il re censore
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lunedì 21 novembre 2011
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un film anonimo
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Roland Emmerich fra alti come Indipence Day e bassi come 20.000 a.D. ci ha abituati all'intrattenimento puro. Film fatti di grandi storie epiche, visioni magnoloquenti, effetti speciali, distinzione netta fra bene e male, azione e adrenalina.
Agli antipodi del suo lavoro c'è invece questo film, Anonymous, quasi una lezione di storia alternativa (dico alternativa in quanto sfatata dai maggiori studiosi del tema, ma su questo non mi pronuncio). Lezione di storia che in un paio d'ore ci sciorina un paio di teorie e una sequela di personaggi abbozzati in un affresco semi-corale fatto di pochi pregi.
Fra questi senz'altro il sobrio Rhys Ifans che interpreta il compassato quanto ispirato Edward De Vere.
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Roland Emmerich fra alti come Indipence Day e bassi come 20.000 a.D. ci ha abituati all'intrattenimento puro. Film fatti di grandi storie epiche, visioni magnoloquenti, effetti speciali, distinzione netta fra bene e male, azione e adrenalina.
Agli antipodi del suo lavoro c'è invece questo film, Anonymous, quasi una lezione di storia alternativa (dico alternativa in quanto sfatata dai maggiori studiosi del tema, ma su questo non mi pronuncio). Lezione di storia che in un paio d'ore ci sciorina un paio di teorie e una sequela di personaggi abbozzati in un affresco semi-corale fatto di pochi pregi.
Fra questi senz'altro il sobrio Rhys Ifans che interpreta il compassato quanto ispirato Edward De Vere. Si salvano le belle scenografie, la robusta fotografia, un montaggio serrato e un inizio metanarrativo che strizza l'occhio al teatro.
Il resto no: Emmerich purtroppo maneggia una materia pericolosa cercando di instradarla sui binari della sua solita cinematografia da pop-corn movie; espone le vite dei suoi personaggi come in una monumentale epigrafe narrativa fatta di dialoghi roboanti, campi lunghi su città innevate, duelli, tradimenti, colpi di scena.
Purtroppo il risultato finale è tanto visivamente all'altezza quanto piatto nei contenuti: non c'è vera emozione, non c'è vero spettacolo e vera epica. Si segue la storia noiosamente come si legge un trattatello, ci si districa fra personaggi dipinti con poca verve, intrappolati in archetipi televisivi (di bassa televione però) e alla fine la storia, per quanto il tema sia interessante e fin troppo "facile", è consegnata allo spettatore senza la potenza a cui Emmerich ci aveva abituati. La potenza di una regia senza compromessi, che intratteneva e narrava con stile hollywoodiano ingenuo quanto divertente. Qui non c'è lo stile, resta il bel teatrino visivo e molta voglia di tornare a vedere Shakespeare in Love. Lì almeno i personaggi erano umani, non documenti.
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filippo catani
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lunedì 21 novembre 2011
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e se shakespeare non fosse mai esistito?
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Il film prende le mosse da una piece teatrale contemporanea intesa a svelare come Shakespeare non fosse uno scrittore in carne ed ossa bensì una sorta di prestanome per le opere redatte da un nobile. Le vicende del drammaturgo si intreccerebbero così con i giochi politici per designare il successore della regina Elisabetta Tudor.
La base di partenza è interessante sia per i complottisti che per i non complottisti e ha avuto illustri predecessori nel corso della storia della letteratura. Il fatto è che lo svolgimento lascia troppo a desiderare. A parte la lunghezza eccessiva della pellicola che rischia di fare perdere l'orientamento allo spettatore, la pellicola ci restituisce l'immagine di una regina Elisabetta intenta solo a collezionare amanti.
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Il film prende le mosse da una piece teatrale contemporanea intesa a svelare come Shakespeare non fosse uno scrittore in carne ed ossa bensì una sorta di prestanome per le opere redatte da un nobile. Le vicende del drammaturgo si intreccerebbero così con i giochi politici per designare il successore della regina Elisabetta Tudor.
La base di partenza è interessante sia per i complottisti che per i non complottisti e ha avuto illustri predecessori nel corso della storia della letteratura. Il fatto è che lo svolgimento lascia troppo a desiderare. A parte la lunghezza eccessiva della pellicola che rischia di fare perdere l'orientamento allo spettatore, la pellicola ci restituisce l'immagine di una regina Elisabetta intenta solo a collezionare amanti. Il regista di film catastrofici Emmerich sostanzialmente fallisce il passaggio ad un nuovo genere cinematografico finendo anche per screditare completamente la tesi di partenza invece che instillare il dubbio nello spettatore.
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(di beatrice92)
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riccardo tavani
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lunedì 21 novembre 2011
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la poesia rovesciata in intrigo
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Sarebbe piaciuto a Shakespeare un rovesciamento della sua figura di grande poeta del teatro a quella di un volgare attore semianalfabeta, impostore e puttaniere? Non escludiamolo, perché una mente geniale può tutto. D'altronde l’uso dell’ironia sottilmente feroce e della rappresentazione del teatro nel teatro lo vediamo messo in scena proprio nella più grande delle sue tragedie, “Amleto”. Dunque la domanda vera potrebbe essere se il rovesciamento messo in atto in questo film e la narrazione fanta-storico-politica che vi è intessuta intorno è degna della vicenda non tanto dell’artista vero, quanto delle sue opere. Naturalmente, per qualsiasi film anche in sé degnissimo il paragone con l’opera di Shakespeare sarebbe sempre difficilmente appropriato.
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Sarebbe piaciuto a Shakespeare un rovesciamento della sua figura di grande poeta del teatro a quella di un volgare attore semianalfabeta, impostore e puttaniere? Non escludiamolo, perché una mente geniale può tutto. D'altronde l’uso dell’ironia sottilmente feroce e della rappresentazione del teatro nel teatro lo vediamo messo in scena proprio nella più grande delle sue tragedie, “Amleto”. Dunque la domanda vera potrebbe essere se il rovesciamento messo in atto in questo film e la narrazione fanta-storico-politica che vi è intessuta intorno è degna della vicenda non tanto dell’artista vero, quanto delle sue opere. Naturalmente, per qualsiasi film anche in sé degnissimo il paragone con l’opera di Shakespeare sarebbe sempre difficilmente appropriato. Vogliamo ricordare “Shakespeare in love”, una commedia cinematografica, questa volta fanta-sentimentale, in cui abbiamo il grande poeta in crisi di creatività che si innamora di una giovane attrice in maniera tanto travolgente da portare di slancio a compimento e al successo “Romeo e Giulietta”. Eppure, questa commedia in sé semplice ci appare molto più convincente e nello spirito shakespeariano della complicata tragedia messa qui sullo schermo con “Anonymous”. E la ragione sta proprio in questo: che una delle innovazioni che Shakespeare produce dentro la tradizione del teatro elisabettiano è proprio la secchezza del dramma. Non sono più le complicazioni narrative, i segreti, i complotti, le trame ordite a corte, le sordide vendette, le agnizioni, quanto proprio la secca, semplice contrapposizione degli assunti di base a determinare l’intensità tragica e la complessità psicologica dei personaggi. Amleto si trova a che fare con una madre e uno zio che hanno avvelenato suo padre per usurparne il trono; il nocciolo drammatico e l’assunto narrativo sono tutti qui, non c’è niente da svelare, semmai soltanto da dipanare nel senso delle conseguenze tragiche sui personaggi che ruotano e muoiono attorno a questa vicenda e sulla loro visione dell’esistenza. In Anonymus, invece, torniamo indietro, all’intrigo fitto e complicato, a volte neanche perfettamente comprensibile e giustificabile. Ma – si potrebbe obiettare –, che importa il non rispetto dello spirito di Shakespeare se la pellicola in sé funziona (anche perché una cosa è il teatro l’altro il cinema)? Certo, però, se andiamo a scomodare uno delle maggiori menti teatrali e poetiche di ogni tempo, che è incisa nel profondo della coscienza anche popolare della nostra civiltà, non possiamo farlo caricando sulla perfidia fosca e gobba di una corte o della stessa storia. Il pubblico la poesia se l’attende, la pretende, e qui appare solo come una serie di posture del Conte Edward di Oxford (il vero presunto autore delle opere) nell’atto di scrivere al suo tavolo. Neanche l’amore tra lui e la regina è poetico, ma solo erotico fulminante e anch’esso tessuto e disfatto nella penombra opaca dell’intrigo. Solo un personaggio, inanimato, passivo sembra emergere con forza, e sono le opere, questi larghi fogli di carta ruvida e spessa, avvolti dentro pezze flosce di cuoio chiaro, che passano anonime di mano in mano, per venire poi vergate sul frontespizio con il nome fantoccio di William Shakespeare. E questa è indubbiamente una verità: l’opera è più importante dell’artista, il processo creativo più decisivo di chi lo ha attuato, il significato e l’interpretazione ben oltre le intenzioni dell’autore. Magari, però, non oltre quelle del regista di “Anonymous”.
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mev__
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domenica 20 novembre 2011
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una tragedia nella tragedia
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Premetto che questa non vuole essere una recensione, ma una sorta di critica alle recensioni che finora ho letto: da quanto avete scritto si evince che nessuno abbia colto la profondità di questa pellicola. A livello di ambienti, personaggi o magari sceneggiatura potrà anche avere i problemi tecnici da voi elencati (mi fido, non sono un esperto di questo genere di cose), ma mi pare che vi siate soffermati solo su questo. Il regista attinge a piene mani dalla cultura greca per dare vita a questa storia, andando a ripescare una tragedia come quella di Edipo per adattarla alla vita di un nobile scrittore (di tragedie). Il film diventa quindi una tragedia in sè, rispettando gli stilemi tramandatici dai maestri ellenici.
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Premetto che questa non vuole essere una recensione, ma una sorta di critica alle recensioni che finora ho letto: da quanto avete scritto si evince che nessuno abbia colto la profondità di questa pellicola. A livello di ambienti, personaggi o magari sceneggiatura potrà anche avere i problemi tecnici da voi elencati (mi fido, non sono un esperto di questo genere di cose), ma mi pare che vi siate soffermati solo su questo. Il regista attinge a piene mani dalla cultura greca per dare vita a questa storia, andando a ripescare una tragedia come quella di Edipo per adattarla alla vita di un nobile scrittore (di tragedie). Il film diventa quindi una tragedia in sè, rispettando gli stilemi tramandatici dai maestri ellenici. Come espresso da uno degli attori della compagnia in apertura, il desiderio di portare i personaggi nella vita reale prende vita e il conte di Oxford si ritrova a passare da scrittore di tragedie a personaggio (seppure reale) di una tragedia vera, che è la sua vita. Un film geniale per i veri amanti di questa forma di teatro, che trovo assolutamente sottovalutato. Magari una più attenta visione e una attenzione meno capillare a fatti di scarsa importanza avrebbero portato ad una più alta valutazione di questo film.
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renato volpone
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sabato 19 novembre 2011
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il piacere di scrivere
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Bellissimo affresco storico, anche se bisogna abbandonare le proprie conoscenze e credenze e lasciarsi andare a questo magnifico racconto. Nella ricostruzione del periodo storico nascono nuovi percorsi e nuovi scenari: il famoso scrittore di "giulietta e romeo" non è più Shakespeare, ma bensì un nobile che non può mostrarsi in pubblico come scrittore. Ma la storia non è solo quella ..... gli intrighi di corte gli amori, gli odi e le invidie, il tutto si sviluppa su più livelli temporali, è coinvolgente, affascinante, vero nella sua esposizione. Grandi gli attori, splendidi i costumi, piacevolissime le musiche, ottima la fotografia.
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Bellissimo affresco storico, anche se bisogna abbandonare le proprie conoscenze e credenze e lasciarsi andare a questo magnifico racconto. Nella ricostruzione del periodo storico nascono nuovi percorsi e nuovi scenari: il famoso scrittore di "giulietta e romeo" non è più Shakespeare, ma bensì un nobile che non può mostrarsi in pubblico come scrittore. Ma la storia non è solo quella ..... gli intrighi di corte gli amori, gli odi e le invidie, il tutto si sviluppa su più livelli temporali, è coinvolgente, affascinante, vero nella sua esposizione. Grandi gli attori, splendidi i costumi, piacevolissime le musiche, ottima la fotografia. Un film da non perdere. Anche se lungo il tempo vola
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cinemamania
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venerdì 18 novembre 2011
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una teoria molto bizzarra raccontata con ardore
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Chi l’avrebbe mai detto che Roland Emmerich, il padre dei grandi disaster-movies dell’Era Moderna come Indipendence Day, Godzilla, The Day After Tomorrow e pure 2012, avrebbe potuto concepire un film in costume cinquecentesco che tratta la controversa teoria sulla vera identità di William Shakespeare? Ebbene, è proprio ciò che è accaduto. Anonymous sembra non lasciare spazio ad alcun dubbio: William Shakespeare non sarebbe stato il più grande drammaturgo di tutti i tempi ma solo un attorucolo semi analfabeta.
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Chi l’avrebbe mai detto che Roland Emmerich, il padre dei grandi disaster-movies dell’Era Moderna come Indipendence Day, Godzilla, The Day After Tomorrow e pure 2012, avrebbe potuto concepire un film in costume cinquecentesco che tratta la controversa teoria sulla vera identità di William Shakespeare? Ebbene, è proprio ciò che è accaduto. Anonymous sembra non lasciare spazio ad alcun dubbio: William Shakespeare non sarebbe stato il più grande drammaturgo di tutti i tempi ma solo un attorucolo semi analfabeta. Il vero autore di Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate, Macbeth, Re Lear eccetera eccetera sarebbe in realtà Edward de Vere (Conte di Oxford). Da poco meno di un secolo circola questa fantasiosa ipotesi su cui Emmerich pare non nutra nessun dubbio. Se consideriamo, peraltro, che molti credono pure che Elvis Presley e Marilyn Monroe non siano davvero deceduti… possiamo anche teorizzare che il drammaturgo tutt’ora più rappresentato nei teatri di tutto il mondo fosse solo un prestanome.
Il film è frutto di un audace tentativo di sperimentazione tecnica. Le scene in interno sono in gran parte girate con la sola luce delle candele. Le camere digitali hanno catturato immagini dettagliate ma comunque fredde. Parlando degli attori, spiace constatare che Vanessa Redgrave nel ruolo della Regina Elisabetta I risulti poco in parte. A dire il vero tutti gli attori sono spenti e poco appassionanti. La sceneggiatura nel suo complesso tenta di dipingere come reale tutta una serie di intricati, improbabili, ed assai incestuosi intrighi di corte. In un panorama di pellicole stereotipate o del tutto idiote, Anonymous si distingue quantomeno per la sua originalità. Siamo ben lungi dall’idea di perfezione cinematografica, ma è apprezzabile il tuffo di Emmerich in un’epoca storica molto lontana ed in un intreccio che non credo sia mai stato rappresentato al cinema fino ad oggi.
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cinemamania
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venerdì 18 novembre 2011
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una teoria molto bizzarra raccontata con ardore
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Chi l’avrebbe mai detto che Roland Emmerich, il padre dei grandi disaster-movies dell’Era Moderna come Indipendence Day, Godzilla, The Day After Tomorrow e pure 2012, avrebbe potuto concepire un film in costume cinquecentesco che tratta la controversa teoria sulla vera identità di William Shakespeare? Ebbene, è proprio ciò che è accaduto. Anonymous sembra non lasciare spazio ad alcun dubbio: William Shakespeare non sarebbe stato il più grande drammaturgo di tutti i tempi ma solo un attorucolo semi analfabeta.
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Chi l’avrebbe mai detto che Roland Emmerich, il padre dei grandi disaster-movies dell’Era Moderna come Indipendence Day, Godzilla, The Day After Tomorrow e pure 2012, avrebbe potuto concepire un film in costume cinquecentesco che tratta la controversa teoria sulla vera identità di William Shakespeare? Ebbene, è proprio ciò che è accaduto. Anonymous sembra non lasciare spazio ad alcun dubbio: William Shakespeare non sarebbe stato il più grande drammaturgo di tutti i tempi ma solo un attorucolo semi analfabeta. Il vero autore di Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate, Macbeth, Re Lear eccetera eccetera sarebbe in realtà Edward de Vere (Conte di Oxford). Da poco meno di un secolo circola questa fantasiosa ipotesi su cui Emmerich pare non nutra nessun dubbio. Se consideriamo, peraltro, che molti credono pure che Elvis Presley e Marilyn Monroe non siano davvero deceduti… possiamo anche teorizzare che il drammaturgo tutt’ora più rappresentato nei teatri di tutto il mondo fosse solo un prestanome.
Il film è frutto di un audace tentativo di sperimentazione tecnica. Le scene in interno sono in gran parte girate con la sola luce delle candele. Le camere digitali hanno catturato immagini dettagliate ma comunque fredde. Parlando degli attori, spiace constatare che Vanessa Redgrave nel ruolo della Regina Elisabetta I risulti poco in parte. A dire il vero tutti gli attori sono spenti e poco appassionanti. La sceneggiatura nel suo complesso tenta di dipingere come reale tutta una serie di intricati, improbabili, ed assai incestuosi intrighi di corte. In un panorama di pellicole stereotipate o del tutto idiote, Anonymous si distingue quantomeno per la sua originalità. Siamo ben lungi dall’idea di perfezione cinematografica, ma è apprezzabile il tuffo di Emmerich in un’epoca storica molto lontana ed in un intreccio che non credo sia mai stato rappresentato al cinema fino ad oggi.
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