maryka
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martedì 9 novembre 2010
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grande servillo
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All'inizio sono rimasta un po' perplessa, mi ricordava Sorrentino ,"Le conseguenze dell'amore". Ma poi il film si è evoluto in maniera diversa e lo stesso Rosario è più presente e più coinvolto negli affetti rispetto a Titta Di Girolamo. Il passato ritorna , o meglio, le conseguenze del passato ritornano e possono ancora seminare dolore. Grande interpretazione di Servillo, ottima regia.
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reservoir dogs
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martedì 9 novembre 2010
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la lotta alla sopravvivenza
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Rosario ha una vita ordinaria: cucina nel suo hotel in Germania, ha un moglie del posto con cui ha fatto un figlio e discute sulla culinaria italiana con l'unico cuoco mediterraneo del suo staff.
Ma il passato gli bussa alla porta ed è un passato che ha il suo stesso sangue, il figlio Diego che si trova nella zona con un amico per "affari".
Sin dall'inizio si percepisce l'essenza della pellicola: la lotta alla sopravvivenza, alla "selezione artificiale"; Rosario infatti uccide il cinghiale per sopravvivere, così come "uccide" gli alberi per necessità e come ha ucciso in passato per sopravvivere e per non essere ucciso.
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Rosario ha una vita ordinaria: cucina nel suo hotel in Germania, ha un moglie del posto con cui ha fatto un figlio e discute sulla culinaria italiana con l'unico cuoco mediterraneo del suo staff.
Ma il passato gli bussa alla porta ed è un passato che ha il suo stesso sangue, il figlio Diego che si trova nella zona con un amico per "affari".
Sin dall'inizio si percepisce l'essenza della pellicola: la lotta alla sopravvivenza, alla "selezione artificiale"; Rosario infatti uccide il cinghiale per sopravvivere, così come "uccide" gli alberi per necessità e come ha ucciso in passato per sopravvivere e per non essere ucciso.
Il rimando ad Apocalypto è necessario, nonostante il diverso contesto lo scopo è il medesimo.
Rosario, un magnifico Toni Servillo, è un uomo che non ha dimenticato la sua "natura", durante la cena infatti medita l'assassinio di Edoardo che ormai conosce la sua vera identità, sbuffa quasi come la macchina da caffè per la sua regressione all'uomo che era in passato ma gli eventi glielo impongono.
Il suo essere padre però gli dice anche di proteggere i suoi "cuccioli", andrà così verso il suo destino e durante il suo viaggio verso il patibolo Rosario confesserà al figlio:"Ho paura di morire, non credevo ma ho paura di morire".
La morte però gli darà la possibilità di farsi una nuova "vita tranquilla", una vita che il figlio Diego non ha accettato pagandone le conseguenze.
Sono secoli che l'uomo non abita quasi più le foreste ma il suo istinto di sopravvivenza vive ancor oggi assopito in lui in attesa di risvegliarsi in caso di necessità.
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renato volpone
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martedì 9 novembre 2010
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la vita nascosta
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Ricostruirsi una vita fuggendo dal passato.....sciogliendo tutti i legami tranne uno. Nasce così una storia drammatica raccontata con abilità in questo film. Gli attori sono molto bravi, il contrasto tra la vita tranquilla e la violenza è volutamente stridente, doloroso....perdente. La tensione cresce con lo scorrere del film. Il finale è un po' affrettato e vengono sottovalutate le possibili conseguenze delle scelte del protagonista, ma il film del resto non descrive la fuga dal passato nè gli accadimenti futuri, la storia di mezzo è comunque sicuramente avvincente,.
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marco p.
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lunedì 8 novembre 2010
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con un servillo così....
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Forse l'unica vera è pecca di questo film è che è un History of violence all'italiana, ma è un film assolutamente da vedere.
Servillo ormai dopo anni di teatro sta vivendo una seconda vita al cinema, Semplicemte mostruoso!!! è lui l'anima di questo film che non finisce come ti aspetti ma ha la fine più logica possibile. Film che non si perde in particolari inutili, film concreto, veloce e dinamico.
Soldi veramente ben spesi.
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franco1944
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domenica 7 novembre 2010
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perchè non mi portasti con te!!!
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Forse dovrei rivederlo. Non mi è piaciuta la lentezza, immagine ferma su obiettivi insignificanti, la ingarbugliata trama, e le inutili scene di sesso che nulla aggiungono ma infastidiscono. Saranno anche legate al botteghino, ma è ora che i registi si assumimo la responsabilità di non vendere ma la traqnuilità di coscenza di aver creato una opera sincera. Non mi scandalizzo per nulla vedere fare sesso ( 66 anni) ma non ne vedo il bisogno di primi piani di slinguate e movimenti copulatori e grida .... Speravo di vedere il Servillo del LA RAGAZZA DEL LAGO... Forse dovrò " aggiornarmi" e accettare la tecnica narrativa alla HANECKE! sarà l'ultima frontiera del cinema? Inutile dire della bravura di Servillo, ( finora il suo nome è una garanzia) ma non sfigurano i co-partners, ( anche se trucidi e sgradevoli) nemmeno il bimbo.
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Forse dovrei rivederlo. Non mi è piaciuta la lentezza, immagine ferma su obiettivi insignificanti, la ingarbugliata trama, e le inutili scene di sesso che nulla aggiungono ma infastidiscono. Saranno anche legate al botteghino, ma è ora che i registi si assumimo la responsabilità di non vendere ma la traqnuilità di coscenza di aver creato una opera sincera. Non mi scandalizzo per nulla vedere fare sesso ( 66 anni) ma non ne vedo il bisogno di primi piani di slinguate e movimenti copulatori e grida .... Speravo di vedere il Servillo del LA RAGAZZA DEL LAGO... Forse dovrò " aggiornarmi" e accettare la tecnica narrativa alla HANECKE! sarà l'ultima frontiera del cinema? Inutile dire della bravura di Servillo, ( finora il suo nome è una garanzia) ma non sfigurano i co-partners, ( anche se trucidi e sgradevoli) nemmeno il bimbo. Insomma un film da rivedere, non al cinema ( non sono più abituato a una platea con gli "altri" e mi distraggo -lo vedrò in forma privata per riflette meglio ). Qualcosa non mi convince e non voglio buttarlo nella montagna dei brutti film, visto che in Italia non se ne fanno più di buoni, non diciamo eccellenti. Sarà il caso di mandare in Germania o Austria a imparare come si fa un FILM?
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giulinet
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domenica 7 novembre 2010
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una tragedia dove tutti sono perdenti
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Proprio un bel film. Un dramma confezionato come un bel noir e raccontato in modo asciutto senza divagazioni formali. Tutti sono perdenti e il bene e il male si sovrappongono nella tragedia interiore che dilania i protagonisti. Alla fine si rimane con l'amaro in bocca e molti elementi di riflessione: sui legami affettivi, le scelte di vita da cui non si può fuggire, su quante vite spezzate che restano nell'ombra ci sono dietro i trafiletti di cronaca criminale che ogni giorno leggiamo distrattamente sui quotidiani. E' un film che si guarda tutto d'un fiato, non ci da tempo di porci domande, perchè è sempre credibile, nulla appare strumentale o stona nel racconto.
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Proprio un bel film. Un dramma confezionato come un bel noir e raccontato in modo asciutto senza divagazioni formali. Tutti sono perdenti e il bene e il male si sovrappongono nella tragedia interiore che dilania i protagonisti. Alla fine si rimane con l'amaro in bocca e molti elementi di riflessione: sui legami affettivi, le scelte di vita da cui non si può fuggire, su quante vite spezzate che restano nell'ombra ci sono dietro i trafiletti di cronaca criminale che ogni giorno leggiamo distrattamente sui quotidiani. E' un film che si guarda tutto d'un fiato, non ci da tempo di porci domande, perchè è sempre credibile, nulla appare strumentale o stona nel racconto. Tutti gli attori perfetti nella parte e Servillo è quello di sempre: un grande attore. Imperdibile.
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intothewild4ever
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sabato 6 novembre 2010
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una vita...spietata!
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Una vita tranquilla è un film spietato, che non lascia spazio alle emozioni. Presenta una storia con infinita freddezza, pilotata da una sapiente regia. Toni Servillo è immenso come suo solito (il premio della Festa del Cinema di Roma ci sembra più che meritato), ma anche gli attori di contorno reggono ottimamente la scena, Di Leva su tutti. La storia è semplicissima ma complessa nella sua interiorità, è ben narrata anche se presenta piccole lacune nei risvolti psicologici e ci sarebbe piaciuto un po' più di dialogo tra padre e figlio. Il messaggio è comunque c'è e si fa sentire: ovvero che il passato, un certo tipo di passato, ci insegue sempre.
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Una vita tranquilla è un film spietato, che non lascia spazio alle emozioni. Presenta una storia con infinita freddezza, pilotata da una sapiente regia. Toni Servillo è immenso come suo solito (il premio della Festa del Cinema di Roma ci sembra più che meritato), ma anche gli attori di contorno reggono ottimamente la scena, Di Leva su tutti. La storia è semplicissima ma complessa nella sua interiorità, è ben narrata anche se presenta piccole lacune nei risvolti psicologici e ci sarebbe piaciuto un po' più di dialogo tra padre e figlio. Il messaggio è comunque c'è e si fa sentire: ovvero che il passato, un certo tipo di passato, ci insegue sempre...non ci abbandona mai e che quindi... è meglio cercare di costruirsi un presente e un futuro il più retto possibile!!!
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[+] mi fido di te!
(di enrico lo vecchio)
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martedì 2 novembre 2010
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l'impossibilità di sfuggire al passato
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Rosario (Toni Servillo) ha un passato da camorrista, ma da quindici anni, per sfuggire a morte certa, ha cambiato identità e si è trasferito in Germania, dove ha cancellato i ponti con il passato, ha imparato il mestiere del ristoratore, si è rifatta una famiglia e con essa una vita. A sconvolgere la sua tranquillità è però l'arrivo del figlio Diego (Marco D'Amore) , che gli chiede accoglienza celando il vero scopo della sua visita: compiere un omicidio. Quando Rosario vede scoperta la propria identità da chi lo vuole morto, dovrà ancora una volta fare tabula rasa per sfuggire al passato.
Cupellini gira un noir che guarda all'attualità (penetrazione camorristica nell'industria dello smaltimento dei rifiuti, strage di Duisburg), ma che sa affrontare temi assoluti: l'impossibilità di eludere le conseguenze (morali) dei propri trascorsi, l'illusorietà del cambiamento e del ravvedimento, la fatalità del destino.
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Rosario (Toni Servillo) ha un passato da camorrista, ma da quindici anni, per sfuggire a morte certa, ha cambiato identità e si è trasferito in Germania, dove ha cancellato i ponti con il passato, ha imparato il mestiere del ristoratore, si è rifatta una famiglia e con essa una vita. A sconvolgere la sua tranquillità è però l'arrivo del figlio Diego (Marco D'Amore) , che gli chiede accoglienza celando il vero scopo della sua visita: compiere un omicidio. Quando Rosario vede scoperta la propria identità da chi lo vuole morto, dovrà ancora una volta fare tabula rasa per sfuggire al passato.
Cupellini gira un noir che guarda all'attualità (penetrazione camorristica nell'industria dello smaltimento dei rifiuti, strage di Duisburg), ma che sa affrontare temi assoluti: l'impossibilità di eludere le conseguenze (morali) dei propri trascorsi, l'illusorietà del cambiamento e del ravvedimento, la fatalità del destino. Dopo una prima parte preparatoria e più incerta, il film decolla nella seconda, quando la narrazione si fa più incalzante, la recitazione tesa (bravi gli attori) ben trasmette la sensazione di ineluttabilità con cui gli eventi sembrano precipatare drammaticamente verso un punto di non ritorno e soprattutto esplode, potente e tragico, il forte contrasto fra un figlio pieno di rancore per l'abbandono (tanto da mettere in atto quella che assomiglia ad una vendetta) ma in fondo fragile ed un padre combattuto dal dissidio interiore fra i rimorsi e l'istinto di sopravvivenza, la paura di perdere l'illusione di felicità che si è faticosamento costruito, lasciandosi alle spalle un peso impossibile da portare. E'stato abile Cupellini per la cura messa nella regia, meno per la sceneggiatura che nel finale non nasconde qualche piccolo buco.
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