ennio
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giovedì 25 aprile 2019
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la credibile spietatezza della camorra
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Se c'è un tratto comune tra le varie criminalità organizzate per cui l' Italia è (ahimè) famosa nel mondo, è l'inesorabile legge della vendetta senza tempo. Puoi cambiare nome, vita, fuggire in capo al mondo e anche dopo decenni non avrai saldato il tuo debito "d'onore". E' quello che succede in questo bel film "una vita tranquilla", un quasi-thriller con un Servillo al meglio e ben calato del suo personaggio, e un'ambientazione riuscita nei personaggi di contorno e nei costumi locali.
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lalla
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lunedì 1 ottobre 2018
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fino all'ultimo istante
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Film pieno di tensione sembra inevitabile che ogni tanto i protagonisti sbottino. Le figure della compagna e del figlioletto sono pallide al confronto del temperamento caldo degli uomini del Sud.Lo sfondo é quello povero di luce del nord della Germania. Antonio(Rosario) si é creato una nuova vita, ma dentro di sé cova il tormento di un passato pesante,il figlio é il tramite che lo ricollega con tutto ciò, che di sé, aveva faticosamente nascosto.
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no_data
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mercoledì 30 marzo 2016
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una perla
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Un bel film italiano, un caso più unico che raro. Tuto perfetto: soggetto, regia, sceneggiatura, montaggio, recitazione. Soprattutto gli attori sorprendono per la loro bravura, perfettamente e naturalmente calati nei ruoli. Da vedere assolutamente.
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liuk!
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lunedì 12 maggio 2014
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sparire in germania
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Duro ritratto di una camorra che non dimentica e a cui é difficile scappare, anche in germania.
Servillo impersona un ex boss che si ricostruisce una vita all'estero, fingendo la propria morte e lasciando sola tutta la sua famiglia per costruirne una nuova. Ma i fantasmi non muoiono mai.
Pellicola interessante, ben recitata anche se troppo in forma teatrale, con un buon ritmo ma non troppa suspance. Non un capolavoro ma ne consiglio la visione.
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cinemamoremio
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mercoledì 22 gennaio 2014
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il passato ritorna sempre con i suoi lati peggiori
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Non conoscevo affato questo film e mi ha stupito piacevolmente. Forse un po' troppo dilungatosi prima di farci capire cosa fossero venuti a fare i due scugnizzi e quale legame avessero con Rosario, apprezzato chef di un albergo nella Germania centrale, sempre in litigio con il secondo cuoco che viene cacciato via, ma che ritorna silenziosamente grazie all'amicizia profonda fra i due.
Non è molto chiaro nemmeno se Diego fosse il figlio di Rosario avuto dalla precedente "vita terrena" fatta di omicidi. La faccia buona ed il sorriso rassicurante di servillo si scontra con il personaggio delinquente e ciò rende più interessante la trama, perché evidenzia chenon sempre dietro la maschera buona si cela un altrettanto cuore.
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Non conoscevo affato questo film e mi ha stupito piacevolmente. Forse un po' troppo dilungatosi prima di farci capire cosa fossero venuti a fare i due scugnizzi e quale legame avessero con Rosario, apprezzato chef di un albergo nella Germania centrale, sempre in litigio con il secondo cuoco che viene cacciato via, ma che ritorna silenziosamente grazie all'amicizia profonda fra i due.
Non è molto chiaro nemmeno se Diego fosse il figlio di Rosario avuto dalla precedente "vita terrena" fatta di omicidi. La faccia buona ed il sorriso rassicurante di servillo si scontra con il personaggio delinquente e ciò rende più interessante la trama, perché evidenzia chenon sempre dietro la maschera buona si cela un altrettanto cuore.
Non mi è molto chiara la fine, quando Rosario telefona a Renate invitandola a venire a riprendere il bambino all'Autogrill, ma nel finale è lo stesso Rosario a riaccompagnare il figlio a casa, una casa silenziosa, in cui non traspare affatto l'angoscia per un bambino rapito.
Un Servillo senza barba prende l'ennesimo pullman che lo porterà ad una nuova vita nella quale, probabilmente, fra una decina d'anni ritroverà questo ultimo figlio stavolta, speriamo, non delinquente!!!
La mia critica positiva su Servillo non è data dal trasporto del successo che sta avendo in questi giorni con "La grande bellezza", ma dalla stima verso un attore completo, espressivo, cattivo ma anche molto simpatico, cinico ma generoso e per queste sue peculiarità eclettico.
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__jb__
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martedì 21 gennaio 2014
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boh
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Vista così semba la classica, non-credibile terronata d'esportazione.
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kronos
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sabato 14 settembre 2013
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buon noir, ma richiesti sottotitoli
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Pur con qualche debito sorrentiniano di troppo, nell'insieme è un buon noir a sfondo criminale: sceneggiatura, attori e crescendo narrativo convincono, anche se mancano scene madri da cineteca.
Tuttavia suscita perplessità la recitazione "naturalistica" in presa diretta (leggi: dialetto napoletano) priva di sottotitoli: un pubblico normale, non particolarmente motivato, pretende la restituzione del prezzo del biglietto dopo un quarto d'ora.
E' un brutto vizio che ha preso piede in Italia negli ultimi anni, complice il successo di Gomorra, e che non porterà da nessuna parte.
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aigle des alpes
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sabato 14 settembre 2013
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ben fatto
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Solo qualche piccola sbavatura in termini di credibilità, per il resto è tutto molto ben fatto, un ottimo prodotto come ce ne sono pochi. Buon ritmo, buon montaggio, bella fotografia e anche la musica. Ne sono stato piacevolmente sorpreso anch'io che non condivido tutta questa adorazione tardiva nei confronti di Servillo (a mio avviso anche in questo caso bravo ma non eccezionale)
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gianleo67
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domenica 23 giugno 2013
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'history of violence'...secondo cupellini
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Due giovani killer di una famiglia camorristica sono inviati in Germania per eliminare il dirigente di un'azienda che opera nello smaltimento dei rifiuti. Uno dei due decide di far visita al padre, Rosario Russo, un vecchio boss caduto in disgrazia che tutti credono morto e che si è rifatto una vita come ristoratore sposando una donna tedesca da cui ha avuto un altro figlio. Quando la missione omicida viene messa in atto però, qualcosa sembra andare storto e per Rosario si materializzano le paure di un passato che ritorna a fargli visita.
Il giovane Cupellini, alle soglie delle sue quaranta primavere, dimostra di avere le carte in regola per imporsi al giudizio di critica e pubblico come una delle poche promesse mantenute di un cinema italiano troppo spesso zavorrato alla insulsa banalità delle produzioni televisive, sfoggiando la sicurezza formale e tematica di una insolita maturità espressiva.
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Due giovani killer di una famiglia camorristica sono inviati in Germania per eliminare il dirigente di un'azienda che opera nello smaltimento dei rifiuti. Uno dei due decide di far visita al padre, Rosario Russo, un vecchio boss caduto in disgrazia che tutti credono morto e che si è rifatto una vita come ristoratore sposando una donna tedesca da cui ha avuto un altro figlio. Quando la missione omicida viene messa in atto però, qualcosa sembra andare storto e per Rosario si materializzano le paure di un passato che ritorna a fargli visita.
Il giovane Cupellini, alle soglie delle sue quaranta primavere, dimostra di avere le carte in regola per imporsi al giudizio di critica e pubblico come una delle poche promesse mantenute di un cinema italiano troppo spesso zavorrato alla insulsa banalità delle produzioni televisive, sfoggiando la sicurezza formale e tematica di una insolita maturità espressiva. Dramma familiare che si riflette nei classici meccanismi del cinema 'nero' (il tema della colpa che ritorna come una ineluttabile condanna del destino) è attraversato da cima a fondo da una insolita tensione narrativa che riesce a trovare nei momenti propizi la giusta valvola di sfogo di una inusitata volenza (il lampo improvviso che squarcia l'attesa di una feroce esecuzione, lo scatto nervoso di una ferale quiescenza dai gesti altrimenti misurati del buon padre di famiglia, l'inevitabile rendez vous con la morte di una drammatica resa dei conti finale) lasciando scorrere sottotraccia i segni impercettibili di un sommesso scricchiolio del presente, l'eco di un passato che ritorna come l'inquietudine di un tiepido venticello che da Sud sembra increspare appena le gelide acque di un lago di montagna. Una 'History of violence' riveduta e corretta nelle forme di un dramma sociale calato nei risvolti di una scottante attualità (le ramificazioni internazionali della criminalità organizzata nostrana, il fiorente mercato delle eco-mafie, l'insospettabile 'latitanza' di un immigrato perfettamente integrato nella nuova comunità teutonica) senza le perversioni psicologiche care al regista Canadese, ma mantendendo con misurata coerenza un lodevole equilibrio nel realismo delle dinamiche psicologiche, lontante tanto dagli eccessi stucchevoli del melodramma quanto dai meccanismi superficiali di un cinema nostrano che da troppi anni ricama sulle atmosfere funeste di una mafiosità da esportazione (la credibilità dei dialoghi viene preservata tanto dalle coloriture dialettali quanto dalla naturalezza delle contaminazioni linguistiche). Cupellini riesce a mantenere una sua originilità espressiva anche quando richiama il linguaggio allusivo (talora sfiorando la metafora) alla Sorrentino, pur impiegandone codici riconoscibili nel talendo impareggiabile del suo attore feticcio, un Tony Servillo di straordinaria intensità, capace di riprodurre le asprezze di un carattere indomito sotto la rassicurante apparenza di un uomo 'tranquillo', la figura tragica e solitaria di un antieroe in fuga dal proprio passato e costretto a fare terra bruciata dietro di sè per salvare i suoi affetti e la propria vita, condannato a ricostruire da zero la propria identità sociale ed umana. Premio a Servillo come miglior attore al Festival Internazionale del Film di Roma 2010 e quattro candidature ai Nastri d'argento al Festival di Taormina. Per una volta meritato finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Insospettabili qualità del giovane cinema italiano.
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xantoflores
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giovedì 3 gennaio 2013
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servillo è un gigante
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Un film che pare scritto apposta per un attore come Toni Servillo che mi sorprende ad ogni sua comparsa per la sua straordinaria poliedricità. Molti attori nostrani e non, per quanto bravi, restano spesso intrappolati entro clichè di cui è difficile poi sbarazzarsi. Servillo si può concedere qualsiasi ruolo sentendosi perfettamente a proprio agio e senza commettere la benchè minima sbavatura. Ma in questo film sono sorpreso anche dalla bravura dei giovani sicari che risultano perfetti con un phisique du role inappuntabile. La storia forse ha qualche punto debole, come credibilità, ma questo è il cinema dove a volte è più importante ammirare gli esercizi di bravura dei protagonisti che farsi avvolgere dalla trama del film.
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Un film che pare scritto apposta per un attore come Toni Servillo che mi sorprende ad ogni sua comparsa per la sua straordinaria poliedricità. Molti attori nostrani e non, per quanto bravi, restano spesso intrappolati entro clichè di cui è difficile poi sbarazzarsi. Servillo si può concedere qualsiasi ruolo sentendosi perfettamente a proprio agio e senza commettere la benchè minima sbavatura. Ma in questo film sono sorpreso anche dalla bravura dei giovani sicari che risultano perfetti con un phisique du role inappuntabile. La storia forse ha qualche punto debole, come credibilità, ma questo è il cinema dove a volte è più importante ammirare gli esercizi di bravura dei protagonisti che farsi avvolgere dalla trama del film.
Troppa ammirazione per Servillo? Forse... ma non mi sento in colpa per questo.
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