ligeia k
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sabato 9 novembre 2013
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ritratto di una provincia malata
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Ottima la regia, la scenneggiatura e l'interpretazione di tutti gli attori. L'ambientazione e la ricostruzione degli anni 50 sono rese magnificamente da ogni piccolo dettaglio quale un abito, una musica, un arredamento..
Non ci sono compiacimenti, disperate analisi psicologiche, tutto è dannatamente reale e sbattuto in faccia allo spettatore nella sua totale crudeltà.
Gli assassini sono tra di noi, nelle nostre province, a volte dicono di volerci bene e noi a volte li comprendiamo e li perdoniamo.
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martino76
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domenica 30 settembre 2012
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il cattivo sceriffo
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Signori questo è un film dove la violenza insana la fa da padrone. Per quanto ne possano parlar male di questo film secondo me rimane il dato eggettivo che le recitazioni e le ambientazioni sono ottime . Film che merita
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francesco2
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mercoledì 11 aprile 2012
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riuscito a metà
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Film riuscito a metà. Bello, ma non troppo. Discutibile, ma non troppo. Certo, la materia era spinosa. Ma forse, proprio per questo un giudizio in sospeso rappresenta un mezzo fallimento.
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ralfovveroralf
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mercoledì 5 ottobre 2011
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killer senza una causa.
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Sarebbe una bella consolazione credere che Lou Ford, col cappello da cowboy, raggiunga la macchina, trascinato solo dall’indolenza dei suoi passi.
Sarebbe una bella consolazione pensare che la maschera della sua faccia nasconda, sotto la pelle, l’efflorescenza bubbonica della borghesia americana…con le sue radici oscure…. Sterminatrici…. manipolatorie..
Sarebbe una bella consolazione. Si, certo. Le illusioni sono dolci per loro natura…
Ma temo siano panzane.
Oklahoma. Anni 50. Nella torpida cittadina da far west, la morale è dettata dalla forma e dal ricettario dell’etichetta. L’uomo deve portare un cappellone da cowboy.
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Sarebbe una bella consolazione credere che Lou Ford, col cappello da cowboy, raggiunga la macchina, trascinato solo dall’indolenza dei suoi passi.
Sarebbe una bella consolazione pensare che la maschera della sua faccia nasconda, sotto la pelle, l’efflorescenza bubbonica della borghesia americana…con le sue radici oscure…. Sterminatrici…. manipolatorie..
Sarebbe una bella consolazione. Si, certo. Le illusioni sono dolci per loro natura…
Ma temo siano panzane.
Oklahoma. Anni 50. Nella torpida cittadina da far west, la morale è dettata dalla forma e dal ricettario dell’etichetta. L’uomo deve portare un cappellone da cowboy. Le donne che gli sono prescritte portano un girocollo da brodo star. Questo è il paese dove vive il quasi/sceriffo Lou Ford, E’ il paese dove si è convinti di conoscere gli altri, soltanto perché non ci si prende il disturbo di chiedere dove si stia precipitando, perché tutti i giorni sono uguali. E tutti quanti precipitano uguali..
Ma allora....questo Lou Ford?
E' un uomo di 29 anni che cova se stesso da sempre. E soprattutto tiene a bada sé stesso da ogni ingerenza esterna.
Deve farlo, per via di una ‘malattia, ’così la chiama lui. Che l’aveva spinto a violentare una bambina di 5 anni quando Lou ne aveva pressappoco 10.
Da quel giorno in poi, la sua terapia si concreta in una disciplina ferrea, che lo lascia morto a sé stesso. Tutto in lui è frenato. Il viso, il corpo, l’atteggiamento, la voce. Le stereotipie.
“Sotto controllo” è l’espressione che lo descrive appieno..
Ma a soffiare sul fuoco della sua precaria difesa….provvederà la prostituta Joice ( Jessica alba)
Joice: Faccia irregolare, appeal zingaresco.
E’ inevitabile. Lou, la zecca dormiente, si sveglia di colpo. I due sono i perfetti opposti.
Si sprigiona il fuoco da immediato contrasto,( se vogliamo) perfino cromatico. (Il pallido chiarore della carnagione del White Man del Far West, tutto crostata e conformismo e quello da america del sud, di lei, zero aristocrazia alla Grace Kelly ma nemmeno polpette e bicchiere di latte)
Il masochismo di Joice strappa, con violenza, il coperchio al vaso di Pandora che Lou, schiacciava sotto le suole, chiuso dentro la botola, nei sotterranei, nell’oscurità.
Da quel momento, i demoni della psicosi risalgono lungo le pareti dei crimini efferati, correndo come topi, ad occupare il posto di comando nella mente di Lou.
Non c’è più niente da fare. Niente da fare.
E Lou se ne accorge…lo capisce. Sa che è perduto. Non gli importa che gli altri muoiano. Confessa consapevolmente il proprio stato mentale, ad un ragazzino, sua prossima innocente e sbigottita vittima:.
“Ho un piede al qua e uno al di là dello steccato. Li hanno piantati tempo fa. Non posso muovermi. Non posso saltare. Posso solo aspettare finche non mi spacco e mi divido a metà. Li ho uccisi io…..”
Buon film. Gelida e asciutta trasposizione dell'esplosione criminale in uno schizofrenico.
E la canzone Fevre che arde nei titoli di testa: idea intelligente. Ben scelto Affleck, nella sua inespressività da museo delle cere. Rimanda a quel distacco emotivo, vuoto e ottuso dell'interiorità del protagonista. Peccato solo che manchi il genio di Lynch a farci vedere , non cosa sia un crimine, ma come la frattura che lo genera, prorompa dall’inferno cui appartiene e si affacci in qualunque società, in qualunque epoca, a qualunque condizione. E a qualunque prezzo.
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liuk©
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giovedì 14 luglio 2011
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originale
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3 stelle e mezzo ad un lavoro molto originale e ben realizzato. Eccellente il cast e meravigliosa la Alba. La follia di un serial killer vista in prima persona in un passato non troppo lontano nella campagna americana. Da vedere ma non adatto a tutti.
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ipno74
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martedì 17 maggio 2011
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la follia del normale
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Il film ha un buon ritmo, ottima la sceneggiatura e con molti colpi di scena.
Grande elogio alla bellezza di Jessica alba, stupenda nel ruolo della prostituta con mise da mozzafiato.
Affleck è bravissimo nel ruolo di pacifico poliziotto con un passato che lo farà impazzire.
La storia è torbida e violenta, ed ha il sapore degli anni 50 americani, dove, nelle piccole cittadine, non succedeva quasi niente, ed è così che il protagonista accresce la sua pazzia.
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dadowolf
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giovedì 12 maggio 2011
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pessimo
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Pessimo! violenza gratuita e banalità onnipresenti in questo film. Se cercate un'altro Zodiac, avete proprio sbagliato film.
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dadowolf
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martedì 10 maggio 2011
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pessimo
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Negativo,la cosa che odio di più in un film sono la violenza gratuita e la banalità. Davvero pessimo, se cercate un'altro Zodiac, avete proprio sbagliato film.
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federico albanese
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martedì 19 aprile 2011
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un america spietata senza regole..
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Un apostrofo all'inutilità e alla banale vita dell'america centrotexana, film emblema della mancanza di valori e povertà intellettuale di quella degrata realtà.
Il nostro regista Bergmaniano, che si mise in luce con pellicole quali Jude(1996) o In This World (2002), gira con maestria un piccolo capolavoro. Anni 50',
il buon giovane sceriffo Lou Ford ( Affleck) trascorre le sue giornate tra favori al prossimo e noia quotidiana, in una sperduta contea del Texas, quasi ferma -per ideali e rapporti-, all'antico furibondo Far West. A spezzare la costernante noia "galattica", l'incarico di sfrattare la prostituta Joyce ( Alba ) con cui il figlio di un pezzo grosso della zona si intratteneva costantemente in serate piccanti.
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Un apostrofo all'inutilità e alla banale vita dell'america centrotexana, film emblema della mancanza di valori e povertà intellettuale di quella degrata realtà.
Il nostro regista Bergmaniano, che si mise in luce con pellicole quali Jude(1996) o In This World (2002), gira con maestria un piccolo capolavoro. Anni 50',
il buon giovane sceriffo Lou Ford ( Affleck) trascorre le sue giornate tra favori al prossimo e noia quotidiana, in una sperduta contea del Texas, quasi ferma -per ideali e rapporti-, all'antico furibondo Far West. A spezzare la costernante noia "galattica", l'incarico di sfrattare la prostituta Joyce ( Alba ) con cui il figlio di un pezzo grosso della zona si intratteneva costantemente in serate piccanti. Da qui Lou e Joyce iniziano una relazione votata al sesso sadomaso e alla violenza pura, amandosi sempre di piu, quasi senza mai volersi bene. Da un lato ( Lou), il bisogno rinato di sfogo interiore, da una vita inutile e un passato burrascoso mai risolto, dall'altro (Joyce), il paradigma dell'accettazione, la consapevolezza interiore, la flagellazione di se a caccia di una rinascita morale. Un crescendo di paranoia e suspence perfetto, tra Pulp Fiction e Harry Pioggia di Sangue. Interpretazione da Oscar di Casey Affleck, che penetra nei meandri di una mente perversa e incontrollabile. Una manifestazione di quanto il pensiero umano possa essere distorto da circostanze esterne, da una vita triste, dalla consapevolezza stessa di quello che si sta vivendo. Una gradevole fotografia assolata, ti conduce verso paesaggi che ricordano Sergio Leone, I Choen. Un noir desertico, straordinario, puro.
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dario
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domenica 17 aprile 2011
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intrigante
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Svelto e intelligente, una piccola perla cinematografica e una vacanza per il buon senso, per il politically correct. Si gode la narrazione disinvolta e lucida nella sua pazzia che recita feroce individualismo. Nessuna morale, sguardo attento sui fatti e indulghenza verso personaggi al minimo.
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