bulgarontheset
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domenica 27 novembre 2011
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gran bel film
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Sorpresa Emmerich ! Chi si aspettava di vedere effetti speciali riamane deluso , il regista ci fa scoprire la sua versatilità ben dirigendo un film che ambientato nella Londra di fine 500 alla ricerca della verità sull'opera di Shakespeare , dove le trame di corte s'intrecciano con avvenimenti degni della migliore tragedia greca . Ottimi gli attori , i costumi e la colonna sonora. Da vedere
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alberd9
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sabato 26 novembre 2011
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ottimo film
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Uno dei pochissimi film che quest'anno alla fine della proiezione mi ha lasciato veramente soddisfatto. E' ottimamente descritta l'inghilterra dei tempi di Shakespeare, il film nonostante ci sia pochissima azione è molto scorrevole e mai noioso.
Si nota anche con piacere l'attenzione nei particolari del film, e l'ottima l'interpretazione di Rhys Ifans.
La pellicola narra una delle tante "leggende" su Shakespeare, ma il modo in cui se ne parla, la chiusura del cerchio, l'attenzione ai movimenti politici.. riesci a farti pensare che sia la sola e unicà realtà.
Il regista riesca anche a trasmettere al pubblico la differenza delle opere rappresentate di Shakespeare nel film, rispetto ad altri.
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Uno dei pochissimi film che quest'anno alla fine della proiezione mi ha lasciato veramente soddisfatto. E' ottimamente descritta l'inghilterra dei tempi di Shakespeare, il film nonostante ci sia pochissima azione è molto scorrevole e mai noioso.
Si nota anche con piacere l'attenzione nei particolari del film, e l'ottima l'interpretazione di Rhys Ifans.
La pellicola narra una delle tante "leggende" su Shakespeare, ma il modo in cui se ne parla, la chiusura del cerchio, l'attenzione ai movimenti politici.. riesci a farti pensare che sia la sola e unicà realtà.
Il regista riesca anche a trasmettere al pubblico la differenza delle opere rappresentate di Shakespeare nel film, rispetto ad altri.
Concludo, consigliando la visione di questo film a tutti.
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babascio
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venerdì 25 novembre 2011
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sorpresa
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Dopo tanto tempo un film degno del biglietto del cinema.
Non è un kolossal,però è da vedere.
Consigliato.
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babascio
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venerdì 25 novembre 2011
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sorpresa
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Era da tanto che tornando dal cinema non mi sentivo soddisfatto dei soldi che avevo speso.
Finalmente un film interessante.Non un colossal ,ma è davvero piacevole e avvincente.
Lo consiglio.
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urbs92
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giovedì 24 novembre 2011
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.
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urbs92
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giovedì 24 novembre 2011
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disaccordo con la recensione.
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Personalmente.. SONO STATA AMMALIATA da questo film. Mi trovo in disaccordo con la recensione di Niola soprattutto per quanto riguarda la seguente frase "si direbbe che il film non ha nemmeno amore per le opere shakespeariane.".Io credo che il regista , al contrario, abbia saputo ben trasmettere agli spettatori questo suo amore per i capolavori shakespeariani ; io l'ho percepito molto in tutto il film ma soprattutto nel litigio tra Edward e sua moglie , dove il conte descrive la sua passione per il comporre opere come un fuoco che gli arde dentro una sorta di "possessione" e l'unico modo per placare questo suo animo è proprio la scrittura. Un altro squarcio di film molto toccante e che ,a mio parere, esprime l'ammirazione del regista verso i testi di Shakespeare è il dialogo finale dove Edward parla con Johnson(non so se il nome sia corretto) e in cui dice ,dopo aver rivelato al giovane poeta, che l'aveva tradito, di aver sempre "cercato con l'orecchio i suoi applausi e di non averli mai trovati" , " Potrai tradire me , ma non tradirai mai le mie parole ".
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Personalmente.. SONO STATA AMMALIATA da questo film. Mi trovo in disaccordo con la recensione di Niola soprattutto per quanto riguarda la seguente frase "si direbbe che il film non ha nemmeno amore per le opere shakespeariane.".Io credo che il regista , al contrario, abbia saputo ben trasmettere agli spettatori questo suo amore per i capolavori shakespeariani ; io l'ho percepito molto in tutto il film ma soprattutto nel litigio tra Edward e sua moglie , dove il conte descrive la sua passione per il comporre opere come un fuoco che gli arde dentro una sorta di "possessione" e l'unico modo per placare questo suo animo è proprio la scrittura. Un altro squarcio di film molto toccante e che ,a mio parere, esprime l'ammirazione del regista verso i testi di Shakespeare è il dialogo finale dove Edward parla con Johnson(non so se il nome sia corretto) e in cui dice ,dopo aver rivelato al giovane poeta, che l'aveva tradito, di aver sempre "cercato con l'orecchio i suoi applausi e di non averli mai trovati" , " Potrai tradire me , ma non tradirai mai le mie parole ". Trovo che un film come questo ridoni importanza al testo scritto e lo presenti come veicolo di messaggi e anche, se vogliamo, metodo di comunicazione tra due singoli personaggi ( Regina-Edward).L'opera teatrale assume non più solo lo scopo di dilettare ma anche di educare il popolo e farlo ragionare , ma soprattuto, la PAROLA diventa mezzo di seduzione e di persuasione.
Io sono rimasta, sinceramente, molto soddisfatta da questo film.
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tonimorris
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giovedì 24 novembre 2011
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una leggenda metropolitana in chiave noire
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Sempre alla ricerca del sensazionale, Roland Emmerich, abbandonati i soliti ed inflazionati soggetti fanta-catastrofici si avventura nel racconto di una nota leggenda metropolitana, diffusasi fin dal XVIII secolo. Si racconta infatti che William Shakespeare non sarebbe il vero autore delle sue celebri commedie ma che esse siano state ideate da altri letterati dell’età elisabettiana come Christopher Marlowe, Ben Jonson, Edmund Spenser e Francis Bacon. Un’altra ipotesi molto in voga attribuisce invece la paternità di parecchi scritti a Edward de Vere, XVII Conte di Oxford, poeta aristocratico che per l’alto rango non poteva rendere pubbliche le sue opere letterarie; all’epoca infatti era considerata cosa disdicevole per un nobile perdere il suo tempo con la poesia o altre amenità del genere, anziché dedicarsi totalmente alla pratica delle armi, della caccia e degli affari di Stato.
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Sempre alla ricerca del sensazionale, Roland Emmerich, abbandonati i soliti ed inflazionati soggetti fanta-catastrofici si avventura nel racconto di una nota leggenda metropolitana, diffusasi fin dal XVIII secolo. Si racconta infatti che William Shakespeare non sarebbe il vero autore delle sue celebri commedie ma che esse siano state ideate da altri letterati dell’età elisabettiana come Christopher Marlowe, Ben Jonson, Edmund Spenser e Francis Bacon. Un’altra ipotesi molto in voga attribuisce invece la paternità di parecchi scritti a Edward de Vere, XVII Conte di Oxford, poeta aristocratico che per l’alto rango non poteva rendere pubbliche le sue opere letterarie; all’epoca infatti era considerata cosa disdicevole per un nobile perdere il suo tempo con la poesia o altre amenità del genere, anziché dedicarsi totalmente alla pratica delle armi, della caccia e degli affari di Stato. Proprio su questa ultima congettura, il regista tedesco, naturalizzato statunitense, costruisce il suo film operando una rivisitazione della storia sì personale ma, a dir il vero, a tratti molto suggestiva. La narrazione però, forse a causa del continuo ricorso a flashback ed ellissi temporali, anziché coinvolgerlo, costringe lo spettatore a seguire con fatica le vicende che via via si dipanano sullo schermo generando in lui confusione e disorientamento. In un bailamma di amori travolgenti, invidie e interessi personali intrecciati con gli intrighi di corte orditi dai Cecil per portare Giacomo VI, re di Scozia, sul trono d’Inghilterra, Emmerich, inserisce intermezzi delle più significative opere del drammaturgo di Stratford on Avon, illustrandoci sommariamente come uno spiantato attore di teatro, certo “William Shakespeare”, per una serie di casi fortuiti, riesca furbescamente a farsi attribuire opere non sue ma bensì scritte dal Conte di Oxford. Quello che manca al costrutto del film è però compensato da un cast di attori di prim’ordine, molti con pregresse esperienze teatrali, tra cui spiccano Rhys Ifans, nella parte del perfetto cortigiano, e quella di una intensa e quanto mai grintosa Vanessa Redgrave, nel ruolo di Elisabetta I, che da soli valgono il prezzo del biglietto. Ottima l’ambientazione scenografica tra cui si apprezza la realistica ricostruzione del “The Wooden O”, mitico teatro, frequentatissimo dai londinesi di ogni estrazione sociale, più volte andato a fuoco e ricostruito; bella inoltre la fotografia ed efficaci le tecniche di ripresa che, utilizzando macchine sensibilissime alla luce ottimamente filtrate, inquadrano sapientemente le scene d’interni ed una capitale britannica livida e spettrale che fanno da contraltare alle vicende narrate sullo schermo. Splendidi i costumi che sicuramente non passeranno inosservati ai selezionatori dei premi Oscar.
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melania
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martedì 22 novembre 2011
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confuso
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Non mi è piaciuto molto.l'ho trovato pesante,confuso,difficile da seguire e,a tratti ,poco comprensibile.
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margheritag
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martedì 22 novembre 2011
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non importa chi sia shakespeare
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il film mi è piaciuto, non tanto per la tesi esposta, se Shakespeare sia stato o non il duca di Oxford ma per la potenza delle parole e per l'uso che se ne può fare. Certamente Shakespeare in Love è molto più romantico e avvincente nella sua poetica, aiutato da una splendida colonna sonora e da 2 attori magnifici, ma anche qui la l'uso del nero, della poca luce e dello sporco fanno emergere le "parole, la poesia" che illuminano la scena...
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giank51
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martedì 22 novembre 2011
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tanto rumore per nulla
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Se si voleva affrontare l'annoso problema della vera identità che si cela dietro il nome di W. Shakespeare, era necessario imbastire un tale polpettone storico?
In certi momenti non sai nemmeno dove ti trovi. Stiamo vedendo un film su W. Shakespeare o sulle confuse vicende di succesione della casata inglese?
Quello che dovrebbe costituire il "big problem" è già stato risolto in partenza: W. Shakespeare è un impostore.
Allora diciamo subito che non ci siamo con le date. I sostenitori della ipotesi Oxford (come il nostro regista) dimenticano che Edward de Vere morì nel 1604 quando molte opere di Shakespeare non erano ancora apparse e non potevano essere scritte essendo in relazione con avvenimenti successivi.
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Se si voleva affrontare l'annoso problema della vera identità che si cela dietro il nome di W. Shakespeare, era necessario imbastire un tale polpettone storico?
In certi momenti non sai nemmeno dove ti trovi. Stiamo vedendo un film su W. Shakespeare o sulle confuse vicende di succesione della casata inglese?
Quello che dovrebbe costituire il "big problem" è già stato risolto in partenza: W. Shakespeare è un impostore.
Allora diciamo subito che non ci siamo con le date. I sostenitori della ipotesi Oxford (come il nostro regista) dimenticano che Edward de Vere morì nel 1604 quando molte opere di Shakespeare non erano ancora apparse e non potevano essere scritte essendo in relazione con avvenimenti successivi.
Lasciamo la storia. Torniamo al film. E' terribilmente lento e confuso. Si respira nei rari momenti in cui qualcuno recita Shakespeare poi si torna a quello che sembra il vero interesse del regista: la cornice storica di tutta la vicenda.
Un suggerimento: vada a rivedersi "Shakespeare in Love".
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