far vedere ragazzine che fanno sesso violento gratuito, dei dialoghi bruttissimi, una brutta fotografia, perfino la juliette binoche (che io amo come attrice) è sprecata in questo film, risulta brutta e recita malissimo... Sconsiglio questo film a tutti!
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theophilus
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lunedì 4 novembre 2013
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realtà o fantasia?
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ELLES
Elles come elle. Il film di cui andiamo a parlare sembra voler stabilire un’identità fra ‘loro’ e ‘lei’. Elle è la rivista femminile edita in Francia, ma anche la giornalista che vi scrive, Anne. Elles sono, appunto, ‘loro’ o, meglio, nella nostra lingua, ‘quelle’. Un gruppo denominato con un pronome personale che, nella fattispecie, aderisce bene al gioco psicologico che si vuole proporre, ma che in generale serve tuttora a mascherare un imbarazzo moralistico irresolubile.
In un altro mondo, i sacerdoti depositari di una religione oggi smascherata ed estinta se la sarebbero cavata salvandosi in corner con l’utilizzo del sacro aggettivo ‘borghese’ posposto all’altrettanto venerato sostantivo ‘famiglia’, preceduti entrambi dalla magica parola ‘crisi’.
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ELLES
Elles come elle. Il film di cui andiamo a parlare sembra voler stabilire un’identità fra ‘loro’ e ‘lei’. Elle è la rivista femminile edita in Francia, ma anche la giornalista che vi scrive, Anne. Elles sono, appunto, ‘loro’ o, meglio, nella nostra lingua, ‘quelle’. Un gruppo denominato con un pronome personale che, nella fattispecie, aderisce bene al gioco psicologico che si vuole proporre, ma che in generale serve tuttora a mascherare un imbarazzo moralistico irresolubile.
In un altro mondo, i sacerdoti depositari di una religione oggi smascherata ed estinta se la sarebbero cavata salvandosi in corner con l’utilizzo del sacro aggettivo ‘borghese’ posposto all’altrettanto venerato sostantivo ‘famiglia’, preceduti entrambi dalla magica parola ‘crisi’. ‘La crisi della famiglia borghese’ – aggiungiamoci pure termini quali ‘valori’, ‘società’, ‘consumismo’ a dare maggior lustro all’indignazione – era un mantra rassicurante e facile per giustificare – fra tante altre ‘storture’ - la presenza di quello che, come tutti sanno, è “il mestiere più vecchio del mondo”.
D’altra parte il massimo sfiorabile da un punto di vista linguistico, in anni ancora più lontani era stato quello ironico di ‘signorine’ o, più spesso, ‘quelle signorine’ o ancora, appunto e con maggior disprezzo, solo ‘quelle’. Oggi la (anti)politica ci ha consegnato l’accomodante e politicamente corretto escort che sembra aver messo tutti d’accordo. Non ci si deve più sciacquare la bocca e snocciolare qualche Ave Maria per aver pronunciato termini sconvenienti e non si corre più il rischio di essere scambiati per nostalgici ‘rivoluzionari’ frementi d’indignazione e rabbia.
Elles – lungometraggio franco/polacco/tedesco girato nel 2011 da Malgoska Szumowska e con protagonista principale Juliette Binoche- è la cronaca di alcuni incontri fra una giornalista e due ragazze per ricavarne un articolo. Avete letto bene. Le abbiamo chiamate ragazze, in ossequio al titolo di una rassegna - “cattive ragazze” - all’interno della quale abbiamo assistito alla proiezione. ‘Ragazze’ non per buonismo o per condiscendenza, ma perché il termine sembra calzare meglio di ogni altro l’incapacità di capire, che sconfina con lo smarrimento, da cui è presa alla fine la protagonista del film. Suo malgrado, Anne è costretta a rimangiarsi in cuor suo tutti i cliché da cui era partita.
Il problema è che il film più che rivalutare il ‘mestiere’ propende a togliere valore al mondo esterno che, a sua comoda difesa, ha steso un cordone sanitario attorno all’altro mondo. Come che si trattasse di due cose ben distinte, nette, separate. Il film, non potendo avallare una concezione paritetica fra i due momenti, finisce coll’aggirare l’ostacolo mettendo in discussione, se non negando, lo status di prostitute alle due donne. Da un lato non proprio un riconoscimento, quanto piuttosto il prendere atto della fuga da una vita che altrimenti elles non saprebbero come affrontare e che ricordano di gran lunga peggiore della strada che hanno intrapreso: non disprezzano per nulla la loro condizione che, inoltre, non crea loro alcun problema. Dall’altro il progressivo venir meno del bisogno di giustificare e la tentazione sempre più forte di evadere da un mondo (quello della giornalista che, però, diventa simbolo generale e interlocutorio) che ostacola la fantasia e il desiderio.
Attraverso la cronaca visiva degli incontri con gli uomini, assistiamo anche a momenti che sembrano apparentarsi ad una reale complicità e al negarsi delle donne perché “non ne hanno voglia”. Anne domanda alle due intervistate se lo fanno solo per i soldi, probabilmente dando per scontata una risposta affermativa che, però, non arriva. Il film, infatti, sembra avvalorare l’ipotesi (o è una tesi precostituita?) che elles finiscano quasi coll’innamorarsi – ricambiate – di alcuni dei loro clienti. Il film è uno sguardo tutto al femminile sul lato oscuro dell’amore. A partire dalla regista. Anne è (infelicemente) sposata e ha due figli maschi. Dal primo la separa un’incomprensione insanabile, al più piccolo si àncora procrastinando il pensiero che anche lui crescerà.
In sala, delle circa quaranta persone che assistevano alla proiezione, solo sei erano uomini.
Enzo Vignoli
16 novembre 2012
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paolo severi
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domenica 23 dicembre 2012
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il solito piccolo capolavoro francese/europeo.
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Elles è il solito capolavoro francese che vede qui una giovane regista polacca e due splendide giovani attrici recitare magistralmente il ruolo di due prostitute che si vendono per pagarsi gli studi nella difficile condizione esistenziale di Parigi. Juliette BInoche è superlativa nel ruolo di una giornalista che tutta dedita al suo lavoro non si accorge di quello che le accade intorno. Perchè il cinema francese (in questo caso abbiamo però una giovane regista polacca) riesce a trattare in maniera dolce e delicata ma al tempo stesso cruda questi temi? Noi evidentemente abbiamo dimenticato la lezione dei maestri del neorealismo. Loro, i francesi e gli europei che crescono alla scuola francese, non hanno dimenticato la lezione dei loro maestri ed è per questo che sono infinitamente più grandi.
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Elles è il solito capolavoro francese che vede qui una giovane regista polacca e due splendide giovani attrici recitare magistralmente il ruolo di due prostitute che si vendono per pagarsi gli studi nella difficile condizione esistenziale di Parigi. Juliette BInoche è superlativa nel ruolo di una giornalista che tutta dedita al suo lavoro non si accorge di quello che le accade intorno. Perchè il cinema francese (in questo caso abbiamo però una giovane regista polacca) riesce a trattare in maniera dolce e delicata ma al tempo stesso cruda questi temi? Noi evidentemente abbiamo dimenticato la lezione dei maestri del neorealismo. Loro, i francesi e gli europei che crescono alla scuola francese, non hanno dimenticato la lezione dei loro maestri ed è per questo che sono infinitamente più grandi. Il calderone in questo film c'è. E' una miscellanea disordinata di emozioni e sentimenti ma il cui risultato finale è di lascare senza fiato lo spettatore alla fine del film. Un dolce pugno nello stomaco. La sala di Rimini in cui ho visto questo film è stata ben attenta e gli unici momenti di ilarità sono stati quelli in cui il ragazzino figlio della giornalista confessava beatamente di fumarsi dei cannoni alla madre distratta e assente. Il martedì è il giorno del cinema donna e la sala era appunto piena di donne che nel silenzio e nel buio della sala si stavano chiedendo, forse, se i loro mariti si dedicassero a questa attività extraconiugale di andare con le prostitute. Una fotografia scarna ed essenziale ma non tetra. Una regia asciutta e coinvolgente. Splendida la chiusura finale sull'ipocrisia della famiglia (sia degli uomini che delle donne). Insomma il solito quasi capolavoro francese capace di trattare con sublime maestria ogni sfumatura dell'animo umano (Ricordo Stella, Ci sarà la neve a natale, La vita sognata dagli angeli e tanti altri mini capolavori d'oltralpe).
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angelo umana
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mercoledì 14 novembre 2012
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immaginare un'altra vita
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Immaginare un’altra vita, leggermente più sregolata, staccandosi dai canoni che regolano i ruoli familiari dove è pur sempre la donna, anche se in carriera, a doversi occupare dei due figli, uno dei quali adolescente e “imprendibile”, della cucina, del bucato e della spesa, procurandosi o vagheggiando un po’ più di piacere, anche sessuale, o qualche deviazione dai soliti temi.
Ad Anne Benoit (Juliette Binoche), giornalista a Parigi, capita proprio di immaginarsi vite diverse (le “vite che non sono la mia” del film Tutti i nostri desideri) attraverso le esperienze di due giovani escort, che gliele raccontano lungo numerose interviste per un servizio che Anne sta scrivendo.
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Immaginare un’altra vita, leggermente più sregolata, staccandosi dai canoni che regolano i ruoli familiari dove è pur sempre la donna, anche se in carriera, a doversi occupare dei due figli, uno dei quali adolescente e “imprendibile”, della cucina, del bucato e della spesa, procurandosi o vagheggiando un po’ più di piacere, anche sessuale, o qualche deviazione dai soliti temi.
Ad Anne Benoit (Juliette Binoche), giornalista a Parigi, capita proprio di immaginarsi vite diverse (le “vite che non sono la mia” del film Tutti i nostri desideri) attraverso le esperienze di due giovani escort, che gliele raccontano lungo numerose interviste per un servizio che Anne sta scrivendo. Le avviene perfino di immaginarsi i partners occasionali delle “Elles” seduti alla sua tavola, ammiccanti, accanto agli amici invitati a cena che parlano noiosamente. E’ probabilmente per l’atmosfera interiore che queste due ragazze le creano che Anne si lascia un po’ andare, sembra ri-scoprire che i frutti di mare hanno un aspetto e un profumo che richiama il sesso femminile.
Dal titolo e dal tema sembrava un film sociologico, di indagine sul mondo della prostituzione come scelta economica, visto il prezzo delle camere in città per le studentesse, che così si possono permettere i bei vestiti o “un super appartamento con un mese di quel lavoro a Parigi”. Lo è solo in parte, perché il film divaga poi su aspetti della vita familiare che non apportano alcun valore aggiunto e che resta, da questa parte, come un lavoro incompiuto.
L’indagine sul mondo delle escort rivela che queste si portano addosso quell’”odore orribile”, non quello degli uomini che le pagano, ma quello di muffa delle case popolari, dei mezzi insufficienti e degli stenti. Una delle voci di “elles” dice che “ogni giorno decido che presto smetterò di farlo ma poi … è un po’ come fumare, è difficile smettere”. Gli uomini chiedono loro del “normalissimo sesso” o di essere semplicemente ascoltati, parlano soprattutto di lavoro e non si interessano minimamente della vita delle loro venditrici di piacere. Si tratta spesso di mariti annoiati o frustrati, cercano la pratica delle loro fantasie erotiche, cosa impossibile nel rapporto abitudinario domestico, del resto “una puttana è una puttana”, come dice il marito di Anne. Uno di essi vuole solo preparare alla escort il pollo al barolo con la ricetta di sua madre. Le “richieste particolari” non sono umilianti ma, nella vita privata delle ragazze, “mentire è l’aspetto più difficile”. Ne esce un quadro di ragazze consolatrici del mondo e la giornalista deve pure essersi chiesta se la sua vita è poi tanto meglio.
Nella parte familiare del film, quella non “compiuta”, Anne incontra solo una volta suo padre e non sembra entrarci molto col resto; gli presta un amorevole massaggio ai piedi mentre questo le dice “Il tempo è un compagno ingannatore, di colpo ci si trova vecchi”. Qualcosa di simile viene detto pure in This must be the place. Molte riserve sul film: per quanto Juliette Binoche riempia la scena e interpreti da par suo, pare che Malgoska Szumowska crei delle aspettative che poi non soddisfa. Indugiante e inconcludente.
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kiwina89
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lunedì 15 ottobre 2012
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pff..
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Film insensato... La prostituzione viene delineata con tratti banalistici, come il dramma familiare che la famiglia della protagonista vive... Decisamente poco bene... Dalla trama avvincente mi aspettavo molto di più!
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