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dario carta
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lunedì 15 novembre 2010
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indagine intima e sociale
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Quando il cinema affronta e sviluppa i termini che regolano i rapporti di una società in crescita lineare con l’evoluzione tecnologica,corre il rischio di lambire la misura dell’ovvietà o di una retorica malcelata dall’indagine su una condizione umana stento in grado di recuperare la strada dietro a quella realtà in continuo movimento che è il progresso.
Non è difficile imbattersi in luoghi comuni o dejà vu tematici quando in scena entrano etica o elementi di morale alla deriva nel moto perpetuo della ricerca all’interesse e la speculazione.
L’ultimo lavoro di David Fincher,”The Social Network” non è storia di software,di quelli che se ne sono fatti creatori o di guadagni impensabili.
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Quando il cinema affronta e sviluppa i termini che regolano i rapporti di una società in crescita lineare con l’evoluzione tecnologica,corre il rischio di lambire la misura dell’ovvietà o di una retorica malcelata dall’indagine su una condizione umana stento in grado di recuperare la strada dietro a quella realtà in continuo movimento che è il progresso.
Non è difficile imbattersi in luoghi comuni o dejà vu tematici quando in scena entrano etica o elementi di morale alla deriva nel moto perpetuo della ricerca all’interesse e la speculazione.
L’ultimo lavoro di David Fincher,”The Social Network” non è storia di software,di quelli che se ne sono fatti creatori o di guadagni impensabili.
Non è neanche una storia sul potere e sull’avidità.
“The Social Network” parla di una realtà così profondamente radicata nell’animo di un uomo,da condizionarne la vita intera,al punto di farsi elemento discriminante per le scelte esistenziali di ogni essere umano.
Fincher affronta e vince una sfida con la banalità mettendo sullo schermo il disperato bisogno di accettazione che si agita nell’intimo di Mark Zuckerberg (Jesse Eisenberg),complessato quanto dotato studente dell’università di Harvard.
Seduto in un bar davanti alla sua ragazza (Rooney Mara) una sera dell’autunno del 2003,Mark espone alla ragazza i motivi che conducono all’importanza di appartenere ai prestigiosi Final Clubs universitari,in ragione della loro natura esclusiva,termine che scandirà il ritmo dei dialoghi di Zuckerberg per tutta la durata del film.
Di fatto,quello di Mark è un soliloquio rivolto a sé stesso,fattosi oggetto della sua propria attenzione e del microcosmo sociale di cui si circonda,ponendosi su un piano di superiorità rispetto al prossimo,condizione che grava sul senso di rifiuto che il ragazzo avverte da parte degli altri.
Mark soffre di un evidente disturbo della personalità,che lo dequalifica di fronte alle persone dalle quali il ragazzo avverte il bisogno di un cenno di accettazione.
Fincher mira con precisione l’equilibrio instabile che regola il meccanismo comportamentale del ragazzo,alimentato dal senso di frustrazione che lo assilla e dalla tensione ad eccellere in una società che lo respinge,a suo vedere perché dotato di quello che altri gli invidiano,il genio.
Il suo incontro con i gemelli Winklevoss (Armie Hammer) concretizza le aspirazioni di Mark di essere notato da chi egli considera essere l’ideale suo interlocutore:membri del Final Club,futuri campioni di canottaggio ed ereditieri di una fortuna invidiabile.
I server di Harvard sono in collasso per il pesante traffico nel website che il ragazzo ha appena ultimato,FaceMash.com,il che spinge i Winklevoss a proporgli una copartecipazione nella creazione di un network sociale esclusivo,dove le ragazze possono contattare i ragazzi di Harvard.
L’ambizione di Zuckerberg,la sua presunzione ed il distacco emotivo umano che condizionano le sue azioni, portano il ragazzo a recare sofferenze al suo prossimo.
Alla perdita della ragazza,effetto naturale dell’autoelezione di cui Mark si incensa,fanno seguito prima la rottura con i gemelli,poi con Eduardo Saverin (Andrew Garfield),il migliore amico di Mark,con il quale questi entrò in società per dar vita a Facebook.
Il ritmo del film è scandito dai continui flashback e forward,che si alternano nello sviluppo degli avvenimenti in una complessa dinamica dell’impianto narrativo che allinea antefatti ed epilogo nei consigli di amministrazione universitari nei quali Mark è trascinato dai suoi ex soci per violazioni agli accordi contrattuali,ai copyright ed alle normative che regolano la privacy.
The Social network si disallinea totalmente dalla banale biografia.
Criticato per l’assenza di elogi al femminile,di fatto il film manca di lusinghe in assoluto,soffermandosi invece sulla povertà delle elìte sociali (Harvard,l’emancipazione commerciale della Silicon Valley,lo status sociale di una borghesia arrivista,i falsi modelli comunitari).
La pellicola di Fincher non racconta Facebook,ma coglie i termini di un’analisi dei moti di un uomo fratturato e confuso che fa della propria solitudine un mezzo di accesso alla società allargata ad uno spazio esterno alle sue realtà virtuali,rifugi per le proprie debolezze ed affanni esistenziali.
Fincher non prende posizioni e si limita a dipingere un ritratto inquietante di un mondo dove la struttura sociale è tutto ciò che conta per qualificare il peso di una persona.
Ma il film chiude le tende sulle immagini di un ragazzo rimasto solo con il suo strumento,del quale si serve per chiedere un’amicizia virtuale,unico ponte fra le proprie ossessioni e la realtà che gli respira intorno.
Mentre Paul,John e George cantano la ricchezza.
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clavius
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lunedì 22 novembre 2010
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come sono lontani i tempi del fight club....
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Costruito come un film d'inchiesta, ha l'ambizione di mettere le basi di una nuova mitografia del sogno americano, una nuova puntata del self made man. La storia romanzata del giovanissimo miliardario Mark Zuckerberg ruota attorno alla genesi della sua creatura: il social network più celebre del mondo. Facebook. La pellicola è un continuo alternarsi tra le diatribe legali fra giovani studenti di Harvard e le intuizioni più o meno geniali che hanno accompagnato l'evoluzione dell'idea di Facebook da progetto sperimentale a gigantesco fenomeno planetario. Gli eventi scorrono rapidi tra fiumi di dialoghi infarciti di termini tecnici e dissidi più o meno comprensibili per accaparrarsi la paternità del progetto plurimiliardario.
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Costruito come un film d'inchiesta, ha l'ambizione di mettere le basi di una nuova mitografia del sogno americano, una nuova puntata del self made man. La storia romanzata del giovanissimo miliardario Mark Zuckerberg ruota attorno alla genesi della sua creatura: il social network più celebre del mondo. Facebook. La pellicola è un continuo alternarsi tra le diatribe legali fra giovani studenti di Harvard e le intuizioni più o meno geniali che hanno accompagnato l'evoluzione dell'idea di Facebook da progetto sperimentale a gigantesco fenomeno planetario. Gli eventi scorrono rapidi tra fiumi di dialoghi infarciti di termini tecnici e dissidi più o meno comprensibili per accaparrarsi la paternità del progetto plurimiliardario. Un nugolo di individui mossi dalla brama di denaro si danno battaglia, rovinano irrimediabilmente le loro amicizie, si scrutano con invidia gli uni con gli altri.
Certo un film con questo soggetto non è semplice da mettere in scena ed il risultato conferma le mie perplessità iniziali. Tutto sommato il racconto è convenzionale e, fatta eccezione per il protagonista, i personaggi appaiono bidimensionali, senza spessore. Il regista si sofferma poco e niente sui dettagli che stanno all'origine dell'idea, dando molto più peso alle vicissitudini legali che la accompagnarono. Poca psicologia dunque o meglio nessuna volontà di affrontare in modo più intimo il personaggio di Mark, la sua fragilità emotiva, la sua anaffettività che diventa stimolo per la sua rivalsa sul mondo. Nella descrizione di questa ansia di riscatto compaiono la santificazione del denaro, la misoginia esibita attraverso il relegamento della donna a mero oggetto, il cinismo come unica soluzione ai rapporti umani. Ma il film ahimè non ha mai un colpo d'ala, vola sempre basso. E tutto è raccontato senza uno sguardo critico. Una sorta di becera apologia del tardo capitalismo. Al Mark che clicca infelicemente sulla tastiera nella speranza di riallacciare (ora che è una celebrità) i rapporti con l'unica persona che gli ha voluto veramente bene, è l'unico tenue spiraglio di riflessione che il film ci regala, ma resta lì appeso come un corpo estraneo a tutta la vicenda. Peccato.
Oramai del Fincher anarchico e fuori controllo, del Fincher spiazzante ed antisistema non c'è più traccia. Come sono lontani i tempi del Fight Club....
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edwood87
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sabato 4 dicembre 2010
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"the social network": mi piace!
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Cominciamo: un ragazzo e una ragazza, seduti in un pub, due birre, tanti dialoghi che catturano l'attenzione dello spettatore nonostante l'elevato tempo di conversazione. E' questo l'inizio di "The Social Network" che ci induce a pensare se si tratta di amicizia o qualcosa di più tra i due personaggi. Il ragazzo è colui che possiamo identificare come una delle figure più importanti dell'ultimo decennio: Mark Zuckerberg (inventore di Facebook). Avevamo lasciato Fincher col suo Benjamin Button che maturava divenendo sempre più piccolo, in questo caso il protagonista col passare del tempo sembra maturare sempre meno lasciandosi trasportare dagli eventi e non considerando altri aspetti importanti della vita (vedi, la sua amicizia con il co-fondatore Edoardo).
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Cominciamo: un ragazzo e una ragazza, seduti in un pub, due birre, tanti dialoghi che catturano l'attenzione dello spettatore nonostante l'elevato tempo di conversazione. E' questo l'inizio di "The Social Network" che ci induce a pensare se si tratta di amicizia o qualcosa di più tra i due personaggi. Il ragazzo è colui che possiamo identificare come una delle figure più importanti dell'ultimo decennio: Mark Zuckerberg (inventore di Facebook). Avevamo lasciato Fincher col suo Benjamin Button che maturava divenendo sempre più piccolo, in questo caso il protagonista col passare del tempo sembra maturare sempre meno lasciandosi trasportare dagli eventi e non considerando altri aspetti importanti della vita (vedi, la sua amicizia con il co-fondatore Edoardo). In questo viaggio di controversie illegali, il giovane Mark incontrerà persone pronte ad appoggiare ogni sua iniziativa pur di ricavarne profitti economici e questo lo condurrà alla fama e alla ricchezza, ciò nonostante il protagonista non si sentirà mai del tutto soddisfatto della sua vita cercando più volte di "chiedere amicizia" alla persona che più gli sta a cuore e che lui stesso ha allontanato. Un film decisamente riuscito questo di Fincher, che raccoglie: una fantastica colonna sonora (che sembra a tratti far alzare gli spettatori dalle sedie e cominciare a ballare a ritmo di musica), un cast azzardato ma decisamente convincente, ma soprattutto ottima la scelta del soggetto. Una storia assolutamente attuale che non solo informa gli spettatori su quanto accaduto al protagonista e su come nasce il fenomeno mondiale di Facebook, ma dobbiamo aggiungere che a questi elementi si affianca anche l'impegno di Fincher a dover affrontare qualcosa di completamente innovativo.Infatti, viviamo in un'era dove ormai si cerca la citazione e il rifacimento, per questo motivo dobbiamo rendere merito a questo ottimo regista che non si lascia trasportare dalla massa ed è riuscito in questo caso a sfornare un capolavoro originale e senza precedenti. "Non si può andare in giro con un cartello mostrando il proprio stato sentimentale". L'idea di Mark di inserire tutte le motivazioni per cui la gente si iscrive in rete è a dir poco geniale. Ed è proprio il genio del protagonista che si collega al nostro autore: storie attuali, che tutti noi vogliamo conoscere e vivere in prima persona. "A cosa stai pensando Fincher?" forse a portare al cinema ciò che Zuckerberg ha portato sul web. A questo punto metto il "mi piace".
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shadow
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domenica 12 dicembre 2010
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il film più tecnicamente perfetto del 2010
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Il nuovo film di David Fincher, regista di film cult come Se7en e Fight club, ci è stato proposto come uno dei migliori film dell'anno, uno dei probabili vincitori dell'oscar di miglior film e miglior regia. The social network è effettivamente un film tecnicamente perfetto. David Fincher applica come al solito una regia brillante, pulita, senza commettere errori e dirige i tre giovani attori protagonisti riuscendo a fare uscire il meglio da loro. Infatti la recitazione di Jesse Eisemberg, Andrew Garfield e Justin Timberlake appare impeccabile e ogni personaggio è caratterizzato a dovere. Ho trovato forse po' troppo mono-espressivo il protagonista, sempre con l'aria così assente e odiosa, anche se suppongo che sia questo l'effetto che si voleva dare al personaggio.
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Il nuovo film di David Fincher, regista di film cult come Se7en e Fight club, ci è stato proposto come uno dei migliori film dell'anno, uno dei probabili vincitori dell'oscar di miglior film e miglior regia. The social network è effettivamente un film tecnicamente perfetto. David Fincher applica come al solito una regia brillante, pulita, senza commettere errori e dirige i tre giovani attori protagonisti riuscendo a fare uscire il meglio da loro. Infatti la recitazione di Jesse Eisemberg, Andrew Garfield e Justin Timberlake appare impeccabile e ogni personaggio è caratterizzato a dovere. Ho trovato forse po' troppo mono-espressivo il protagonista, sempre con l'aria così assente e odiosa, anche se suppongo che sia questo l'effetto che si voleva dare al personaggio. Dialoghi stupendi, diretti, brillanti e molto credibili. Cosa manca a questo film per essere un capolavoro? Manca giusto quel pizzico di originalità che ha caratterizzato Se7en e Fight club... Ma la storia di facebook non può essere romanzata così tanto ovviamente e credo che il film non potrebbe in nessuna maniera rendere di più...
Tecnicamente perfetto ma gli manca quel non so che, che rende celebre un capolavoro....
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dano25
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lunedì 17 gennaio 2011
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l'uomo che ha cambiato parte del mondo
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il voto non è tanto per il film quanto per la storia di un ragazzo che ha trasmormato la rabbia di una delusione d'amore nell'invezione tecnologica del secolo. Con la nascita di facebook si è rivoluzionato il mondo del pc e di fare amicizia. Ormai Facebook è ovunque, è la nuova droga del millennio e sulle controindicazioni ci sarebba tanto da dire. il cast traspone sullo schermo la vita reale dei protagonisti quindi c'è poco da commentare anche perchè è la normale vita dell'università americana. Per conoscere com'è nata la rivoluzione cibernetica.
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stridon
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sabato 19 marzo 2011
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avere un vero amico o avere un milione di "amici"
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Mark Zuckerberg è un ragazzo ossessionato dai vari club trovandone però il difetto e il pregio di essere esclusivi. Diventa subito il più cliccato per la messa in rete di Facemash.com dove ogni ragazzo può votare la ragazza più carina in base ad un semplice calcolo ad eliminazione diretta. Bloccato dalla scuola pensa di poter espandere la "sua" idea collegando gli studenti di tutti i college . Ben presto diventerà la più grande rivoluzione del web che lui stesso non riuscirà a controllare. The social Network , diretto dall'ormai talentuoso David Fincher , colpisce proprio nella sua semplicità filmica nel rappresentare le varie difficoltà psicologiche e sociologiche del protagonista , il quale non sembra mai accorgersene del progetto a cui sta andando incontro iniziato per cercare la popolarità negata dal suo status di nerd.
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Mark Zuckerberg è un ragazzo ossessionato dai vari club trovandone però il difetto e il pregio di essere esclusivi. Diventa subito il più cliccato per la messa in rete di Facemash.com dove ogni ragazzo può votare la ragazza più carina in base ad un semplice calcolo ad eliminazione diretta. Bloccato dalla scuola pensa di poter espandere la "sua" idea collegando gli studenti di tutti i college . Ben presto diventerà la più grande rivoluzione del web che lui stesso non riuscirà a controllare. The social Network , diretto dall'ormai talentuoso David Fincher , colpisce proprio nella sua semplicità filmica nel rappresentare le varie difficoltà psicologiche e sociologiche del protagonista , il quale non sembra mai accorgersene del progetto a cui sta andando incontro iniziato per cercare la popolarità negata dal suo status di nerd. Ottime le mesiche e la caratterizzazione degli attori ,che coinvolgono fino ai titoli di coda, e alla sceneggiatura di Aaron Sorkin che offre più di qualche spunto geniale. Ma è nel messaggio che il film fa proprio centro: avere un amico o essere popolare? La prima scena del film la sua ragazza lo lascia definendolo uno "stronzo" e nel finale Mark la cerca su Facebook e le chiede l'amicizia che purtroppo non arriverà mai. Affresco disincantato e ipnotizzato(entrambe le sfacciettature) della "moda" lanciata Mark Zuckerberg che sfocierà nel più grande potere mediatico senza il quale alcuni giovani (quasi tutti) pensano che non si potrebbe vivere perché estraniati dal mondo
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alex41
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martedì 7 agosto 2012
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david, perché l'hai fatto???
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Un film che racconta del ragazzo più miliardiario del mondo, l'inventore del social network più famoso ovvero "Facebook". Ma dico....era necessario farne un vero e proprio film????? Poi, per carità, stilisticamente è fatto molto bene: ottimo il montaggio sonoro, bravissimi gli attori (Eisenberg, Garfield e Timberlake, tre attori di cui dubitavo fortemente e poi dopo questo film mi hanno stupito e ci ho ricreduto), bellissima anche la sceneggiatura. Ma la storia????? Perchè fare un film su Facebook, forse perché siccome è la moda di oggi è risaputo che sarà un successo commerciale, che infatti è stato, e chissà il motivo.
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Un film che racconta del ragazzo più miliardiario del mondo, l'inventore del social network più famoso ovvero "Facebook". Ma dico....era necessario farne un vero e proprio film????? Poi, per carità, stilisticamente è fatto molto bene: ottimo il montaggio sonoro, bravissimi gli attori (Eisenberg, Garfield e Timberlake, tre attori di cui dubitavo fortemente e poi dopo questo film mi hanno stupito e ci ho ricreduto), bellissima anche la sceneggiatura. Ma la storia????? Perchè fare un film su Facebook, forse perché siccome è la moda di oggi è risaputo che sarà un successo commerciale, che infatti è stato, e chissà il motivo. Peccato però che in tutto questo contesto Fincher, la mente che ha creato "Seven" e "Fight Club", per dire, abbia diretto un film come questo. Quindi, a parte per quello che ho scritto sopra, questo film non è nulla di indimenticabile, ma un film che parla di un argomento di moda, i social network. Se proprio dovete guardarlo fatelo perché se non altro è fatto bene, ma a parte questo rischia anche di annoiare in molti punti, pur avendo un ottimo montaggio dinamico. Fate voi la scelta, il mio voto personale è questo.
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aristoteles
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lunedì 12 ottobre 2015
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zuckerberg
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Quando lo fecero al cinema ne evitai accuratamente la visione perché rabbrividivo all'idea di andarmi a sciroppare un film su facebook.
L'ho visto In TV e devo dire di essermi parzialmente ricreduto.
Gran merito va dato a Fincher,che effettivamente in un certo tipo di film,è un maestro.
La tenacia descrittiva di molti elementi, che potrebbero anche risultare noiosi,e' così profonda e studiata che anche i dettagli diventano motivo di interesse e dibattito.
In questo concordo in pieno con il recensore.
Dunque il film si fa seguire anche quando ci si imbatte in cavilli burocratici per capire chi ha torto o ragione.
Alla fine di tutto non mi sembra che Zuckerberg faccia una grande figura,mi sembra uno sfigato arrivista, tuttavia con il successo ottenuto credo proprio che se la stia godendo alla faccia di tutti.
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Quando lo fecero al cinema ne evitai accuratamente la visione perché rabbrividivo all'idea di andarmi a sciroppare un film su facebook.
L'ho visto In TV e devo dire di essermi parzialmente ricreduto.
Gran merito va dato a Fincher,che effettivamente in un certo tipo di film,è un maestro.
La tenacia descrittiva di molti elementi, che potrebbero anche risultare noiosi,e' così profonda e studiata che anche i dettagli diventano motivo di interesse e dibattito.
In questo concordo in pieno con il recensore.
Dunque il film si fa seguire anche quando ci si imbatte in cavilli burocratici per capire chi ha torto o ragione.
Alla fine di tutto non mi sembra che Zuckerberg faccia una grande figura,mi sembra uno sfigato arrivista, tuttavia con il successo ottenuto credo proprio che se la stia godendo alla faccia di tutti.
Il problema di fondo che non innalza il film da discreto a capolavoro, nonostante alcune parti veramente interessanti sulla quasi casualità della creazione iniziale,è che assomiglia molto a un documentario di alto livello, e quindi non emoziona e se ci riesce lo fa davvero in minima parte.
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taniamarina
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lunedì 15 novembre 2010
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paura...
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Film velocissimo, incredibile, sconvolgente, autistico, visionario. Ma è tutto vero. Ci si sente in colpa per quanto siamo omologabili ed ispezionabili, per quanto uno strumento mediatico basato su di un concetto disarmante e semplicissimo, sia riuscito a cambiare i rapporti tra le persone ed il conseguente senso di fiducia, proprio come avvenne per l'invenzione del telefono. Incredibile come sia facile diventare poverissimi, altrettanto facile diventare plurimiliardiari. E' lo stare nel mezzo, l'impresa più ardua. Non è un film incatalogabile: è un film horror. Bellissimo e tremendo
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cronix1981
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mercoledì 24 novembre 2010
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the social network: la rivoluzione sociale in rete
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Ritmo incessante. Dialoghi secchi e battute taglienti. Così inizia "The Social Network". E così prosegue. E alla fine del film non ti accorgi che sono passate ben due ore. L'assenza di pause, la fluidità dell racconto, la continuità degli avvenimenti fanno letteralmente volare il tempo. Le sequenze si susseguono a ritmo vertiginoso e lo spettatore viene davvero catturato e si appassiona al film sin dalla scena iniziale.
La mano di Fincher si vede nei minimi particolari, quelli che fanno la differenza in un film. Sa dirigere le inquadrature, sa indirizzare sapientemente la consequenzialità degli eventi, sa guidare il cast (per altro di alto spessore).
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Ritmo incessante. Dialoghi secchi e battute taglienti. Così inizia "The Social Network". E così prosegue. E alla fine del film non ti accorgi che sono passate ben due ore. L'assenza di pause, la fluidità dell racconto, la continuità degli avvenimenti fanno letteralmente volare il tempo. Le sequenze si susseguono a ritmo vertiginoso e lo spettatore viene davvero catturato e si appassiona al film sin dalla scena iniziale.
La mano di Fincher si vede nei minimi particolari, quelli che fanno la differenza in un film. Sa dirigere le inquadrature, sa indirizzare sapientemente la consequenzialità degli eventi, sa guidare il cast (per altro di alto spessore). è come quel bravo direttore d'orchestra capace di mettere in rilievo ogni singolo orchestrale e allo stesso tempo bravo a dare quell'armonia che fa fondere tutti gli elementi in un'unica melodia.
E soprattutto Fincher sa raccontare una storia: la biografia non autorizzata del fondatore di Facebook, il più giovane miliardario sulla terra.
Il film si concentra in un arco temporale di pochi mesi. Dagli albori di facemash fino al milionesimo utente di Facebook. Raccontato in forma di flash back tra le scrivanie in cui si dibatte tra i legali di Mark Zuckerberg e quelli dei fratelli Winklevoss prima, e quelli del su ex-socio ed ex-migliore amico poi. Il "fenomeno" Facebook è sì presente, ma rimane sullo sfondo. Quello che rimane del film è la figura di Mark Zuckerberg, la sua idea (?) e la sua solitudine. Un ragazzo che ha 500 milioni di amici, ma che non ha nessun vero amico. Un ragazzo che sembra avere molte difficoltà a rapportarsi con gli altri. Un ragazzo che nonostante i soldi e la notorietà, sembra infelice e solo. Frustrato e ossessionato dall'apparire più che dall'essere.
Se ad una prima analisi può sembrare singolare che il più grande social network sia stato creato dalla mente di Mark Zuckerberg, esplorando più in profondità ci si rende conto che è proprio questa sua caratteristica che lo rende adatto a sviluppare quel concetto di rete sociale per cui si è amici di tutti e amici di nessuno. In fondo Facebook avvicina persone sconosciute lontane migliaia di chilometri, ma allontana le persone dai rapporti sociali, umani e dalla realtà. Fa vedere una persona filtrata secondo quello che la persona stessa vuol credere di essere, non quella che è nel mondo reale.
Il film non dà giudizi sulla persona Mark Zuckerberg, non dà giudizi su nessuno dei protagonisti, e non dà giudizi sulla moltitudine di utenti che via via hanno popolato Facebook. Il film è un racconto, ben fatto, sul fondatore, sui primi travagliati mesi di vita e in parte sul fenomeno Facebook. Il giudizio è lasciato allo spettatore.
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